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Messaggi di Gennaio 2016
Post n°3497 pubblicato il 31 Gennaio 2016 da paperinopa_1974
Il cartone tratto dalla celebre saga di film demenziali compie 25 anni dalla prima volta in tv nel nostro paese. Il successo del cartone spinse Italia 1 a trasmetterlo in fascia pre-serale e la sigla cantata da Cristina D'Avena ha fatto storia. "Mamma che scuola, mamma che scuola…è proprio questa qua!" cantava Cristina D'Avena in un jingle funky molto coinvolgente. Era la sigla di "Scuola di polizia", cartone animato trasmesso in Italia da Mediaset, prodotto da Warner Bros ed ispirato alla celebre saga di film demenziali americani che oggi compie 25 anni dalla prima messa in onda nazionale. Collocata cronologicamente fra il quarto ed il quinto film della saga, furono anche ricreati venti nuovi personaggi per l'occasione. Ovviamente non potevano mancare i grandi protagonisti del film. Come nei film, anche nei cartoni animati il protagonista della storia è Carey Mahoney, il più in gamba dell'accademia, sveglio e attento ad ogni cosa. Ad affiancarlo il grande Larvell Jones, che nel film è interpretato da Michael Winslow e, proprio come avviene in pellicola, si distingue per essere "l'uomo dai mille suoni", utilissimo nel ricreare con la bocca suoni come sparatorie e sirene, una competenza che si rivelerà essere molto utile ai compagni. Indimenticabile è Zed, il più divertente e buffo del gruppo, dotato di grande spirito di iniziativa ma, allo stesso tempo, in grado di vanificare tutto con la sua indole combinaguai. In genere a finire nei guai con Zed, c'era sempre il suo compagno di pattuglia, il povero Sweetchuck, il fifone occhialuto dell'accademia. L'uomo più forte del gruppo era Hightower: utile nelle scazzottate e nel piegare sbarre e abbattere barriere con la sola forza delle mani. La sua compagna di pattuglia, Laverne Hooks, è in grado di lanciare delle urla in grado di disorientare qualsiasi avversario. Un'altra coppia ben assortita e difficile da dimenticare è quella formata da Tackleberry e Debbie Callahan, il primo dal grilletto facile e dal bazooka sempre in spalla, la seconda in grado di farsi rispettare meglio di qualsiasi uomo dell'accademia. Completa il quadro degli allievi il "ciccione" Conklin, come Zed abile più a cacciarsi nei guai che a risolvere situazioni.
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Post n°3496 pubblicato il 31 Gennaio 2016 da paperinopa_1974
Cosa pensereste se Barbie fosse in realtà una bambola destinata ad un pubblico adulto? Quale la reazione delle milioni di madri benpensanti che, ignorando la genesi di questo feticcio, hanno comprato un giocattolo per adulti alla propria figlia? Difficile immaginarlo, anche se è probabile che, in moltissimi, rimarrebbero scioccati nel pensare un oggetto simile ad un giocattolo erotico fra le mani delle proprie bambine ignare.Barbie e Lilli sono due nomi senza alcun tipo di assonanza, ma le bambole che impersonano sono, in fin dei conti, esattamente identiche. Barbie non è stata progettata sul modello di un dentista, di un chirurgo, di una campionessa di ballo o di una ambasciatrice di pace nel mondo, ma su quella che, sul finire degli anni ’40, era una delle più famose strisce a fumetti della Germania Ovest.L’artista che realizzò i primi bozzetti di Lilli si chiamava Reinhard Beuthien, e scriveva per il tabloid di Amburgo Bild-Zeitung. Il personaggio dei fumetti era allora conosciuto come “Bild Lilli“, una giovane formosa che si guadagnava da vivere seducendo ricchi pretendenti maschili. La ragazza era arguta e intelligente, quella che definiremmo una “Femme-Fatale”. In una vignetta un poliziotto la redarguiva perché indossava un bikini in modo illegale sul marciapiede e lei rispondeva: “Oh, e secondo lei quale parte dovrei togliere?