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Messaggi del 17/02/2017

Farina di Tumminia il grano più buono che ci sia

Post n°3931 pubblicato il 17 Febbraio 2017 da paperinopa_1974
 

pane clipart

Deriva da  un grano duro tipico del trapanese la Tumminia (o Timilia). E’ un grano a ciclo breve (si semina a marzo e si raccoglie a giugno) che lavorato con macine a pietra produce una farina integrale ricchissima di elementi propri del germe di grano e della crusca, con un alto valore proteico e un basso indice di glutine. Indicata sia per la panificazione che per la pastificazione, la Tumminia è impiegata nella preparazione del Pane Nero di Castelvetrano, presidio Slow Food.

L’alto contenuto di lignina sostanza di origine naturale che ci aiutano a mantenere un cuore sano e a potenziare le difese immunitarie anche contro lo sviluppo di tumori, rispecchia pienamente quel detto che fa del cibo la nostra medicina. Negli ultimi anni, grazie al ritorno al consumo di grani antichi, si sta osservando come questi alimenti non modificati e poco lavorati aiutino anche a prevenire il diffondersi di intolleranze che colpiscono il sistema digerente (ad esempio la celiachia).

La Putia Sicilia

Il grano duro varietà Tumminia è una varietà antichissima di grano coltivato un tempo in tutta la Sicilia, ora diffuso limitatamente in alcune aree circoscritte dell’isola. Si distingue per l’altezza della spiga superiore agli altri grani, circa 180 cm, e per un elevato contenuto proteico. Per quanto riguarda la panificazione, pur presentando alcune caratteristica reologiche che, secondo i parametri ufficiali non sarebbe pienamente idonea alla panificazione, utilizzato per produrre pane a “pasta dura”, secondo la tecnica tradizionalmente diffusa in provincia di Ragusa, i risultati ottenibili sono eccezionali: sia sul piano organolettico che su quello visivo.

Pare che il Pane Nero di Castelvetrano, fosse originariamente ottenuto miscelando opportunamente la varietà Tumminia con la varietà Russello ma, vista la scarsa produzione di quest’ultimo, è stato sostituito con altre varietà di grano.

Uso

Ottima per la preparazione di prodotti da forno dolci e salati e per la pasta. Dato che gli sfarinati di grano duro in genere sono caratterizzati da un tenacità piuttosto elevata è possibile ridurre questa caratteristica impiegando una percentuale più o meno elevata (10-50%) di farina di frumento, oppure servendosi di acqua molto fredda. I grani antichi altro non sono che varietà del passato rimaste autentiche e originali, ovvero che non hanno subìto alcuna modificazione da parte dell’uomo per aumentarne la resa.

Perché utilizzarli spesso

1) Non hanno subito alterazioni

I grani antichi non sono stati rimaneggiati geneticamente dall’uomo e per questo hanno una resa molto minore rispetto al più diffuso e moderno grano. Le loro spighe solo alte con sfumature scure e chicchi irregolari. Non vengono lavorati a livello intensivo e tutto ciò giustifica anche un prezzo di vendita più alto, a fronte però di un prodotto più sano e genuino.

2) Sono meno raffinati

I grani antichi vengono generalmente lavorati con la macinazione a pietra, la farina che si produce è quindi molto meno raffinata rispetto a quella prodotta con grano moderno. Grazie a questo tipo di lavorazione, infatti, si ha un prodotto semi-integrale, ovvero rispetto alle farine 0 o 00 si mantengono molto di più le proprietà nutrizionali presenti nel chicco.

3) Hanno meno glutine

La modificazione del grano moderno ha fatto sì che esso diventasse molto più ricco di glutine, con tutti gli svantaggi che ciò comporta per il nostro organismo. I grani antichi, invece, mantengono un rapporto più equilibrato tra presenza di amido e presenza di glutine, contenendo una percentuale minore di questa proteina di cui ultimamente tanto si discute.

4) Sono più leggeri e digeribili

La minore presenza di glutine all’interno dei grani antichi, rende la farina da loro prodotta e di conseguenza tutti i prodotti che vi si possono ricavare, molto più leggeri, digeribili e assimilabili di quelli realizzati con il grano moderno. I grani antichi sono adatti a tutti i tipi di preparazione e sono ottimi anche da integrare nell’alimentazione dei bambini.

5) Evitano lo sviluppo di intolleranze

La sviluppata sensibilità al glutine che si riscontra sempre più frequentemente, è probabilmente dovuta ad un consumo eccessivo del grano moderno ricco in maniera di glutine. Il vantaggio di utilizzare grani antichi, meglio ancora se variando la propria alimentazione con cereali senza glutine, scongiura o quanto meno allontana, la possibilità di sviluppare intolleranza al glutine. I celiaci invece, così come non possono consumare grano moderno, non possono neppure inserire grani antichi nella propria alimentazione.

