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Valentine de Saint-Point

Post n°210 pubblicato il 11 Agosto 2011 da ilio_2009

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"Nel diciannovesimo arrondissement di Parigi c’è un parco, le parc des Buttes Chaumont.
Non è un parco come tutti gli altri.  Ha delle scogliere alte più di trenta metri, grotte, platani antichi, un lago. In mezzo al lago c’è un’isola l’Île du Belvédère, quest’isola è congiunta al parco da un ponte, detto dei suicidi, in pietra, e da una passerella sospesa, in legno.
In cima all’isola c’è un tempietto, intitolato alla Sibilla, che s’ispira all’omonimo tempio di Tivoli, vicino a Roma. Questo tempietto è anche detto dell’amore.  Inutile aggiungere che è stato per anni uno dei luoghi più amati dai surrealisti.
Ora, se per caso, in una delle gelide mattine dell’inverno del 1909, qualche flaneur, sfidando il gelo, si fosse avventurato nel parco ed avesse alzato lo sguardo, passando dal ponte al tempietto, avrebbe assistito ad uno spettacolo singolare, ma non inconsueto, se crediamo ad André Breton quando scrive che questo ponte sospeso è sospeso alle labbra delle donne.   Sotto la piccola volta del tempietto, infatti, avrebbe scorto un’affascinante giovane donna seduta su un  basamento di pietra con il corsetto di velluto aperto, i seni esposti al vento freddo, ed un uomo, di qualche anno più vecchio, con la testa infilata tra le sue cosce. Avrebbe ascoltato il suo ridere e goduto della sua impudicizia".                                        Ivrea, 8 febbraio 2009, Museo Della Carale Accattino.(Lettura di Gianni-Emilio Simonetti)


Un paio d’anni dopo questa giovane scriverà nel Manifesto della Donna Futurista: 
“Le donne sono le Erinni, le Amazzoni, le Semiramidi, le Giovanne d’Arco, le Jeanne Hachette, le Giuditte e le Carlotte Corday.  Le Cleopatre e le Messaline, le guerriere che combattono con più ferocia dei maschi, le amanti che incitano, le distruttrici  che – spezzando i più deboli – agevolano la selezione attraverso l’orgoglio e la disperazione, la disperazione che dà al cuore tutto il suo rendimento.”
L’autrice di questo manifesto, la conosciamo con lo pseudonimo di Valentine de Saint-Point, di professione, come fu detto, avventuriera della scrittura. Si chiamava Anna Jeanne Valentine Marianne Desglans de Cessiat-Vercell, era nata a Lione nel febbraio del 1875.

E' figlia di una borghesia di provincia, che si compiace dei suoi rapporti di parentela con Alphonse de Lamartine – Saint-Point era il nome del suo castello – si sposa a diciotto anni con un grigio professore di filosofia di paese, lo tradisce da subito con un collega di costui, rimarrà vedova sei anni dopo. Contrae un nuovo matrimonio con un politico di provincia che pungola e, in qualche modo, riesce a far diventare un ministro della terza Repubblica, ma non sopporta la sua mediocrità e nel 1904, pur di liberarsene, accetta un divorzio per colpa, che farà scandalo. Può così dedicarsi alla poesia e all’arte.Precipita intanto nei pettegolezzi, le attribuiscono numerosi amanti, tra i quali Auguste Rodin, grande scultore, ma anche un anziano satiro con gli acciacchi dell’età, e Alfons Mucha, quello che abbiamo lasciato con la testa tra le sue gambe. Per Rodin è un’ossessione, è “la dea di cui vorrebbe mutare in marmo la carne”.   Poi ci sono gli amanti occasionali, ma non contano. Con lei ci provano tutti, compreso Gabriele D’Annunzio e Rachilde, ovvero, Marguerite Eymery, una garçonne che ha uno dei salotti più invidiati di Parigi, autrice di decine di libri tra romanzi e racconti, tra cui lo scandaloso Monsieur Vénus, sottotitolato, Un romanzo materialista. Quando diventò l'amante di Marinetti, a Parigi, nel 1909, dove lui era andato per lanciare il suo manifesto futurista,  per non essere da meno di Marinetti, per controbattergli, o per appoggiarlo, scrisse, nel marzo 1912, il Manifesto della donna futurista.

