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Citazioni nei Blog Amici: 163
 

 

Cassie il robot bipede

Post n°3937 pubblicato il 19 Febbraio 2017 da paperinopa_1974
 

 

Cassie - Next Generation Robot

L’Agility Robotics, azienda spin-off dell’Oregon State University, ha ufficialmente annunciato il suo nuovo robot bipede: Cassie.

Robot bipede agile e dinamico

Cassie è un robot bipede camminatore, agile e dinamico, abbastanza differente da quelli finora proposti perché si pone l’obiettivo di poter camminare in maniera simile a un umano. Queste caratteristiche lo rendono adatto ad affrontare diversi tipologie di ambienti e terreni, anche complessi, riducendo al minimo la possibilità di cadere. Tutto ciò è fondamentale se si vuole impiegare il robot in situazioni solitamente adatte a un umano.

Nel video potete osservare Cassie in azione all’interno dei laboratori della Agility Robotics e anche in varie tipologie di ambienti. Il modello presentato nel video è stato sviluppato in circa tre mesi e, considerando il tempo di progettazione e collaudo necessario, sembra davvero sorprendente.

Dal video è facile notare come questo robot bipede si adatti facilmente alle più svariate situazioni e ai differenti terreni anche con equilibrio molto precario; riesce perfino a stare, senza problemi, sotto la pioggia.

Se si osserva bene Cassie è più facile associarlo alle sembianze di uno struzzo piuttosto che a quelle di un umano. Questo non perché gli ingegneri che l’hanno progettato volessero imitare uno struzzo ma semplicemente perché, studiando vari tipi di strutture e la dinamica della camminata, hanno pensato che questa fosse la soluzione migliore per ottenere un robot bipede agile, efficiente e robusto.

Nonostante l’Agility Robotics sia una compagnia molto giovane, ha già un’esperienza maturata nello sviluppo di altri robot bipedi, predecessori di Cassie. Dalle passate esperienze, i componenti di quest’azienda hanno potuto osservare cosa andava migliorato e quali fossero i punti deboli da migliorare fino ad arrivare al risultato finale rappresentato da Cassie.

Alcune caratteristiche particolari di Cassie:

  • La specifica conformazione delle gambe di questo robot bipede è pensata per ottimizzare l’efficienza, favorendo l’uso di motori piccoli rispetto ai predecessori.
  • Ogni gamba ha 3 gradi di libertà, come un umano: in questo modo, oltre a poter andare avanti e indietro, può andare anche lateralmente e ruotare allo stesso tempo.
  • Le caviglie sono alimentate e grazie a esse può rimanere in piedi senza dover effettuare continui movimenti.
  • Inoltre ha abbastanza energia per poter alimentare dei computer di bordo: sarà quindi possibile aggiungere delle eventuali funzioni di percezione.

Le applicazioni per questo tipo di robot potrebbero essere le più disparate essendo pensato per poter camminare nelle stesse superfici in cui riesce a camminare un umano. Ad esempio, potrebbe essere impiegato per effettuare operazioni di soccorso e ricerca in situazioni pericolose (incendi, terremoti, esplosioni) oppure essere in grado di sostituire un umano nella consegna di pacchi all’interno di una città.

Ovviamente questo robot bipede è solo un primo passo verso questo tipo di tecnologia e in futuro potremo trovarlo anche con braccia, svariati sensori e maggiori funzioni per quanto riguarda l’autonomia nello svolgere determinati compiti. business.it di Paolo Modica

 

 
 
 

Uno sciame di robot microscopici in grado di sconfiggere il cancro

Post n°3936 pubblicato il 18 Febbraio 2017 da paperinopa_1974
 

colori gif

I ricercatori Phillips Innovative Technologies hanno messo a punto dei robot per la lotta al cancro senza danneggiare i tessuti o effetti collaterali

 Gli scienziati da sempre hanno provato a sfruttare le capacità dei robot nelle procedure mediche. Così oggi abbiamo piccoli robot in grado di iniettare un farmaco in un occhio oppure dei robot in grado di svolgere il loro ruolo nelle operazioni. E adesso potrebbe anche esserci un nuovo sistema per la lotta al cancro.

I ricercatori della Phillips Innovative Technologies hanno realizzato, in Germania ad Amburgo, uno sciame magnetizzato di robot microscopici. Ogni robot di questo sciame può essere impostato per svolgere dei compiti e delle procedure mediche individuali. Tutto questo grazie ai campi magnetici. Gli scienziati hanno presentato i risultati della loro ricerca il 15 febbraio scorso all’interno del Journal Science Robotics. Si tratta di una svolta molto importante poiché in precedenza uno sciame di robot poteva svolgere un’unica operazione di gruppo, e ora invece ogni robot avrà la propria autonomia.

Robot per la lotta al cancro

Jürgen Rahmer, uno degli autori della ricerca svolta dalla Phillips Innovative Technologies, ha dichiarato: “Si tratta di un passo in avanti enorme nella ricerca medica. Il nostro metodo, infatti, può consentire manipolazioni complesse all’interno del corpo umano. Che prima non erano possibili”. Gli scienziati ora hanno intenzione di usare lo sciame robotico per uccidere le cellule tumorali presenti all’interno del corpo umano. In questo modo la cura, rispetto a quelle attuali, potrebbe risparmiare i tessuti sani ed evitare molti degli effetti collaterali dannosi per la salute. Questa tecnologia, dicono i ricercatori, potrebbe essere utilizzata anche per creare protesi mediche che cambiano nel tempo mentre una persona guarisce. libero.it

 
 
 

il fantastico mondo di Oz

Post n°3935 pubblicato il 18 Febbraio 2017 da paperinopa_1974
 

 Il fantastico mondo di Oz gif

La scena delle teste urlanti ne Il fantastico mondo di Oz (1985): per recuperare la “polvere della vita”, Dorothy trafuga fra le teche della strega Momby, risvegliando accidentalmente dal sonno la sua macabra collezione di teste decapitate (Gif: Walt Disney Pictures).vanityfair.it

 
 
 

Urban GC1 La bici più ecologica e di cartone riciclato

Post n°3934 pubblicato il 18 Febbraio 2017 da paperinopa_1974
 

Urban GC1

UNA city bike con telaio e ruote di cartone riciclato e con componentistica realizzata in metallo e plastica, naturalmente di recupero: si chiama la bicicletta progettata dalla Greencode, startup messicana nata quattro anni fa a Chihuahua. Un mezzo di trasporto ideato all'insegna dell'ecosostenibilità che sta cercando fondi per poter essere messo in produzione: la campagna di crowdfunding sulla piattaforma Kickstarter ha quasi raggiunto i 250 mila pesos messicani necessari per trasformare il progetto in prodotto e poterlo vendere online in tutto il mondo.

