Abbandonare Tara
abbandonare le sicurezze, i luoghi comuni, alla scoperta di cosa c'è fuori di qui
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Norman Rockwell, Home for Christmas
Santo Stefano (che mio padre chiamava anche "Natalino", credo a imitazione di "Pasquetta") è davvero un Natale in minore.
Di solito riservato ai parenti appena appena di secondo piano, quelli che non vedi a Natale ma che devi per forza accontentare con il pranzo e la tovaglia rossa, con i regali sotto l'albero che aspettano, buoni buoni, un giorno in più.
Quante ferocissimi faide familiari tra "parenti di Lui" e "parenti di Lei" si giocano tra Natale e Santo Stefano! Non ne parliamo: più morti in campo della battaglia di Austerliz.
E' il potere che si manifesta nelle sue due facce. Sempre due: giorno e notte, bianco e nero, maschile e femminile.
Se invece si appartiene alla categoria "amici", allora essere invitati a Santo Stefano equivale ad una promozione sociale: sei un "quasi-parente". Di solito chi è invitato a Santo Stefano farà da testimone a un matrimonio o da padrino a un battesimi.
Noi ormai da anni, dacché abbiamo avuto l'età della ragione, scegliamo la promozione, in omaggio allo spirito natalizio. Niente declassamento: meglio sfinirsi in una full immersion di parenti tutti allo stesso alto livello, a Natale.
Ma non è bontà pura, è un trito ragionamento economico: in fondo noi, per questioni pratiche, saremo sempre i "parenti di Lui", non ci sono santi che tengano. Meglio dare il buon esempio da subito e sperare di avere, in cambio, una rosea vecchiaia.
E a Santo Stefano si fa come nelle famiglie contadine di una volta: si allungano le tavole, si allargano i letti; dove si mangia in 10 si può mangiare in 12; dove si dorme in 2 si può dormire in 4. Nessuno di voi ha mai dormito in un letto a 2 piazze con i bambini? Nessuno di voi ha messo un piatto in più a tavola?
E allora abbiamo "promosso" ad amici di primissimo rango tutti quelli che ci venivano in mente che non se lo sarebbero aspettato. Abbiamo "rinfrescato" gli avanzi, spalmato salse sui crostini, tagliato in mini porzioni tutto, allestito un buffet improvvisato e cominciato il giro di telefonate.
La vicina ultraottantenne rimasta incredibilmente sola; la bimbe del piano di sotto, sempre innamorate dei miei TRE e QUATTRO, regalando ai genitori un paio d'ore di pace; il noioso scapolone di turno che nessuno ormai chiama più single e nessuno più invidia; la parente bisbetica che ama isolarsi per poi compiangersi, ma che è ben felice di degnarci della sua presenza; un paio di adolescenti tormentati e tormentosi, cui è più facile vivere il rito altrove che in casa propria; un giovane borsista americano bloccato in Italia dai prezzi troppo alti dei biglietti aerei.
Ci sono anche questi rifiutati e isolati, nel giorno del Natale allargato, del Santo Stefano a 2 piazze, quelli che non appaiono e non suscitano mai compassione, che ti riempiono la casa, hanno storie da raccontare, risate, colpi di tosse. O che solo guardano, da dietro il loro schermo segreto, la nostra vita. Non importa: anche questo è Natale.
(Quello che non siamo riusciti a conciliare quest'anno, è stato il lato animale della famiglia.
Il gatto rosso piccolo, reduce da una colica renale, ripreso dalla degenza veterinaria, deve essere tenuto separato dall'altro Gatto (il major), per rispettarne la convalescenza ed evitare le solite azzuffate feroci. La casa è tutta una staccionata, confini invalicabili, porte chiuse, ciotole di mangimi speciali. Ma soprattutto, niente più lettiera a 2 piazze; è stato d'uopo creare lettiere separate!)
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