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 Donna futuristicamente bellissima, incapace di non sedurre e di non farsi sedurre ogni volta che la sua forza vitale la portava da un punto all'altro della fantastica tempesta culturale d'inizio Novecento e nella capitale francese Valentine si dedica alla scrittura, alla danza,alla poesia, ai piaceri e al desiderio. Canta il furore dei sensi, la confusione dei ruoli amorosi, inventa un nuovo modo di pensare il corpo della donna.  In breve, Valentine si rivolta contro la costruzione culturale del femminile. Per lei la lussuria ha le ragioni di una forza, esprime la natura animale della sessualità e il suo riscatto, ne farà un manifesto, che pubblica nel gennaio del 1913.

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  L’equazione è semplice quanto esemplare:  la lussuria è arte. La lussuria, per Valentine de Saint-Point, rappresenta la realizzazione diretta delle passioni. Non è capita se non nella misura dello scandalo che solleva. Darà scandalo  anche con i romanzi Un amour , cui seguirà Une femme et le desir. Si appasiona alla tragedia greca, aNietzsche e a Schopenhauer, sviluppa sempre più un senso tragico e carnale della vita. Così il futurismo femminile di Valentine de Saint-Point avrà vita breve. Più lunga e ricca la vita di Valentine.  Nel 1913 incontra e seduce un altro italiano e un altro straordinario personaggio, Ricciotto Canudo, colui che battezzò il cinema come «settima arte».

L’invenzione più originale della Saint-Point, che molti considerano una delle primissime artiste multimediali, fu la Métachorie, una danza dai movimenti meccanici e geometrici che lei stessa eseguiva mentre un attore leggeva le sue poesie: la presentò nel 1913 a Parigi al Théâtre des Champs-Elysées e al Metropolitan Opera House di New York nel 1917. A Marinetti non piacque: «La sensibilità di queste danze risulta monotona limitata elementare e tediosamente avvolta nella vecchia atmosfera assurda delle mitologie paurose che oggi non significano piú nulla».Il contributo di Valentine è stato comunque fondamentale. Con lei ha collaborato a lungo Dane Rudhyar, il musicista e intellettuale che, con Martha Graham, ha fondato il balletto contemporaneo.

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 Inesauribile, negli anni Venti la Saint-Point sognò di fondare in Corsica un centro per gli intellettuali di tutto il mondo, il Tempio dello Spirito.

"Poi si trasferì in Egitto,scopre la politica e anticiperà generazioni intere di antiimperialisti, si batté per unire i popoli, contro il colonialismo e per il libero scambio. Partecipò, per esempio, alle attività della Al-Rabita Al-Sharqiyya, la Lega orientale, un’organizzazione fondata in Egitto per unire i popoli colonizzati. Fece anche sua la causa del nazionalismo arabo e pubblicò un nuovo manifesto, Le Phoenix. Negli ultimi tempi andò a vivere al Cairo, si convertì al sufismo e si fece chiamare Raouhya Nour el Dine che vuole dire Luce spirituale della religione. Tentò anche di spingere le donne musulmane verso un “femminismo orientale”, che rispettasse cioè la loro tradizione: l’idea suscitò le ire delle femministe egiziane, allora più interessate a quanto accadeva in Europa e pronte a gettare il velo alle ortiche. Risultato di tutte queste battaglie? Il disprezzo dei francesi e la diffidenza dei musulmani. Muore, dimenticata da tutti, a tutti sopravvissuta, ma  sempre più affascinata dal deserto il 28 Marzo 1953 a Il Cairo. "( http://www.enciclopediadelledonne.it )
Le Pantin et la Mort
La caverne était sombre et grande l’assemblée.
Au milieu, un pantin, objet de la veillée.
Chacune à son côté, près: moi-même et la Mort,
Chacune le tirant par un bras. Et mon sort
Etait clos en ce masque inanimé, si flasque!
Et, toute, je m’arquais, comme dans la bourrasque,
A la Mort, comme au vent, opposant ma vigueur
Que décuplait mon sang ardant d’être vainqueur.
Si mon effort cédait, certes j’étais perdue;
Ma volonté de vivre était toute tendue.
Mais, du pantin, la Mort arracha la moitié,
L’autre, en mes mains resta. Le peuple convié
Eclata d’un grand rire. Avec son laid trophée,
La Mort s’enfuit… Comment lire ma Destinée?
La foule, après la Mort, peu à peu disparut
A mes yeux sans pensée. Et quand le bruit décrut,
Je regardai ma part du pantin morne et veule,
Dans la caverne obscure, où je demeurai seule.
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Commenti al Post:
K.A.R.M.A
K.A.R.M.A il 12/08/11 alle 15:40 via WEB
però!!...che vita!!...
 
