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Un blog creato da alexisdg10 il 01/02/2005

Arrancame la vida!

la realtà, i sogni, la politica, l'amore, la rabbia e l'allegria: la mia vita

 
 

 

AREA PERSONALE

 

       Soft Colors | Colores SuavesCOLORES EN AGUA

 

"Sólo los besos son más placenteros que las palabras" 

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FERMIAMO LA GUERRA

per tutte le infanzie rubate

per i legami strappati

per i fiori recisi

per le andate senza ritorno

per tutti i “progetti-uomo” mai realizzati

per tutte le ferite dell’abbandono

per tutto il freddo

per tutta la paura

per tutto l’odio

per tutta la fame

per tutto il non amore…

 

SOLO LIBERTÀ...E GIUSTIZIA

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ALDA MERINI

E tutti noi costretti dentro
le ombre del vino
non abbiamo parole nè potere
per invogliare altri avventori.
Siamo osti senza domande
riceviamo tutti
solo che abbiano un cuore.
Siamo poeti fatti di vesti pesanti
e intime calure di bosco,
siamo contadini che portano
la terra a Venere
siamo usurai pieni di croci
siamo conventi che non hanno sangue
siamo una fede senza profeti
ma siamo poeti.
Soli come le bestie
buttati per ogni fango
senza una casa libera
nè un sasso per sentimento

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FOTO

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per sempre

Post n°817 pubblicato il 25 Gennaio 2010 da alexisdg10

Guardare la vita in faccia, sempre.
Per sempre gli anni che abbiamo trascorso, per sempre gli anni, per sempre l'amore, per sempre le ore

 
 
 

parole sante

Post n°816 pubblicato il 10 Gennaio 2010 da alexisdg10

Grandissimo Don Gallo. Ce ne fossero come lui

 
 
 

mar adentro

Post n°815 pubblicato il 08 Gennaio 2010 da alexisdg10

Mare dentro, in alto mare e dentro, senza peso
nel fondo, dove si avvera il sogno: due volontà
che fanno vero un desiderio nell'incontro.

Un bacio accende la vita con il fragore luminoso di una
saetta, il mio corpo cambiato non è più il mio corpo,
è come penetrare al centro dell'universo:
l'abbraccio più infantile, e il più ...
puro dei
baci fino a vederci trasformati in un unico desiderio.

Il tuo sguardo il mio sguardo, come un'eco
che va ripetendo, senza parole: più dentro,
più dentro, fino al di là del tutto, attraverso
il sangue e il midollo...

 
 
 

neve

Post n°814 pubblicato il 19 Dicembre 2009 da alexisdg10

Facendo un po’ di ordine qua e là ho trovato una foto che mi avevano fatto molti anni fa, insieme alla mia cagnolina Lea. Il bianco e nero perfetto è di Manuela, ne sono sicuro. Siamo da qualche parte sotto la neve, d’inverno. Io abbraccio la mia Lea. Ci guardiamo negli occhi e lo scatto di Manuela ci coglie mentre ridiamo tutti e due. Sono sicuro che anche la  mia Lea ridesse in quel momento. Ho messo la foto in cucina e ogni tanto ci butto l’occhio, la guardo e sorrido, con un pizzico di malinconia. Un Alex giovane, con i capelli ribelli e nerissimi, la barba folta e gli occhi di brace. Quello che sono stato un tempo. Quello che ogni tanto mi sento ancora.

Oggi è nevicato parecchio e la città si è lasciata avvolgere da questo manto gelato e bianco come se fosse un abbraccio morbido. Le gente passeggia per il centro senza fretta, questa volta senza fretta, nonostante sia l’ultima domenica che precede il Natale e gli acquisti e la frenesia dovrebbero impazzare. E invece la gente si è come adattata a questo ritmo lento che la neve oggi ha imposto a tutti, come un miracolo di silenzio e di calma. Questa città che è il luogo dove sono nato e dove sono tornato dopo quarant’anni. Questa città di cui conosco le pietre e la vita e tutti gli angoli e i cantoni. Vado lungo il fiume e passeggio da solo. Siamo in pochi oggi sulla Restera, si cammina a fatica, il fiume è gelato, qualche folaga tenta un goffo volo, niente di più. C’è un cane che corre davanti alla sua padrona, un bel cane  color del miele. “Lea” le grido “Lea, vieni qua!” Il cane scodinzola nella mia direzione. “ Si chiama Linda” mi dice la ragazza. “ E’ una peste”. “E’ un cane bellissimo” dico io. “ Sì è una bella bestia” “Ne avevo uno uguale, tanto tempo fa”. Mi tolgo i guanti e accarezzo la testa di Linda. Lei mi guarda con quegli occhi dolcissimi tipici della sua razza, uno sguardo che riconosco ancora dopo moltissimi anni. “ Le manca il suo cane?” La ragazza è carina e giovanissima. “ Sì, mi manca” le dico io “ ma la vita continua, continua sempre, anche se alle volte sembra arrestarsi o indietreggiare o cambiare direzione. Continua sempre la vita”. La ragazza sorride “ Mi chiamo Miriam” mi dice “ Alexis” faccio io. “ E’ un nome strano” mi dice “ Lo so, ma ci sono abituato. E’ il mio nome” “E’ un bel nome,davvero” Linda scalpita, ha freddo, vuole correre. “ La saluto Alexis, Linda mi sta chiamando” sorride e lancia in fischio di richiamo alla cagnetta che ha già preso a correre. “ A presto Miriam. Ciao Linda” La ragazza fa per andarsene, poi si ferma a qualche metro da me “ A proposito, buon Natale Alexis” Le sorrido io questa volta “ Buon Natale Miriam”

Me ne torno a casa infreddolito. Le piccole mani di Lia mi salutano dalla finestra.

