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Messaggi del 08/02/2017

povero umano

Post n°3910 pubblicato il 08 Febbraio 2017 da paperinopa_1974
 

animati

I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perché. (Mark Twain) dona per ricevere stronzetto tu non sei padrone di nulla

 

 
 
 

Palermo Biennale Arcipelago Mediterraneo festival popoli e culture del mare

Post n°3909 pubblicato il 08 Febbraio 2017 da paperinopa_1974
 

 

Al via a Palermo Biennale Arcipelago Mediterraneo, festival popoli e culture del mare

Per raccontare la cultura e le culture del Mare Nostrum, nasce BAM, prima Biennale Arcipelago Mediterraneo, promossa dall’Assessorato comunale alla Cultura, in programma a Palermo dal 10 febbraio al 12 marzo. Spalmata sull’intera città, tra centro storico e luoghi decentrati, tra fondazioni private e spazi pubblici, in stretto rapporto con le associazioni del territorio, i centri di cultura straniera, i festival, i musei, gli artisti, BAM “assorbirà” le tante anime di chi qui vive, arriva, si ferma, riparte, si confronta. Un ponte tra il Mediterraneo e il resto del mondo, un arcipelago di isole diverse: BAM è un festival di teatro, musica e arti visive dedicato ai popoli e alle culture del Paesi che si affacciano sul mare, con lo scopo di favorirne e promuoverne il dialogo e, nello stesso tempo, valorizzare e tutelare il patrimonio artistico e culturale nelle sue molteplici espressioni. Ma, soprattutto, la Biennale è pronta a porsi come interlocutore privilegiato per importanti collaborazioni internazionali. Ed inizia con forza: già questa prima edizione stringe un rapporto con la Fondazione Merz di Torino e Imago Mundi – Luciano Benetton Collection.

