Creato da odio_via_col_vento il 03/11/2005

Abbandonare Tara

abbandonare le sicurezze, i luoghi comuni, alla scoperta di cosa c'è fuori di qui

 

Messaggi di Gennaio 2014

memoria e storia

Post n°703 pubblicato il 29 Gennaio 2014 da odio_via_col_vento
 

 

Jeremy Lipking, Joseph (detail)

 

 

Questi giorni della memoria sono sempre difficili. Non solo per l'invito a ricordare e meditare su fasi drammatiche di una storia ancora (abbastanza) recente.
Non credo sia un caso che coincidano anche con i giorni più freddi e anche più difficili, almeno per un metereopatico: ancora la luce del giorno non dà un segno tangibile del suo aumentare e i giorni bui che abbiamo alle spalle sono così tanti da pesare, quasi fisicamente, sulle spalle.

Riflettevo dunque sulla memoria. In questi giorni in cui viene proposta o riproposta tanta letteratura memorialistica: diari, interviste, anche storie romanzate, che potrebbero essere vere tanto ormai, nella mia memoria, nella memoria collettiva, quella memoria, dello sterminio, del genocidio, del dramma assurdo eppure vero, si è fatta da memoria storia.

Riflettevo che questo è il processo. Nel piccolo e nel grande.
Le memorie, gli aneddoti, le piccole e grandi considerazioni del passato che i miei genitori e i parenti ed amici vari si raccontavano e ci raccontavano: spezzoni e talvolta, spesso a Natale, narrazioni più lunghe. Quei racconti pian piano hanno costituito la storia, la mia storia: la storia della famiglia. Ma anche la storia dei singoli individui che affondava nella storia di un popolo, di un'epoca.
E poi sui libri, a scuola, leggevi e studiavi e i frammenti di memoria familiare riemergevano, come detriti di un naufragio, si aggrappavano a quella storia distesa sulle pagine di un libro. Il fuggiasco, il combattente, le donne cariche del peso della guerra nel quotidiano, le vessazioni, la paura, le bombe, l'attesa del ritorno. Tutti questi frammenti emergevano, si arpionavano alle parole stampate, per poi immergersi nel loro flusso, scomparire come risucchiate da quel mare.

Così adesso, in questi giorni.
Ho risentito quell'emozione e quella consapevolezza.
Ed ho amato, ancora, una volta di più, ascoltare i sopravvissuti: sempre più rari, sempre più vecchi.
Guardare le vecchie foto, ascoltare la loro memoria, dolore mai sopito, vita interrotta e poi ricominciata, drammaticamente ricominciata. 

Ho colto tutta la bellezza e l'emozione di quel ricordo che non è storia, ma che della storia è l'imprescindibile matrice.

Qualcun altro ha scritto e scriverà ancora una storia per i libri, una storia per rendere indelebile la memoria e il racconto.
Ma certo le generazioni future perderanno questa emozione, la vividezza del ricordo di chi c'era, di chi è sopravvissuto, di chi racconta qualcosa di più di quello che le sole parole possono esprimere.

Questo rende la memoria unica e insostituibile: il sangue, le lacrime, la vita che c'è stata e che solo attraverso la memoria si travasa nella storia. 

 

 

 
 
 

La legge di Murphy dei doppioni

Post n°702 pubblicato il 26 Gennaio 2014 da odio_via_col_vento

 

Anton Raphael Mengs, Maria Carolina of Austria (detail)

 

Questo è stato l'anno dei guanti in regalo:

- un paio verdi di pelle, con i bottoncini sul dorso del polso
- un paio viola
- un paio di lana con la punta del dito che viene "letta" dagli schermi touch così che puoi scrivere con l'Iphone o telefonare senza toglierli.

Poi si dà il caso che:
1. quelli verdi non saprei con cosa abbinarli, in inverno specialmente
2. quelli viola, idem. Avrei una giacca di lana cotta, ma di solito la metto in un periodo in cui i guanti sono un di più
3. Ho una allergia da contatto alla lana sulle mani (e poi questa cosa "touch" non è che funzioni tanto)

Il problema è che coloro che mi hanno regalati tutti questi guanti sono tutte persone che frequento molto, per lavoro.
Mi toccherebbe girare SENZA guanti, di nessun tipo, anche in pieno inverno, per non offendere nessuno.