L’idea è dell’ingegnere meccanico Alberto González, fondatore della Greencode, che ha cominciato a lavorare su questo cicloprogetto nel 2013. Si tratta di una bici di carta, ma promette di essere solida e resistente, almeno stando a quanto dichiarano su Kickstarter: il cartone riciclato utilizzato per telaio e ruote viene impermeabilizzato da una vernice a base di polistirene e le gomme piene - senza camera d'aria - attutiscono le vibrazioni ed eliminano alla radice il problema della foratura, forse il più frequente e fastidioso inconveniente in cui incorrono i ciclisti urbani nel corso delle loro pedalate in città, anche a causa del manto stradale dissestato. Il freno è a contropedale, “la scelta migliore per questo tipo di bici” secondo i progettisti.

Al momento quello proposto è solo il prototipo sperimentale, ma la versione definitiva della city bike ecosostenibile – già disegnata per la produzione - sarà leggermente diversa, come spiega il team di Greencode: la larghezza della bici sarà ridotta del 30% (da 17,2 a 12 centimetri); saranno curati alcuni dettagli estetici come il design del manubrio e lo spessore delle ruote; infine sarà migliorata anche la meccanica. Stando alle previsioni dei creatori, la linea di produzione della eco-bike Urban GC1 sarà in grado di sfornare 800 pezzi al mese.

Naturalmente non si tratta di un prodotto di alta gamma, ma di un mezzo semplice e senza fronzoli che pesa circa 10 chili e costerà 2.999 pesos messicani, l'equivalente di circa 130 euro. Sarà disponibile in diversi colori e si presenta come la bici più "green" di sempre. Anche il packaging della Urban GC1 è stato concepito per minimizzare l’impatto ambientale: la scatola di cartone riciclato in cui sarà imballata la bici sarà accompagnata da un manuale di istruzioni per poter essere trasformata in qualcosa di utile, anziché essere buttata.

La carta riciclata si conferma come un materiale versatile e interessante per quanto riguarda la produzione di accessori legati al mondo delle due ruote: come l'EcoHelmet, un caschetto pieghevole in carta riciclata con una lavorazione a nido d’ape che lo rende simile a un tradizionale casco da bici in polistirolo e plastica, progetto della designer Isis Shiffer che ha vinto i 45 mila dollari del prestigioso James Dyson Award e che prossimamente potrebbe entrare in produzione, con un costo di vendita stimato tra i 3 e i 5 dollari.

La mobilità sostenibile sta diventando un tema sempre più sentito e attuale anche a causa dell’inquinamento che attanaglia le città di tutto il mondo: se in Europa la capitale a due ruote dell’ecosostenibilità può essere considerata Copenaghen nel cui centro circolano più biciclette che automobili, nell'America di Trump la capitale del Colorado, Denver, rappresenta un laboratorio a cielo aperto di buone pratiche green, con un capillare sistema di bike sharing, 200 parchi e 60 km quadrati di boschi oltreché un efficiente sistema di riciclo dei rifiuti

guarda il video clicca qui 

repubblica.it  di MANUEL MASSIMO

 
 
 

buon fine settimana

Post n°3933 pubblicato il 18 Febbraio 2017 da paperinopa_1974
 

buon fine settimana glitter

buon fine settimana amici divertitevi ciauuu

 
 
 

BUONANOTTE.....STEFY

Post n°3932 pubblicato il 18 Febbraio 2017 da longo_stefy

A presto Stefy

 
 
 

Farina di Tumminia il grano più buono che ci sia

Post n°3931 pubblicato il 17 Febbraio 2017 da paperinopa_1974
 

pane clipart

Deriva da  un grano duro tipico del trapanese la Tumminia (o Timilia). E’ un grano a ciclo breve (si semina a marzo e si raccoglie a giugno) che lavorato con macine a pietra produce una farina integrale ricchissima di elementi propri del germe di grano e della crusca, con un alto valore proteico e un basso indice di glutine. Indicata sia per la panificazione che per la pastificazione, la Tumminia è impiegata nella preparazione del Pane Nero di Castelvetrano, presidio Slow Food.

L’alto contenuto di lignina sostanza di origine naturale che ci aiutano a mantenere un cuore sano e a potenziare le difese immunitarie anche contro lo sviluppo di tumori, rispecchia pienamente quel detto che fa del cibo la nostra medicina. Negli ultimi anni, grazie al ritorno al consumo di grani antichi, si sta osservando come questi alimenti non modificati e poco lavorati aiutino anche a prevenire il diffondersi di intolleranze che colpiscono il sistema digerente (ad esempio la celiachia).

La Putia Sicilia

Il grano duro varietà Tumminia è una varietà antichissima di grano coltivato un tempo in tutta la Sicilia, ora diffuso limitatamente in alcune aree circoscritte dell’isola. Si distingue per l’altezza della spiga superiore agli altri grani, circa 180 cm, e per un elevato contenuto proteico. Per quanto riguarda la panificazione, pur presentando alcune caratteristica reologiche che, secondo i parametri ufficiali non sarebbe pienamente idonea alla panificazione, utilizzato per produrre pane a “pasta dura”, secondo la tecnica tradizionalmente diffusa in provincia di Ragusa, i risultati ottenibili sono eccezionali: sia sul piano organolettico che su quello visivo.

Pare che il Pane Nero di Castelvetrano, fosse originariamente ottenuto miscelando opportunamente la varietà Tumminia con la varietà Russello ma, vista la scarsa produzione di quest’ultimo, è stato sostituito con altre varietà di grano.

