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Messaggi di Aprile 2016
Post n°3827 pubblicato il 26 Aprile 2016 da rbx1dgl
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Post n°3826 pubblicato il 26 Aprile 2016 da longo.stefania1969
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Post n°3825 pubblicato il 20 Aprile 2016 da paperinopa_1974
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Post n°3824 pubblicato il 20 Aprile 2016 da paperinopa_1974
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Post n°3823 pubblicato il 20 Aprile 2016 da paperinopa_1974
Si chiama Jia Jia e ha le guance rosa proprio come una donna vera. L’hanno soprannominata la “Dea Robot” ed è un nuovo cyborg interattivo in grado di rispondere agli ordini di un essere umano.Questo umanoide è stato progettato con un movimento naturale degli occhi, i suoi discrosi sono sincronizzati con il movimento delle labbra e chiama “signori” i suoi creatori di sesso maschile. Jia Jia è frutto della mente di Chen Xiaoping e dei suoi colleghi dell’Università di Scienze e Tecnologie della Cina, che hanno presentato oggi la nuova tecnologia ad Hefei. Durante la presentazione, Xiaoping ha detto ciao alla sua dea robot, che ha immediatamente risposto , “Sì mio signore, cosa posso fare per te?” Il team ha impiegato tre anni per terminare il robot, che può parlare, mostrare micro-espressioni, muovere labbra e corpo e sembra tenere la testa in un atteggiamento di sottomissione.L’umanoide è programmato per riconoscere l’interazione uomo/macchina , ha posizione autonoma, navigazione e offre servizi basati su tecnologia cloud. “Ciao a tutti, io sono Jia Jia. Benvenuti!” ha salutato così il pubblico del centro multimediale universitario, come riporta il Daily Mail. “Non avvicinatevi troppo quando mi fotografate, o la mia faccia sembrerà grassa” ha detto Jia Jia. Il gruppo di ricercatori erano anche i creatori del robot “Kejia”, che ha guadagnato il primo posto alla gara RoboCup del 2014. Kejia raggiunse un marchio storico di 8,555 punti mostrando la sua abilità nel disporre ordinatamente in fila delle bevande. Ma la dea robot di Xiaoping sembra non verrà usata in nessuna competizione. “Speriamo di sviluppare il robot affinché abbia profonde capacità di apprendimento. Aggiungeremo il riconoscimento delle espressioni facciali e lo faremo interagire ancora di più con le persone” ha spiegato Xiaoping.Ha inoltre rivelato che Jia Jia è “inestimabile” e il team non ha ancora preso in considerazione la produzione di massa. La dea robot della Cina non è il primo cyborg a sembrare una vera donna. All’inizio di quest’anno una replica dell’atrice Scarlett Johansson fece il suo debutto, che strizza l’occhio e ridacchia quando il suo creatore le dice che è carina. Ricky Ma ha impiegato un anno e mezzo e speso 50.000 dollari per completare il prototipo di robot al femminile che chiama Mark 1. Ammette che il robot è modellato come una star di Hollywood, ma racconta che non vuole darle un nome. Risponde a una serie di comandi vocali programmati che le vengono dati attraverso un microfono. L’umanoide ha movimenti di braccia e gambe semplici, può girare la testa e fare un inchino. Ha capelli scuri e occhi luminosi, indossa una gonna grigia e un top ed è in grado di creare espressioni facciali dettagliate. In risposta al complimento “Mark 1, sei davvero bella” solleva le sopracciglia e rilassa i muscoli intorno agli occhi, gli angoli delle sue labbra si alzano, creando un sorriso naturale, e infine risponde “hehe, grazie” blitzquotidiano.it
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Post n°3821 pubblicato il 19 Aprile 2016 da paperinopa_1974