ilio_2009
ilio_2009 il 17/08/11 alle 09:39 via WEB
A Marinetti la Métachorie non piaceva, forse, anche per colpa di Isadora: ...È esemplare la sua avventura con Isadora Duncan, la celeberrima ballerina americana che Marinetti conobbe a Parigi nel 1909. Quasi coetanea, quell’anno Isadora esordì nella capitale francese e la sua «danza libera» - che finirà per influenzare anche il balletto classico - suscitò reazioni simili allo sconcerto provocato dal Manifesto. L’incontro di reciproca ammirazione fu inevitabile. Colta e affatto conformista anche lei (Isadora era madre senza essere sposata), è rimasto nella storia un loro ultimo dell’anno insieme, forse quello del 1909, forse quello del 1910. «Soli in casa mia: e io ballerò per te tutta la notte» promise invitandolo nell’antico e grandioso studio di Rodin che aveva affittato e «nebbiosamente drappeggiato di altissime tende di velluto perlaceo lilla viola fumo». Dopo una cena a base di cibi indiani, frutta tropicale e «droghe sospette», passata la mezzanotte arriva come un fantasma meccanizzato un pianista in frac, occhialuto e striminzito, che suona agli ordini, «senza mai aprire bocca né guardarci». Nel caldo torrido che Isadora predilige, «ebbra di champagne cognac whisky», danza seminuda «come un grande oratore parla» o «come un bel fiore nella brezza primaverile». Assillati da mille desideri, «baci carezze amplesso ritorni di fiamma non bastano né a me né a lei». Effetì pretende una danza futurista - che è ancora nella sua testa, il relativo manifesto verrà nel 1917 - e suggerisce il tema: trecento lampade elettriche che abbagliano la luna. Isadora esegue: «Dopo un primo viluppo di passi sospirati e gementi la danzatrice mutatasi in motore moltiplica girando a tutta velocità le allucinanti rotondità di cento lampade elettriche in zuffa fra loro per soverchiarsi». Eccitata dalla sua stessa impresa e dall’uomo che gliel’ha suggerita, Isadora gli propone un matrimonio. Marinetti, «benché innamoratissimo», non ci pensa neppure. Ha sedotto una delle donne più desiderate al mondo e ora vuole andare nei giardini di Versailles, a vedere la prima alba dell’anno nuovo... Giordano Bruno Guerri
 
odio_via_col_vento
odio_via_col_vento il 23/08/11 alle 17:27 via WEB
mah, non mi entusiasma questa donna. oggi vengono esaltate solo figure così, che però. scommetto, in vita furono detestabili egoiste e arriviste
 
 
ilio_2009
ilio_2009 il 24/08/11 alle 10:18 via WEB
Negli stessi anni a Parigi viveva anche Maria Sklodowska Curie,prima donna a vincere il Nobel. Anzi, due: il primo, per la Fisica, nel 1903, per la scoperta della radioattività naturale; il secondo nel 1911, per la Chimica, per l'isolamento del radio e del polonio...oserei dire, per l' epoca che vivevono, entrambe molto radioattive :) Buona giornata, Lucio
 
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