“. Lilli divenne talmente popolare che, nel 1953, il giornale stesso decise di commercializzare una bambola che veniva venduta come gioco per adulti presso bar, tabaccherie e negozi erotici. La bambola divenne un classico da regalare durante gli addii al celibato, quasi fosse un simbolo delle potenzialità sessuali che si abbandonavano col matrimonio.I genitori consideravano la bambola inadeguata per i bambini, e un opuscolo del 1950 descriveva Lilli come una “stella buona per ogni bar”. La bambola veniva venduta con un corredo molto amplio di vestiti, e alla fine anche le bambine finirono per desiderarne una per sé. Una giornalista della rivista The New Yorker, Ariel Levy, etichettò Lilli come una “bambola del sesso”.Nel 1950, una delle fondatrici della Mattel, Ruth Handler si trovava in Europa per un viaggio di affari, e acquistò un paio di “Lilli” da portare a casa. La Handler realizzò una propria versione della bambola che venne presentata alla Toy Fair di New York il 9 Marzo del 1959. Quel giorno, nasceva il mito di Barbie.Mattel acquistò regolarmente i diritti di produzione della Lilli dal Bild-Zeitung nel 1964, e da quel momento la produzione della bambola tedesca cessò. Il resto è storia, con oltre 2 miliardi di pezzi venduti e centinaia di serie ed edizioni speciali realizzate.sopra il post tre bambole a confronto: Lilli Mora, Lilli Bionda e Barbie. Notate qualche differenza? vanillamagazine.it Di Matteo Rubboli
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Post n°3495 pubblicato il 31 Gennaio 2016 da paperinopa_1974
Tenetevi forte, fan di Elsa e Anna e i loro amici, perché abbiamo finalmente una data di uscita (per quanto generica!) del sequel del vostro film preferito: Frozen 2 uscirà infatti in tutte le sale del mondo nel 2019, a 6 anni di distanza da un primo capitolo che ha frantumano qualunque record possibile e immaginabile. Il film, arrivato in tutte le sale nel 2013, è riuscito nella storica impresa di superare il miliardo di incassi a livello mondiale, diventando così il cartone animato più visto nella storia del cinema. La notizia bomba arriva dal sito francese Allociné che ha avuto di recente l’occasione di incontrare il produttore Disney Clark Spencer, di passaggio a Parigi per presentare Zootoprolis, il quale ha rivelato che, appunto, il secondo capitolo del lungometraggio dedicato al mondo di Arendelle uscirà fra 3 annetti, tutto questo mentre la filiale francese del gigante americano dell’intrattenimento ufficializzava la notizia. Fino a questo momento non abbiamo purtroppo altre informazioni sul secondo capitolo di Frozen, confermato pochi mesi fa dall’amministratore delegato della multinazionale Bog Iger nel corso di un’importantissima assemblea degli azionisti: per ora, la Disney è super impegnata anche con altri progetti, oltre al già citato Zootropolis infatti l’azienda ha in programma l’uscita di Alla ricerca di Dory e Vaiana, il cui arrivo è previsto rispettivamente per settembre e dicembre 2016. gingergeneration.it di Alberto Muraro
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Post n°3494 pubblicato il 31 Gennaio 2016 da paperinopa_1974
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Post n°3493 pubblicato il 31 Gennaio 2016 da Aschaky
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Post n°3492 pubblicato il 31 Gennaio 2016 da paperinopa_1974
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Post n°3491 pubblicato il 31 Gennaio 2016 da rbx1dgl
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Post n°3490 pubblicato il 30 Gennaio 2016 da paperinopa_1974
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Post n°3489 pubblicato il 29 Gennaio 2016 da paperinopa_1974
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Post n°3488 pubblicato il 29 Gennaio 2016 da paperinopa_1974