Perfetta questa vita che ci ruota attorno come questa neve morbida e gelata. Assolutamente perfetta questa vita. Nonostante il dolore e le lacrime e tutto il disamore. Nonostante il dolore e le lacrime. E i ricordi e i rimpianti e la nostalgia e gli anni che passano inesorabili. E le ore sprecate e i giorni e i mesi e gli errori e gli affanni e la paura e la solitudine. Assolutamente perfetta questa vita che viviamo ogni giorno e che nemmeno ci accorgiamo di vivere. Talmente perfetta che fa quasi male.

Buon Natale a tutti. E a tutti un anno di pace vera. Con tutto l’amore che posso.

 
 
 

ad un amico

Post n°813 pubblicato il 16 Dicembre 2009 da alexisdg10

Si chiamava Edoardo il mio amico Dodo. Era un ragazzo bellissimo, con uno sguardo malinconico ed un cuore puro, integro. Per un certo periodo abbiamo diviso lo stesso banco al liceo, a Torino. Era intelligente Dodo, intelligente e sensibilissimo. Una volta mi baciò sulla bocca, poi passò il resto della giornata a scusarsi per averlo fatto. Era bello, corteggiato da tutti, ben voluto da tutti, ma non era felice Dodo. Lo vedevi dagli occhi, da come si muoveva, dalle cose che diceva che non era felice. Proveniva da una famiglia borghese Dodo. Era l’unico amico della borghesia che io abbia mai avuto. Incominciò a farsi le canne come tutti gli altri, come tutti noi: alle feste, ai concerti, nelle serate a casa di amici. Non esagerava mai Dodo, era moderato, sorrideva quasi sempre. Ci frequentammo per parecchio tempo, poi le nostre strade presero direzioni diverse. Io andavo e venivo dalla Palestina e avevo incominciato a bere molto, passai diversi anni in compagnia dell’ alcool. Potevo sopportare quel dolore solo bevendo. Poi, più tardi e attraverso altri percorsi, mi disintossicai e ripresi le redini della mia vita, con molta fatica. Lo rividi diversi anni dopo Dodo, quando già vivevo con Davide. Era bello Dodo, ancora bellissimo, nonostante non fosse più giovanissimo. Un sera venne  a cena da noi e ci disse di essere tossico, ci disse che si faceva di eroina da diversi anni. Nulla del suo aspetto dava a vedere la sua dipendenza. Era sempre lucido Dodo, le parole gli uscivano dalla bocca come frutti maturi, era pulito, ben messo, non aveva nulla del tossico disperato, trasandato e trucido. Lui era educato, gentile, sempre attento con tutti.  “ Sono nato per nulla ragazzi” ci disse quella sera, “ voglio morire, vivere non ne vale la pena, morirò presto, per fortuna; sono solo troppo vigliacco per buttarmi dal balcone di casa o per spararmi in bocca”. Rimanemmo senza parole. Gli chiedemmo di spostarsi da noi, gli dicemmo che ci saremmo presi  cura di lui, che lo avremmo costretto a smettere, che lo avremmo riportato alla vita noi. La nostra innocenza e ingenuità, vista oggi, mi fa sorridere. Dodo rifiutò il  nostro invito, ma veniva da noi quando si sentiva molto solo e particolarmente disperato. Si sdraiava sul letto piccolo e tremava. Io gli carezzavo i capelli, il viso bellissimo, gli prendevo le mani e provavo ad ascoltare il corso dei suoi pensieri. Gli davamo da mangiare, lo portavamo in bagno, gli facevamo perfino la doccia quando non ce la faceva a reggersi in piedi. Lui era come un bambino piccolo: grato, sorridente, ma ostinatamente muto. Quando si sentiva meglio faceva su le sue cose e tornava a casa sua. Ci diceva che nessuno lo amava il mio Dodo. Aveva una dignità immensa mentre lo diceva. Dodo non si lamentava mai, non era lagnoso, non cercava attenzione. Dodo dissertava sulla vita e sulla morte con  lucidità estrema. Parlava del disamore con dignità e con grande cognizione di causa. I suoi ragionamenti erano inconfutabili. Noi lo stringevamo forte e gli dicevamo che noi lo amavamo, noi sì. Lui sorrideva e abbassava gli occhi, ma si vedeva che il nostro amore non gli bastava. Un notte venne da noi la polizia. Suonarono nel cuore della notte. Erano in due e dissero di aver trovato un ragazzo al Valentino, svenuto, mal messo, distrutto e delirante. Il ragazzo era stato ricoverato alle Molinette e aveva fatto i nostri nomi. Non ricordava il numero di telefono, non ricordava niente, disse loro i nostri nomi e cognomi, questi ancora li ricordava, e che abitavamo proprio sopra il Caffè Platti, in  Corso Vittorio. Corremmo in ospedale da Dodo. Il giorno dopo si riprese un poco. Sorrise come faceva sempre, con quel sorriso timido e pieno di gratitudine chiedendoci scusa per averci buttato giù dal letto nel cuore della notte.  Contattai Roberta, la psichiatra che aveva curato me. “ Non c’è nulla da fare Alex” mi disse Roberta. “ Dodo sta morendo da tempo. Ha l’AIDS. Non c’è nulla che io possa fare”. Quando lo dimisero dall’ospedale Dodo venne a casa nostra e si fermò alcuni giorni. Giocava con Lia, che era piccola allora e che gli era molto affezionata. Mia madre gli cucinava i piatti che le riuscivano meglio. La sera, prima di andarsene da casa nostra, lei gli dava un bacio in fronte e gli stringeva le mani. Un giorno venne suo padre a prenderlo. Un padre con cui Dodo aveva rotto i rapporti da moltissimi anni. Era un signore distinto, dai capelli bianchi, un po’ ingobbito dagli anni e dai pensieri cattivi.
La sera prima lo avevo abbracciato piangendo: “ Perché non hai creduto in me, Dodo? Perché hai deciso di andartene così? Perché vuoi lasciarci e andartene via?” singhiozzavo sulla mia storia, sulla sua, sulla mia vita, sulla sua, sulla vita di noi tutti. Lui mi accarezzò le lacrime e mi disse “ sei il più grande amico che ho Alex, tu e Davide siete la mia famiglia, ma è troppo tardi. Mi dispiace lasciarti. Mi dispiace tanto.” Lo rividi alcuni mesi dopo, in centro e per caso. Si sorreggeva al padre, camminava a fatica, aveva il viso scavato e i capelli radi. Non lo vidi mai più Dodo. Non andai al suo funerale. Quando morì il padre ce lo disse per telefono, una sera. Passammo la notte a piangere con amarezza. Con mia madre che ci abbracciava tutti con le sue grosse mani screpolate e rosse.

