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Ieri e oggi. Le frasi diventate popolari, da Vittorio Emanuele II a Berlusconi, una storia patria sui generis

Post n°4613 pubblicato il 22 Aprile 2011 da cile54

«Armiamoci e partite» L'Italia nelle frasi celebri

 

«Salvateci dal fango che sale, che sale, che sale!». E' una frase storica, che potrebbe ben figurare nel medagliere dei 150 anni e che ha un padre nobile, Giosuè Carducci. Scritta di suo pugno, compare per la prima volta nell'ambito dell'articolo (pubblicato addì 2 giugno 1883 su "La Lega della democrazia" di Roma, giornale di ispirazione garibaldina) con il quale il poeta denunciava «la decadenza del costume politico e la perdita dei valori risorgimentali».

Quella locuzione del «fango che sale, che sale, che sale» (peraltro tutt'altro che fuori moda ai nostri giorni, che volete, la storia si ripete) non è che una delle tante contenute e descritte nel libro di Antonello Capurso "Le frasi celebri nella storia d'Italia" (Mondadori, pag. 414, euro 9,50). Da Vittorio Emanuele II a Berlusconi: un ripasso veloce e sui generis, che ricostruisce, nella loro origine e nel loro contesto, appunto, quelle frasi che hanno finito per diventare senso e linguaggio comune, riferimento simbolico, memoria e significato collettivi. E tramandate nel tempo, praticamente immortali.

«Armiamoci e partite»: mai frase ha potuto dire tanto in tre parole. Come nasce? L'anno, disgraziatissimo, è il 1896; quello della guerra africana contro i "selvaggi" di Menelik, della sconfitta di Adua, dei settemila soldati italiani immolati in nome della smania coloniale di quell'Italia appena post Unità: una sciagurata pagina di storia "patria" che anche al tempo suscita scandalo, sia in casa che a livello internazionale. Tra proteste, dimostrazioni di piazza, tempestose sedute in Parlamento, l'allora presidente del Consiglio Crispi è costretto a dimettersi.

A illustrare le ipocrisie e la falsa retorica di guerra - sempre la stessa, come sappiamo - è Lorenzo Stecchetti, pseudonimo di Olindo Guerrini, il "poeta maledetto", socialista e mangiapreti, gran fustigatore a colpi di satira. Che non perdona certo la brutta avventura africana. La poesia ad hoc si intitolava, con debito sarcasmo, "Agli Eroissimi". «Ah, siete voi? Salute, o ben pensanti,/ in cui l'onor s'imbotta e si travasa;/ Ma, dite un po', perché gridate "avanti!" /E poi restate a casa?/Perché, lungi dai colpi e dai conflitti,/comodamente d'ingrassar soffrite,/ Baritonando ai poveri coscritti/ "Armiamoci e partite"?». Domanda pertinente e destinata a non perire, anzi sempre molto buona...

Non ha per niente una genesi divertente anche la scanzonata «Canta che ti passa», una frase datata 1915, Prima guerra mondiale. Secondo la ricostruzione del libro, è l'espressione incisa su una trincea da un soldato sconosciuto; l'ufficiale e scrittore Piero Jahier la trascriverà come epigrafe di una raccolta di "Canti del soldato". Una antologia dedicata, spiega, «al fante più scalcinato e ammutolito nella trincea più battuta».

Ed è legata anch'essa alla Prima guerra mondiale la frase «La meglio gioventù», proprio in questi ultimi anni rientrata alla grande nel linguaggio corrente per via del film di Marco Tullio Giordana dall'omonimo titolo. Compare per la prima volta nella canzone "Sul ponte di Bassano, bandiera nera", quella degli alpini massacrati in trentacinquemila sull'Ortigara e che fa: «Bandiera nera, è il lutto degli alpini, che va alla guerra, la meglio gioventù che va sottoterra». Nel 1941 il canto diventa quello della divisione Julia, mandata allo sbaraglio in Grecia; ma «bandiera nera, è il lutto della Julia che va alla guerra, la meglio gioventù che va sottoterra» è considerata disfattista dal fascismo e dunque probita.

Di chi è la paternità della locuzione che ha avuto e ha tuttora grande fortuna, «Un governo di unità nazionale»? La frase nasce esattamente durante il consiglio nazionale del Pci che si svolge a Napoli il 30 e 31 marzo 1944 ed è Palmiro Togliatti, tornato dall'esilio da appena tre giorni, ad usarla: è la frase con la quale invita i partiti antifascisti ad entrare in un «governo di unità nazionale», presieduto da Badoglio, rimandando alla fine della guerra la questione istituzionale. La famosa "svolta di Salerno".

E' invece copyright di Nenni «Il vento del Nord», altra frase destinata ad essere celebre e simbolica; scritta nell'articolo apparso sull'"Avanti!" del 7 febbraio 1945: «Una forza in irresistibile movimento, che vorrà fondare la libertà su nuove istituzioni politiche e nuovi ordinamenti economici. Questo è ciò che chiamiamo il vento del Nord» (chissà dov'è finito...).

«Gli opposti estremismi» è conio in data 14 aprile 1969 dell'allora presidente della Repubblica Giuseppe Saragat. Invece - sorpresa - l'invenzione magistrale della «Balena bianca» non si deve a Gian Paolo Pansa come erroneamente ritenuto, bensì ad Arnaldo Forlani, come dirà lui stesso: «Fui io, in un discorso a Pesaro, a definire la Dc come la balena bianca, capace di contenere tutto in una grande unità». Mentre «il fattore K» nasce da Alberto Ronchey, "Corriere della Sera", 30 marzo 1979, «il fattore K, da Kommunist o Kommunizm».

E poi venne l'immortale locuzione «La casalinga di Voghera». Lo sapete? Creata per deridere Carolina Invernizio - «l'onesta gallina della letteratura popolare» - nata appunto a Voghera nel 1858, la frase conosce nuovi fasti «mezzo secolo dopo, nel 1966, quando il Servizio opinioni della Rai avvia un'inchiesta per accertare quante, fra le parole usate nei resoconti di attualità politica, siano comprensibili dall'italiano medio. Il gruppo che dimostra il tasso di comprensione meno elevato è composto da «casalinghe e risiede a Voghera». Scoppia un mezzo finimondo; ma «la casalinga di Voghera», passata alla categoria sociologa di successo, non tramonterà mai più. E Alberto Arbasino sfotte, «la casalinga di Voghera, in attesa della corriera, con le sataniste di Mortara, e i fidanzatini di Novara, quando scende il tiggì della sera, sul cavalcavia di Cava Manara, rilegge Montale: "Occasioni" e "Bufera"». E sfottono anche altri, soprattutto in campagna elettorale, magari «se il Centrosinistra vuole vincere le elezioni non deve inseguire tanto la casalinga di Voghera quanto l'universitario di Vipiteno, oppure il vicino della porta accanto». Magari, hai visto mai, anche oggi...

 

Maria. R. Calderoni 

21/04/2011

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