Se non fosse che......se non fosse che quest'anno l'inverno non c'è.
Insomma: non solo doppioni e triploni, ma anche inutili! 

 

 
 
 

Quante volte, figliuola?

Post n°701 pubblicato il 21 Gennaio 2014 da odio_via_col_vento
 

 

Jack Vettriano, Night-Time Rituals II

 

Insomma: gli uomini si rivelano dei "bacchettoni", facili ai giudizi, conservatori e antiquati che nemmeno (una volta) le perpetue dei parroci di campagna!

Lo spunto a questa riflessione viene dalla visita che abbiamo ricevuto, al lavoro, di una ex-bella ex-attrice ed ex-modella.
Una persona per altro deliziosa, niente affatto liftata o inceronata, che portava con invidiabile disinvoltura i suoi anni, la sua bellezza un po' trasandata, occhiali, capelli legati e così come sono, nature, vestita in modo qualsiasi. Niente affatto l'icono del viale del tramonto, come ci si poteva aspettare; niente patetici tentativi di fermare il tempo. Curiosa, intelligente, interessata, padronanza perfetta di almeno tre lingue (quelle che ha usato nell'occasione). Insomma, un bel tipo.

Naturalmente poi abbiamo spulciato un po' internet, alla ricerca di date e dettagli. Ed io sono venuta fuori con la frase: "Be', le si conoscono solo 5 uomini ufficiali: una cosa ragionevole, non è stata nemmeno una fatalona" .
E questo ha sconvolto tutti i colleghi maschi che hanno cominciato a fare facce strane, a commentare negativamente, ad affermare che CINQUE uomini in una vita sembravano tanti. Ma sul serio. Sul serio scandalizzati che una donna (cioè io) sostenesse che CINQUE era una cifra "ragionevole"... 
Il più caritatevole interpretava la mia affermazione, che naturalmente (?) io volevo dire che CINQUE era una cifra ragionevole per un'attrice, per una che faceva quella vita...

Ma QUALE vita?
Ma quale NUMERO?

Mi sono stupita molto dell'accaduto. Delle reazioni del pubblico e soprattutto del fatto che queste osservazione venissero da un pubblico maschile. 
Ma non sono questi gli stessi uomini che spessissimo dimostrano la sopravvivenza del gallismo italiano? Quelli che "ogni lasciata è persa"? Quelli che a parole.....
Ma con chi pensano o fantasticano o hanno effettivamente messo in pratica la loro vita amorosa, passata presente o futura?

Cosa è successo?
Un revival del monogamismo a vita, per tutti e per sempre? Non si guardano intorno? Non vedono cosa si muove, come sono cambiate le aspettative e le esigenze di coppia?

Che poi, illudendosi di vedere la paglia nell'occhio proprio e la trave in quello altrui: in questa storia di discussione, la "monogama assoluta" sono io, fra tutti.
Io: quella che aveva pronunciato l'affermazione sconvolgente.
Mente tre almeno dei miei interlocutori, signori uomini, sono divorziati e risposati.
Ma evidentemente con aspirazioni di essere stato l'unico e assoluto e indimenticabile e insuperabile amore per ognuna delle loro signore.

Al solito: due pesi e due misure. 


 
 
 

Il grido

Post n°700 pubblicato il 18 Gennaio 2014 da odio_via_col_vento
 

 

Antoine Twan Stevens, The cry

 

Ieri sera pioveva fitto fitto, buio presto, un'atmosfera poco confortante, indubbiamente.
Tornavamo in auto; le solite difficoltà a trovare parcheggio; giriamo un po', su e giù intorno a casa a cercare se si libera qualcosa, sull'ora in cui chiudono i negozi.

C'è una figura scura, addossata al muro, vicino al nostro portone, un berretto, le mani in tasca, mal messo.
Mentre scendiamo dall'auto sentiamo che ogni tanto lancia un grido, non parole, solo un grido. Non sembra di dolore fisico; non sembra un richiamo. Solo un grido, come di animale.