Venerdì (10 febbraio) si inaugura tra la chiesa SS. Euno e Giuliano, a piazza Magione – appena recuperata, è un nuovo spazio che si apre alla città: l’antica chiesetta dei “seggettieri o portantini”, distrutta dai bombardamenti, torna alla vita e mostra una sconosciuta cripta e un ancora più nascosto, ambiente ipogeo adibito ad essiccatoio – e l’antico Monte di Pietà di Palazzo Branciforte, un focus sull’artista egiziano Wael Shawky, primo appuntamento di “Punte brillanti di Lance” progetto nato dall’incontro tra la Fondazione Merz, la Fondazione Sicilia e il Comune di Palermo. Cantore delle vicende storiche legate alle crociate e alla cultura poetica araba (vincitore della I edizione del Mario Merz Prize), Wael Shawky offre un punto di vista narrativo non occidentale. La collaborazione con la Fondazione Merz proseguirà in primavera con “Le vie di Merz”, ulteriore capitolo, in collaborazione anche con il Museo Archeologico A. Salinas, che sfocerà poi nel 2018, anno in cui Palermo sarà Capitale italiana della Cultura e ospiterà Manifesta 12.
“La Fondazione Merz interpreta oggi il proprio ruolo di “centrale energetica” dell’arte attraverso l’incontro e la partecipazione – spiega Beatrice Merz, a capo della Fondazione Merz di Torino -. Credo che il valore delle iniziative che stiamo costruendo con la città di Palermo risieda nel potere immaginifico del dialogo che abbatte confini e differenze”.
Dal 18 febbraio il padiglione ZAC dei Cantieri della Zisa raccoglie il nuovo tassello del progetto Imago Mundi – Luciano Benetton Collection, dedicato al Mare Nostrum. La mostra offre uno spaccato contemporaneo inedito e originale sul “mare di mezzo”: quasi 3500 tele di altrettanti artisti rappresentati nelle 21 collezioni esplorano collettivamente nuove rotte in questa distesa liquida, contro ogni barriera sinonimo di tragedia. Imago Mundi è il progetto no profit di arte contemporanea promosso da Luciano Benetton: artisti di tutto il mondo, affermati ed emergenti, si stanno confrontando con lo stesso supporto, una tela 10×12 cm; fino ad ora sono stati coinvolti 20.000 artisti da 120 Paesi, regioni e popoli. A Palermo sarà presentata parte della collezione e, in prima mondiale, la raccolta dedicata alla Sicilia, Identità siciliane. Contemporary Artists from Sicily, 220 opere diverse che hanno in comune l’aspirazione alla libertà espressiva, la capacità di sorprendere, la volontà di non restare fermi. Un accumulo di ispirazioni, rappresentazioni, situazioni, modi di ricercare e agire, visioni, sogni e colori in cui la Sicilia costruisce la sua storia. Il 19 sarà proiettato il documentario “Shame and Soul” del fotografo inglese Giles Duley e dell’artista siriano Semaan Khawam, esule in Libano, che dialogano tra loro, ciascuno con la propria arte.
“Arte come strumento di conoscenza e di dialogo tra diverse culture – dichiara Luciano Benetton – Questa è la filosofia e l’obiettivo del progetto nato per creare collegamenti: tra visioni diverse, voci e poetiche differenti, culture anche contrastanti. Linea che sta alla base anche della nuova collezione siciliana in cui artisti visivi, musicisti, creativi, poeti, architetti costruiscono insieme un caleidoscopio di suggestioni rappresentative delle infinite sfaccettature di quest’isola”.
Il 18 febbraio il sindaco Leoluca Orlando siederà allo stesso tavolo dei rappresentanti istituzionali dei Paesi del Mediterraneo per un’unica, grande conferenza e dialogo in comune.
“Città dell’accoglienza: non solo apre le braccia, ma ha deciso con la Carta di Palermo 2015 di fare del riconoscimento della mobilità umana e culturale, la memoria del passato, l’impegno del presente e il progetto del futuro – interviene il sindaco Leoluca Orlando -. Palermo, città migrante nelle sue strutture materiali e negli stili urbani, è migrante anche nei suoi abitanti e negli stili di vita. Capitale culturale perché immagine viva di armonia tra diversità monumentali, artistiche e umane. Mediorientale ed europea, al tempo stesso, Palermo è – in sintesi ed emblematicamente – mediterranea; è isola nell’arcipelago mediterraneo, Mediterranea come identità multiculturale/ interculturale/sincretica”. In questa visione, Palermo rifiuta la definizione di euro mediterranea “che vischiosamente evoca primazie europee e fa ricorso alla visione di Arcipelago dove le diverse realtà sono isole dello stesso: Catalogna e Grecia, Tunisia e Albania, Algeria e Libano, Provenza ed Egitto, Andalusia e Siria, Croazia e Sicilia ma anche Barcellona ed Atene, Tunisi e Tirana, Algeri e Beirut, Marsiglia ed Alessandria, Siviglia e Damasco, Zagabria e Palermo”.
“La Fondazione Sicilia opera in sinergia con le istituzioni territoriali – interviene Raffaele Bonsignore, presidente della Fondazione Sicilia che collabora con la Fondazione Merz e Imago Mundi – Luciano Benetton Collection – poiché crediamo nel valore della collaborazione e nelle potenzialità che un’azione coesiva ha nel rilancio culturale del nostro Paese”.
Dal 24 febbraio, il fotografo cinese Liu Bolin proporrà i suoi scatti – forti e potenti – realizzati a Mineo, dove ha dato vita alla sua serie Migrants. In mostra ai Cantieri della Zisa le opere realizzate a Catania, in cui l’artista, attraverso l’accurato body painting dei suoi assistenti, si fonde letteralmente con lo sfondo, fino a risultare invisibile, in questo caso tra i barconi della speranza. Protagonisti delle foto anche decine di migranti del Cara di Mineo e da altri centri di accoglienza siciliani, dipinti del blu della bandiera europea o color della sabbia delle spiagge su cui approdano.
Dal 26 febbraio, Domenico Pellegrino illuminerà l’acqua del Porticciolo di sant’Erasmo con 22 diverse isole luminose, una vera Cosmogonia mediterranea, un affascinante arcipelago virtuale che sfiora il mare. Una visione pop: i 22 paesi del Mediterraneo diventano altrettante isole galleggianti, o stelle dell’immaginifico cosmo che l’artista crea davanti agli occhi dello spettatore, coinvolgendolo in una danza luminosa, con il sottofondo del rumore del mare. 22 opere, 3×2 metri, rappresentano la sagoma del paese. Ogni sera al tramonto, la “Cosmogonia Mediterranea” si accenderà.
La prima Biennale Arcipelago Mediterraneo si muoverà tra oltre 15 spazi diversi, partendo dal recupero della chiesa del SS. Euno e Giuliano che diventa un nuovo luogo della cultura della città. Accoglie quattro grandi installazioni, spettacoli di teatro internazionale e musica che giocheranno sulle contaminazioni: dalla libanese Zouzak Theater Company alla prima opera dei Radiodervish sui conflitti a Gerusalemme fino alle “Invasioni” del teatro Nèon che si è stretto a Mustafà Sabbagh per una produzione dal fortissimo impatto artistico ed emotivo, insieme per fare della diversità, una ricchezza. Le Vie dei Tesori condurranno alla scoperta di dieci luoghi della città, aperti in notturna: passando sotto vere “porte di luce”, il pubblico sarà coinvolto in concerti, istallazioni e videomapping. Due grandi maestri del movimento, Virgilio Sieni e Mimmo Cuticchio rinnoveranno il loro incontro, e affronteranno il tema del Vangelo, coinvolgendo cittadini, performer, pupi, luoghi, in un progetto in prima assoluta. Molto cinema e moltissimi documentari, con focus approfonditi su tematiche e linguaggi dai Paesi del Mediterraneo, e su registi italiani (De Seta, Rossellini) e stranieri, dal forte impegno sociale come l’algerino Tariq Teguia, che sarà presente alla sua retrospettiva. Divise in sezioni, le conferenze di ARCIPELAGO apriranno uno squarcio su temi importanti: conflitti, arte, patrimonio, radici, letterature, Europa. Discuteranno alcuni tra I maggiori protagonisti della cultura europea e mediorientale, e ritornerà a Palermo il premio Nobel Wole Soyinka; esempio, questo, di come la città riesca a stringere rapporti esclusivi e di grande condivisione di ideali e suggestioni: così è stato con Sabbagh, così è ora con Soyinka e Sieni, così sarà per altri che si stanno preparando a ritornare.
“BAM costituisce al contempo un punto di arrivo, rispetto al molto lavoro fatto per riportare Palermo al centro dell’attenzione internazionale sul piano culturale – interviene l’assessore alla Cultura Andrea Cusumano -, ed un punto di svolta, rispetto alle ambizioni della città di diventare un importante snodo del dialogo tra le culture del Mediterraneo. Una prima edizione della Biennale Arcipelago Mediterraneo che sigla importanti collaborazioni con istituzioni culturali come la Fondazione Benetton e la Fondazione Merz e, al contempo consolida i rapporti di collaborazione tra il Comune, le realtà e le associazioni del territorio. Un ricco programma con artisti, compagnie di teatro, musica, cinema e conferenze, con il coinvolgimento di importanti personalità del mondo della cultura mediterranea europea e mediorientale. A conferma che siamo capitale italiana della cultura, titolo che ci accingiamo a ricoprire ufficialmente nel 2018”.
Un programma molto variegato con sorprese ancora da annunciare: ai quattro grandi eventi d’arte, si uniscono quindi tre spettacoli di TEATRO – il 21 febbraio “The Battle scene” della libanese Zouzak Company al Teatro Biondo; il 24 “Cafè Jerusalem”, opera teatrale di Paola Caridi & Radiodervish al Santa Cecilia e il 28 “Invasioni” della catanese Neon – e cinque CONCERTI, che giocano su forti contaminazioni: dai barocchi “La vaghezza”, l’1 marzo a San Mattia, ad un ciclo di Curva Minore, quattro appuntamenti tra il 22 febbraio e l’8 marzo tra Archivio Storico, S. Mattia e Palazzo Branciforte. “Mediterraneo Australis” prende spunto dalle culture vive del Mare Nostrum, e fa dialogare i musicisti e I testi siciliani ora con sonorità turche, ora con hip-hop in arabo ora con le kora africane.