Finalmente. Questa è stata la prima parola di molti fan del più grande ladro del mondo dei fumetti. Era l'anno 2010 quando si iniziò a pensare ad una nuova testata per Diabolik, un qualcosa di nuovo per dare una rinfrescata al personaggio, ora finalmente abbiamo una nuova serie, che propone qualcosa di diverso. DK non è proprio un Diabolik 2.0 ma prende le origini e le sembianze (eccetto la cicatrice che ha in faccia) del nostro ladro e anche i suoi personaggi più stretti come Eva Kant e Ginko, che avranno i loro personaggi paralleli.Questa nuova serie può essere paragonata all'ormai defunto Universo Ultimate della Marvel, che mantiene gli stessi personaggi ma vengono cambiate le origini e anche il modo di comportarsi degli stessi, perciò DK non è Diabolik ma un suo clone che si muove in maniera differente. Il cambiamento non è radicale, sia ben chiaro, ma da' nuova vita a Diabolik e lo fa muovere in un contesto diverso. Il fumetto presenta molta più azione e DK, a differenza di Diabolik, non è famoso ma si muove nell'ombra e molti pensano che lui sia solo una leggenda metropolitana.La città non è più la Clerville in stile anni '60, ma ora le storie sono ambientate in una metropoli moderna che rendono esse ancora più intriganti. Il cambiento più radicale e più importante è avvenuto nel formato del fumetto e nei colori. Abbandando il formato tascabile in bianco e nero si è passati ad un vero e proprio comic book in stile Marvel, tutto a colori, dando una luce diversa al personaggio e alle storie.DK è un fumetto che rappresenta un po' un passaggio dal vecchio al nuovo, da un secolo all'altro, rispettando però il passato famosissimo di Diabolik, mantendendo e migliorando la qualità di esso. Inoltre è un modo per far avvicinare i nuovi lettori (ormai presi dall'avvento dei cinecomics, fumetti di supereroi e tascabili) attraverso questo nuovo formato più affine ai loro gusti abituali, per far conoscere e apprezzare un personaggio come Diabolik, uno dei fumetti più importanti del panorama italiano.
geekarea.it di Simone Lastilla |
Post n°3487 pubblicato il 29 Gennaio 2016 da paperinopa_1974
Una ricerca ha analizzato dodici film di animazione prodotti dal 1937 al 2013 scoprendo che le donne hanno sempre meno battute rispetto ai maschi. Ma c'è un trend positivo.Le principesse Disney? Bellissime, affascinanti, ma poco loquaci. È quanto emerge da uno studio delle linguiste Carmen Fought del Pitzer College e Karen Eisenhauer della North Carolina State University sui personaggi femminili dei film di animazione firmati Disney.Principesse, eroine e sirenette hanno infatti una caratteristica in comune: in tutte le pellicole da Biancaneve a Frozen parlano meno dei loro colleghi maschi. E quelle di oggi (per esempio Anna ed Elsa di Frozen), parlano ancora meno di quelle del passato (per esempio Aurora in La bella addormentata nel bosco)
La ricerca. Fought e Eisenhauer hanno esaminato dodici film prodotti tra il 1937 e il 2013 e i risultati mostrano che le "principesse parlano poco". Nella Sirenetta i personaggi femminili recitano il 32% delle battute. Mulan, riserva soltanto il 23% dei dialoghi alle donne. Persino Frozen, che ha ben due protagoniste, riserva il 41% delle battute al gentil sesso. Più chiacchierone nel passato. Ma c'è di più: le protagoniste dei film del passato sono più chiacchierone rispetto a quelle di oggi. Quindi, se Biancaneve e Cenerentola recitavano rispettivamente circa il 50% e il 70% delle battute del film, Belle e Jasmine scendono al 29% e al 10%. Il trend è continuato in questa direzione: negli ultimi anni i ruoli femminili "parlanti" sono sempre meno di quelli dell'altro sesso.Donne più indipendenti. Una tendenza positiva però c'è. Se nei primi film Disney si dava importanza soprattutto all'aspetto fisico, con principesse belle ma "incapaci", negli ultimi anni le donne hanno acquisito personalità, abilità e capacità da far valere di fronte ai colleghi maschi.Lo dimostrano i complimenti rivolti alle femmine: mentre nei classici per il 55% riguardavano la bellezza e per per l'11% il carattere, oggi il rapporto si è invertito (22% apparenze, 40% abilità). La ragione del cambiamento? Gli ultimi film sono stati realizzati da donne o da team misti, nei quali il gentil sesso fa sentire la sua voce. focus.it di Silvia Malnati