Il loro prima apparire è al Tracey Ullman Show, in un breve episodio intitolato Good Night. Dal 1989 i Simpson collezionano premi e tengono incollati allo schermo milioni di telespettatori in tutto il mondo. Il debutto di Homer, Marge, Bart, Lisa e Meggie sul piccolo schermo è avvenuto il 17 dicembre 1989, ma pochi sanno che la sitcom più longeva della tv statunitense ha debuttato due anni prima, il 19 aprile 1987, durante il Tracey Ullman Show come cartone animato breve. I corti sono stati creati da Matt Groening e James L. Brooks, ma all’epoca i disegni erano decisamente meno curati rispetto a quelli che poi hanno debuttato nel 1989. Tutto è iniziato perché la Fox ha chiesto a Groening di produrre una versione animata di Life in Hell, un suo fumetto pubblicato settimanalmente da diversi giorni, del quale si è rifiutato di cedere i diritti. Ha pensato allora alla famiglia de I Simpson, una normale famiglia americana pronta ad affrontare i problemi quotidiani della vita. Sono 48 i corti trasmessi all’interno del varietà, tutti di 30 secondi circa, suddivisi nell’arco delle tre stagioni dello Show e inediti in Italia. Il primo, quello del 19 aprile 1987, s’intitola Good Night. E proprio il Tracey Ullman Show, dopo aver terminato la messa in onda, ha intentato una causa legale, affermando che il successo dei Simpson era dovuto allo show e chiedendo di ricevere una parte dei guadagni ottenuti dalla serie. La primissima immagine dei Simpson, nella prima serata del 19 aprile 1987 I Simpson (The Simpsons) è una popolare sitcom animata creata dal fumettista statunitense Matt Groening alla fine degli anni ottanta per la Fox Broadcasting Company. È una parodia satirica della società e dello stile di vita statunitensi, personificati dalla famiglia protagonista, di cui fanno parte Homer, Marge e i loro tre figli Bart, Lisa e Maggie Matt Groening, creatore di Life in Hell, I Simpson e Futurama Ambientato in una cittadina statunitense chiamata Springfield, la serie tratta in chiave umoristica molti aspetti della condizione umana, così come la cultura, la società in generale e la stessa televisione. Nel corso degli anni hanno vinto numerosissimi e importanti premi televisivi, tra i quali 23 Emmy Awards. Il numero del magazine TIME del 31 dicembre 1999 lo ha acclamato come "miglior serie televisiva del secolo" e, nella stessa rivista, Bart Simpson venne inserito nella lista dei 100 personaggi più influenti dello scorso secolo.. Il 14 gennaio 2000 lo show ha ottenuto una stella nella Hollywood Walk of Fame. È, a tutt'oggi, la più lunga sitcom e serie animata statunitense mai trasmessa. Come prova dell'influenza che lo show ha avuto nella cultura popolare, l'esclamazione contrariata di Homer Simpson, "D'oh!", è stata introdotta nell'Oxford English Dictionary.Come tutte le stars, I Simpson sono presenti sulla Hollywood Walk of Fame! In Italia, lo show è trasmesso dalle emittenti del gruppo Mediaset, la quale detiene i diritti e ne doppia gli episodi, e dalla piattaforma satellitare Sky. Il primo episodio è andato in onda il 1º ottobre 1991 su Canale 5 in seconda serata, mentre i successivi sono stati trasmessi in fascia pomeridiana. I Simpson che dagli ultimi ani ’90 hanno mostrato qualche naturale stanchezza e qualche critica, hanno comunque continuato la loro strada, essendo stati a lungo lodati da vari critici americani come "lo spettacolo televisivo più irriverente e impertinente mai andato in onda". dilucca.it |
Post n°3820 pubblicato il 18 Aprile 2016 da paperinopa_1974
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Post n°3819 pubblicato il 16 Aprile 2016 da paperinopa_1974
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Post n°3818 pubblicato il 16 Aprile 2016 da paperinopa_1974
Un nuovo cartone animato in arrivo per grandi e piccini su Rai YoYo il canale della Rai dedicato al mondo dei bambini. Di cosa si tratta? Da domani sulla rete andrà in onda un cartone nuovo di zecca. Il circo protagonista di una nuova serie animata. Si tratta di “Toby’s Travelling Circus”, che Rai YoYo (canale della direzione Rai Ragazzi) propone, tutti i giorni, a partire da domenica 17 aprile, alle 15.30. Una serie ideata per i bambini tra i 3 e i 6 anni che porta la magia del circo sul piccolo schermo. Toby è un giovanissimo direttore di circo che guida i suoi artisti in avventure ricche di emozione sotto le luci sfavillanti della pista. Ogni impresa, che all’inizio sembra impossibile, con il lavoro di squadra risulterà un successo tra grandi applausi. E’ possibile inoltre visitare il sito di Toby’s Travelling Circus per giocare insieme ai vostri bambini anche con il computer o con un iPad. ultimenotizieflash.com di Giorgia |
Post n°3816 pubblicato il 15 Aprile 2016 da paperinopa_1974
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Post n°3815 pubblicato il 14 Aprile 2016 da paperinopa_1974