Uso

Ottima per la preparazione di prodotti da forno dolci e salati e per la pasta. Dato che gli sfarinati di grano duro in genere sono caratterizzati da un tenacità piuttosto elevata è possibile ridurre questa caratteristica impiegando una percentuale più o meno elevata (10-50%) di farina di frumento, oppure servendosi di acqua molto fredda. I grani antichi altro non sono che varietà del passato rimaste autentiche e originali, ovvero che non hanno subìto alcuna modificazione da parte dell’uomo per aumentarne la resa.

Perché utilizzarli spesso

1) Non hanno subito alterazioni

I grani antichi non sono stati rimaneggiati geneticamente dall’uomo e per questo hanno una resa molto minore rispetto al più diffuso e moderno grano. Le loro spighe solo alte con sfumature scure e chicchi irregolari. Non vengono lavorati a livello intensivo e tutto ciò giustifica anche un prezzo di vendita più alto, a fronte però di un prodotto più sano e genuino.

2) Sono meno raffinati

I grani antichi vengono generalmente lavorati con la macinazione a pietra, la farina che si produce è quindi molto meno raffinata rispetto a quella prodotta con grano moderno. Grazie a questo tipo di lavorazione, infatti, si ha un prodotto semi-integrale, ovvero rispetto alle farine 0 o 00 si mantengono molto di più le proprietà nutrizionali presenti nel chicco.

3) Hanno meno glutine

La modificazione del grano moderno ha fatto sì che esso diventasse molto più ricco di glutine, con tutti gli svantaggi che ciò comporta per il nostro organismo. I grani antichi, invece, mantengono un rapporto più equilibrato tra presenza di amido e presenza di glutine, contenendo una percentuale minore di questa proteina di cui ultimamente tanto si discute.

4) Sono più leggeri e digeribili

La minore presenza di glutine all’interno dei grani antichi, rende la farina da loro prodotta e di conseguenza tutti i prodotti che vi si possono ricavare, molto più leggeri, digeribili e assimilabili di quelli realizzati con il grano moderno. I grani antichi sono adatti a tutti i tipi di preparazione e sono ottimi anche da integrare nell’alimentazione dei bambini.

5) Evitano lo sviluppo di intolleranze

La sviluppata sensibilità al glutine che si riscontra sempre più frequentemente, è probabilmente dovuta ad un consumo eccessivo del grano moderno ricco in maniera di glutine. Il vantaggio di utilizzare grani antichi, meglio ancora se variando la propria alimentazione con cereali senza glutine, scongiura o quanto meno allontana, la possibilità di sviluppare intolleranza al glutine. I celiaci invece, così come non possono consumare grano moderno, non possono neppure inserire grani antichi nella propria alimentazione.

6) Sono più buoni e pregiati

I grani antichi hanno sfumature di odori e sapori che l’industriale grano moderno non ha. Ce ne si può rendere conto facendo il pane in casa con una farina ricavata da un grano antico (meglio utilizzando pasta madre con lievito naturale. Essendo il più delle volte frutto di piccole produzioni agricole, sono di qualità migliore e più pregiati.

7) Si aiutano i piccoli produttori

La riscoperta dei grani antichi è merito soprattutto dei piccoli produttori agricoli che ogni giorno con coraggio affrontano la concorrenza del grande mercato e scelgono comunque di produrre grani di qualità anche se poco convenienti commercialmente. E’ per questo che vanno aiutati a sopravvivere, acquistando, anche se sono un po’ più costosi, i loro prodotti.

8) Filiera corta

Acquistare grani antichi è un ottimo metodo per scegliere la filiera corta ed evitare di prendere prodotti che arrivano dall’estero e chimicamente trattati. Ovviamente, data la varietà dei grani antichi, è consigliato prediligere e acquistare quelli tipici del proprio territorio.

9) Tutela della biodiversità

Acquistare grani antichi significa tutelare la biodiversità del proprio territorio o di altre zone di Italia. Questi grani infatti, proprio perché i costi di produzione sono più elevati a fronte di una resa più bassa, rischiano di scomparire.

10) Valore storico e culturale

Accanto al valore della riscoperta di questi grani antichi in termini di biodiversità, altrettanto importante è cercare di continuare a farli vivere e crescere per il loro valore storico e culturale. Le popolazioni antiche si sostentavano prevalentemente con questi cereali che variavano da zona a zona a seconda delle condizioni ambientali. Un patrimonio da tutelare per non dimenticare mai l’origine delle nostre terre. laprovinciacr.it

 

 
 
 

Venerdi 17

Post n°3930 pubblicato il 17 Febbraio 2017 da rbx1dgl

 

 

 


OGGI VENERDI 17

SI FESTEGGIA IL GATTO NERO......BRRRRRR!!!!!!!

 

 

 
 
 

Proto Max il robot cane

Post n°3929 pubblicato il 17 Febbraio 2017 da paperinopa_1974

Proto Max, un cane robot

Se un tempo esistevano i giocattoli di legno e di latta, i bambini di oggi hanno a disposizione ben altri passatempo. Giochi smart, connessi, elettronici, talvolta anche robotizzati, come ad esempio l'ultima creazione di Hasbro: il cane robot Proto Max.

Costa 120 dollari ed è un animaletto molto strano, ad esempio non ha il pelo e gli occhi si illuminano di un inquietante colore azzurro, tanto che Engadget lo ha definito un animale uscito dalla serie TV Westworld. Hasbro lo ha disegnato per bambini dai 6 anni in su e insegna come funziona la programmazione base, infatti i bambini potranno divertirsi personalizzando i movimenti del cane. Il robot è formato da 10 punti chiave che si muovono e si snodano, come ad esempio il naso, la coda, le orecchie, inoltre grazie a due sensori presenti sul dorso - ben nascosti oltre il pelo - l'animale è in grado di capire quando viene accarezzato oppure no.

