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C'è museo e museo

Post n°590 pubblicato il 15 Aprile 2013 da odio_via_col_vento
 

 

Lina Apple, Mona Lisa

 

Vengo a sapere che molti sono rimasti impressionati e folgorati dalla notizia uscita sulla stampa nei giorni scorsi riguardante il presunto scandalo che i nostri musei incasserebbero meno del Louvre.

Ebbene: non ne dubito.
Ma non sono dati paragonabili. Per usare un vecchio adagio: cosa c'entrano i limoni con gli autobus?

Francia e Italia (visto che il Louvre è stato chiamato in causa) hanno due situazioni molto diverse, sia del turismo che della distribuzione dei beni e delle bellezze artistiche. 
Noi non abbiamo un grande museo nazionale, enorme, concentrato assoluto delle ricchezze del paese (e frutto di razzie colonialiste).
Non lo abbiamo per motivi storici: siamo uno stato "recente", non una delle unità nazionali più antiche del mondo.
I nostri beni artistici sono disseminati nel territorio, abbiamo miriadi di musei minuscoli, medi, grandicelli, in tutte le città e le cittadine, anche nei paesi.
Siamo il portato di tantissime storie diverse e frammentate.
Questo carattere è quello che rende l'Italia, come felicemente è stata definita, un "museo diffuso".

Quella concentazione colossale di affluenza di pubblico che il ha Louvre, da noi farebbe stramazzare i già provatissimi Uffizi (tanto per rendere l'idea.....se qualcuno ha mai provato a fare l'interminabile fila per accedere ai tesori dei Medici, a Firenze).
Non ce lo possiamo permettere e, vorrei dire, dovremmo anche scoraggiarlo, un turismo così concentrato.
Gli addetti ai lavori cercano di dirottare i grandi flussi su altre mete: non tutti su e giù per il Canal Grande, per favore; non tutti col naso in su a guardare la Torre di Pisa.
Disperdetevi, allargatevi, cercate altre mete.
Che questi beni si "consumano", deperiscono, non riescono a rigenerarsi: peggio di una coltivazione intensiva del terreno senza rotazione.

Inoltre sembra proprio che l'autore dell'articolo non abbia mai girato per le nostre città d'arte: li ha visti i turisti assiepati sul Ponte Vecchio? Si paga un biglietto lì?
Li ha visti quelli che trotterellano per Roma, accontentandosi di guardare i Fori Imperiali e il Colosseo dall'esterno? Cosa propone? Di scritturare Christo per fasciarli ben bene in modo da impedirne il godimento gratuito?
Ha visto le carovane della domenica che si godono le gita fuori porta, il mare, la scogliera, la pineta?
Facciamo pagare un biglietto di ingresso al Grande Parco della Bellezza Italiana?

Lamenta i biglietti gratuiti?
Io lamento che non lo sono abbastanza.
Ha provato a visitare la National Gallery di Londra, il British Museum, la National Gallery of Art di Washington, la catena di musei dello Smithsonian?
Tutti gratuiti.
Al Metropolitan Museum di New York si entra con una donazione simbolica: si suggerisce una cifra, ma puoi dare 50 cent. ed entri lo stesso.

Non a caso nell'articolo si cita il Louvre: uno dei pochi grandi musei all'estero a pagamento.
(Per altro ad un costo assai accessibile: meno di 10 euro e visiti una città inaudita)

Per chi si immagina, il giornalista, che siano i biglietti gratuiti?
Ha mai visto quella razza intellettuale dei nostri parlamentari affollarsi nelle gallerie d'arte pretendendo l'ingresso gratuito?
Pensa ai favoritismi per le Olgettine?
I biglietti gratuiti sono per gli studenti, per gli anziani, per i bambini, per gli insegnanti (e nemmeno sempre o nemmeno totalmente gratuiti), per i dipendenti del Ministero per i Beni Culturali (perché capita, sapete, capita che debbano studiare, documentarsi, fare confronti, visionare e svolgere funzioni ispettive: ahimé, che si voglia anche che svolgano i propri compiti istituzionali a loro spese?)
Per cosa allora stracciarsi le vesti?
La fuzione pubblica, educativa, sociale dell'arte non deve forse essere riconosciuta?
Tutti buoni, poi, ad andare a visitare musei all'estero e magnificare le frotte di bambini, l'organizzazione didattica, gli apparati a disposizione. E noi, che non abbiamo quasi niente, ecco che veniamo aggrediti per un articolo (di legge, tra l'altro) che riconosce (per quanto ancora?) la pubblica utilità del museo.

Ci si chiede perché in Calabria o in Friuli siano più i biglietti gratuiti di quelli a pagamento?
Semplice: perché non ci sono flussi turistici consistenti e i visitatori del museo sono soprattutto gite scolastiche. O gruppi della terza età.
Sorge spontanea una domanda: ma ha mai visitato questi musei, il signor giornalista? O parla solo con dei dati statistici sotto mano?

Mi viene QUASI da pensare che la notizia sia stata distribuita cosi', sciatta e sbagliata, (falsa e tendenziosa?) per tendere a scopi ben piu' sottili ed insidiosi di una semplice boutade giornalistica.

Qualcuno si ricorda i 100 punti di Renzi, il Big Bang, e cosa si proponevano per i Beni Culturali? La chiusura del ministero e il loro passaggio agli enti locali che, soli, immacolati, perfettamente adeguati professionalmente e  tecnicamente, sarebbero in grado di garantirne il RENDIMENTO.
Perché l'arte deve produrre, è solo un capitale che deve rendere.
altrimenti? Altrimenti si passa la mano a chi meglio sa fare.(vendendo quanti chilometri di coste, poi, e' altro argomento sul quale a qualcuno conviene sorvolare)


Ve lo ricordate il governo Berlusconi che pose un ex-manager della MacDonald ai vertici dei Beni Culturali? La cui migior sortita furono dei terrificanti manifesti in cui si vedevano i nostri tesori impacchettati, sollevati con le gru, caricati sugli aerei, con il minaccioso slogan: "Se non li visiti li portiamo via"
Andateveli a rivedere: si tende a dimenticare.
Ma la memoria potrebbe aiutare a non cadere vittime di queste trappole, che periodicamente, minacciosamente, si ripresentano.
Diffondere subliminalmente l'idea che la cultura non serve se non rende.
Che la nostra arte, il nostro paesaggio, le nostra storia siano il PATRIMONIO.
E se le parole hanno un significato allora chiamare la nostra storia "patrimonio" equivale a far passare il concetto che si tratta di un bene rinveniente e come tale lo devo investire, per farlo fruttare. Sempre e comunque un principio economico, mai un principio educativo e sociale.

 

Per chi volesse approfondire segnalo questo libro, fresco di stampa, di Tomaso Montanari, Le pietre e il popolo

E questi sei brevissimi video, sempre dello stesso studioso:

La funzione civile dell'arte figurativa 1 

La funzione civile dell'arte figurativa 2

La funzione civile dell'arte figurativa 3

La funzione civile dell'arte figurativa 4

La funzione civile dell'arte figurativa 5

La funzione civile dell'arte figurativa 6

 

 

 

 
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