![]() Un tour nell’Atélier della Aldebaran Robotics a Parigi, interagendo con i nuovi robot e cercando di capire cosa li rende così diversi A seconda dell’età del soggetto al quale rivolgete la domanda «conosci il nome di un robot umanoide?» vi sentirete rispondere Asimo (costruito dalla Honda) dai più anziani oppure Nao (opera della Aldebaran Robotics) da ragazzi, ricercatori e… medici. Fin dalla sua prima incarnazione – pardon, release – la creazione della Aldebaran ha catturato l’attenzione del mondo dell’istruzione (secondaria e universitaria) e la fantasia dei non addetti ai lavori. I primi hanno finalmente avuto a disposizione uno strumento (relativamente) economico per sperimentare la programmazione orientata alla gestione di una macchina umanoide, e i secondi sono messi in condizione di sperimentare – adesso – un futuro molto prossimo, nel quale i robot saranno una presenza diffusa nella nostra vita quotidiana. Certo, sul mercato non mancano esempi di robot che parlano, si muovono e compiono operazioni complesse con apparente naturalezza, ma si tratta invariabilmente di prototipi, fenomeni da baraccone o esemplari unici, realizzati per scopi specifici. L’esperienza insegna che le macchine suscitano reazioni irrazionali e violente, invariabilmente legate alla paura di perdere soldi, lavoro e – in definitiva – potere, e che, tuttavia, alla lunga le persone accettano l’innovazione fino a darla per scontata, non riconoscendola più per tale. È accaduto per la tecnologia del vapore, con quella dell’autotrasporto, con l’informatica e accadrà, domani, con la robotica. In questo senso, dunque, la strategia della Aldebaran è molto intelligente perché cerca di disinnescare il conflitto prima che esploda. E’ un approccio inusuale, totalmente diverso da quello di altri giganti dell’ICT che, invece, sotto la patina ipocrita della “interattività” riducono gli utenti come gli umani nel mondo di Matrix: combustibile rinchiuso in bozzoli, la cui unica funzione è produrre energia per alimentare il sistema È per questo motivo che ho deciso di approfondire il tema, facendo un cosa non più molto in voga nell’era del giornalismo online: andare di persona sul posto per farmi un’idea “di prima mano”. E dunque, caricate armi e bagagli, sono partito alla volta di Parigi, dove, in una zona periferica lontana dalle rotte turistiche, si trova l’Atélier Aldebaran. Lo spazio riservato alle visite si trova al piano terra, entrando, sulla sinistra, come suggerisce immediatamente l’addetto alla reception dicendomi: vous-etes ici pour le robot? (siete qui per vedere i robot?). È un open space sobrio e accogliente, il pavimento di parquet e i muri tappezzati di monitor, un po’ laboratorio e un po’ aula, dove Nao e Pepper (una sorta di robot-maggiordomo che “legge” gli stati d’animo delle persone), sono pronti a interagire con i visitatori che possono anche partecipare a corsi diversificati per fascia di età. Mentre Aurore Chiquot, responsabile dell’ufficio stampa, mi spiega la filosofia che sta alla base del progetto Aldebaran, ho potuto osservare il modo in cui due bambini di otto e dieci anni che non parlavano francese si sono rapportati con i robot disponibili per il pubblico. L’esperienza è stata molto istruttiva perché è stato palese che, pur riconoscendo evidentemente che si trattava di macchine, i bambini li hanno trattati da loro “pari” partecipando ad alcuni giochi matematici coordinati interamente dai robot e ballando insieme a loro. Questa reazione, mi è stato spiegato, è molto comune fra i più piccoli, tanto che alcuni medici hanno cominciato ad usare Nao per comunicare con bambini autistici, ottenendo promettenti risultati. È ancora troppo presto per formulare conclusioni definitive, ma da quanto risulta, la forma antropomorfa di Nao e la sua capacità di interazione sembrano ben accolte dai bambini affetti da questa patologia. Parlare – specie in questi tempi – di “integrazione” in rapporto a delle macchine può sembrare un fuor d’opera, ma in realtà non è così. Anzi, è vero il contrario: quanto più le macchine avranno forme e funzioni antropomorfe, tanto più dovremo essere ben consapevoli di cosa possono fare per noi e di come possiamo/dobbiamo usarle. Un risultato del genere, però, si può ottenere soltanto studiandole da prima possibile, in modo da rendere la loro presenza un utile aiuto alla nostra vita quotidiana invece di un banale copione da film di fantascienza di quarta serie. Chapeau, dunque, alla Aldebaran Robotics per avere capito – prima e meglio di altri – che la tecnologia senza cultura produce soltanto oggetti privi di anima. pcprofessionale.it di Andrea Monti
