Abbandonare Tara

La teoria e' quando si sa tutto ma non funziona niente.
(Albert Einstein)


Capita così che tu creda di avere imparato una strada, la strada dell'addio e dell'abbandono: e invece giri a vuoto, strade tutte uguali, angoli che riconosci, un navigatore interiore che vuole tornare sempre allo stesso posto.
Giri infiniti, una strada che si consuma tra andate e ritorni, sgranare i ricordi lungo i chilometri, accompagnare lì tutti coloro che hanno paura della morte che ha un volto, che ha un tempo, di un essere umano che si ama e che ha una condanna scritta in volto, decretata, imminente.
L'amore che vuole vivere, l'amore che vuole sperare.

Fare da tramite tra coloro che ami e la loro paura di affrontare una promessa di morte.
Ti accorgi che hai cresciuto giovani uomini che si cullano in una illusione di eternità. Nessuno, oggi, crede più alla morte.
Esorcizzata, negata, parlata, esibita, discussa, politicizzata. Ma mai vera.
Quella vera fa paura.

Non mi fa paura la morte: e questo gli altri lo sanno e mi cercano per far loro da filtro, tramite, scudo, paravento.
Chiave di accesso, parola d'ordine.
Ma ho paura anche io: mi fa paura quel dopo, quell'infinito, sì, infinito continuare ad esserci senza di te.

Fermarsi in giardino e piangere, così, all'improvviso.
Piangere aspettando l'ascensore.
Svegliarsi di notte e piangere.
Piangere già da ora, per quella paura di vuoto.

E quindi sì, e quindi andare e venire, partenze e ritorni.
Finché un ritorno c'è, finché ci sei.