6) Sono più buoni e pregiati

I grani antichi hanno sfumature di odori e sapori che l’industriale grano moderno non ha. Ce ne si può rendere conto facendo il pane in casa con una farina ricavata da un grano antico (meglio utilizzando pasta madre con lievito naturale. Essendo il più delle volte frutto di piccole produzioni agricole, sono di qualità migliore e più pregiati.

7) Si aiutano i piccoli produttori

La riscoperta dei grani antichi è merito soprattutto dei piccoli produttori agricoli che ogni giorno con coraggio affrontano la concorrenza del grande mercato e scelgono comunque di produrre grani di qualità anche se poco convenienti commercialmente. E’ per questo che vanno aiutati a sopravvivere, acquistando, anche se sono un po’ più costosi, i loro prodotti.

8) Filiera corta

Acquistare grani antichi è un ottimo metodo per scegliere la filiera corta ed evitare di prendere prodotti che arrivano dall’estero e chimicamente trattati. Ovviamente, data la varietà dei grani antichi, è consigliato prediligere e acquistare quelli tipici del proprio territorio.

9) Tutela della biodiversità

Acquistare grani antichi significa tutelare la biodiversità del proprio territorio o di altre zone di Italia. Questi grani infatti, proprio perché i costi di produzione sono più elevati a fronte di una resa più bassa, rischiano di scomparire.

10) Valore storico e culturale

Accanto al valore della riscoperta di questi grani antichi in termini di biodiversità, altrettanto importante è cercare di continuare a farli vivere e crescere per il loro valore storico e culturale. Le popolazioni antiche si sostentavano prevalentemente con questi cereali che variavano da zona a zona a seconda delle condizioni ambientali. Un patrimonio da tutelare per non dimenticare mai l’origine delle nostre terre. laprovinciacr.it

 

 
 
 

Venerdi 17

Post n°3930 pubblicato il 17 Febbraio 2017 da rbx1dgl

 

 

 


OGGI VENERDI 17

SI FESTEGGIA IL GATTO NERO......BRRRRRR!!!!!!!

 

 

 
 
 

Proto Max il robot cane

Post n°3929 pubblicato il 17 Febbraio 2017 da paperinopa_1974

Proto Max, un cane robot

Se un tempo esistevano i giocattoli di legno e di latta, i bambini di oggi hanno a disposizione ben altri passatempo. Giochi smart, connessi, elettronici, talvolta anche robotizzati, come ad esempio l'ultima creazione di Hasbro: il cane robot Proto Max.

Costa 120 dollari ed è un animaletto molto strano, ad esempio non ha il pelo e gli occhi si illuminano di un inquietante colore azzurro, tanto che Engadget lo ha definito un animale uscito dalla serie TV Westworld. Hasbro lo ha disegnato per bambini dai 6 anni in su e insegna come funziona la programmazione base, infatti i bambini potranno divertirsi personalizzando i movimenti del cane. Il robot è formato da 10 punti chiave che si muovono e si snodano, come ad esempio il naso, la coda, le orecchie, inoltre grazie a due sensori presenti sul dorso - ben nascosti oltre il pelo - l'animale è in grado di capire quando viene accarezzato oppure no.

Tramite un semplice diagramma "in-app" si possono definire delle azioni da far fare al robot, ad esempio quando lo accarezziamo possiamo farlo diventare felice o arrabbiato. L'intero comportamento del piccolo Proto Max può essere programmato con pochissimi tap, i bambini potranno così divertirsi a mescolare le azioni e le reazioni. Il robot può abbaiare, fare suoni strani, muoversi intorno, anche il LED presente all'interno del corpo può cambiare colore a seconda dell'umore. Potremmo quasi definirlo un Tamagotchi 3.0, grazie ad un microfono integrato è anche possibile far fare al cane qualche operazione dopo l'ascolto di un suono o di una parola chiave, ad esempio lo si può chiamare da un lato della stanza per vederlo arrivare con gioia.

Al momento il progetto è ancora in fase sperimentale, i pochi esemplari che girano sono solo dei demo, ma presto Proto Max potrebbe imparare nuove cose da fare oppure potrebbe migliorare nel fare le cose che conosce già. Hasbro sogna di portare il robottino in quelle case in cui i bambini non possono avere degli animali veri, vuole insegnare ai piccoli non solo la programmazione spicciola ma anche a relazionarsi con un altro essere "vivente", dando a Proto Max uno scopo profondamente educativo. everyeye.it di Aurelio Vindigni RIcca

 

 
 
 

Una bambina di 7 anni scrive a Google per un lavoro

Post n°3928 pubblicato il 17 Febbraio 2017 da paperinopa_1974
 

busta gif

Una bambina di 7 anni ha scritto una lettera a Google per chiedere di lavorare nel colosso tecnologico. A sorpresa le ha risposto il CEO Sundar Pichai, lodando la sua tenacia e promettendole di risentirla dopo il termine degli studi.     