I siciliani Matilde Politi, Giuseppe Viola, Totò Nocera, Carmelo Graceffa, Simona Di Gregorio, Alessandro Librio, Giuseppe Guarrella si uniscono ad esponenti delle culture del Maghreb, dell’Africa nera o del vicino Oriente: Yousif Latif Jaralla, Said Benmsafer, Jali Diabate, Doudou Diuf.
Grande presenza di CINEMA, tra film e documentari, al cinema De Seta dei Cantieri della Zisa: hanno dato il loro contributo sia i centri di cultura straniera, Goethe Institut e Institut Français, che i festival radicati sul territorio come Sole Luna Doc Festival e SudTitles, sia la Filmoteca Regionale e l’associazione Lumpen. Tutti hanno puntato lo sguardo sulla diversità tra I popoli, la contaminazione, i conflitti, le migrazioni nei Paesi dell’area mediterranea, con un focus completo sul regista algerino Tariq Teguia, controverso autore di “Zanj Revolution” e di “Gabbla” fino a “Roma Wa La N’Touma” presentato all’ultimo Festival di Venezia. Sud-europeo o nord-africano, Rariq Teguia è algerino ma vive in Grecia, e racconta con uno sguardo disincantato e non conforme, di luoghi caldi per la vita dell’Europa contemporanea, e con uno sguardo non conforme.