I rari passanti scantonano, cercano di allargarsi passando, preferiscono camminare in mezzo alla pioggia, ma evitare di avvicinarsi.

Lì per lì mio marito mi dice: "Meno male sei con me" .
Poi vedo che si sofferma, guarda verso quel fagotto umano. Conosco quel suo soffermarsi, quel suo secondo pensiero.
Mi apre il portone, quasi mi sospinge dentro, mi dice: "Sali in casa. Io vado a vedere".

Salgo. TRE, uno dei figli mi apre e chiede:"Il babbo?"
"E' rimasto giù. C'era un tizio, non so, forse un barbone"
Ci guardiamo: sappiamo tutti e due bene cosa c'è nel cuore di lui.

Chiedo a TRE: "Ti affacci al balcone, ti dispiace? Dai un'occhiata giù?"
E lui:"Lascialo fare. Sa quello che fa".
Del resto anche TRE è esattamente come suo padre: almeno in questo. Nel cuore. 

Dopo un po' mio marito risale.
"Era un immigrato. Era solo disperato. Solo. Mi ha detto che in Marocco si era laureato in legge. Che aveva avuto questa idea di venire in Italia. Che la rimpiangeva ma non sapeva come fare a tornare via. Non ha voluto soldi, non ha voluto niente. Voleva solo parlare con qualcuno."

Dopo dieci minuti TRE è sceso anche lui: ma l'uomo non c'era più.

Non mi tolgo di mente quel grido da animale ferito. 
Non ha voluto nemmeno l'ombrello che mio marito voleva dargli. Niente.
Voleva solo un po' di solidarietà umana. In una notte buia e piovosa.
Qualcosa che non costa niente. Solo un briciolo di fiducia nel genere umano, un po' di forza per scendere dal nostro piedistallo, un po' di coraggio per credere che anche un gesto può fare la differenza.
 
Che solo mio marito, in tutta quella serata, ha trovato dentro di sé ed ha condiviso con l'altro.
Ora capite perché amo quest'uomo? 

 

 
 
 

dispersione

Post n°699 pubblicato il 14 Gennaio 2014 da odio_via_col_vento
 

 

 

 

Questo "Trittico" di Francis Bacon, 'Three Studies of Lucian Freud', è stato comprato dalla principessa Sheikha Mayassa bint Hamad al-Thani, sorella dell'Emiro del Qatar.


As Gulf emirates amasses art treasures ahead of 2022 World Cup, Sheikha Mayassa bint Hamad al-Thani, the sister of Qatar's emir, is reported to be secret buyer of Francis Bacon triptych

 

La stessa principessa sembra abbia acquistato anche questa versione dei Giocatori di Carte di Cezanne:

Major investment: Qatar has purchased a Paul Cézanne painting, The Card Players, for more than $250 million. The deal, for the post-impressionist masterpiece sets the highest price ever paid for a work of art

 

E il famoso (o famigerato) Salvator Mundi, recentemente riemerso e attribuito a Leonardo?

 

Pare sia stato acquistato da Vladimir Putin. 

 

 

Mentre il padrone della nostrale Esselunga, Bernardo Caprotti, si è dovuto accontentare di un Salvator Mundi in minore, attribuito ad un allievo di Leonardo stesso, che, guarda caso, si chiamava Caprotti anche lui: il discusso Salì.

 

 

Opera che poi Caprotti moderno ha donato alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano.

Va be': questa è la moderna dispersione delle opere d'arte.
La dispersione dopo la dispersione.

Riemergono, avulse dal loro contesto, vengono vendute di nuovo, non avranno mai più un legame storico ed un ruolo sociale relativo al contesto per il quale sono state create.
Di alcune se ne perderà di nuovo memoria. 
Bisogna abituarsi a nuovi percorsi e nuovi collezionismi. Non nuovo pubblico, perché (escluso il caso Esselunga-Ambrosiana) saranno gelosamente custodite come feticcio o status-symbol.

Conobbi una volta il proprietario di un altro dipinto afferente a Leonardo.
Entrando nella sala disse: "Posso rimanere solo col dipinto dieci minuti? Non lo vedo da vent'anni"

Che soddisfazione, tenerlo chiuso in caveau svizzero, vero?

 

 
 
 

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