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L'isola dei morti

Post n°150 pubblicato il 22 Maggio 2007 da odio_via_col_vento
 


Un cimitero nel centro di Firenze. Il Cimitero degli Inglesi.

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Ormai la città caotica, posseduta e maledetta dal traffico che la attanaglia, la Firenze male amministrata e male vissuta, quasi lo ha cancellato, ne ha cancellato la memoria, lo ha ridotto ad una grande aiuola spartitraffico nel mezzo dei viali di circonvallazione.

Una collina erta e impossibile, che una volta era a ridosso delle mura della città, distrutte, anche queste, da un'altra cattiva amministrazione, quella  dei Savoia calati con arroganza e cieca burocrazia a "liberare" un'Italia che non esisteva, popolazioni cui di essere "liberate" non importava niente.
Il soggetto di un quadro romantico e famoso che la idealizza, dipinto da un artista svizzero che lì dovette seppellire una figlia appena nata, Arnold Boecklin. Un dipinto che si intotola "L'isola dei morti".

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Una romantica minuscola collina (così doveva apparire all'epoca, così è ancora, se si riesce ad entrare, nei rari giorni di apertura e ad astrarsi dal traffico che preme tutto intorno), folta di cipressi e affastellata di tombe.
Per decenni qui trovavano sepoltura tutti i non cattolici di Firenze, le numerose, ricche, colte colonie di inglesi, americani, svizzeri, tedeschi che di Firenze e del suo mito avevano fatto la loro dimora nell'Ottocento e agli inizi del Novecento.

Qui è sepolta, tra gli altri, Elizabeth Barrett Browning, oggi ridotta a poetessa di una poesia, da baci Perugina, quella "Se vuoi amarmi per nient'altro sia che per amore..." dedicata al marito, lui pure poeta, protagonosta con lei di una fuga d'amore in pieno stile romantico, che aveva illuminato e alimentato le conversazioni dei salotti inglesi e italiani per anni.

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Qui è sepolta Fanny, la moglie del grande pittore pre Raffaellita Holman Hunt, modella di tanti suoi quadri, morta di parto mentre i due si trovavano a Firenze, a meno di un anno dalle nozze.

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Le tombe, di personaggi noti o meno noti, sempre suggestive, spesso abbandonate e cadenti, talvolta meta di pellegrinaggi idealizzanti, si affollano in disordinata calca: lo spazio è poco, la colonia straniera era numerosa.
La suggestione del luogo, il significato che questa Isola dei Morti ha avuto per Firenze è ricordata anche nel film Un tè con Mussolini, dove ironicamente vengono prese in giro zitelle inglesi che nel cimitero allestivano (ed è vero!) recite di poesie, pantomime, danze, per onorare la memoria degli artisti ivi sepolti.

Oggi si cerca di ricostruire la storia di ogni tomba, c'è addirittura un blog destinato a questa ricerca e alla sopravvivenza di queste memorie.

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Per i fiorentini, spesso, resta solo quella abitudine al bello, al sublime, all'arte sotto casa, come la chiamo io. C'è un semaforo, lì nei pressi; spesso la coda delle macchine si allunga sotto il cimitero; ti distrai un attimo dalla guida, rilassi il piede premuto sulla frizione nel frenetico cambiare di marcia imposto dal traffico della grande città, alzi gli occhi. Cipressi in alto, marmi una volta bianchi, oggi anneriti dal tempo e dall'inquinamento; una statua piangente, un angelo calato in silenzio dall'alto, un cippo spuntato dalla collinetta. Mah.

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Abitudine al bello. Alla stregua di un segnale stradale.
E' verde, di nuovo. Impietosamente verde, poi velocemente giallo e rosso. Muoviamoci.
Non c'è tempo per la pietas, non è il posto del rimpianto o della contemplazione. Sarà per un'altra volta, per un altro semaforo.


 
Rispondi al commento:
brujita.09
brujita.09 il 22/05/07 alle 12:17 via WEB
Mi tocchi corde a me intrinseche.......quanto sangue e quanta passione sulle opere di certi personaggi!Per esempio i romantici BYRON, KEATS E sHELLEY, che hanno onorato le nostre citta'. Firenze: ovunque targhe commemorative di passaggi di illustri letterati anglofoni,a partire dal palazzo fuori dalla stazione. Elisabeth Barrett Browning mi fa impazzire, come tutte le donne coraggiose che la precedettero e la seguirono, poetesse, scrittrici, giornaliste, si firmavano spesso con nomi maschili per poter essere pubblicate, formavano circoli culturali, entravano apprezzate in quelli maschili, dimostrando come la lady non era solo the fairy sex, musa ispiratrice di versi ed esempio di gentil maniere e di politeness, ma era un essere brillante e pensante; tornando un po'indietro a fine 800, per esempio il circolo delle Blue Stockings...e molte altre, prima dopo, durante... Si sposa in segreto con Robert BROWNING, c'e' una serie di corrispondenza epistolare tra i 2 meravigliosa. Lasciano l'Inghilterra e si trasferiscono in Italia per la qualita' di vita migliore. Da Aurora Leigh: "I write. My mother was a Florentine, Whose rare blue eyes were shut from seeing me When scarcely I was four years old; my life, A poor spark snatched up from a failing lamp Which went out therefore. She was weak and frail; She could not bear the joy of giving life- The mother's rapture slew her. If her kiss Had left a longer weight upon my lips, It might have steadied the uneasy breath, And reconciled and fraternised my soul With the new order. As it was, indeed, I felt a mother-want about the world, And still went seeking, like a bleating lamb Left out at night, in shutting up the fold,- As restless as a nest-deserted bird Grown chill through something being away, though what It knows not." e con questo mi collego al tuo discorso del detto non detto in quella cucina bianca: parole di una mamma trattenute, come conchiglie in una rete, nei pizzi e nelle trame di un abito bianco, che gia' sapeva tutto.
 
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