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Post n°3486 pubblicato il 29 Gennaio 2016 da paperinopa_1974
Negli USA si terranno a febbraio le prime gare di velocità con droni. Per ora le corse non saranno trasmesse in live streaming, ma in futuro probabilmente sì.Negli USA è nato un nuovo sport: la corsa coi droni. La Drone Racing League (DLR) ha annunciato che a partire dalla fine di febbraio si terranno in location chiuse al pubblico le prime gare di velocità pilotate da remoto, di cui possiamo avere un assaggio nel video che trovate nel post. Come la Formula 1. Le gare della DLR funzionano grossomodo con lo stesso principio di quelle della Formula 1: c'è un circuito da completare in un numero prefissato di giri, vengono misurati i tempi migliori dei piloti e ovviamente si può finire "fuori strada". In aggiunta, ci sono dei check point da cui passare per ottenere punti.La differenza rispetto ad altre gare di velocità è che i piloti comandano il velivolo a distanza, indossando un particolare visore che permette di vedere lo spostamento in tempo reale.Inoltre, i droni impiegati nella corsa sono tutti dello stesso modello - quadrirotori che raggiungono i 112 km orari - in modo da mettere alla prova l'abilità individuale di chi li comanda. Alle corse per ora possono partecipare solo i piloti selezionati dalla DLR, ma più avanti la League ha promesso che aprirà le porte anche a nuovi candidati.Verso il campionato mondiale. La prima gara vera e prioria si terrà il 22 febbraio presso il Sun Life Stadium in Miami, la seconda nel Hawthorne Shopping Mall, un centro commerciale abbandonato di Hollywood; seguirà poi un World Championship da realizzare sempre in spazi privi di pubblico per ragioni di sicurezza.
Purtroppo, data la scarsa qualità dell'immagine trasmessa dal drone al visore dei piloti, per il momento le competizioni non verranno trasmesse in diretta, ma in riprese successive alla gara. Che i droni, col tempo, diventino il nuovo punto di riferimento per gli appassionati delle competizioni ad alta velocità? focus.it di Silvia Malnati per vedere il primo video clicca qui per vedere il secondo video clicca qui
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Post n°3485 pubblicato il 29 Gennaio 2016 da paperinopa_1974
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Post n°3484 pubblicato il 28 Gennaio 2016 da paperinopa_1974
un grande successo per i costumi di guerre stellari stanno andando a ruba i negozi hanno esaurito le scorte in particolare le persone cercano quello di Dart Fener il costume che si vede in alto al post c'è da dire anche che la maschera e stata incriminata e levata dal commercio perché e facilmente infiammabile e potrebbe quindi causare ustioni questo carnevale 2016 sarà all'insegna di star wars si rischia di avere tutti gli stessi costumi io sono tradizionalista e mi vestirò da Paperino come ogni anno vi auguro buon divertimento e andateci piano con gli scherzi potrebbe essere non gradito coriandoli per tutti ciauuu
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Post n°3483 pubblicato il 28 Gennaio 2016 da paperinopa_1974