 

 
 
 

la fatica delle donne

Post n°812 pubblicato il 10 Dicembre 2009 da alexisdg10
Foto di alexisdg10

Mi piace un sacco stirare. Mi piace raddrizzare le pieghe, lisciarle le camicie, i colletti, le maniche. Mi piace pulire, da sempre. Quando vivevo con Davide, a Torino, io pulivo e stiravo, lui cucinava. Ora che siamo in sette in casa ci dividiamo i compiti, ma io continuo a stirare per tutti. Stirare mi impegna le mani ma mi lascia libero il cervello. Certo, mi viene male alla schiena, ma stirare mi concilia il  ragionamento. Quando stiro penso sempre a mia madre. E alle donne. A quelle della sua generazione, ma anche alle donne di oggi, a quelle che conosco. Le donne sono infinitamente migliori di noi uomini, l’ho sempre detto. Le donne sono forti,  consapevoli, pazienti. Le donne corrono dal mattino alla sera. Si alzano presto, preparano la colazione ai mariti e ai figli. Le donne coprono i figli quando fa freddo. Li portano a scuola. Cucinano pranzo e cena. Danno da mangiare ai cani e ai gatti. Le donne vanno al lavoro e tengono in ordine case, figli, cani e mariti. Un uomo durerebbe sì e no una settimana se dovesse sopportare il lavoro di una donna. E’ così. Non c’è dubbio che sia così. Ogni volta che stiro penso a mia madre, dicevo. Una vita fatta di lavoro, nient’altro. Come tante donne del suo tempo, come tante donne di questo tempo. Da ragazzi non si capisce mai il lavoro di una madre. E’ normale che le camicie siano stirate, la cena pronta, il letto rifatto. Si da tutto per scontato. E si è sempre un po’ crudeli con le madri. Non si comprende mai abbastanza cosa fa una madre in una sola giornata. Quando ero piccolo mi mancava tanto mia madre. La vedevo pochissimo per via del suo lavoro. Solo la sera potevo stare un poco con lei. Pensavo che mi trascurasse. Lei invece andava a servizio per poterci sfamare. Ci sono incomprensioni da comprendere nella vita di ognuno. Piccole ferire da rimarginare. Le ferite dei bambini che non potevano comprendere solo perché troppo piccoli e perché la vita che ci era stata data in sorte era così, nient’altro. Ammiro molto le donne, da sempre. Ammiro di meno i mariti, gli amanti, i fidanzati, i compagni. Di solito ad un uomo si concede il beneficio sublime della stanchezza dopo una giornata di duro lavoro. E’ normale che un uomo torni a casa stanco dal lavoro e non faccia più niente. Per una donna invece è diverso. Sulle donne si hanno aspettative altissime, di solito. Non so esattamente da dove derivi questa malformazione mentale, ma so che è così. Certe donne moderne mi fanno un po’ pena, a dire il vero. Parlo di quelle con il mito della carriera, i figli, la casa perfetta,il marito che conta, le ferie, i viaggi, gli impegni dei figli, i cocktails, le feste, il suv, l’estetica e i massaggi. E l’amore. Le donne che assomigliano a molti uomini eterosessuali, insomma. Mi piacciono quelle donne forti, oneste, profonde, quelle che vanno avanti comunque e non si lamentano mai. Quelle che stirano, puliscono e affrontano la vita come se niente fosse, nonostante lo sforzo e la fatica. Noi omosessuali siamo più simili alle donne, forse. Non tutti, certo, ma di solito è così. Abbiamo dovuto cavarcela in mezzo a un po’ di difficoltà, questo ci ha reso più forti e più tenaci, a volte un poco più cinici, ma vivi. Stirare diventa quindi un momento da dedicare al pensiero, alla memoria, alla mia storia e alla storia di chi nella vita non ci è solo passato attraverso.