Tramite un semplice diagramma "in-app" si possono definire delle azioni da far fare al robot, ad esempio quando lo accarezziamo possiamo farlo diventare felice o arrabbiato. L'intero comportamento del piccolo Proto Max può essere programmato con pochissimi tap, i bambini potranno così divertirsi a mescolare le azioni e le reazioni. Il robot può abbaiare, fare suoni strani, muoversi intorno, anche il LED presente all'interno del corpo può cambiare colore a seconda dell'umore. Potremmo quasi definirlo un Tamagotchi 3.0, grazie ad un microfono integrato è anche possibile far fare al cane qualche operazione dopo l'ascolto di un suono o di una parola chiave, ad esempio lo si può chiamare da un lato della stanza per vederlo arrivare con gioia.

Al momento il progetto è ancora in fase sperimentale, i pochi esemplari che girano sono solo dei demo, ma presto Proto Max potrebbe imparare nuove cose da fare oppure potrebbe migliorare nel fare le cose che conosce già. Hasbro sogna di portare il robottino in quelle case in cui i bambini non possono avere degli animali veri, vuole insegnare ai piccoli non solo la programmazione spicciola ma anche a relazionarsi con un altro essere "vivente", dando a Proto Max uno scopo profondamente educativo. everyeye.it di Aurelio Vindigni RIcca

 

 
 
 

Una bambina di 7 anni scrive a Google per un lavoro

Post n°3928 pubblicato il 17 Febbraio 2017 da paperinopa_1974
 

busta gif

Una bambina di 7 anni ha scritto una lettera a Google per chiedere di lavorare nel colosso tecnologico. A sorpresa le ha risposto il CEO Sundar Pichai, lodando la sua tenacia e promettendole di risentirla dopo il termine degli studi.     

Gli uffici di Google, colorati ed enormi, vi fanno impazzire? Pensate all'effetto che fanno agli occhi di un bambino. E quando un bambino vuole qualcosa, generalmente la chiede. Anche se è un lavoro. Deve aver pensato questo Chloe, una bambina inglese di 7 anni che la scorsa settimana ha inviato una lettera al "boss di Google" perché "ispirata dalle immagini degli uffici di Google, dai colori, i go kart e gli scivoli" ha spiegato il padre della bambina su LinkedIn. Insomma, si è candidata per una posizione nel colosso americano specificando che le "piacciono i computer" e sottolineando le proprie capacità: "Sono brava con lo spelling, la lettura e la matematica". Insomma, una candidatura in tutto e per tutto.

Fin qui nulla di (troppo) particolare, ma a far diventare virale la storia è stata l'immagine che il padre ha allegato al suo post su LinkedIn: la lettera che Sundar Pichai, CEO di Google, ha spedito alla bambina in risposta alla candidatura. "Sono felice di sapere che ti piacciono i computer e i robot" ha scritto Pichai. "Penso che se continuerai a lavorare duramente seguendo i tuoi sogno potrai ottenere tutto ciò che vuoi, dal lavorare a Google a gareggiare alle Olimpiadi". D'altronde proprio Pichai di educazione ne sa qualcosa: laureato in ingegneria metallurgica all'Indian institute of technology di Kharagpur, una volta trasferitosi negli Stati Uniti ha conseguito un master a Stanford in scienze dei materiali e uno in business administration alla Wharton School.

In conclusione della lettera, il CEO lascia alla bambina una promessa: "Non vedo l'ora di ricevere la tua candidatura quando avrai finito la scuola". La lettera, la cui autenticità è stata confermata da Google, è finita al centro di un piccolo fenomeno virale generato dal padre, account executive alla Crs Conulting, attraverso un post pubblicato sul suo profilo LinkedIn. "Ora è ancora più ansiosa di andare bene a scuola per poi lavorare per Google" ha spiegato nel post. "Non potrò mai ringraziare abbastanza una persona impegnata come Pichai per aver trovato il tempo di scrivere ad una bambina e avvicinare un po' di più il suo sogno".  fanpage.it di Marco Paretti

 

 
 
 

Fanciulle del lago 2

Post n°3927 pubblicato il 17 Febbraio 2017 da paperinopa_1974
 

Fanciulle del lago

Le fate che vivono vicino ai laghi, secondo alcune leggende, vivono anche in Italia e sono denominate Fanciulle del lago.

Secondo una di queste leggende, nei pressi di Arona, sul Lago Maggiore, esiste una rupe incantata che ogni cento anni si spacca rivelando uno stretto sentiero. Chi decidesse di percorrerlo arriverebbe ad una sala sotterranea, coperta di tappeti e drappi preziosi, al cui centro si trova un tavolo su sono posati un campanaccio d'oro e un forziere pieno di gioielli a fianco del quale dorme una fanciulla bellissima. Al visitatore le fate consentono di scegliere uno solo di quei magnifici doni: il campanaccio gli consentirà di avere il più bel bestiame della zona, il forziere gli donerà ricchezza e svegliando la fanciulla dal sonno incantato questa diverrà sua moglie. Dai racconti dei contadini di quel luogo sembra che l'ultimo visitatore fosse stato un pastore di pecore. Di fronte a quelle tre possibilità, l'uomo rimase a lungo indeciso ma alla fine scelse di prendere il campanaccio. Tornato a casa il magico oggetto funzionò e i suoi animali divennero i più belli di tutta la zona e regioni limitrofe. Inspiegabilmente, dopo un po' di tempo, le pecore cominciarono a morire una dopo l'altra, ma la cosa non sembrava turbare il pastore che aveva preso a vagare per i boschi sia di giorno che di notte. Nei suoi occhi era rimasta impressa l'immagine della fanciulla dormiente che non aveva svegliato, scegliendo il campanaccio. Benché amici e parenti cercassero con ogni sforzo di distrarlo da quella ossessione, dopo un po' di tempo il pastore morì. Pare che nelle sue pupille ormai spente fosse riflessa l'immagine di una fanciulla addormentata.

fonte: Fate - testo ed illustrazioni di Brian Froud e Alan Lee a cura di David Larkin, tradotto da Gaspare Bona; ed. Rizzoli blogfree.net

 
 
 