Tutte le manifestazioni sono ad ingresso libero. Il ricavato del contributo di 1 euro per le visite ai dieci luoghi de le Vie dei Tesori, sarà utilizzato per il progetto di restauro di un bene monumentale della città che verrà scelto dal popolo social.

 blogsicilia.it

 
 
 

Viaggiare nel tempo

Post n°3908 pubblicato il 08 Febbraio 2017 da paperinopa_1974
 

Scorciatoie nello spazio-tempo, propulsioni a curvatura, cronoviaggiatori e l’invidia della letteratura tradizionale per i jetpack della fantascienza

Premessa: scrivere di viaggi spazio-temporali è un’impresa potenzialmente infinita, questo piccolo contributo è scritto ragionando principalmente secondo la teoria della linea temporale dinamica, per cui un cambiamento ha determinate conseguenze che eliminano gli altri mondi possibili. Se scegliamo di abbracciare la teoria del multiverso, ogni viaggio crea una linea temporale diversa che dà origine ad un universo parallelo che coesiste con il primo. Sempre a sostegno della piccolezza del contributo è bene sapere che è stata ipotizzata l’esistenza di esseri capaci di percepire il tempo nella sua interezza, come gli eptapodi del bellissimo Arrival e i tralfamadoriani di Vonnegut prima di loro e come spiega molto bene Pietro Minto in questo articolo. È una nuova e interessantissima frontiera della fantascienza, ma di tutto questo non parleremo qua, o almeno non oggi.

Che effetto fa attraversare il tempo?
Una luce bianca. Un dolore. È come nascere, forse.

Terminator

“I wish I could go back to the beginning of the season and put some money on the Cubs”

Back to the future II

Che siano film, fumetti o libri, le narrazioni che implicano un viaggio nello spazio o nel tempo spesso hanno un punto comune: i protagonisti vivono in uno stato di insoddisfazione e intraprendono un viaggio per cambiare la propria situazione. Scelgono di correre un rischio perché la realtà non li soddisfa e solitamente a fine viaggio si trovano migliorati, un po’ più coraggiosi, più saggi, forse più ricchi, ma quasi sempre diversi.