 
 
 

goal!

Post n°811 pubblicato il 29 Novembre 2009 da alexisdg10
Foto di alexisdg10

E a proposito di minchioni e di minchiate: che  lestofanti questi svizzeri: no alla costruzione di nuovi minareti nel territorio elvetico, ma sì al fatto che si possa continuare ad esportare indisturbatamente le armi nei Paesi di guerra. Siamo a posto. Meno male che non ho mai comprato nulla made in Swiss, nemmeno il cioccolato! Che siano goevernati anche loro dal PDL?

 
 
 

paese che vai

Post n°810 pubblicato il 29 Novembre 2009 da alexisdg10
Foto di alexisdg10

Abbiamo avuto ospite a casa nostra la mia grande amica Lena di Stoccolma. Ci conosciamo da oltre vent’anni Lena ed io, e ci vogliamo molto bene, di un bene fraterno ed autentico. Lena ha collaborato con Igmar Bergam diversi anni fa, quando era giovanissima. Insieme hanno realizzato alcuni fra i suoi film più significativi. Lena è una donna mite, ma volitiva. Si porta appresso un gran sorriso, una chioma rossa come il fuoco e una gran voglia di vivere. Si è sempre parlato di tutto con Lena. Lei conosce me  e la mia famiglia da moltissimo tempo, noi e l’Italia, ma ogni volta, ogni maledetta volta che vieni e trovarci, mi pone le stesse domande. Ed io ho sempre le solite misere risposte.
“Come mai vi tenete un Primo Ministro che va a puttane, in pieno conflitto d’interessi e dal passato finanziario losco ed oscuro? Perché non lo costringete a dimettersi e voltate pagina?”
“ Come mai avete ancora questi razzisti che si fan chiamare leghisti? E’ terribile! Ma costoro siedono ancora nel Vostro Parlamento? No, io non ci credo.
“ Come mai vi fate tutti questi problemi con gli immigrati? Noi ne abbiamo tantissimi eppure le cose vanno benissimo. Perché non fate come noi?
“ Vorrei vedere un telegiornale vero, quello con gli approfondimenti. Su quale canale devo girare?
“ Che cosa ci fanno tutte 'ste donnette nude in televisione? Chi le paga e perché? Secondo me non sono capaci di fare niente
“Ma perché sta gente urla così tanto in tv? E chi sarebbe sto famoso giornalista? Mai sentito….
“ Che cos’è la storia di quest’influenza assassina?
“ Vorrei vedere un bel film in tv o una commedia”
“In che giorno della settimana la vostra tv trasmette la danza e l’opera?”
“ Quella è una giornalista? Ma va là! La cassiera del supermercato dove faccio la spesa  io ne sa di più…”
“ Che specialità in medicina ha il vostro Ministro della Salute?”
“ Ma quella è la Ministra che si faceva fotografare il culo? Non ci credo, dai, non è vero!!
“ Ha chiamato Manuela. Dice che non può venire perché la nonna non può tenerle la bimba. Mi chiedo come mai non si fidi del suo asilo condominiale.  Strano da parte sua…”
“Ma senti che urla per sto crocifisso! Robe da matti Non vedo che cosa centri con la fede. La mia amica Karina  che fa il prete non ce l’ha neppure in casa sua, perché voi dovreste tenerlo nelle scuole?

Ecco.

 
 
 

l'eté

Post n°809 pubblicato il 18 Novembre 2009 da alexisdg10
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Il lento, inesorabile e terribile avanzare degli anni  ha portato alcuni miglioramenti nella mia vita. Dormo meglio, ad esempio. Dicono che più in là si va con gli anni meno si dorma. Io se non metto la sveglia mi sveglierei  regolarmente a mezzogiorno. Anche le mie reazioni impulsive si sono un po’ mitigate. Stempero la rabbia con una bella passeggiata lungo il fiume e quasi sempre, se mi concentro molto, riesco a mettere dei  punti fermi, evitando così tante menate, a me e agli altri. Non ha fatto una grinza, invece, la mia proverbiale distrazione. E non so, a questo punto, se rallegrarmene o meno. Questa mattina avevo delle cose da fare in centro, e siccome oggi il clima era mite e il cielo quasi sereno, ho deciso che sarei uscito in bici. Ho pedalato fino alla piazza principale, ho fatto le cose che avevo da fare e poi ho deciso di fare una piccola deviazione e di pedalare un po’ lungo il Sile.  Ho legato la bici con il lucchetto ad un palo, ho passeggiato un po’ e ho trovato il mio amico Massimo. Ce la siamo contata a lungo: le amenità, le cazzate e i massimi sistemi. Poi, come se nulla fosse, ho accettato un passaggio da Max fino a casa. C’è voluta una seconda uscita nel pomeriggio per ricordarmi che ero andato via in bici. Ho preso l’autobus per andarla a recuperare. Giaceva, di sera, al buio, miseramente sola, al palo dove l’avevo lasciata al mattino. Boh. Una volta, subito dopo Kabul verso Settembre, sono uscito in bici, ho fatto delle cose poi mi sono ricordato della spesa, passando davanti all’ipermercato dove di solito ci riforniamo.“Perché non approfittarne? “ Sono entrato nel supermercato e ho comprato i viveri necessari alla nostra truppa di 7 persone più un gatto per l’intera settimana. Morale: quando sono uscito con 5 borse stracolme ho visto la bici! A quel punto, per non riportare il tutto negli scaffali, ho spiegato come stavano le cose alla cassiera, dicendole che sarei tornato presto a prendere la roba con la macchina, mollando alla cassa baracca e burattini. Da allora mi guarda un po’ storto, ma a me non importa poi molto. Sempre meglio di quando, ancora a Torino, parcheggiai in un posto sotterraneo, andai al cinema e dopo trascorsi un’ora intera nel panico più nero perché la macchina nuova di zecca , di cui ovviamente non ricordavo la targa, era sparita. Dovetti ricorrere ai custodi che setacciarono l’intero parcheggio. Dopo 2 ore di ricerca mi ricordai all’improvviso che non era quel parcheggio lì. Ovvio che dopo quella volta non ho più osato parcheggiare da quelle parti. Un’altra volta partii con un volo da Malpensa. Avevo letto che il ritorno era su Linate, ma io andai a Malpensa in macchina e ,ovviamente, quando giunsi a Linate mi misi a cercare l’auto nel parcheggio dell’aeroporto. Avrò qualche problema?