Androidol U il robot umanoide destinato a diventare la star dei giovani

Post n°3926 pubblicato il 16 Febbraio 2017 da paperinopa_1974
 

robot Androidol U

Ce lo chiediamo da tempo: i robot arriveranno a rubarci il lavoro o a semplificarlo? Saranno amici dell’uomo o macchine al servizio di pochi, eppure potentissimi eletti? No, non è più fantascienza, non è più il solito film fatto di eserciti di robot-machine e uomini pronti a morire per contrastare la loro ascesa, non è più il solito film fatto di un amore improbabile tra un essere umano ed un androide, questa è la realtà e non possiamo più far finta di niente, non possiamo chiudere gli occhi dinanzi l’ennesima invenzione, battere le mani e lasciarsi sfuggire dei wow increduli per poi concludere che ciò non cambierà le nostre vite. Sappiamo tutti che non è così e che, prima o poi, dovremmo fare i conti con una realtà estranea. Soprattutto se, stando a quanto detto dal professor Hiroshi Ishiguro, nel giro di pochi anni gli androidi saranno sempre più presenti nei luoghi pubblici. E’ stato proprio Hiroshi Ishiguro ad aver presentato a Tokyo 

Il suo nome è una parola macedonia che deriva dalla combinazione di android idolo. La scelta è stata motivata dallo stesso creatore di Androidol U, ovvero la possibilità di instaurare un rapporto di familiarità tra l’androide e gli umani, soprattutto con i più giovani, non a caso questa macchina nasce per diventarne l’idolo del piccolo schermo. Androidol U ha l’aspetto di una giovane e bella ragazza asiatica, capace di catturare lo sguardo e, probabilmente (così si vuole), il cuore dello spettatore. E’ curata nei minimi dettagli, dal fisico, snello e minuto come vuole lo standard del corpo femminile giapponese, al trucco, leggero e naturale, dal movimento quasi perfettamente naturale del volto all’outfit trendy.

Androidol U è in grado di accrescere il suo vocabolario e la sua intelligenza conversando con le persone e parteciperà ad attività promozionali e presenterà un nuovo programma giapponese portando a termine un esperimento sociale che ha lo scopo di dimostrare che anche una macchina può comunicare con gli esseri umani e migliorare se stessa attraverso l’interazione.

dailynews24.it  di Raffaella Damae

 
 
 

La proposta dell'Ue reddito di cittadinanza nell'era dei robot

Post n°3925 pubblicato il 15 Febbraio 2017 da paperinopa_1974
 

 

BRUXELLES - Mady Delvaux, europarlamentare socialista, siede su un divanetto al quinto piano del Parlamento europeo. Sullo sfondo, gli uffici dei movimenti di estrema destra. Lei sorride anche se parla di rabbia, quella che potrebbe nascere dalla scomparsa di milioni di posti di lavoro con l’avvento di automazione e robotica. "C’è chi sostiene che in Paesi come gli Stati Uniti a rischio saranno il 47 per cento degli impieghi", racconta l’ex ministro dei trasporti e delle telecomunicazioni del Lussemburgo. La commissione giuridica da lei guidata, ha scritto la prima risoluzione per un diritto civile sulla robotica che il Parlamento Europeo voterà il 16 febbraio. Se dovesse passare, aprirebbe la strada ad un percorso che nel giro di tre anni potrebbe dare vita a norme valide in tutto in continente. “Secondo me l’intelligenza artificiale avrà effetto su tutti i lavori in un certo grado. I vantaggi portati da questa ennesima rivoluzione industriale saranno enormi, ma bisogna stare attenti ai costi sociali perché c’è già abbastanza risentimento in giro”.La definizione di robot per il Parlamento Europeo della Commissione
per le norme di diritto civile sulla robotica

Mady Delvaux e si suoi colleghi della commissione dopo due anni di lavoro sono approdati alla fantascienza: le tre leggi pubblicate da Isaac Asimov nel 1942 che sanciscono il primato dell’uomo sulla macchina. Una citazione nelle premesse del documento che nel suo complesso mira più in alto. Vuole regolare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale nelle sue tante incarnazioni, stabilendo diritti, doveri e linee guida. In sessantotto punti viene chiesta l’istituzione di una agenzia per la robotica, si parla dell’impatto sociale e di quello scientifico, di droni, macchine a guida autonoma e assistenza medica, responsabilità di chi scrive algoritmi e di chi costruisce automi, necessità di garantire la privacy in un mondo fatto di oggetti intelligenti che parlano, ascoltano e guardano. Con una presa di posizione che sta già dividendo. Al punto quarantaquattro si tira in ballo li reddito di cittadinanza: ai parlamentari che si riuniranno a Strasburgo viene chiesto di prendere in esame "anche l'eventuale introduzione di un reddito di base generale" per i cittadini. Quello stesso reddito minimo suggerito a novembre da Elon Musk, l’imprenditore che guida Tesla e SpaceX. Malgrado i benefici portati da questa rivoluzione, sarebbero infatti milioni gli impieghi a rischio.

  Nessuno in realtà sa cosa aspettarsi e in quale misura. Il 47 per cento di posti di lavoro a rischio negli Usa, che diventano il 57 come media in Occidente, è una previsione di Carl Benedikt Frey e Michael Osborne della Oxford University del 2013 convalidata da un rapporto della Banca mondiale del 2016. Peccato che la stima fatta da Frey e Osborne non tiene conto proprio della variabile normativa, il fatto che i vari Stati potranno agevolare o bloccare la diffusione dell'automazione parzialmente o nel suo complesso. Non è una variabile di poco conto. In ogni caso stando a queste previsioni, altrove dovranno fronteggiare situazioni ben peggiori rispetto alla nostra: l'uso dei robot colpirà in primo luogo le aree della manifattura globale a basso costo, Cina, India e Thailandia, dove gli impieghi a rischio sono rispettivamente il 77, il 72 e il 69 per cento. “La produzione completamente automatizzata forse significherà per noi il poter riportare in casa quel che facevamo costruire in quei Paesi”, continua la Delvaux. “Con una differenza rispetto al passato: l’aumento del prodotto interno lordo difficilmente porterà una maggiore occupazione”.