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Post n°3814 pubblicato il 14 Aprile 2016 da paperinopa_1974
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Post n°3813 pubblicato il 13 Aprile 2016 da paperinopa_1974
Da una partnership tra General Electric e la community online di scrittori Wattpad rinasce la serie #Adventures in Science, storie fantascientifiche ispirate alle grandi sfide della ricerca e dell'innovazione tecnologica. Imparare la scienza grazie ai maestri dei fumetti: un progetto di General Electric nato negli anni Cinquanta che però ora torna a vivere in una nuova versione letteraria, tutta digitale, grazie all'accordo con Wattpad, app per leggere libri su smartphone e iPad diventata una vera e propria comunità online per scrittori. La nuova campagna #Adventures in Science di General Electric comprende quindi una serie di racconti di fantascienza scritti dai più talentuosi artisti della piattaforma, ispirati a una collezione di storici albi a fumetti commissionati da GE ad alcuni dei più noti disegnatori degli anni Cinquanta allo scopo di avvicinare un ampio pubblico ai grandi temi della scienza. Dall'elettricità ai viaggi nel tempo e nello spazio, i temi approfonditi dalla collana originale sono stati raccontati nuovamente attraverso occhi e piattaforme diverse, alla luce di nuove conquiste tecnologiche ma anche di misteri ancora insondabili e sono già disponibili online. "Il genere della fantascienza continua a suscitare un grande senso di meraviglia e magia", ha affermato Sam Olstein, Direttore per l'Innovazione digitale globale di General Electric. "Rende possibile l'impossibile attraverso l'innovazione e il progresso scientifico. GE incarna molte di queste caratteristiche nel suo DNA, concretizzandole nella magia e nella meraviglia dell'impatto delle nostre innovazioni sulla realtà che ci circonda". L'impegno di GE però non si esaurisce in un'iniziativa editoriale. Per rispondere alle nuove sfide della rivoluzione digitale, infatti, l'azienda lavora costantemente all'implementazione delle tecnologie dell'Industrial Internet nei diversi settori in cui opera: dall'energia all'aviazione, dal biomedicale all'oil&gas. È in quest'ottica che GE ha recentemente annunciato un importante riassetto della propria organizzazione e la costituzione di una nuova divisione – GE Digital – in cui sono confluite tutte le sue attività software e digitali per fornire ai propri clienti gli strumenti per la trasformazione digitale e lo sviluppo dell'Industrial Internet. tomshw.it di Alessandro Crea |
Post n°3812 pubblicato il 13 Aprile 2016 da paperinopa_1974
Una scoperta casuale che cambierà i nostri modelli sull'evoluzione dell'Universo (ma ancora non sappiamo come).Una serie di buchi neri emettono, tutti, potenti getti nella stessa direzione.|NASA Numerosi buchi neri al centro di diverse galassie senza legami tra loro hanno mostrato di emettere potenti getti di energia tutti nella stessa direzione. La scoperta, pubblicata sul Monthly Notices Letters of the Royal Astronomical Society, è stata possibile grazie a tre anni di ricerche condotte con il Giant Metrewave Radio Telescope (GMRT), un insieme di radiotelescopi a Pune (India). Spiega Andrew Russ Taylor (Dip. di astronomia dell'università di Cape Town, Sudafrica), primo firmatario dello studio: «Una uniformità nelle emissioni è spiegabile solo se i buchi neri ruotano tutti nella stessa direzione. E poiché sono molto distanti tra loro, e non si vede come possano avere o avere avuto interazioni reciproche, si deve supporre che l'orientamento comune debba risalire alla formazione delle galassie, nell'universo primordiale. In quell'area, chiamata ELAIS-N1, deve essere avvenuto qualcosa che ha innescato la rotazione nella stessa direzione di tutto ciò che vi era al suo interno». Nessuna spiegazione, nessuna teoria. Come spesso avviene anche in astronomia, la scoperta non è frutto di una ricerca mirata ma il