Un’ampia personale che, negli spazi della GNAM di Roma, presenta oltre 200 opere dell’artista – tele, disegni, collage – dagli anni settanta ad oggi, per ripercorrere la carriera di un artista eclettico. “Pittura e fumetto, artista perfetto!”. Questo è lo slogan che, in modo sintetico, ci fa intuire una parte fondamentale della poetica di Pablo Echaurren e ci connette con la mostra Contropittura, allestita alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma fino al 3 aprile 2016. Nonostante il nome cileno, la città dove nasce e lavora è Roma; figlio dell’artista Sebastian Matta, non è però lui a trasmettergli la passione per la pittura, fu invece grazie a Gianfranco Baruchello che Pablo iniziò a inserirsi rapidamente nel mondo dell’arte. A quel tempo l’artista, come lui stesso dichiara, non considerava ancora quella come la sua strada, suonava il basso e voleva diventare il quinto dei Beatles, quando Baruchello portò le sue illustrazioni al gallerista Arturo Schwarz che le comprò tutte. Da un lato conquista fin da subito il giovane pubblico con le sue illustrazioni, in particolare quella per il romanzo cult “Porci con le ali” del 1977, dall’altro viene in qualche modo emarginato dagli altri artisti per questa sua commistione tra pittura, disegno e fumetto che all’epoca suscitava critiche e scalpore in ambito artistico. La varietà dei disegni nelle sue tele insieme alle scritte e ai rimandi fumettistici catturano subito l’attenzione, grazie alla luminosità di questi colori sgargianti utilizzati. Le linee nere ben definite, i colori piatti, le scritte che si mescolano e si nascondono tra le immagini, creano un tutt’uno in composizioni che nel loro complesso risaltano esteticamente all’occhio dello spettatore. Di fatto, la cultura nella quale egli è cresciuto è quella Pop, che lui interpreta in chiave graffitista, dato che le sue opere ricordano più dei murales che dei quadri da museo. Uno street artist ante litteram, egli rappresenta la propria realtà in maniera critica, non in modo agguerrito ed aggressivo come Basquiat, ma sicuramente tocca dei temi caldi con sarcasmo ed ironia. Basti pensare alla serie di opere nelle quale esprime il suo desiderio di sovvertire il sistema dell’arte, che sembra ormai ai suoi occhi solo una macchina produttrice di guadagni, dove ciò che conta è solamente il valore economico delle opere mentre il contenuto e la creatività risultano secondari se non indifferenti. Che valore ha allora il lavoro del genio creativo che risiede dietro ogni opera? Un’acuta riflessione su quanta poca libertà d’estro si riserva in realtà ad una attività così creativa, se bisogna adeguarsi a ciò che può essere più facilmente venduto e possa piacere di più all’élite di pubblico che conta. Come il valore economico prevale su quello artistico, così anche la pittura sembra prevalere sugli altri generi ritenuti minori, come il disegno a fumetti e il collage e l’artista si prefigge il compito di restituire dignità ad ogni forma espressiva che possa trasmettere un segno e quindi un messaggio. Il linguaggio pittorico di Pablo, pur nascondendosi dietro un geometrismo che richiama l’Informale, a prima vista quasi astratto, rivela ad una più attenta osservazione tutta la sua concretezza ed aderenza alla realtà. In alcune tele emergono anche pagine della nostra storia, come quando rappresenta la caduta del muro di Berlino e i conflitti del Golfo Persico, ma sempre mescolati ad elementi simbolici e allegorie. In altre invece, ritornano riflessioni meno storiche e più filosofiche, come ad esempio in quelle con la serie di teschi che si sovrappongono e si nascondono in un horror vacui che più che un memento mori è una costante consapevolezza che, nonostante l’intensa attività della vita, la morte è pur sempre presente. In ogni caso, l’interesse per la realtà e impegno politico sono caratteristiche che lo hanno sempre distinto e che hanno trovato sbocco nelle vignette per riviste e quotidiani come “Lotta continua”, presenti in mostra alla Gnam e mai esposti prima. Sono