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Ottusamente non si vuole capire che l’omofobia e la transfobia si combattono efficacemente riconoscendo i diritti

Post n°4713 pubblicato il 19 Maggio 2011 da cile54
Foto di cile54

«La questione omosessuale»

 

L’omofobia è una malattia, è la paura di essere omosessuali. Ma l’omosessualità non è una malattia, è una variante naturale del comportamento umano. Due persone dello stesso sesso che si amano non sono molto diverse da due persone di sesso opposto che si amano. Il sentimento è lo stesso, i rapporti sessuali, se ci si pensa bene, non sono poi molto diversi, il sesso ha mille sfaccettature, è una specie di lessico personale per comunicare con il partner o con la partner. Eppure, se per strada si vede una coppia eterosessuale che si scambia tenerezze, effusioni, l’atteggiamento generale è positivo, accogliente, anche divertito e di approvazione. Questo non succede per le coppie dello stesso sesso.

 

Qualche giorno fa ero in metropolitana, e due ragazzi erano abbracciati in piedi al centro del vagone. Si accarezzavano e si davano dei baci delicati. Niente di conturbante, in un comportamento affettuoso e poco sessuale che coinvolgeva due giovani dal look dimesso, banale, quasi tradizionale senza colori accesi, senza piercing e senza tatuaggi, «segni» che contraddistinguono la maggior parte delle ragazze e dei ragazzi. La reazione degli altri passeggeri era, sostanzialmente, di civile indifferenza ma alcuni sguardi erano perplessi e altri, pochi fortunatamente, addirittura inferociti. Chi dimostrava fastidio era però, allo stesso tempo, leggermente spiazzato dal fatto che la coppia omosessuale non rientrava nei canoni del diverso, dell’eccentrico, dell’esagerato, del sessuomane.

 

Recentemente, nel corso della presentazione del rapporto annuale di Amnesty International, il quadro riguardante il nostro Paese denunciava le discriminazioni continue subite da rom, migranti e persone lgbt. Il clima di intolleranza, evidenzia Amnesty, è alimentato in particolar modo dai politici come Giovanardi o come i rappresentanti della Lega e dell’estrema destra. Sul problema «omofobia» interviene anche l’Avvenire, a poche ore dal 17 maggio, Giornata mondiale contro l’Omofobia, che, per voce di Francesco D’agostino, presidente dell’Unione Giuristi Cattolici, afferma: «Nonostante ciò che alcuni continuano a sostenere, non esiste più in Italia, e da tempo, la questione omosessuale».

 

In sostanza il giurista cattolico ribadisce che il matrimonio tra persone dello stesso sesso non ha nessuna ragione di esistere e che la negazione di questo diritto nulla ha a che fare con le discriminazioni, «che vanno severamente punite»; invece «il riconoscimento del matrimonio gay sarebbe un errore simile a quello di chi sostenesse che per rispettare i diritti dei musulmani bisogna recepire nel nostro ordinamento la poligamia». Fatti salvi i diritti dei musulmani, non credo che il paragone regga a un’attenta contro analisi che dimostri che le coppie gay non chiedono il riconoscimento dell’istituto matrimoniale religioso ma di quello civile, e in alternativa un nuovo istituto giuridico che comunque riconosca uguali diritti come previsto dalla carta costituzionale. Ottusamente non si vuole capire che è meglio prevenire che punire e che l’omofobia e la transfobia si combattono efficacemente riconoscendo i diritti negati e le pari dignità a cittadine e cittadini ancora di serie B.

 

Saverio Aversa

 
 
 
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