risultato di uno studio sulle sorgenti radio più deboli in una particolare regione dell'Universo. Quale forza può avere imposto quell'uniformità di comportamento a un'intera porzione di Cosmo? Si fanno delle ipotesi: dalla presenza di campi magnetici cosmici (che hanno innescato il moto di enormi quantità di materia ed energia) all'azione di particelle esotiche (per esempio gli assioni: mai finora rilevati). Ma la verità dei fatti è che, al momento, la domanda è senza risposta. Inoltre, «non abbiamo alcun modello che spieghi questo bizzarro fenomeno», afferma Romeel Dave (università di Cape Town), che coordina un gruppo di ricercatori che realizzano modelli evolutivi dell'Universo. I nostri attuali modelli non presentano grandi regioni dell'Universo con caratteristiche simili, ma un Universo primordiale con un grado di diversità intrinseca totale. Ecco allora dunque una scoperta casuale che costringerà a rivedere molti concetti dati per assodati sull'evoluzione primordiale dell'Universo. focus.it di Luigi Bignami
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Post n°3811 pubblicato il 13 Aprile 2016 da paperinopa_1974
Il fisico Stephen Hawking e il filantropo Yuri Milner hanno annunciato un piano ambizioso per raggiungere le stelle più vicine. Grazie a un investimento di 100 milioni di dollari vogliono sviluppare un sistema di propulsione veloce per raggiungere le stelle vicine. In tempi compatibili con una vita umana. E con nano sonde complete di tutto. Centinaia, forse migliaia, di astronavi grandi quanto un francobollo, dal costo di un iPhone, spinte da "fasci" laser "sparati" da Terra e in grado di raggiungere velocità di circa il 20% di quella della luce. È il progetto Breakthrough Starshot, sviluppato da Sthephen Hawkings (e altri scienziati) con un finanziamento da 100 milioni di dollari dell'investitore e filantropo russo Yuri Milner (e con la partecipazione di Mark Zuckerberg).|Breakthrough Initiatives Alpha Centauri, il sistema stellare più vicino al nostro, si trova a 4,37 anni luce da noi: sono circa 40 trilioni di km di distanza. Con la sonda più veloce in nostro possesso, impiegheremmo circa 30 mila anni per raggiungerlo. Stephen Hawking e l'investitore e filantropo russo Yuri Milner, insieme a Mark Zuckerberg e altri cervelloni tra scienziati e ingegneri, hanno in mente un piano più rapido. Una nanosonda sospinta da una vela in metamateriali ultraleggeri, che attraverso la spinta congiunta di raggi laser possa viaggiare al 20% della velocità della luce, catturando le immagini di tutto ciò che incontra durante il percorso. Tempi umani. Se Breakthrough Starshot - questo il nome del progetto, una costola dell'iniziativa Breakthrough - divenisse realtà, per arrivare ad Alpha Centauri occorrerebbero 20 anni: se si pensa che la Voyager 1, partita quasi 40 anni fa, si trova ora ai confini del Sistema Solare, non è difficile immaginare le ripercussioni che una simile modalità di propulsione potrebbe avere sull'esplorazione spaziale. L'investitore e filantropo russo Yuri Milner e Stephen Hawkings durante l'annuncio di oggi. Breakthrough Initiatives stanzierà 100 milioni di dollari per gli studi nel campo della fotonica e delle nanotecnologie per rendere realtà il sogno di esplorare lo Spazio più lontano. | Getty Images via Breakthrough Initiatives Un'astronave in miniatura. Soltanto la fase ingegneristica del progetto richiederà diversi anni di sviluppo. La nanosonda robotica, completa di telecamere, propulsori fotonici, batterie, sistemi di navigazione e comunicazione, non sarebbe più grande di un francobollo e potrebbe essere prodotta al costo di un iPhone. A sospingerla ci sarebbe una vela solare non più spessa di qualche centinaio di atomi e del peso misurabile in grammi, il risultato dei progressi che si stanno compiendo nell'ambito delle nanotecnologie e dei metamateriali, sempre più sottili e resistenti. Scatole cinesi. Fasci ottici di laser funzionanti all'unisono, come un'unica antenna (phased array laser) potrebbero generare l'energia necessaria a sospingere la vela solare, arrivando dove i raggi del Sole non riescono: potenzialmente, potrebbero raggiungere i 100 gigawatt di potenza, fornendo un'accelerazione fenomenale in pochi minuti. Funzionerebbero in modo modulare, spingendo