I viaggi spazio-temporali entusiasmano protagonisti e lettori perché presentano nuovi mondi da scoprire, a volte sono completamente diversi dalla realtà a cui siamo abituati, altre volte solo parte delle regole sono sovvertite, ma possono presentarsi usanze, oggetti, persone insolite. Molto entusiasmante, ma anche molto pericoloso.

Le varianti sono molte e non vogliamo né possiamo analizzarle tutte, ci limiteremo a fare un excursus su quello che precedenti cronoviaggiatori ci hanno insegnato e trarremo qualche consiglio che può essere utile a chi ambisce a intraprendere uno di questi viaggi.

Prima di tutto, come si accede a un’altra dimensione (o ad un altro punto – anche lontano – della stessa dimensione)?

È necessario un portale o un qualche tipo di dispositivo che dia accesso al nuovo mondo.Se si è fortunati si può trovare casualmente, come accade ad Amberson, protagonista del romanzo di Stephen King 22.11.61 da cui è tratta l’omonima serie: il protagonista trova un semplice armadio capace di trasportare chi vi entra direttamente al 9 novembre del 1958. In questo caso Amberson, e così molti altri prima e dopo di lui, probabilmente ha trovato un cunicolo spazio-temporale – anche detto wormhole o ponte Einstein-Rosen, ossia una scorciatoia che curvando lo spazio-tempo ci porta da un punto all’altro dell’universo.

La spiegazione del wormhole è la seguente: immaginiamo che l’universo sia una mela e che un verme molto furbo anziché viaggiare sulla superficie, scavi un foro raggiungendo un punto sulla superficie opposta della mela in un tempo molto inferiore rispetto a quello che avrebbe impiegato sulla superficie. Il cunicolo spazio-temporale è il tunnel scavato dal verme:

Con lo stesso principio funziona la propulsione a curvatura in Star Trek: un corpo celeste – o in questo caso una nave stellare – dalla massa quasi infinita o dalla velocità superluminale, grazie alla sua gravità può curvare lo spazio-tempo così tanto da unire due regioni altrimenti lontanissime.

Metodo scientificamente meno dettagliato, è l’impiego dell’elevata velocità che riesce a rompere la continuità spazio-temporale, come nel caso di Superman che ruota su se stesso, di Flash che utilizza un tapis roulant modificato o del Giratempo di Hermione che spezza la continuità con l’elevata rotazione.

Altri metodi possono essere il passaggio nel campo gravitazionale di corpi celesti o la captazione di onde sonore visive, ma ancora più frequente sono degli scienziati – a volte un po’ pazzi, quasi sempre molto spettinati – che costruiscono macchine del tempo. Può trattarsi di oggetti di uso comune potenziati, casualmente come il tostapane di Homer Simpson, il microonde di Futurama o appositamente come una DeLorean alimentata a spazzatura e fenomeni elettromagnetici. In questo duro lavoro cronovisori e cronoscopi possono aiutare, ma a volte è sufficiente una crisi epilettica come quella grazie a cui il povero Bran di GoT scopre le misteriose origini di Jon Snow (e sbugiarda suo padre).

I metodi sono quindi tanti e vari, sta al viaggiatore scegliere quello che più gli si adatta, se è particolarmente pigro, come in Terminator, magari è sufficiente riempire il modulo per lo spostamento del tempo, ma attenzione, che in questo caso i vestiti non sono inclusi nel viaggio e all’arrivo ci si trova completamente nudi.

Una volta deciso di intraprendere il viaggio è bene avere chiaro, quali rischi si corrono?

Per questo aspetto è necessario differenziale tra viaggiare nel passato e viaggiare nel futuro: la seconda è sicuramente l’opzione più divertente e più sicura, puoi anche farti dei gran giri su uno skateboad volante, ma è solo viaggiando nel passato che si può dare una nuova opportunità alla propria vita, magari correggendo una scelta che a posteriori si è rivelata sbagliata. Bello ed entusiasmante, ma pericolosissimo. Si possono incontrare alieni che ti ridurranno il cervello in spaghetti, si rischia di non tornare più, di rimanere incastrati in loop temporali, di fare danni irreversibili. Ci sono quindi alcune regole da non infrangere mai.