 
 
 

segni dei tempi

Post n°808 pubblicato il 11 Novembre 2009 da alexisdg10
Foto di alexisdg10

Scorciatoia per il successo. Pare che siano in netto aumento le adolescenti che come regalo di compleanno o di promozione ( “te gha fato solo el to dover “ mi diceva mio padre) chiedano un ritocchino estetico. Naso, tette, culo. 5 , 6 mila euro per il naso. Fino a 10 mila euro per le tette. E poi dicono che siamo un Paese in crisi!  E pensare che uno psicologo dell’ASL,  alcuni di essi bravissimi, costa 15 euro di ticket e le liste d’attesa non sono nemmeno troppo lunghe, almeno qui da me.  Certo, più facile pagare il chirurgo estetico piuttosto che mettersi in discussione in qualche modo.  Poveri adolescenti. Dovrebbero approvare una legge che consenta ai figli di divorziare da certi genitori. O una che consenta di chiudere le tube a certe madri e i condotti seminali a certi padri. Solo così riuscirebbero ad essere inoffensivi. E pensare che quando stavo promosso io mia madre mi dava 3000 lire per andare in pizzeria con gli amici!

 
 
 

troppe parole

Post n°807 pubblicato il 08 Novembre 2009 da alexisdg10

Non vorrei fare altro chiasso, mettere altre parole sulle tante parole ( spesso vuote) già dette, spesso urlate, di qua e di là, sulla faccenda del crocefisso. Riporto pertanto uno scritto di Don Andrea Gallo, una persona che stimo sul serio. Questa è un'opinione che trovo consivisibile e che mi piace davvero. Tutto qui.

 

 
 
 

l'ultimo abbraccio

Post n°806 pubblicato il 01 Novembre 2009 da alexisdg10

grazie Alda

 
 
 

il muro

Post n°805 pubblicato il 29 Ottobre 2009 da alexisdg10
Foto di alexisdg10

Ci siamo incontrati 15 anni fa, in una sera tiepida di un Ottobre romano. Tu suonavi il tango in un teatro del centro. Dovevo fare le foto ai ballerini. Fotografai solo te, le tue mani. L’ho già raccontato questo, mi pare; tempo fa l’ho raccontato qui sopra questo nostro incontro. Ti amai da subito. Sì, da subito. Ho amato da subito i tuoi occhi trasparenti e timidi, le tue ciglia folte, i tuoi capelli neri , le tue bellissime mani che volavano sulla tastiera velocissime. Quella sera ti aspettai fuori del teatro. Uscisti tardi, da solo. Ti aspettai un sacco di tempo. Quando ti vidi uscire mi venne da piangere per l’emozione. Piansi spesso  i primi anni con te. Mi faceva piangere il tuo cuore buono, pulito, puro. Piangevo sulle tue mani, sulle tue braccia, sul tuo viso bellissimo. Ti guardavo e mi veniva da piangere. Temevo che prima o poi ti saresti accorto che razza di uomo ti eri preso con te. Poi passò. Passò quando incominciai a credere completamente  al tuo amore. Avevo smesso di bere da poco, ero ancora convalescente, da poco dimesso dall’ospedale quando accettai la proposta dell’agenzia per quel servizio fotografico. Avevo pochissimi soldi, le foto di guerra non le voleva nessuno e in qualche modo dovevo campare.  Andavo e venivo dalla Palestina, ero stanco e confuso. Ti aspettai fuori del teatro quella sera. Tu sorridevi e mi guardavi fisso. Ti chiesi se potevo mandarti gli scatti che ti avevo fatto, ti chiesi dove abitavi, se eri di Roma, o di dove. Tu dicesti che abitavi a Treviso. Ti dissi che anch’io  ero di quel posto, ti dissi che là ci ero nato, che appartenevo anch’io a quella terra d’acqua, ma che adesso stavo a Torino,  lontano, lontano da tutto e da te. Ti dissi che prima o poi a quell’acqua ci sarei tornato, che ci sarei tornato davvero, ma non sapevo dirti quando. Ti dissi che ti avrei portato le foto dove avessi voluto tu. Mi cadde la borsa, la macchina, mi caddero tutti i rullini. Tu mi sorridesti ancora e mi  dicesti con la tua voce calma: “ Non me ne vado, tranquillo. Non me ne vado da qui. Sto qui con te, non me ne vado, non avere paura, va tutto bene. Io non me ne vado. Resto con te” Da quel momento i tuoi non me ne vado, i tuoi non avere paura , i tuoi resto qui con te  hanno accompagnato tutti i giorni della mia vita.
C’è stato un momento nella nostra storia, all’inizio, in cui credetti che sarei morto schiacciato da questo macigno che era il nostro amore, tanto era greve il peso di questo amore arrivato inaspettato tutto insieme come un prodigio. Aspettavo che tu ti decidessi ad andartene, una volta scoperta l’impossibilità di vivere con uno come me. E invece sei restato. A volte, nelle notti di febbre o di paura, sogno ancora che te ne vai, che porti via tutto dalla nostra casa, che mi lasci da solo fra le macerie e i detriti del passato. E invece quando mi sveglio ci sei, disteso sul tuo lato del letto, il  cuore che pulsa vivo nel tuo petto, le ciglia chiuse sullo specchio dei tuoi occhi magnifici se ancora dormi. Ci sono emozioni che si provano, a volte, nel riconoscere ciò che ancora non si conosce, come una specie d’impaccio a causa della sproporzione delle parole, della loro povertà davanti all’enormità dell’amore.

