Creato da odio_via_col_vento il 03/11/2005

Abbandonare Tara

abbandonare le sicurezze, i luoghi comuni, alla scoperta di cosa c'è fuori di qui

 

 

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Riflettendo sui blog

Post n°192 pubblicato il 20 Ottobre 2007 da odio_via_col_vento
 

Non parlerò dei blog che ospitano stellucce cuoricini e angioletti in volo, musichette e orpelli del genere.
Spero che siano fasi transitorie di adolescenti, transitori come i brufoli, la rissa generazionale, la poca voglia di studiare.

Non parlerò (tanto meno!) dello squallore del porno-soft, finte foto d'autore per spacciare immagini da autoerotismo davanti ad uno schermo. Si commentano da soli. Se proprio devo provare un sentimento è la pena. Devono provenire da pozzi di delusione della vita vera ed essere indirizzati a persone molto sole.

Parlerò della categoria media, della maggioranza dei blog. Del gradimento degli argomenti.

Piace leggere testi personali, meglio se d'amore.
Ma non vedo nessuna partecipazione emotiva o condivisione in tutto ciò: c'è forse una sorta di voyeurismo mediato, lo stesso che ha fatto balzare avanti programmi come tutti i grandi fratello, le isole, i chi l'ha visto, e le stolide carrambate alla "c'è posta per te".
E' voler spiare nella vita altrui, cercare una sensazione da demiurgo: posso anch'io essere spettatore di quelli che una volta si chiamavano "panni sporchi" e che il galateo di base, la buona educazione borghese, invitava a lavare in famiglia; o addirittura mi sento un piccolo dio che può in parte mutare il corso di questi eventi.
stare a casa propria e inondare di commenti le disgrazie o le passioni altrui, dispensando perle e monetine di saggezza, curiosità, invadenza, incompetenza, improvvisandosi psicologi, poeti, detective, maître-a-penser.

Piacciono i post politici, soprattutto l'antipolitca, le denunce: tanti tribuni della plebe che in realtà nella propria vita vera probabilmente se ne stanno al comodo calduccio delle proverbiali quattro mura, non vanno nemmeno ad una riunione di condominio pur di non esporsi e di non prendere partito.
Una volta li avrei chiamati i comizi dell'ortolano: c'era un venditore ambulante di frutta e verdura, davanti a casa dei miei genitori, che ambulante era poco, arrivava puntuale tutte le mattine, stabile e certo come l'alternanza del giorno e della notte.
Il suo camioncino, la moderna bancarella, era il circolo politico del quartiere: tutti i pensionati e tutte le casalinghe, le signore bene che arrivavano su macchine di lusso da lontano (perché fa fine comprare al mercatino), tutti trovavano lì la palestra del malcontento, dell'arringa, della ipotesi politica e sociale, della discussione, della valutazione.
Popolo di direttori tecnici della nazionale di calcio, si dice sempre. Tutti che saprebbero vincere il mondiale e creare una squadra.
Ma anche popolo di presidenti del consiglio, di risanatori delle pubbliche finanze, di fustigatori di costumi e malcostumi, di menti liberali e aperte.
Davanti ad una bancarella, appunto.

Piacciono i post culturali: ma cos'è la cultura da blog? Soprattutto recensioni.
Popolo di pigri e di guardoni. Leggere per interposta persona, invece che leggere in proprio, guardare i film attraverso gli occhi e il filtro altrui, difficile che si discuta veramente di qualcosa di prima mano. Si discute il già discusso, il già digerito, il già interpretato da altri.
Piccoli critici nascono e crescono, classifiche personali, film visti in trailers, libri letti attraverso la presentazione sul risvolto della copertina, immensi autori che domani nessuno troverà nemmeno ai remainders, ma che importa, è quello che il mercato comanda.
Bloggers che magari non sono mai stati sfiorati da Proust, ma non importa, tanto sanno a memoria Baricco, o Volo, o De Luca, i grandi di quella che è, misera, la nostra letteratura oggi.

E poi c'è un post davvero personale, di vita davvero vita: perché un amico che muore, una tragedia vera, è vita, anche quella.
Uno schianto da un deltaplano è vita. 
E guardate giù: tutti che fuggono. Solo 2 commenti e un messaggio in pvt.
Paura ad esternare emozione? paura a condividere un dolore?
Vi piace solo la mia veste para-pubblica? i miei ridicoli post sull'arte (ridicoli per quello che potrei veramente scrivere in merito)?
O la mia veste para-privata? i miei sdolcinati racconti familiari?
E quando è vita vera?

mmmm....sto pensando.....

 
Rispondi al commento:
upmarine
upmarine il 20/10/07 alle 13:17 via WEB
Cara Cecilia, forse scrivo risposte già data dai 2 commentatori precedenti. Sarebbe un rafforzativo. Altrimenti qualcosa di nuovo. Non ho intenzione di leggerli prima di aver espresso la mia opinione per non farmi condizionare se non dal tuo post di delusione. Io sono passato dal tuo blog anche due volte al giorno, mentre normalmente vi arrivo avvertito, da un rss feeder, che c'è una novità. Questa volta ci passavo per capire di più. Perché due parole scritte così potevano significare tutto. Compresa la voglia di lanciare un messaggio privato a pochi tuoi amici o a chi ritenevi che potessero essere informati del tuo pensiero riguardo ad un tuo dolore "provato". Non mi sono sentito di intervenire né con un saluto né con un commento. Mi sentivo inopportuno. Forse se ti conoscessi più a fondo avrei capito che desideravi essere coccolata perché particolarmente triste. Non so quale sia la funzione di un blog. Ognuno dà la propria interpretazione per questo mondo. Se mi si dà l'opportunità di capire, io rispondo a dovere. Ora che ho capito ti scrivo che mi dispiace per questa perdita. Lui non conosco ma forse so qualcosina in più di te. Ed è per questo che ti chiedo di accettare questo mio gesto di scusa. Non avevo capito. O meglio, avevo intuito e sono rimasto in doveroso silenzio. Mi sono comportato come ad un funerale. Mai ho usato mille parole per esprimere dolore. Basta il gesto e lo sguardo. Il resto è inutile nel dolore di chi soffre la perdita. Con questo non mi sono scaricato la coscienza ma spero di averti fatto capire che non mi sei indifferente allo stesso modo di come non mi sono indifferenti altri amici che ho conosciuto nella comunità. Per me il blog è amicizia.
Un caldo abbraccio amico.
 
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