La prima di queste è stare molto attenti a non cadere nel paradosso del nonno ossia non uccidere il proprio nonno, non modificare niente di sostanziale, altrimenti l’effetto farfalla è dietro l’angolo e si rischia di sparire. Anche il più piccolo cambiamento può avere conseguenze disastrose e basta poco perché la razza umana venga spazzata via.

Un’altra regola fondamentale da seguire è non incontrare il proprio doppio che creerebbe un paradosso del continuum spazio-tempo con conseguenze disastrose.

Chi è stato particolarmente attento a questo punto sono i protagonisti di Primer, film girato nel 2004 con soli settemila dollari, capace di lasciarti giorni e giorni a pensarci su. Due ingegneri costruiscono casualmente un macchinario capace di trasportare persone e cose indietro nel tempo con la particolarità che si viaggia indietro dello stesso lasso di tempo con cui viene lasciata accesa la macchina prima che il crononauta vi entri: il momento di accensione della macchina e quindi lo stesso in cui il viaggiatore arriva nel passato. Per evitare la presenza di due doppi nello stesso momento i protagonisti si isolano temporaneamente, ma non tutto andrà liscio. Ancora oggi orde di nerd si spaccano la testa su schemi e infografiche per capire la logica impeccabile con cui è costruito.

Terza regola: l’avidità verrà punita.

Tempo fa, proprio in questa sede, parlavamo di come molti se avessero a disposizione una macchina del tempo la userebbero per andare ad uccidere Hitler. Altri come in 22.11.63 andrebbero a salvare Kennedy, gli harrypottierani salverebbero Fierobecco, ma i più penserebbero a come guadagnarci qualcosa. Ecco, la storia ci insegna che se si esagera, molto spesso si finirà male.

Amberson di 22.11.63 utilizza un diario che viene dal futuro per fare le giuste scommesse, ma finirà per mettersi nei guai, i protagonisti di Primer approfittano dei viaggi nel passato per fare i giusti investimenti e lo stesso fa Martin McFly con il grande almanacco sportivo, capace di portare Biff al potere e dare origine a un mondo terribilmente trumpiano, ma che adesso – a pericolo scampato – può anche essere acquistato a solo 23 dollari.

Quindi aspiranti viaggiatori, andate e cambiate la storia, ma fatelo purché sia per scopi nobili e per migliorare il mondo, non semplicemente per arricchirvi.

A proposito di soldi, bello viaggiare sì, ma quanto costa?

Tra dispositivi di viaggio, equipaggiamento, etc. viaggiare nel tempo e nello spazio può essere molto caro. Un giorno però un mio amico fumettista ha detto ‘Perché dovrei disegnare storie con eventi reali – e spesso banali – quando nei fumetti posso far succedere qualsiasi cosa incredibile (sottintendendo: allo stesso prezzo e con lo stesso sforzo)?’ Da quel momento ho realizzato una grande verità: per viaggiare nello spazio e nel tempo su carta i soldi non servono. È una notizia bellissima, riassumibile in questa celebre vignetta di Tom Gauld:

E infatti, oltre al mondo dei libri e del cinema, anche quello dei fumetti è pieno di cronoviaggiatori, si pensi a Flash, l’Eternauta o Doraemon, gatto robot spaziale che viene dal futuro per aiutare il protagonista a non avere una vita futura piena di debiti. E ancora Zapotec e Marlin, Capitan America, Martin Mystère.

Due ottimi graphic novel usciti recentemente che parlano proprio di questo con un approccio particolarmente originale sono Patience di Daniel Clowes e Itero Perpetuo di Adam Tempesta.