“ In fondo al teatro, dice l’attore, ci sarebbe stato un muro di colore blu. Questo muro chiudeva la scena. Massiccio, esposto a ponente, di fronte al mare. Questo muro era per definizione indistruttibile, benché fosse battuto, giorno e notte, dal vento del mare  e subisse in pieno l’influenza delle più violente tempeste.
L’attore dice che il teatro era stato costruito attorno all’idea di quel muro e del mare, affinchè il rumore dell’acqua, vicino o lontano, fosse sempre presente nel teatro. Quando non c’era vento, era attutito dallo spessore del muro, ma lo si avvertiva sempre, al ritmo pacato del mare. Quando c’era burrasca, certe notti,si sentiva chiaramente l’assalto delle onde contro il muro della camera. E il loro frangersi contro le parole “  Marguerite Duras-Les yeux blues cheveux noirs

 
 
 

la fotografia

Post n°804 pubblicato il 22 Ottobre 2009 da alexisdg10
Foto di alexisdg10

Da molti anni non scatto più fotografie. Solo le foto di guerra so fare, nient’altro. Non mi riesce più di scattare foto alle persone e alle cose. Non ne sono più capace, ammesso che mai io lo sia stato. C’è stato un tempo in  cui volevo dimostrare a me stesso che sapevo fare delle belle foto; forse l’ho già detto, non ricordo. Ricordo pochissime cose ultimamente. Volevo impressionare me stesso e gli altri con le mie foto. Sì, anche gli altri volevo impressionare. Giravo sempre con la macchina fotografica a tracolla, scattavo, studiavo la luce, le ombre, calibravo l’esatta apertura dell’obiettivo. Non so che cosa volessi dimostrare allora. A volte mi capita di rivedere i lavori che ho fatto in passato e di non riconoscermi affatto.  Perchè ho scattato quella foto? Perché? Che bisogno c’era di immortalare per sempre quel momento? Che senso ha una fotografia se non è la testimonianza di qualcosa? Oggi riesco solo ad  immortalare il dolore,  e l’ingiustizia e la fame e le bombe e la sofferenza; non ricordo nemmeno più come si faccia a scattare su di un panorama. Non m’importa più niente. Non fotografo più, ho detto. Da molto tempo. Dimentico anche le cose con una facilità sorprendente , da ultimo. Mi è di grandissimo sollievo, devo dire. Fotografo poco o niente , dicevo. La fatica che faccio ogni volta che devo scattare si è fatta pesantissima. Ultimamente tengo a semplificarmi alquanto la vita anizichè complicarmela, come, al contrario, ho sempre fatto in passato. Sarà l’età. Saranno gli anni che avanzano, la stanchezza, le notti insonni. Sarà la guerra, e la paura e a volte la vergogna che mi coglie davanti alla gente che soffre e che muore. Sarà che non c’è soluzione possibile. Sarà che io non la vedo. Sarà che sto invecchiando inesorabilmente e allora la vita assume per forza una sfumatura diversa quando s’invecchia. Si acquista saggezza, ma si perdono illusioni e sogni e slanci e pazienza. Si perde la pazienza, sì, anche la pazienza. Oggi sorrido quando mi penso trent’anni fa con la mia Canon al collo. Mi sono sempre tenuto volutamente fuori dai clamori, dal commercio e dalla folla. Mi ha sempre fatto orrore la fama. Ho avuto molta fortuna però. Oggi lavoro in un gruppo sceltissimo ma assolutamente anonimo. La situazione ideale per uno come me. Non esiste competizione  fra noi, questo è bellissimo, secondo me. Siamo tutti parte di un progetto e solo questo conta. Gli scatti sono di tutti. E’ l’uso che se ne fa delle foto quello che conta. Sono così adesso. Quando attorno a me vedo tutti questi ragazzini che si affannano per emergere provo una grandissima pena. Che senso ha una cosa del genere? Provo anche pena quando vedo gli scatti dei turisti. Perché fotografare i  luoghi, i monumenti, i volti, gli amici? Non bastano gli occhi, il ricordo e la memoria? Ma  forse sono io che mi confondo. Resetto e cancello i file del mio cervello con una straordinaria facilità, dicevo. Non so perché. Non c’è più conflitto, né fuori né dentro di me. Come se galleggiassi leggero. Solo rimane questo vago senso di dolore e di nostalgia e di tristezza e di pena e di malinconia. Solo questo rimane. Dentro.