gli anni ’77-’78, nei quali l’artista abbandonò momentaneamente la pittura e si dedicò esclusivamente al giornale, all’esperienza dei cosiddetti “indiani metropolitani”, una corrente che, rifacendosi ai dadaisti, in particolare a Duchamp, Picabia e Tzara, utilizzava la fama di questi artisti e le loro forme espressive come strumento di critica della retorica politica e dei meccanismi del consenso. In questi disegni porta a compimento quel processo che aveva già iniziato in pittura, rimescolando elementi di arte “nobile” e di arte “bassa”. Come nelle vignette riprende gli stilemi dadaisti, così in altre opere ci sono dei rimandi anche a dipinti futuristi e cubisti accanto a scritte pubblicitarie e personaggi dei fumetti, azzerandone la differenza. Se una copertina di un giornale può diffondere un segno ed un’opera d’arte più “alta” invece non ne è in grado, allora la copertina è sicuramente più importante, questo è quello che dimostra l’artista attraverso le sue opere. Del resto anche Picasso per la composizione del Guernica fu ispirato dalle immagini in bianco e nero che vide sul giornale riportante la notizia del bombardamento, a conferma che forse l’influenza tra le due forme d’arte è anche reciproca. Allo stesso modo i suoi “quadratini”, immagini inserite in dei piccoli riquadri ad acquarello, non sono semplici fumetti colorati, ma il mezzo per entrare in contatto con la realtà concreta, che rivelano la sua passione per studi quali la geologia e l’entomologia. Echaurren è un artista poliedrico che ha sperimentato un gran numero di mezzi espressivi, non solo pittura e fumetto, ma anche scultura, mosaico, ceramica, scrittura, video. Il film che ha prodotto con Francesco d’Aloja e Valerio Fioravanti, “Piccoli ergastoli”, girato nel carcere di Rebibbia con i detenuti, fu presentato al festival del cinema di Venezia. Se si volesse inquadrare o definire in qualche modo il suo stile non si potrebbe, dato il tale sconfinamento di generi e di influenze che l’artista utilizza in maniera fluida, impossibile etichettarlo o rinchiuderlo in una o più correnti. Si possono osservare i primi collage degli inizi degli anni ‘80, momento in cui egli riprende a poco a poco la sua attività artistica. Il bianco è il colore predominante, ma quasi sbiadito, rimangono le parole chiave dell’attività del giornale, tra cubismo sintetico e minimal, si stenta a riconoscere che sia lo stesso artista dei colori accattivanti e dei disegni così vitali e decisi delle tele. L’originalità di Pablo Echaurren sta anche in questo, poiché si trovò ad iniziare la sua carriera in un periodo storico in cui si stavano sviluppando numerose correnti artistiche, ognuna con le proprie caratteristiche precise assunte in forma intellettuale attraverso trattati, come il minimalismo, l’arte concettuale o l’arte povera. Egli invece fin dall’inizio anticipò il clima artistico degli anni 2000, caratterizzato da un generale eclettismo nel quale finalmente sembrano non esserci più distinzioni gerarchiche tra le diverse forme d’arte ma, anzi, esse iniziano a coesistere nella stessa opera. L’artista non ha certo rinunciato ai suoi punti di riferimento ma li ha reinterpretati in base all’esigenza del momento, allontanandosi da qualsiasi stereotipo artistico o convenzione culturale. La produzione artistica di Echaurren, si caratterizza per la sua varietà e per mantenere dei fili conduttori tematici, come l’attenzione verso la realtà e l’interesse per la politica, più che stilistici, rinnovandosi di continuo, trovando ogni giorno un elemento diverso. dailystorm.it di Emilia Scarallo |
Post n°3482 pubblicato il 28 Gennaio 2016 da paperinopa_1974
