Abbandonare Tara
abbandonare le sicurezze, i luoghi comuni, alla scoperta di cosa c'è fuori di qui
Messaggi di Febbraio 2013
Susan Lyon, Tasha Backlit
Ci sono i momenti no. Credevi che la strada, dopo la curva, girasse se non proprio in piano, almeno in una salita meno ripida. Credevi che il peggio fosse passato, che ci fosse uno spiraglio di crescita, di maturità, di pace ed affetto. E invece ti accorgi che sí, forse non c'è piú la lotta e l'opposizione, ma comunque lui è lui e tu sei tu: e questo è tutto. E in questo momento non è un tutto rassicurante, né consolante. E' un tutto che porta sempre ad illudersi, a sperare, per poi ritrovarsi sempre qui, seduti in questo stesso cantuccio, spiando un radioso avvenire che non arriva. Un miracolo, forse. Ma il miracolo potrebbe essere solo quello che tu smettessi di sperare. Che ti rassegnassi. Che non avessi aspettative. Si vuol bene in tante maniere, si è adulti rispettabili in tanti modi, ci si rapporta agli altri con mille sfumature diverse. Momenti, forse, che riconosci anche come non gravi, non drammatici, non importanti. Momenti tuoi, in cui, alla fin fine, ti accorgi di essere tu ad essere girata di spalle, a non voler vedere la luce, a cercare un'ombra, quasi per volersi far dimenticare.
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Post n°582 pubblicato il 26 Febbraio 2013 da odio_via_col_vento
Sì, days, al plurale. Qui dove sono io, mi guardano un po’ con commiserazione, un po’ cercano di farmi coraggio. Ci sono persone di moltissime nazionalità, ma tutti, assolutamente tutti, avevano ben chiaro per chi non avremmo dovuto votare. E per tutti (ma più ancora per me) è altrettanto incredibile pensare ad un’Italia così.
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Eugene Carriere, Winding Wool
Lunghi pomeriggi di inverno, piccoli supplizi che allora vedevo come grandi soprusi, anzi, soprusi dei grandi. "Ecco, vieni, aiutami a dipanare la matassa". E la matassa di lana, spesso ruvida al contatto con i miei polsi nudi di bambina, mi veniva appesa alle braccia. "Stai su, tienile aperte e dritte quelle braccia!" E la zia cominciava, con ritmo disuguale e ininterrotto, a svolgere il filo, a fare di quella matassa un gomitolo. Si interrompeva se trovava un nodo, rallentava per passare il gomitolo che andava formandosi da un ruscello all'altro di quella lana. Piano piano la matassa diminuiva e il gomitolo cresceva. Ma mai abbastanza velocemente per me, per la mia noia di bambina Perché spesso ad una matassa ne seguiva un'altra, e poi un'altra ancora. "Ce ne vogliono di gomitoli per farvi un maglione....crescete così tanto...." Diceva sorridendo la zia. Ma io, chissà perché, prendevo quasi quell'affermazione per un'accusa. Se fossi cresciuta meno, forse, mi sarebbe stato risparmiato il supplizio....e in effetti a mia sorella non toccava quasi mai questo compito. Anche se tendeva le braccia, anche se, illusa, credeva che aiutare a dipanare la lana fosse un compito gradevole, aveva mani piccole, polsi sottili, l'apertura alare di un uccellino e quindi si ricorreva a lei raramente. Potere di avere 4 anni meno. Poi ci ripenso, soprattutto in inverno, soprattutto in certi crepuscoli che istantaneamente digradano verso la notte, inducendo una voglia di caldo e tepore e luce soffusa che la stagione non concede. Ci ripenso quando cerco la ruvidezza della lana di una volta. Quel contatto sulla pelle tra lo sgradevole e il familiare, come certe medicine. Non ti piaceva, ma sapevi che di lì a poco ne avresti gradito l'effetto. Ci ripenso perché, inutile dirlo, l'immagine della matassa che si dipana e crea il gomitolo, il filo che si avvolge, porta in sé significati infiniti. Di vita e di morte, in primis. Ma a quelli non voglio pensare. Penso piuttosto al caos ordinato che alberga, ancora, dentro di me, alla sensazione di avere molto da dire e molto da fare e che la vita, davanti, mi si prepari come questo filo che lentamente esce dal groviglio: netto, isolato, dritto. Ma corto. Che va immediatamente a creare una massa ordinata e avvolta, un gomitolo che cresce sempre di più. Ci è dato di vedere solo un filo unico ed isolato, breve, il tratto che appartiene al nostro presente. Per poi vederlo sparire nel futuro. Se proprio ci tieni, puoi smettere di avvolgerlo per un attimo e soppesare, valutare, quanto resta della matassa e quanto grande è il gomitolo avvolto. Un futuro confuso, un passato ordinato - o per lo meno avvolto su se stesso. E nel mezzo questo filo apparentemento dritto, teso, forte eppure fragile, tagliente sulla pelle mentre lo snodi, eppure facile a spezzarsi. |
Queste sono le mie immagini del cuore.
Alfonso Hollaender, Veduta della cupola di Santa Maria del Fiore
Colin Campbell, West Front, Steps of the Capitol
Sono le cupole, costruite per estendere la loro ombra su tutti i popoli: "della Toscana" come piu' realisticamente e in modo meno magniloquente recitava Leon Battista Alberti, per Santa Maria del Fiore; "del mondo", probabilmente pensarono, se non dissero esplicitamente, Washington e Jefferson, costruttori di quel senso di universalismo pan-cosmico -verrebbe da dire- molto molto americano. Eppure e' molto evidente che la cupola bianchissima del Capitol Hill e' ispirata non alla mia sanguigna e terragna cupola di mattoni, di Brunelleschi, ma ai marmi di Michelangelo.
Visivamente, corolisticamente, ma certo anche simbolicamente.
George Washington Laying the Cornerstone of the United States Capitol
Certo dopo l'inaspetatto evento delle dimissioni del papa, di tre giorni fa, una foto che ha fatto il giro del mondo, questa.... .... sembra dare un senso visuale alle profezie apocalittiche e alle probabili aspettative degli Illuminati, illuministi, massoni, carbonari, pidduisti di tutte le generazioni passate (e forse presenti). Ma certo la storia, con i suoi corsi e ricorsi, ci insegna che non e' mai bene gridare vittoria o augurarsi la disfatta del nemico.
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Sigmund Abeles, The Retired Fire Chief And His Wife
Un San Valentino vero, duraturo, che proprio perche' e' vero, si trasforma con noi. Un San Valentino della confidenza e dell'abitudine. Un San Valentino della compagnia: io faccio le mie cose, tu fai le tue. Un San Valentino del viaggio: chi parte e chi resta. Entrambi che aspettano. Guardare lontano e guardare vicino, leggere o sognare, ad una certa eta' hanno comunque bisogno di un aiuto meccanico. Buon San Valentino da grandi. |
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E allora ho deciso di aprire un FOTOLOG:
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