Abbandonare Tara
abbandonare le sicurezze, i luoghi comuni, alla scoperta di cosa c'è fuori di qui
Messaggi di Ottobre 2015
Sir John Everett Millais, Lorenzo and Isabella (detail)
Galanteria, ma forse anche solo gentilezza. Chi più considera età e sesso e anche semplicemente una precedenza da dare per stato di salute o anche per essere arrivati prima in una fila? E poi: paese che vai...... Senza voler per forza considerare l'eccesso dei paesi arabi, nei quali la donna cammina almeno 4 passi dietro al marito (una forma di galanteria inversa, la chiamerei), ci sono ancora altri paesi, forse insospettabili, in cui le precedenze sono ribaltate. In Giappone avranno ancora il culto degli antenati, ma vi è mai capitato di vedere anziani per strada? E comunque, nel paese del Sol Levante, mai un uomo lascia il passo ad una donna. E più vicino a noi? In Germania per esempio? L'educazione è sempre molto pomposa ed ufficiale. I francesi? Scorbutici e scostanti, come sempre e come in tutto. Chauvinisti anche in materia di galanteria. Devo dire che torno molto volentieri, sempre, verso i paesi latini e comunque mediterranei.
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Stefan Crane, The Piano Player
È vero, il tempo passa. Talvolta è una cosa che auspichiamo, desideriamo, anticipiamo. Poi c'è il tempo qualsiasi: quello di tutti i giorni, quello che non conti, quello che sembra non esistere: il tempo passato in auto nel traffico, quello sprecato e annoiato nelle sale d'attesa, quello dei pomeriggi di niente, quello che giri e rigiri nella solita routine, quello che ti fa dire:"È già venerdì? È già ottobre? È già il 2015?" Ecco, è questo il tempo che alla fin fine non conti ma conta: il tempo fatto di giorni che si impilano l'uno sull'altro, che diventano settimane, mesi ed anni. Oggi è il tempo di un compleanno: forse comunque un giorno felice. Passiamo noi, insieme a questo tempo che non riconosciamo e non sappiamo valutare. Auguri amico mio ed amico di molti, qui. Un augurio malinconico, da lontano, ma un augurio di cuore.
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Jeremy Lipking, Face Off
Per cercare di ottimizzare il mio caotico mondo di impegni lavorativi, ho preso l'abitudine, da un po' di tempo, di registrarmi con il mio IPhone (quindi una cosa un po' rudimentale ma efficace) mentre faccio una lezione o una conferenza. Sono solita parlare "a braccio", infatti. Credo che il messaggio passi in modo più diretto, con un maggiore coinvolgimento da parte di chi parla e di chi ascolta, diminuendo il rischio della noia indotto dalla cadenza monotona di una voce che legge. E poi, non ultimo, parlare a braccio dà la possibilità di modificare il contenuto del discorso, il tono, sulla base del pubblico, di quella reazione di pelle che cerco di percepire mentre parlo. (Ho poi scoperto che questo parlare a braccio, che da noi è segno di padronanza completa dell'argomento e quindi viene molto apprezzato, mentre in USA, per esempio, è segno di poca attenzione per l'uditorio, come se colui che parla non avesse avuto tempo o voglia di preparare un testo scritto, limato e rivisto. Paese che vai, convenzioni sociali che trovi, evidentemente) Registrare mi dà poi modo di usare la trascrizione del parlato come base di un articolo che inevitabilmente, prima o poi, mi verrà chiesto di scrivere. Invece di dover ricominciare da zero. Ecco: quelle ore che poi passò a riascoltarmi, in differita, so già a priori che mi turberanno. Mi sembra, tutte le volte, di ascoltare la voce di un'estranea. Una voce sconosciuta, o meglio, uno sdoppiamento terribile di me stessa. E mi turba pensare che questa è la persona che gli altri percepiscono. La mia voce diversa da come la penso e la immagino, di come la sento io attraverso la cassa di risonanza del cranio. Mi pare di avere una voce calda e seria, con la capacità di modulare stati d'animo e comunicare attenzione per la persona cui mi rivolgo. Invece poi mi ascolto e penso che sono affettata, leziosa, perfino un po' falsa, quasi recitante. E questa differenza, mi vien fatto di pensare, tra la me stessa, è solo legata alla voce o si estende a tutta la mia persona? Mi penso in un modo e appaio in un altro? Sono la voce interna e la voce esterna specchio della dicotomia di ciascuno di noi?
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Layendecker
Fra gli "strani abitanti" delle "strane dimore" c'è anche un giovane straniero, bello ed elegante, improvvismente catapultatosi qui ed improvvisamente ricco. Ha una Porsche, che un po' (saggiamente) tiene chiusa in un garage, un po' (stupidamente) parcheggia sotto casa. Di solito la lascia in strada poco, se è di fretta. O se ha ospiti in casa: ospiti di sesso femminile. Si è installato nella casa dove una volta viveva una vecchia signora, una di quelle da film neorealista, che sembrava uscita da un paesino del sud degli anni '50, crocchia di capelli bianchi, nerovestita e col fazzoletto nero in testa. Devo dire che il giovane straniero parla italiano meglio della anziana che fu. Non so molto di lui, se non che si veste in modo impeccabile, parla quasi forbito, sembra dover sempre dimostrare che appartiene ad una emigrazione di lusso, nel desiderio di non farsi confondere con gli altri, con i disperati o quelli che vivono ai margini del nostro sistema. Probabilmente anche la Porsche fa parte di questa necessità di dichiararsi. Ma ovviamente qui intorno tutti pensano sia stata comprata con proventi illeciti e che il mistero che circonda il giovane sia altrettanto dubbio. Il razzismo strisciante è duro a morire.
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Felix Vallotton – Le retour de la mer
Affondando irrimediabilmente dentro l'autunno mi aggrappo alle tracce di una estate memorabile e lunghissima, anche se comunque troppo corta e già rimpianta, tra le piogge e gli sbalzi di temperatura che funestano questa stagione di mezzo. 1. Il matrimonio di UNO; 2. un paio di sandali neri che ho molto inseguito e poco indossato; 3. il mare dentro; 4. lo stare tra "adulti": amici e fratelli e cognati e cugini, tra noi, a lamentarsi dei figli e a rimpiangere la confusione e i malumori di un tempo; a parlare di un passato remoto come fosse un ieri appena appena trascorso; 5. la cioccolata di Modica; 6. i 41 gradi che facevano tanto "Africa in città"; 7. il meltemi greco, una giacca col cappuccio comprata all'ultimo tuffo, i polipi ad asciugare sui tralicci lungo il porto; 8. il fare famiglia davanti ad un errore grosso, ad un imprevisto, un altolà sulla strada della vita; 9. una granita ai gelsi rossi, sotto un portico d'ombra di eucalipti; 10. ahimè: 4 chili guadagnati e da perdere al più presto.
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E allora ho deciso di aprire un FOTOLOG:
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