Abbandonare Tara
abbandonare le sicurezze, i luoghi comuni, alla scoperta di cosa c'è fuori di qui
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Si cominciò con i primi temi a scuola.
Era la terza elementare e la maestra, quell'anno, debuttò con l'infelice prolusione: "Adesso che siamo cresciute...".
Che poi quel noi sottinteso non era un plurale che comprendesse lei, la maestra, né tanto meno un plurale majestatis. Era solo un subdolo mascheramento per dire: "Datevi una smossa: siete grandi".
E così dai pensierini si passava ai temi, annunciò. E i temi si facevano con una "scaletta".
Così è cominciata quella che, mi accorgo adesso, è diventata una mania e potrebbe presto degenerare nella mania senile caratterizzante la mia vecchiaia.
La mia vita, da quel lontano giorno, è costellata di liste, elenchi, appunti, memo, post-it, schemi grafici, diagrammi di flusso, agende, brogliacci, brutte copie, pagine di libri evidenziate, sottolineate, annotate a margine.
E poi, con l'evoluzione dei mezzi elettronici, cellulari con funzioni di memoria; fogli word rigorosamente scritti attivando l'opzione "revisioni", soprattutto per il gusto di inserire commenti; appunti in power point; fogli excel usati quasi come fossero dei database. Il mio Gestione delle Risorse sembra la foresta amazzonica: alberti, rami, radici, sottobosco, specie arboree sconosciute.
Tutti hanno fatto la lista di nozze: la mia era un consuntivo della memoria storica di generazioni: indirizzi, numeri di telefono, rapporti di parentela; chi era invitato, chi aveva invitato a sua volta chi, chi aveva telefonato, chi aveva scritto, chi aveva partecipato, chi aveva cambiato indirizzo, chi aveva cambiato famiglia.
La casa costellata di bigliettini, la porta del frigo usata come bacheca, il vago terrore negli occhi dei miei collaboratori quando nel primo pomeriggio scendo e dò inizio alla serie degli "Organizziamoci". L'insofferenza dei figli: "ma dai mamma, ma che bisogno c'è...". La frustrazione di fronte agli eventi naturali (la pioggia, il traffico, ma anche un'influenza) che fanno sballare le complicate programmazioni che si reggono su equilibrismi da virtuosi dello spazio e del tempo.
Tutti amano la mia efficienza, riconoscono la mia organizzazione.
Ma non sanno cosa c'è dietro tutto ciò: la paura del foglio bianco, di quel quaderno a righe di terza elementare da riempire a tutti i costi.
Solo chi ha bisogno di gestire il futuro (e, perché no?, anche il passato), sa cosa significhi questo.
E' una maniera per costringere se stessi a fare: non hai un foglio terribilmente bianco, davanti, ma hai diviso il tuo giorno in una serie di passi: metti i piedi uno davanti all'altro e cammina
La soddisfazione di cancellare una per una le voci, fare una croce accanto, dire a se stessi: anche per oggi è fatta. Ho tenuto sotto controllo il tempo.
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E allora ho deciso di aprire un FOTOLOG:
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