Creato da odio_via_col_vento il 03/11/2005

Abbandonare Tara

abbandonare le sicurezze, i luoghi comuni, alla scoperta di cosa c'è fuori di qui

 

Messaggi di Giugno 2013

Ciò che rende bella la vita - Domenica = VITA

Post n°623 pubblicato il 30 Giugno 2013 da odio_via_col_vento
 

Gyanmani Ray, Daily Life

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Gyanmani Ray, Daily Life

 

 

La mia vita è fatta di stelle e di pesanti buste del supermercato.
Di viaggi e sogni e lavoro "matto e disperatissimo"; di lotta con la polvere e i piatti nel lavello della cucina. 

La mia vita è fatta di sogni e di certezze granitiche, di voglia di fuga e di profonde radici.
E' fatta di figli e di gatti, di musei e di scrittura, di pensieri e idee che mi rincorrono anche nel sonno e lungo la via di casa percorsa quasi sotto ipnosi.
Le idee migliori, di solito, mi vengono mentre mi lavo i denti al mattino: ma sono sicura che sono briciole dei sogni notturni, popolati dei pensieri e della fermentazione delle idee.

La mia vita è fatta di amici rincorsi e amici persi, di occasioni volontariamente lasciate indietro e di sviste lungo la strada.
La mia vita è fatta di tanti che mi hanno voluto bene e di qualche nemico accanito che potrebbe, solo sorridendomi, abbattere tutte le mie difese e i miei rancori, perché in fondo sono l'illusa di sempre, che crede che tutti siano buoni.

La mia vita è fatta di orgoglio di madre e di pretese ed aspettative.
Di complessi di colpa della figlia che ero e di grandi, umide, nostalgie dell'amore di genitori che non ho più; quelle nostalgie che si fanno pomeriggio piovoso di inverno, in cui il buio comincia a battere sui vetri della finestra e i ricordi diventano più vivi del presente e scaldano il cuore.

La mia vita è fatta di un domani ininterrotto ed eterno, di un senso di desiderio inesausto, di una me sempre protesa sull'orlo di un'attesa continua.

 

 
 
 

Ciò che rende bella la vita - Sabato = AMORE

Post n°622 pubblicato il 29 Giugno 2013 da odio_via_col_vento
 

 

Antonio López García, Los novios

Antonio López García, Los novios

 

Perché l'amore è anche così.
Amore quotidiano, amore di periferia, amore ritagliato nella banalità e nella pesantezza di giornate tutte uguali, scontate e ripetitive.

Quello che continua, quello che si ritrova anche nella noia e nel tempo che passa senza gioie e senza dolori, così, come passa il tempo, che ti giri indietro e ti domandi dove siano andati i giorni e gli anni.

Quando si promette "nella gioia e nel dolore", non basta: anche il male, il disaccordo, la sofferenza, la malattia, hanno una loro gloria. Scintillano di buio. Sono memorabili, mettono allo scoperto carne viva e pezzi di anima. 
Si dovrebbe aggiungere alla promessa anche "nella noia e nella banalità, nel ripetitivo scorrere del tempo, nei giorni che si tramutano in anni e gli anni che si tramutano in vita".

Eppure c'è amore anche in questo. C'è solidarietà anche se non la si esplicita. C'è una abitudine che costruisce il guscio duro di questo amore.
C'è il gesto che attraversa il tempo e che improvvisamente ti prende alla sprovvista e ti ricorda un altro gesto, gli stessi noi due di oggi in un allora lontano. Un gesto o uno sguardo o un particolare di te, di me, che affiora dal tempo.
E che rassicura, consola, ricorda che siamo sempre noi due. Siamo sempre quel ragazzo e quella ragazza, siamo quelli che hanno dato la vita e se la sono fatta strappare, che l'hanno consumata e vissuta, talvolta buttata in un catino di giorni di niente. Ma insieme. 

 

 
 
 

Ciò che rende bella la vita - Venerdì = NATURA

Post n°621 pubblicato il 28 Giugno 2013 da odio_via_col_vento
 

 

Pam Ingalls, Pulp Fiction

 

 

Chissà perché per noi queste sono "nature morte" e in inglese si chiamano "still life" (vita immobile).

Forse perché la loro origine, da noi, è morale, religiosa, mortificante? Il memento mori, la vanitas, esemplificata nella corruzione e nel deperimento già insito nel fulgore della natura?

