Creato da odio_via_col_vento il 03/11/2005

Abbandonare Tara

abbandonare le sicurezze, i luoghi comuni, alla scoperta di cosa c'è fuori di qui

 

 

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I pilastri della terra - 2

Post n°269 pubblicato il 14 Ottobre 2008 da odio_via_col_vento
 

Aprile 1999
La prima volta che vidi New York dall'alto fu la vertigine capovolta che già provavo dal 
basso, camminando nei crateri e nei burroni delle avenue e delle streets che si 
intersecano, uguali e diverse, ripetitive e infinite, nell'infilata senza fine di corse di taxi che misurano l'immensurabile  lunghezza di Manhattan.
Già la compensazione necessaria a non urlare di dolore nel balzo incredibile degli ascensori preludeva all'infinito che si apriva davanti a noi - SOTTO a noi lassù.
Mai avrei più vissuto un LASSU' del genere, senza alzarmi in volo. Nausea e stupore, 
incredulità e paura, abissi che si aprivano senza alcun senso della misura e della 
proporzione. L'assurdo e l'incredulità vedendo volare gli elicotteri più bassi, sotto, da 
qualche parte, un centinaio di piani sotto.
Pensai. "E se urtano la torre?"
Non pretendo fosse una profezia dell'orrore che si sarebbe riversata, appena più di 
due anni dopo, sulle Twin Towers, dal cui incredibile e pauroso "balcone" osservavo il mondo in forma di abisso.
Il doppio bastione di Cirth Ungol.
E il Nazgul della morte che le attraversa




Gennaio 2005
Salire sul vecchio Empire è quasi un pellegrinaggio doloroso, cercare un sostituto al 
buio buco che segna di niente e mancanza il profilo irto di New York.
Manhattan vale lo spettacolo, come sempre, all'imbrunire e poi all'accendersi a 
rincorsa di mille luci, come su un gigantesco presepe (ma no! che dico! NY non ha 
nulla del presepe: è un irto e puntuto albero di Natale, caso mai, che punge più 
dell'agrifoglio, con bacche viscide e opalescenti come il vischio).
Ma inevitabilmente, chi ha provato la vertigine dei bastioni gemelli di Cirith Ungul -  
delle Twin Towers - si ritrova a fare un paragone.
Qui tutto è più domestico: l'altezza, lo smarrimento, perfino la vertigine; quasi si tocca la guglia borrominesca del grattacielo della Chrysler, si contano le finestre illuminate dei torrioni dell'isola Roosvelt dell'East River, Brooklyn è al di là del dito teso a indicare luoghi e nomi.
Poi ti fermi lì, sulla voragine nera che attrae inevitabilmente. Ground Zero esiste anche se non c'è, anche se è il negativo di un positivo esagerato e eccessivo. E può venire in mente solo l'Inferno di Dante, la grande piramide rovesciata scavata dal volo folle di Lucifero. E può venire solo in mente Babele e l'orgoglio dell'uomo, gli Zigurrath babilonesi, le piramidi Maja, le più domestiche acropoli greche, i pietrosi agglomerati etruschi sui colli: tutti i luoghi alti da cui gli uomini, in ogni tempo, vollero salire a scrutare il cielo più da vicino. In una illusoria ma inarrestabile salita.
Non dirò: "Non piangete", perché non tutte le lacrime sono un male. 
(J.R.R. Tolkien)







 
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