Abbandonare Tara
abbandonare le sicurezze, i luoghi comuni, alla scoperta di cosa c'è fuori di qui
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Cesare Bartolena, Piazza dei Quattro Mori a Livorno
Confrontando il percorso fatto e il momento di oggi, ti accorgi che l'uno somiglia più ad una strada, a tratti polverosa, forse, faticosa, ombreggiata, che si snoda tra pianura e montagna, che costeggia laghi e boschi, attraversa squallide aree industriali, intasata di traffico da ore di punta o solitaria e quasi deserta. Il tempo presente sembra non scorrere: è il tempo dell'incontro e dell'accoglienza, il tempo in cui ci si siede in un'attesa gradevole e sospesa, aspettando che qualcuno che si ama molto arrivi. La piazza di un tempo, la piazza dell'oggi.
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le ho viste anch'io in Grecia certe piazzette di paese, con l'albero an centro e la panca che gli gira intorno. E gli uomini a chiacchierate all'ombra. :)
C'è una poesiola delle mie parti che dice:" A mienzu alla chiazza, sittatu su na panchina, te fronte a mie l'orologiu, lu fissai pe nu mumentu. Li dissi<Fermate nu mumentu!>. Nu me 'ntise, continuau camminare pe cazzi soi, saluti!"---
TRADUCO
" In mezzo alla piazza seduto su una panchina davanti a me l'orologio. L'ho fissato per un momento. Gli dissi " fermati un momento!" Non mi sentì, continuò a camminare per cazzi suoi. Saluti."
. Scusame la volgarità, cummare mea, ma era nella poesiola. Statte bbona!( stammi bene)tt
Il bello del fermarsi è la rslatività della sensazione. È un po' come quando sei in treno e quello sul binario accanto parte e invece a te sembra di essere tu a partire. Così la piazza e così la panchina: ti fermi e aspetti che sia il mondo a venirti incontro. Non è una brutta sensazione, prova!
troppo complicato!! Mi spiace tu non abbia completamente colto la morale de sta poesiola di Vito Domenico Palumbo, il grande poeta salentino. Saprai pure che la piazza è il luogo dove generalmente gli sfaccendati si assiepano, o perchè non hanno lavoro, o perchè non hanno voglia di lavorare o perchè ormai il carico degli anni è pesantissimo. E allora siccome giù da me non è che ci sia tanto lavoro e poi i giovani a volte tendono a essere sfaticati, il vecchietto che sta in piazza, quando vede qualcuno che bighellona e perde tempo, lo chiama e gli racconta la poesiola, mimando l'interrogazione all'orologio, come per dire: " Guarda , caro il mio ragazzo, che se stai qui a far nulla e a bighellonare , il tempo passa ugualmente e ti ritroverai sempre in condizione più misere". Praticamente era un invito a darsi da fare. D'altro canto per rispondere alla tua "relatività, io non ho mai visto il tempo fermarsi e io andare avanti. Può succedere con i treni, certamente, e chi non l'ha notato? ne parla pure Einstein laddove spiega la sua teoria,ma con il tempo, proprio non l'ho visto. Posso concederti quel che riporta Borges nelle Conversazioni americane, citando na riflessione d'un certo Bradley, laddove dice che non siamo noi a subire lo scorrere del tempo , come essere trasportati dalla corrente di un fiume, ma è il futuro a venirci incontro e quindi siamo noi a vederlo venire incontro e pertanto nuotiamo contro corrente.Na fatica, ti dirò!!! :)è sempre un piacere!!tt
Insomma, anche ai vecchietti salentini del tuo apologo sarà capitato di annoiarsi. O ai giovani sfaccendati di sperare che il tempo passasse più veloce per incontrare prima la ragazza del loro cuore. No?
E allora, vedi che anche il tempo è, soggettivamente, un concetto relativo? Passa prima un giorno di sole e gioia al mare o un giorno uggioso di pioggia invernale?
tutto il mondo è paese e ogni paese ha la sua chiazza con i perdigiorno, pure quelli della Signoria :(
Comunque io ho fatto in tempo a vedere di venerdì mattina, in piazza Signoria, gli ultimi sensali e mezzadri che venivano a fare mercato, vestiti di nero e col cappello in testa! Ti immagini che mondo?! Sono proprio vecchia
grazie.:)