 

Caravaggio, Canestra di frutta, particolare (Wikipedia)

Caravaggio, Canestra di Frutta (particolare)

 

 

E in altri paesi, in altre culture, arrivò come genere già fatto e pronto e ci si limitò ad usufruirne come rappresentazione e cristallizzazione di un attimo, di momenti inanimati di vita?

Ma cosa, poi, decreta l'idea di vita e morte nella natura? 

La legge del più forte? La legge dell'evoluzione delle specie, quella più evoluta sopravvive? 

Allora forse questo mito della natura tout-court non è un gran che. Forse sarebbe meglio una natura umanizzata: se solo l'uomo fosse capace di "umanità".

 

 

 
 
 

Ciò che rende bella la vita - Giovedì = LINGUA

Post n°620 pubblicato il 27 Giugno 2013 da odio_via_col_vento
 

 

Warren Keating, Blonde and Bald Conversation in Paris

 

 

Parlare non è semplice. Anche se si usa la stessa lingua.
Comunicare è ancora più difficile.

Se poi la comunicazione deve avvenire fra uomo e donna siamo di fronte ad un grado in più di difficoltà.
In molti casi la scelta di non parlare del tutto è una maniera per difendersi dalla comunicazione. Che può fare paura.

Spesso la paura è enorme, insormontabile, anche se il motivo è piccolissimo, un sassolino, non una vera pietra di inciampo.
Ma il silenzio sembra l'unica soluzione: per non sapere, per non essere messi in discussione, per non trovarsi a dover affrontare un cambiamento, qualunque cambiamento, qualunque crescita.

La lingua si impasta in bocca. Il linguaggio si impoverisce.
E' come se la nostra comunicazione dipendesse da una lingua straniere, arrugginita, dimenticata, sopita. 

Ne vedo a migliaia di questi silenzi.
Ne sono avvolta anche io: nessuno ne è immune.
Silenzi e attese, che poi generano frustrazioni, fanno costruire castelli in aria di incubi o illusioni.

Per questo, invece che parlare di "lingua", che è comunque comunicazione, credo che si debba parlare di più, e prima, di silenzio.

Perché il silenzio tende a diventare abitudine. E' facile abituarsi a qualcosa che sembra consolatorio, rassicurante, protettivo.
Anche alla noia ci si abitua, e il divertimento può turbare, se incrina la routine.

 

 
 
 

Ciò che rende bella la vita - Mercoledì = CINEMA

Post n°619 pubblicato il 26 Giugno 2013 da odio_via_col_vento
 

 

William E. Rochfort, Friday Night Date

 


Non credo che il cinema, come rito sociale, come esperienza, come divertimento pubblico, esisterà ancora molto a lungo.
Sta già finendo, in realtà. Soppiantato da tutto l'home video e i suoi canali che ormai hanno modificato fortemente la nostra maniera di vedere e godere, comunque, più comodamente, pigramente, del CINEMA come arte.

Le multisala hanno frantumato le gigantesche esperienze collettive della nostra infanzia e gioventù, quando parte del divertimento era il coro emotivo, sommesso o urlato (a seconda della categoria della sala cinematografica) che seguiva la storia e faceva da contrappunto alle immagini.

Adesso vale veramente la pena andare al cinema per i grandi colossi 3D, tipo lo Hobbit.
Per il resto è molto il desiderio nostalgico di immergersi in una realtà parallela.

Ma non sono più i tempo di pop corn, bibite, semi di zucca e noccioline.
Non sono più i tempi degli appuntamenti segreti, dei corteggiamenti, del buio complice.
Non sono i tempi delle attese e delle uscite canoniche, ogni vigilia delle feste natalizie, dell'ultimo cartone di Disney, come il primo film della mia vita, La Carica dei 101. O il primo film d'amore, un Disney sciropposo come Magia d'estate.
Non sono più i tempi del cinema parrocchiale la domenica pomeriggio; avrò visto mille volte Marcellino Pane e Vino, lo sapevo a memoria
O delle arene all'aperto in estate, con le riproposizioni di una stagione in cui potevi catturare quello che ti era sfuggito, godendoti il fresco (e le zanzare si godevano te). 

Per il resto, scarichi le anteprime da internet, vedi in streaming, noleggi su Itunes, fai un abbonamento a Sky.
E per me, inguaribile paurosa, è molto meglio così: guardo con un occhio sì ed uno no, mi distraggo, minimizzo il coinvolgimento. 

 

 
 
 

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