In Patience si racconta la storia di Jack Barlow, un uomo tremendamente arrabbiato che viaggia nel tempo. È infuriato perché ha perso l’amore della sua vita e la disperazione è tale da spingerlo a trovare una macchina del tempo per sistemare la situazione. La trama è piuttosto lineare, ciò che è fuori dalla norma è la potenza espressiva di Jack e come – contro ogni stereotipo – le cose non gli vadano lisce: cambiando il passato, tutto può peggiorare, la Patience che ne deriva non è quella che lui voleva e rimane incastrato in un loop temporale senza fine. Ve lo dicevo che può essere pericoloso.

Un altro che ha viaggiato davvero tanto nello spazio – come si capisce già dal nome – e con un budget low-cost – è il protagonista di Itero Perpetuo di Adam Tempesta, graphic novel uscito l’anno scorso per Eris Edizioni.

Punto di forza della storia è che né il lettore né il protagonista sanno come l’astronauta protagonista sia finito nello spazio, l’unico obiettivo che ha è cercare di tornare a casa, ma anche lui si trova prigioniero di un loop temporale che lo riporta sempre e inconsapevolmente al punto d’inizio. In questo viaggio, a volte comico, a volte grottesco, sicuramente incredibile, il protagonista è accompagnato da una sorta di pollo alieno moralmente ambiguo. Quattrocento pagine di follie spaziali e esistenziali in cui, a differenza delle opere classiche, l’obiettivo non è il miglioramento di sé bensì la riconquista della normalità.

Un terzo fumetto in cui si viaggia molto, meno famoso ma non per questo meno geniale, è Tutto Berutti di Dottor Pira in cui il protagonista scopre che per viaggiare è sufficiente mangiare le agenzie di viaggi. E con mangiare intendiamo proprio prendere a morsi. Così va in viaggio in Alsazia e poi in Cina, dove malauguratamente scopre che le agenzie di viaggi a loro volta mangiano le persone, ma per fortuna riesce a tornare a casa grazie al servizio di navetta intestinale.

Ancora una dimostrazione che per viaggiare basta davvero poco, ma prima di intraprendere uno di questi eccitanti quanto pericolosi viaggi, fate bene i conti con il presente, che potrebbe non tornare più ad essere lo stesso e chissà che non ci sia un modo per cambiare la propria storia senza scomodare la teoria della relatività.

linkiesta.it

di Finzioni Magazine ,

 
 
 

Missili ai sionisti in un cartone animato nuove minacce Hamas

Post n°3907 pubblicato il 08 Febbraio 2017 da paperinopa_1974
 

"Missili ai sionisti", in un cartone animato nuove minacce Hamas

Un cartone animato di tre minuti con immagini di esplosioni su Gerusalemme, Tel Aviv e altre città e un coro che canta in ebraico: "Promettiamo che i missili arriveranno ai sionisti dovunque si trovino". E' questo l'ultimo video di propaganda diffuso sul web da Hamas, in cui il movimento di resistenza islamico minaccia attacchi missilistici contro obiettivi militari israeliani e non solo, dopo i raid aerei sferrati dall'aviazione israeliana sulla Striscia di Gaza all'inizio della settimana.

Come riferisce la 'Dpa', il cortometraggio è stato diffuso stamani sui media israeliani e palestinesi, dopo essere comparso nella serata di ieri su vari siti internet. Il cartone, nel quale le immagini sono accompagnate da un lungo canto in lingua ebraica con sottotitoli nella stessa lingua, riproduce scene di guerra con soldati che vengono uccisi o imprigionati, vetture militari che esplodono e missili lanciati su caserme, check-point e città israeliane.

Lunedì l'aviazione israeliana ha condotto 19 raid contro posizioni di Hamas nella Striscia di Gaza, dopo che miliziani hanno lanciato un missile nel sud di Israele.

ATTENZIONE IMMAGINI FORTI

adnkronos.com

per vedere il video clicca qui

 
 
 

BUONANOTTE.....STEFY

Post n°3906 pubblicato il 08 Febbraio 2017 da longo_stefy

NOTTE PAPERINO....

STEFY

 
 
 

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