Abbandonare Tara
abbandonare le sicurezze, i luoghi comuni, alla scoperta di cosa c'è fuori di qui
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Apri la porta di casa con le chiavi. Le tue chiavi.
Entri sicuro e tranquillo, una voce, le coccole ai gatti.
Bevi col tuo bicchiere, ti addentri nelle stanze sonnacchiose nella penombra del caldo, nella noia dell'afa.
E' tranquillamente casa tua. Ancora.
Le battute con i fratelli, sfogli il giornale chiacchierando, ti affacci alla finestra curioso, prendendo un po' in giro le manie del vicino antipatico.
Riempi come sempre il mondo che attraversi, sorridente, grande anche quando eri piccolo, grande anche nelle tue fragilità che forse conosco solo io.
Grande in quella sicurezza di sé che non può esistere senza i piccoli egoismi, i piccoli egocentrismi, le grandi generosità che con il resto coesistono, strabordano, annullano.
Le mie stesse espressioni, qualche smorfia che riconosco mia, le mie mani, le prontezza assoluta con cui cogli idee e situazioni anche prima che vengano manifestate a parole.
Un po' di rimpianto, tanta mancanza: specialmente quando non telefoni, quando arriva la bella stagione e allora anche l'appuntamento domenicale salta. Quando è il tuo compleanno e non verrai, va bene così, "passo oggi, è uguale".
Continui ad essere tu, un pezzo di me: mi illudo. Ma il quotidiano manca.
Mi accorgo che ormai sono tante le cose che non so di te. Nomi di amici che non ho mai conosciuto, quel pensiero che per un attimo ti rannuvola, cosa farai domani, i giorno in cui andrai in ferie, dove andrai a cena stasera. Indossi abiti che non conosco.
Ti sento dire: "Tutte le volte che racconto la vostra storia...".
Siamo una "storia", allora? questo dev'essere bello per te, radici, amore, qualcosa di bello di cui parlare con gli amici, chi altro parla della propria famiglia come di una "storia"? Non so: dev'essere bello.
Ma perchè "vostra"? non è anche tua, non è "nostra"?
Inevitabilmente, naturalmente, sei te stesso, hai sancito una volta, tanto tempo fa, o forse poco per volta, senza una data precisa, il taglio, la differenza, la separazione. Sei tu: qualche volta una parte di "noi", ma ormai tu.
Piccole distanze, piccole estraneità, piccole lontananze.
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E allora ho deciso di aprire un FOTOLOG:
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