  John Maynard Keynes aveva sostenuto che la tecnologia avrebbe significato alla disoccupazione di massa già nel 1930. La sua idea oggi è tornata di gran moda e si riverbera in saggi come The Rise of the Robots (Basic Books) di Martin Ford, premiato dal Financial Times fra i libri dell’anno nel 2015. “Sarebbe assurdo ignorare il problema”, ci racconta il verde Max Andersson, anche lui parte della commissione. "E' evidente che l'impatto ci sarà e non possiamo arrivare inpreparati". Ma non tutti sono d’accordo.

        

“Non facciamo del terrorismo: i robot svolgeranno i lavori degradanti o che è meglio che vengano fatti da macchine perché più affidabili”, spiega Roberto Viola, che ha diretto Agcom ai tempi di Silvio Berlusconi e adesso è a capo del Directorate General for Communications Networks (Dg Connect) della Commissione Europea. “Troveremo un equilibrio, bisogna solo fare attenzione. Reddito di cittadinanza e tasse sulla produzione della robotica sono ricette vecchie. La società dei robot ha bisogno di una nuova strategia che mantenga il bello del nostro stato sociale”. Un nuovo patto insomma, per il quale però serviranno risorse. E sul dove trovarle le opinioni divergono ancora una volta in maniera così radicale da far prevedere brutto tempo a Strasburgo per la giornata del 16 febbraio.  repubblica.it di  JAIME D'ALESSANDRO
         

 

 
 
 

Cosa vedere a Palermo Capitale Italiana della Cultura 2018

 

scritta palermo colorata

La bellissima Palermo si aggiudica, dopo essere stata proclamata capitale italiana dei giovani per il 2017, anche l’ambito titolo di Capitale Italiana della Cultura per il 2018. E’ la città dell’accoglienza, dell’arte, delle mostre e delle meraviglie da vedere in ogni angolo della strada. Ma anche della buona tavola, dei colori e del mare blu intenso. E’ un miscuglio di civiltà che incanta, da visitare assolutamente. Vediamo in questa mini guida la spettacolare Palermo.

Il Palazzo dei Normanni

Chiamato anche Palazzo Reale è la sede dell’Assemblea Regionale Siciliana ed è uno tra i più bei monumenti palermitani. Il palazzo è la più antica residenza reale d’Europa, eretto dagli Arabi nel IX secolo e poi ampliato dai Normanni, che ne fecero la loro residenza, è stato la dimora dei sovrani del Regno di Sicilia e sede imperiale con Federico II e Corrado IV.

Da segnalare tra le varie sale quella d’Ercole, così chiamata per gli splendidi affreschi di Velazques che la decorano, dedicati alle dodici fatiche dell’eroe greco. Mentre imperdibile al primo piano è la Cappella Palatina: una basilica a tre navate costruita nel XII secolo. Quasi completamente ricoperta da mosaici dorati, questo piccolo gioiello dell’arte bizantina vi lascerà senza fiato.

Cattedrale di Santa Rosalia

Imponente, perfettamente conservata e simbolo della città, è omaggiata e amatissima dai suoi Palermitani. La cattedrale, costruita nel 1185, in piena età normanna, sul sito di un’antica basilica cristiana, deve il suo aspetto attuale a un’ampia serie di modifiche subite nell’arco dei secoli. Una miscela di influenze che l’hanno resa uno spettacolo di architetture. Al ‘400 risale il portico antistante la facciata, in stile gotico catalano, la cupola è invece tardo-barocca, mentre gli interni sono del XIX secolo. All’interno potrete ammirare la cripta, risalente a VI secolo, e le stanze del tesoro, che espongono diversi oggetti preziosi rinvenuti nelle tombe. Ma soprattutto sono custodite le spoglie dei reali di Sicilia e quelle di Santa Rosalia, patrona della città.

L'orto botanico

Chi non teme le lunghe camminate può fare una passeggiata sul lungomare attraverso il parco del Foro Italico: un giardino, immenso e suggestivo, inaugurato nel 2000 che ospita viali alberati, una ricca vegetazione di tipo mediterraneo, palme e panchine. Ma anche grandi sculture moderne progettate da Italo Rota e realizzate da Nino Parrucca e una comoda pista ciclabile. Quest’area verde detta “Passeggiata della Marina” ha uno strepitoso panorama sul mare: dalla lunga terrazza chiamata Mura delle Cattive – originariamente il luogo dove erano solite passeggiare le vedove – si può godere di uno scorcio sull’intero Golfo di Palermo. Vicino al Foro Italico si trova anche l’orto botanico della città, considerato tra i più importanti in Europa. Costruito alla fine del ‘700, l’orto accoglie oggi oltre 12.000 tipi di piante differenti ed è il luogo perfetto per stare a contatto con la natura.

Ballarò, Vucciria e musica live

Ballarò è il quartiere dove di giorno si svolge l'antico mercato popolare. I vicoli e le piccole piazze affollate sono una sorpresa: qui potete perdervi tra i banconi di frutta e verdura, dove il pesce è freschissimo e il vociare con gli acuti siciliani sono un juke boxe a cielo aperto. La sera poi è invaso dai giovani che affollano i graziosi locali dove bere dell'ottimo vino, gustare appetitosi cibi di strada e ascoltare musica dal vivo. Vi consigliamo di osservare le numerose opere degli street artist, nazionali e internazionali, presenti nel famoso quartiere di Vucciria che tradotto dal siciliano significa “confusione”. Di giorno mercato popolare e di notte luogo dove si svolgono concerti di band della scena underground locale.

I dintorni di PalermoIl duomo di Monreale: estasi bizantina

Dopo aver girato Palermo vi consigliamo una gita a Monreale, un paese a soli 30 minuti dal capoluogo, meta di turisti provenienti da tutto il mondo, che custodisce uno spettacolo di rara bellezza: la famosa cattedrale in stile arabo-normanno. Al suo interno scoprirete diversi tesori come gli splendidi mosaici bizantini a fondo oro raffiguranti episodi della Bibbia e storie della Chiesa, ma anche l’altare maggiore di Valadier e un maestoso organo a sei tastiere del XX secolo. Il Duomo di Monreale regala una testimonianza dello splendore passato della Sicilia.