la nanosonda sempre più in là prima sfruttando la spinta da terra, poi utilizzando quella prodotta dalla sonda madre e così via, facendo guadagnare progressivamente velocità alla nanoastronave. La batteria di fasci laser che potrebbe mandare le nano navicelle fino ad Alpha Centauri. | Breakthrough Initiatives Fatevi sotto. Le sfide aperte sono moltissime: si va dal costruire una distesa di antenne laser a costruire una "navicella madre" che possa condurre in orbita migliaia di nanosonde, fino al superamento di ostacoli come la perturbazione dell'atmosfera terrestre e lo scontro con le polveri interstellari. Per questo gli scienziati hanno scelto di pubblicare online tutti i loro dati, e avvalersi dei benefici della condivisione di conoscenze open source. L'obiettivo è ambizioso e sfaccettato: individuare eventuali esopianeti abitabili, esplorare gli asteroidi o ancora studiare più a fondo i corpi celesti del Sistema Solare. Nulla toglie che le nanosonde possano essere spedite anche più vicino (o più lontano). Breakthrough Starshot è promossa da Stephen Hawking e da Yuri Milner, ma oggi nel board (in italiano, il consiglio d'amministrazione) dell'iniziativa è entrato anche Mark Zuckerberg. A capo del progetto c'è Pete Worden, ex direttore del centro di ricerca AMES della NASA, e vede il coninvolgimento di una ventina di scienziati di tutto il mondo compreso un italiano, Giancarlo Genta del politecnico di Torino. focus.it
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Post n°3810 pubblicato il 13 Aprile 2016 da paperinopa_1974
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Post n°3809 pubblicato il 13 Aprile 2016 da paperinopa_1974
Xiaomi realizza un vero e proprio gioco e il suo tablet Mi Pad 2 Android diventa un Transformer, in tutto e per tutto simile a quelli conosciuti attraverso i cartoni animati. Xiaomi ci prova con i Transformers e lo fa con uno phablet che, appunto, è in grado di cambiare le proprie sembianze per assumere quelle di un robot. Se siete appassionati di tecnologia e fantascienza non potete non conoscere il mitico brand che, fin dalla sua apparizione nel 1982 come serie di cartoni animati, ha suscitato un grande interesse da parte di intere generazioni. E, oggi, quegli stessi appassionati del cartone animato prima e della tecnologia poi, non potranno che apprezzare la scelta di Xiaomi di fare un salto così inusuale e incredibile in un mondo del tutto nuovo. La novità nasce grazie ad una partnership con l’azienda Hasbro, il colosso cinese che abbiamo conosciuto per la realizzazione di uno speciale Mi Pad 2 in grado di trasformarsi proprio in un Transformer in 30 diversi passaggi. Il cartone animato è stato un tale successo che un agguerrito merchandising costituito di giocattoli, fumetti, videogiochi, e accessori come zaini, abbigliamento e calzature, fecero la fortuna di aziende di giocattoli come Hasbro, appunto, e Takara Tomy. Il franchise Transformers ha avuto successo negli ultimi anni, con il film saga diretto da Michael Bay e prodotto da Dreamworks e Paramount Pictures. Ora, il marchio vuole far rivivere quel meraviglioso mondo dei gadget per mano di Xiaomi. E, nel far ciò, ha sviluppato questa nuova “tavoletta” in grado di trasformarsi in uno degli esseri robotici provenienti dal pianeta Cybertron. Il giocattolo è una replica esatta di un My Pad 2, spesso additato come copia forse un po’ troppo somigliante all’iPad di Apple. Se temete, però, che un device non possa essere effettivamente in grado di funzionare nelle sue nuove fattezze, vi sbagliate di grosso. Tutto, infatti, è pensato nei minimi dettagli e fatto appositamente per essere realmente funzionante come si conviene ad un dispositivo elettronico. Tuttavia, distinguendosi da molti altri prodotti dell’azienda del Sol Levante, lo Xiaomi Transformer sarà prodotto attraverso le risorse che si guadagneranno grazie ad una campagna di crowdfounding. Al momento, la cifra minima richiesta per avviare la produzione è già stata raggiunta con ottimi risultati. Ecco perchè si prevede che la vendita dello Xiaomi Transformer possa incominciare a breve. Il prezzo fissato dovrebbe attenersi attorno i 169 yuan, ossia circa 20 euro. tecnoandroid.it di Federica Vitale
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