Tre decenni fa andava in onda per la prima volta in Italia l’anime sull’amicizia tra una bambina aliena e una ragazzina umana. Ma quando l’astronave è pronta per riportare Memole sul suo pianeta succede qualcosa di inaspettato. Ve lo ricordate?Gennaio 1986, andava in onda per la prima volta su Italia1 il cartone animato Memole dolce Memole. L’anime giapponese racconta dell’avventura sulla Terra di alcuni abitanti del pianeta Filofilo, costretti ad un atterraggio d’emergenza e in attesa di un’astronave che li riporti a casa. Sono piccoli, tanto da sembrare dei folletti, e il mondo per loro è un luogo pericoloso abitato da ‘giganti’ che potrebbero schiacciarli o animali che potrebbero divorarli. Tra loro c’è una bambina, Memole, talmente curiosa che ignorando i pericoli decide di avventurarsi alla scoperta di questo nuovo pianeta. Incontra così Mariel, una ragazza dalla salute cagionevole costretta a lunghi periodi chiusa in casa a cui fa vedere il mondo attraverso i suoi occhi. Un’amicizia la loro che nel corso dei 50 episodi si fa sempre più stretta tanto che nonostante la piccola Memole senta tanto la mancanza della mamma che si trova sul suo pianeta d’origine, decide di riunciare a lei per stare con Mariel.Il finale. In molti sarebbero pronti a giurare infatti che Memole alla fine se ne torni su Filofilo e tanti cari saluti a Mariel. E invece no. O meglio non è corretto. Perché in effetti la piccola aliena sale sull’astronave che li attende ai piedi delle Alpi per riportarli a casa. Arrivata però viene a sapere dalla madre che l’unico modo per far guarire Mariel è farle bere le sue lacrime. Insiema a tre amici decide quindi di tornare sulla Terra e di rimanerci, rimanendo in contatto con i parenti rimasti su Filofilo attraverso una sorta di cellulare intergalattico con cui potrebbero farsi venire a prendere in qualsiasi momento. Quindi per quanto ne sappiamo Memole potrebbe essere ancora qui, a salterrale sui funghi nei nostri boschi, in fondo lo dice lei stessa alla fine dell’ultimo episodio “E così riuscì a restare sulla Terra e ancora oggi vi osservo dai ciuffi d’erba o dall’ombra delle foglie degli alberi che crescono nella foresta. Chiamatemi. Forse vi risponderò”. tvzap.kataweb.it
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Post n°3481 pubblicato il 28 Gennaio 2016 da paperinopa_1974
i personaggi tornano in carne e ossa Arriverà nei cinema il prossimo 3 marzo Heidi, nuovo adattamento del celebre romanzo scritto da Johanna Spyri, lo stesso che ha dato vita a un'infinita serie di film e cartoni animati. Ritroveremo i personaggi in carne e ossa sul grande schermo in una origin story di cui possiamo ora vedere il trailer in italiano. La piccola Anuk Steffen interpreta la protagonista affiancata dal nonno interpretato dall'immenso Bruno Ganz. Il film, una co-produzione tra Germania e Svizzera, è stato diretto da Alain Gsponer. Questa la trama ufficiale Heidi è una bambina felice che vive in compagnia del nonno in una piccola casetta sulle montagne svizzere. Insieme al suo migliore amico Peter si diverte prendendosi cura delle caprette e godendosi la libertà della vita sui monti. Ma queste giornate spensierate si interrompono quando la zia Dete decide di portare Heidi a Francoforte.Lì dovrà fare compagnia a Klara, la figlia del ricco Signor Seseman, e insieme a lei imparare a leggere e scrivere sotto la supervisione della severa signorina Rottnmeier. In città Heidi conoscerà quindi un’amica inseparabile e l’amore per la lettura, ma la nostalgia delle sue amate montagne e di suo nonno si faranno sentire presto… Heidi sarà distribuito in Italia da Lucky Red. film.it |
Post n°3480 pubblicato il 28 Gennaio 2016 da paperinopa_1974
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Post n°3479 pubblicato il 28 Gennaio 2016 da paperinopa_1974
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Post n°3478 pubblicato il 27 Gennaio 2016 da paperinopa_1974
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