 
 
 

siamo tutti comunisti

Post n°803 pubblicato il 09 Ottobre 2009 da alexisdg10
Foto di alexisdg10

ma com'è che nonostante la magistratura sia composta da giudici comunisti, la stampa per il 72 % ( il 72% ???) sia di sinistra, le trasmissioni televisive dove si svolge un dibattito siano tutte rosse, il Presidente della Repubblica sia un bolscevico, com'è, dicevo, che questo Paese rimane un Paese schifosamente di destra con a capo un piazzista?

Fate un bel TSO a Berlusconi. Adesso è giunto il momento. TSO= trattamento sanitario obbligatorio

 
 
 

le opportunità diverse

Post n°802 pubblicato il 02 Ottobre 2009 da alexisdg10
Foto di alexisdg10

Ho sempre pensato che tutti dovessero avere le stesse possibilità nella vita. Da piccolo, a scuola, alle elementari, non capivo perché il mio compagno Roberto, figlio di un ingegnere, portasse a scuola un astuccio Caran D’Ache da 36 colori, dal costo di 5000 lire, mentre Giustino, dal padre operaio e calabrese, dovesse accontentarsi di  quattro matite di quattro colori diversi. Mi sembrava ingiusto, peggio, mi sembrava assurdo. Non capivo perché la Signora dove lavorava mia madre non sapesse cucinare,pulire e stirare da sé. A parte il fatto che mia madre faceva le stesse cose a casa nostra, dopo aver lavorato da lei per 10 ore di fila, e la riccona  passava la sua giornata a fare un emerito cazzo,  se la Signora non era in grado di farlo da sola, e se era così importante per lei avere la casa pulita, gli abiti stirati e i manicaretti pronti sulla tavola, allora perché pagava mia madre una parte infinitesimale rispetto a quanto guadagnava lei? Se mio padre che lavorava tutto il giorno in fonderia a malapena poteva assicurarci il cibo quotidiano, perché il medico dove lo portammo appena fu pronunciata la parola Alzheimer per due visite si prese in nero quasi l’intera pensione di mia madre?  Perché c’era gente ricca che veniva rispettata, adorata, venerata e temuta e gente povera che veniva derisa, soggiogata, sfruttata e dileggiata?
Continuo a pormi le stesse domande di allora. Nonostante tutto
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herat

Post n°800 pubblicato il 30 Settembre 2009 da alexisdg10


Herat

Cancion del hombre nuevo

( per il mio amico Giancarlo )

 
 
 

11 settembre

Post n°799 pubblicato il 11 Settembre 2009 da alexisdg10

Salvador Allende
Santiago de Chile, 11 settembre 1973

 
 
 

santa maddalena!

Post n°798 pubblicato il 11 Settembre 2009 da alexisdg10
Foto di alexisdg10

Che a vederli tutti e due insieme alla Maddalena sembrano uguali uguali, Silvio e Zapatero.  Che meraviglia, infatti, questi incontri al vertice dove i due grandi ( a volte sono in 7, a volte in 8, altre persino in 20) si scambiano sorrisi a 32 denti e amichevoli abbracci! E meno male che hanno deciso di tenere l’incontro alla Maddalena, che dopo aver fatto spendere un botto agli albergatori per restauri e ammodernamenti vari,  promettendo finanziamento agevolati e quant’altro per attirarli verso il piatto ghiotto, li hanno liquidati e lasciati in mutande per seguire l’effetto L’Aquila. Che adesso almeno gli portino qualche turista, perdio. A parte che non capisco perché il nano rognoso  continui a cagarci il cazzo a tutti con le sue storie personali, dopo che ci rompe i maroni un giorno sì e l’altro pure col fatto della privacy e poi non perde occasione per spiattellarci i casi suoi; a parte le battute sulle troppe quote rose del governo spagnolo, giustamente riportate dai quotidiani di Madrid, che il nano  truffaldino ha subito smentito ( “'la stampa spagnola ha dato un senso contrario alle mie espressioni rispetto a quello che avevano. In Italia e' nota la mia passione per l'altra meta' del cielo….e ti pareva, sti spagnoli sono proprio dei comunisti, oltre che mezzi froci, da un po' di tempo a questa parte... ), a parte che il nano sporcaccione adesso dovrebbe cambiare registro e parlarci d’altro che non sia la sua passione per le tette e le fiche, a parte che credo che a Zapatero non sia sfuggito il fatto che un capo di governo si  sia così ingenuamente difeso dalle critiche di  aver pagato delle zoccole, quando Silvio ha detto di non saperne nulla e che la colpa è di quel Tarantini che ha portato a cena a Palazzo Grazioli alcune ragazze. Perché è come se io invitassi un pappone a cena a casa mia con al seguito  20 fanciulle e poi cadessi dalle nuvole se scoprissi che le fanciulle sono 20 bagasce. Ma lasciamo perdere.  A parte la strenua difesa delle Tv e l’accusa alla carta stampata ( Repubblica, Unità e El Pais in testa a tutti), forse il nano bugiardo non ricorda che è stato lui stesso in tante occasioni a dare origine alle polemiche nei confronti delle telecamere. Come quando pronunciò il famoso editto bulgaro contro Santoro, Biagi e Luttazzi e poi negò tutto. O come quando, lo scorso giugno, disse di voler " chiudere la bocca ai catastrofisti" e invitò a non dare pubblicità ai media che, a suo giudizio, agevolavano la crisi. Per poi smentire tutto, ovviamente. Anche stavolta davanti alle telecamere. Straordinaria la faccia tosta di quest'uomo. Ma ancor più straordinario è il cervello di noi, italico popolo, che abbiamo permesso che certa gente scalasse i verici del nostro Paese. E forse tutto questo anche perchè l'opposizione ha fatto e continua a fare un'emerita minchia.