Gli uffici di Google, colorati ed enormi, vi fanno impazzire? Pensate all'effetto che fanno agli occhi di un bambino. E quando un bambino vuole qualcosa, generalmente la chiede. Anche se è un lavoro. Deve aver pensato questo Chloe, una bambina inglese di 7 anni che la scorsa settimana ha inviato una lettera al "boss di Google" perché "ispirata dalle immagini degli uffici di Google, dai colori, i go kart e gli scivoli" ha spiegato il padre della bambina su LinkedIn. Insomma, si è candidata per una posizione nel colosso americano specificando che le "piacciono i computer" e sottolineando le proprie capacità: "Sono brava con lo spelling, la lettura e la matematica". Insomma, una candidatura in tutto e per tutto.

Fin qui nulla di (troppo) particolare, ma a far diventare virale la storia è stata l'immagine che il padre ha allegato al suo post su LinkedIn: la lettera che Sundar Pichai, CEO di Google, ha spedito alla bambina in risposta alla candidatura. "Sono felice di sapere che ti piacciono i computer e i robot" ha scritto Pichai. "Penso che se continuerai a lavorare duramente seguendo i tuoi sogno potrai ottenere tutto ciò che vuoi, dal lavorare a Google a gareggiare alle Olimpiadi". D'altronde proprio Pichai di educazione ne sa qualcosa: laureato in ingegneria metallurgica all'Indian institute of technology di Kharagpur, una volta trasferitosi negli Stati Uniti ha conseguito un master a Stanford in scienze dei materiali e uno in business administration alla Wharton School.

In conclusione della lettera, il CEO lascia alla bambina una promessa: "Non vedo l'ora di ricevere la tua candidatura quando avrai finito la scuola". La lettera, la cui autenticità è stata confermata da Google, è finita al centro di un piccolo fenomeno virale generato dal padre, account executive alla Crs Conulting, attraverso un post pubblicato sul suo profilo LinkedIn. "Ora è ancora più ansiosa di andare bene a scuola per poi lavorare per Google" ha spiegato nel post. "Non potrò mai ringraziare abbastanza una persona impegnata come Pichai per aver trovato il tempo di scrivere ad una bambina e avvicinare un po' di più il suo sogno".  fanpage.it di Marco Paretti

 

 
 
 

Fanciulle del lago 2

Post n°3927 pubblicato il 17 Febbraio 2017 da paperinopa_1974
 

Fanciulle del lago

Le fate che vivono vicino ai laghi, secondo alcune leggende, vivono anche in Italia e sono denominate Fanciulle del lago.

Secondo una di queste leggende, nei pressi di Arona, sul Lago Maggiore, esiste una rupe incantata che ogni cento anni si spacca rivelando uno stretto sentiero. Chi decidesse di percorrerlo arriverebbe ad una sala sotterranea, coperta di tappeti e drappi preziosi, al cui centro si trova un tavolo su sono posati un campanaccio d'oro e un forziere pieno di gioielli a fianco del quale dorme una fanciulla bellissima. Al visitatore le fate consentono di scegliere uno solo di quei magnifici doni: il campanaccio gli consentirà di avere il più bel bestiame della zona, il forziere gli donerà ricchezza e svegliando la fanciulla dal sonno incantato questa diverrà sua moglie. Dai racconti dei contadini di quel luogo sembra che l'ultimo visitatore fosse stato un pastore di pecore. Di fronte a quelle tre possibilità, l'uomo rimase a lungo indeciso ma alla fine scelse di prendere il campanaccio. Tornato a casa il magico oggetto funzionò e i suoi animali divennero i più belli di tutta la zona e regioni limitrofe. Inspiegabilmente, dopo un po' di tempo, le pecore cominciarono a morire una dopo l'altra, ma la cosa non sembrava turbare il pastore che aveva preso a vagare per i boschi sia di giorno che di notte. Nei suoi occhi era rimasta impressa l'immagine della fanciulla dormiente che non aveva svegliato, scegliendo il campanaccio. Benché amici e parenti cercassero con ogni sforzo di distrarlo da quella ossessione, dopo un po' di tempo il pastore morì. Pare che nelle sue pupille ormai spente fosse riflessa l'immagine di una fanciulla addormentata.

fonte: Fate - testo ed illustrazioni di Brian Froud e Alan Lee a cura di David Larkin, tradotto da Gaspare Bona; ed. Rizzoli blogfree.net

 
 
 

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