In spiaggia a Mondello

E’ la spiaggia più amata dai palermitani racchiusa tra Monte Pellegrino e Monte Gallo. Qui nacque Apollo, venerato in memoria del Monte. E’ una località da vedere in tutte le stagioni. La sabbia fine e bianca come la neve e lo smeraldo dell'acqua la rendono un posto unico al mondo, un paradiso per gli occhi. D'estate è ricca di manifestazioni sportive come il campionato europeo di windsurf ed è sempre piena di giovani. Il panorama mozzafiato poi deve essere assolutamente apprezzato mentre siete sedute in un bar tipico, con il vento tra i capelli, un buon libro e una brioche con la granita di gelsi.

Dove mangiare a Palermo: trattorie e chioschetti

Sono tantissimi i posti dove mangiare i piatti della cucina tipica siciliana, tra questi vi consigliamo la trattoria “Ai Cascinari” che si trova tra la Zisa e il Papireto, nascosto dal traffico è un locale spartano, pulito, che offre una cucina arabo-palermitana unica. D’obbligo iniziare coi fritti: filetti di sarde panati ai pistacchi e finocchietto, panelle, frittelle di ricotta e acciuga e le crocché di patate. Leggerezza ma rigorosamente senza unto.

Per chi ama il pesce, il fritto di paranza è un must: praticamente imbattibile. Tra le prelibatezze del menù anche le polpette di melanzane alla menta e  una varietà di deliziosi primi. Per finire in bellezza, ecco il chioschetto dei gelati Stancampiano in Via Notarbartolo 56. Con i suoi eccellenti e variegati gusti è considerato tra i gelati più buoni al mondo!  pianetadonna.it di Paola Medori

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Valentina la prima modella transgender sulla copertina di Vogue

Post n°3923 pubblicato il 15 Febbraio 2017 da paperinopa_1974
 

transgender animata

 Una modella transgender, per la prima volta, è la protagonista della copertina di Vogue Paris. È Valentina Sampaio, 19 anni, brasiliana.

Nata maschio, ma da sempre molto femminile, a 8 anni, con l’aiuto di una psicologa, diventa consapevole della sua natura transgender, e prende il nome di Valentina. I suoi genitori, una insegnante e un pescatore, la sostengono e la incoraggiano. Fa la modella da quando aveva 16 anni.

Per la copertina di Vogue di marzo, in edicola dal 23 febbraio, è stata immortalata dai fotografi Mert Alas e Marcus Piggott, che hanno realizzato due immagini differenti.

«Questo mese siamo fieri di celebrare la bellezza transgender – è scritto sul profilo Instagram della rivista - e il modo in cui le modelle come Valentina Sampaio, che qui posa per la sua prima copertina di Vogue, stanno cambiando il volto della moda, abbattendo i pregiudizi».

vanityfair.it di Monica Coviello

 
 
 

buon compleanno Antonio de Curtis in arte Totò

15 febbraio nasce il grande Totò Il personaggio di Totò è stato anche disegnato a fumetti in una breve collana chiamata:Totò a fumetti.Vennero pubblicati nel 1953 dalle Edizioni Diana di Roma,gli albi disegnati da Castellari avevano un costo di Lire 25 :

totò a fumettitotò a fumettitotò a fumettitotò a fumettitotò a fumettitotò a fumettitotò a fumettitotò a fumettitotò a fumettitotò a fumettitotò a fumettitotò a fumetti

 Totò e il segreto atomico
Totò nell'oceano
Totò e i pirati cinesi
Totò fra i cannibali
Totò e le belve
Totò contro Totò
Totò caporale
Totò Arrendetevi..gridò Totò
Totò e la bomba di provolone
Totò eroico paracadutista
Totò e il carro armato
Totò medaglia d'oro

Clicca qui per sfogliare
"Totò e il segreto atomico"

Inoltre vennero pubblicati i seguenti albi formato"Albi d'oro" da Lire 60:

Totò a fumetti
La strenna di Totò
Totò a fumetti n.2

Sul retro della copertina si leggeva:

"Il principe Antonio Focas Flavio Angelo Ducas Commeno De Curtis di Bisanzio ha concesso in esclusiva la facoltà di riprodurre in giornali per ragazzi le avventure del personaggio di Totò; da lui creato.Ogni diritto relativo al personaggio " Totò " è pertanto riservato a norma di legge."

All'interno di ogni albo è presente una rubrica "Scrivete a Totò" in cui Totò risponde ai suoi piccoli lettori.

vi metto il sito per conoscere tutto ma proprio tutto su Totò clicca Totò

antoniodecurtis.com

 
 
 

La creatività dei Robot

Post n°3921 pubblicato il 14 Febbraio 2017 da paperinopa_1974
 

La creatività dei Robot

Robot che imparano il senso del bello e creano opere d’arte. Una mostra indaga le nuove potenzialità delle macchine. In grado di influenzare l’estetica del futuro

Nel 1999 Alexander McQueen stupì il mondo della moda portando in passerella due robot che spruzzavano vernice gialla e nera sull’abito della modella Shalom Harlow. Dopo alcuni minuti di furia creativa da parte delle macchine, non scevra di sensualità, la platea contemplava, attonita, il primo abito nato dal connubio artistico tra uomo e automa. «Rinunciando provocatoriamente al controllo totale sulla sua creazione, con quella leggendaria sfilata lo stilista britannico dimostrò di aver intuito quella che sarebbe diventata un’importante tendenza nel mondo del design, della musica e di altri settori creativi: la collaborazione su un piano “artistico” ed “estetico”, tra uomo e robot». Parole di Amelie Klein, curatrice di “Hello, Robot. Design between Human and Machine”, l’imponente mostra al Vitra Design Museum di Weil am Rhein, dedicata all’evoluzione della robotica e al suo impatto nella società.