cazzo, pure Noemi sulla paserella del Cinema di Venezia! Se lei lì io volgio andare alla Nasa e fare l'astronauta. Ma perchè non ci spariamo un colpo tutti e la facciamo finita?

 
 
 

la voce

Post n°797 pubblicato il 10 Settembre 2009 da alexisdg10

gli amici autentici non si perdono mai. Che risate Luciana! Come ai vecchi tempi. Che bella serata ieri sera con te! Ogni tanto qualcosa di lieve e bello. Ci voleva.

e io c'ero

 
 
 
 
who's _nline
 

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Questo blog è nato come  luogo di svago, come luogo di scambio di opinioni e  di idee, come luogo di confronto,  un posto dove ascoltare un pò di musica e leggere qualcosa . Magari, a volte, qualcosa di stimolante e persino d' interessante. 
E non necessariamente perchè lo scrivo io. 
Un luogo dove poter interagire liberamente. Tutti possono entrare, leggere e commentare purchè si esprima un 'opinione senza offendere chi la pensa diversamente. La libertà di ognuno di noi  cessa  nel momento in cui lede quella di un altro.  La maggior parte delle foto e degli scritti in questo blog  sono  miei, ma alcuni sono anche tratti dal web. Dove possibile sono citati gli autori e le fonti. Se  per disattenzione o perchè non disponibili,  accadesse  che in qualche modo qualcuno di sentisse leso, può tranquillamente scrivermi e la foto o il post verranno rimossi. In questo blog è lecito parlare di tutto. Ed è lecito dissentire. Come è pure  lecito e auspicabile costruire. Il dissenso è legittimo quando è finalizzato alla costruzione e non alla mera distruzione fine a se stessa. Nessun commento sarà mai rimosso o censurato.

 

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PER I VOSTRI VIAGGI CONSAPEVOLI

 Non dorme nessuno nel cielo. Nessuno, nessuno.
Non dorme nessuno.
I bambini della luna fiutano e aggirano le loro capanne.
Verranno le iguane vive a mordere gli uomini che non sognano
e colui che fugge col cuore spezzato troverà alle cantonate
l'incredibile coccodrillo tranquillo sotto la tenera protesta degli astri. 
Non dorme nessuno nel mondo. Nessuno, nessuno.
Non dorme nessuno.
C'è un morto nel cimitero più lontano
che si lamenta da tre anni
perché ha un paesaggio secco nel ginocchio;
e il fanciullo che hanno seppellito stamane piangeva tanto
che fu necessario chiamare i cani per farlo tacere 
Non è sogno la vita. All'erta! All'erta! All'erta!
Precipitiamo dalle scale per mangiare la terra bagnata
o saliamo al margine della neve con il coro delle dalie morte.
Ma non c'è oblio né sonno:
carne viva. I baci legano le bocche
in un groviglio di vene recenti
e, a chi gli duole, il suo dolore gli dorrà senza tregua
e, chi teme la morte, se la porterà sulle spalle. 
 Un giorno
i cavalli vivranno nelle taverne
e le formiche infuriate
aggrediranno i cieli gialli che si rifugiano negli occhi delle vacche. 
Un altro giorno
vedremo la resurrezione delle farfalle dissecate
e andando in un paesaggio di spugne grigie e di navi mute
vedremo brillare il nostro anello e scaturire farfalle dalla nostra lingua.
All'erta! All'erta! All'erta!
Quelli macchiati ancora di fanghiglia e acquazzone,
quel ragazzo che piange perché non sa l'invenzione del ponte
o quel morto cui rimane soltanto la testa e una scarpa,
bisogna portarli al muro dove stanno in attesa iguane e serpenti,
dove aspetta la dentatura dell'orso,
dove aspetta la mano mummificata del bambino
e la pelle del cammello s'arriccia con un violento brivido azzurro. 
Non dorme nessuno nel cielo. Nessuno, nessuno.
Non dorme nessuno.
Ma se qualcuno chiude gli occhi,
frustatelo, figli miei, frustatelo!
Permanga un panorama di occhi aperti
e amare piaghe accese.
Non dorme nessuno nel mondo. Nessuno, nessuno.
Ve l'ho detto.
Non dorme nessuno.
Ma se qualcuno nella notte ha troppo musco alle tempie,
aprite le botole affinché veda sotto la luna
i bicchieri falsi, il veleno e il teschio dei teatri.

Federico Garcia Lorca

 sul comodino ( ma anche per terra e sotto il letto)

 

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