«Grazie alla tecnologia del Deep learning, che simula gli schemi di apprendimento del cervello umano, le intelligenze artificiali di nuova generazione, divorando in poche ore sterminati database di libri, immagini, brani musicali, intuiscono il nostro senso di bello, di armonia, nella musica, nell’architettura, nell’arte. E creano artefatti artistici originali, che possono piacerci».

Come “Daddy’s Car”, la canzone in stile Beatles composta da un robot della Sony, o il romanzo scritto da un automa che, sotto pseudonimo, lo scorso marzo è arrivato tra i finalisti del concorso letterario giapponese Nikkei Hoshi Shinichi Literary Award. Anche il catalogo della mostra “Hello Robot” è il frutto di una collaborazione tra un robot e un grafico, che si è limitato a scegliere tra le proposte di layout fatte dalla macchina. «L’estetica del futuro, nel design, nella musica e presto anche nella moda, si annuncia ibrida, sempre più influenzata da contributi non umani. Più che una minaccia alla nostra creatività, questa nuova tecnologia andrebbe vista come uno stimolo per nutrirla, per allenarci a cambiare il punto di vista, a mettere in discussione le nostre certezze. Anche in materia di gusto».

Non ci troveremo invece a impigrirci e a delegare alla macchina anche la parte più creativa del nostro lavoro? «La creatività artificiale apre inquietanti interrogativi», dice Paul Feigelfeld, esperto di nuove tecnologie e consulente della mostra. «Manderà in tilt il mercato del lavoro? Consegnerà la società nelle mani di pochi tecnocrati? Su un piano più filosofico, l’avanzata dei robot ci obbligherà a ribaltare la nostra nozione di creatività: per secoli abbiamo pensato fosse una prerogativa umana, oggi scopriamo che può essere una qualità della materia non vivente». In fondo, cos’è quel guizzo di ingegno che genera nuove idee, se non il risultato di un potente algoritmo in grado di imparare e creare materiale originale sulla base di patterns, analogie e opposizioni, concepito per “girare” su reti di neuroni invece che su chip di silicio? E poi, quando ci piace, ci ispira e commuove, è così importante se un’opera è stata realizzata da un umano o da una macchina?  vogue.it di Michele Fossi

 

 
 
 

Costume Quest diventerà una serie animata

Post n°3920 pubblicato il 14 Febbraio 2017 da paperinopa_1974
 

Costume Quest

Double Fine Productions ha annunciato che Costume Quest diventerà una serie animata il cartoon basato sul gioco andrà in onda nel 2018 su Amazon Prime Video. Il prodotto sarà orientato ai giovanissimi, con età compresa tra i 6 e gli 11 anni.

Il cartone animato di Costume Quest racconterà la storia di quattro giovani amici impegnati a combattere contro le forze del male che hanno invaso la città di Auburn Pines. Al momento non ci sono altri dettagli in merito, ricordiamo che la serie Costume Quest ha riscosso un discreto successo di pubblico e critica, il secondo episodio è stato pubblicato alla fine del 2014 su tutte le principali piattaforme. everyeye.it di Davide leoni

 
 
 

Alla scoperta di Charles Perrault il grande creatore di fiabe

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Alla Corte del Re Sole, in Francia, nacquero alcune delle fiabe più belle e famose di sempre             
 
Magari non l'avete mai sentito prima, ma Charles Perrault ha scritto molte delle fiabe che vi venivano lette quando eravate piccoli: Cappuccetto Rosso, Il Gatto con gli Stivali, Cenerentola ecc...Tutte storie famosissime che sono state ideate (o re-inventate) da questo intellettuale francese del XVIII secolo.
La fantasia ai tempi del Re Sole

Charles Perrault visse nella Francia di Luigi XIV, il cosiddetto "Re Sole". Nato nel 1628 da una famiglia della borghesia più ricca, Perrault studiò legge e grazie alle importanti amicizie strette nel corso degli anni, riuscì anche a ricoprire importanti incarichi statali.

 

La sua posizione agiata gli permise di entrare in quel mondo che orbitava intorno alla Corte del Re, la più splendente di tutta Europa, dove nobili e cortigiani di dilettavano nella lettura e composizioni di testi letterari, soprattutto fiabe, molto di moda in quel tempo. Charles Perrault, scrittore colto e brillante trovò qui l'ambiente adatto per far circolare le sue storie!

Tra immaginazione e... opportunismo!

Ben 200 anni prima dei Fratelli Grimm dunque, Perrault diede alla luce una raccolta di racconti e fiabe conosciuta come I racconti di mamma Oca

Il gatto con gli stivali è una delle fiabe di Perrault più conosciute! | Pixabay

L'opera però non fu subito pubblicata a suo nome, ma venne attribuita al figlio Pierre, accusato di aver ucciso un suo amico durante un duello. Lo scrittore sperava che se le fiabe fossero piaciute alla Corte, il Re avrebbe trattato con clemenza quello che pensava essere l'autore di racconti così meravigliosi.

Fiabe e morale

Le fiabe di Perrault sono storie semplici, dove personaggi e figure tratte dalla tradizione popolare (una principessa, un contadino, un gatto...) devono risolvere un problema o affrontare un pericolo. Il finale della storia nasconde sempre un insegnamento per i lettori (è la morale).

In Cenerentola ad esempio, l'autore vuole ricordare che nonostante le qualità che possiamo avere (bellezza, gentilezza, intelligenza), serve comunque un amico che ci aiuti a realizzare i nostri sogni (come la Fata madrina per povera Cenerentola) .

La Cenerentola disneyana è molto più buona e affabile della versione originale. Nel racconto di Perrault, la ragazza uccide la matrigna cattiva!
Lieto fine?

Molte dei racconti di Perrault ebbero un grande successo ma nel corso degli anni vennero un po' "addolciti", soprattutto perché in molti casi, questi non finivano molto bene.

Capuccetto Rosso, nella versione originale, non viene affatto salvata dal cacciatore: rimane divorata dal lupo perché si è fidata troppo di uno sconosciuto!

 FONTE: Treccani

focusjunior.it di Nicolò de rosa

 
 
 

Good afternoon...

Post n°3918 pubblicato il 13 Febbraio 2017 da longo_stefy

A presto...Stefy

 

 
 
 

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