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FINCHE' MORTE NON CI SEPARI

Post n°1564 pubblicato il 21 Settembre 2008 da cile54
Foto di cile54

Perché se ammazzo due ucraine voglio parlare con Emilio Fede?

 

La mattanza delle donne, in famiglia, continua innarrestabile. In una settimana, quattro donne uccise dal marito, dal fratello o dall'ex, una bambina di nove anni uccisa dal padre e un'altra che ha visto morire la madre. Troppo numerose, anche quelle che i maschi di casa hanno "solo" tentato di fare fuori. I giornali scrivono di depressione, di moventi passionali, di questioni di soldi. Di tutto, pur di non dire che la violenza è maschile, pur di non riconoscere che, se c'è un'emergenza "sicurezza" in questo paese, per le donne è nelle case, in famiglia. Il copione è tragicamente lo stesso. Troppo spesso c'è un'arma in mano a uomini che non dovrebbero averla, perché sono già stati denunciati per maltrattamenti. Come nel caso di Montebello Jonico (Rc), dove, venerdì scorso, un uomo ha ammazzato la moglie con una pistola legalmente detenuta. Troppo spesso, le denunce delle donne vengono sottovalutate, perché, in fondo, sono "affari di famiglia". Come nel caso di Villa d'Adda (Bg), dove, mercoledì scorso, dopo anni di minacce, un uomo ha ucciso l'ex moglie e un'amica di lei. Una storia molto inquietante, questa, che chiama direttamente in causa, anche le responsabilità politiche di chi soffia sul fuoco dell'intolleranza razzista.

Nataliya, 43 anni, arriva dall'Ucraina più di dieci anni fa. Anacleto Roncalli, 67 anni, idraulico in pensione, vedovo con due figli, lo conosce quasi subito, a Milano. Insieme si trasferiscono a Villa d'Adda e, sei anni fa, si sposano. Anche Natalya ha due figli. Nikita, che ora ha 16 anni, la raggiunge, mentre il più grande, 21 anni, rimane in Ucraina, dove si è sposato e fa il militare. Quattro anni fa, anche per aiutare i figli, Nataliya decide di ricominciare a lavorare e la possessività di Anacleto si scatena. Lei trova lavoro come colf in due famiglie, fuori da Villa d'Adda. Lui comincia a pedinarla, a controllarla, le fa scenate continue. Nataliya regge così per due anni, poi non ce la fa più. Vuole la separazione. Nel 2006, lui la butta fuori di casa, lei si trova un appartamentino, dove si trasferisce con il figlio. Nataliya ha voglia di fare, è socievole, ha molte amicizie. In particolare Alla, 42 anni, che abita a Locatello con il compagno. Come lei viene dall'Ucraina, come lei fa la colf.

Lui continua a perseguitarla. Le manda lettere minatorie, scrive ingiurie sui muri, le ruba il passaporto, la aspetta sotto casa o quando esce dal lavoro, la insulta, le mette le mani addosso. Natalya comincia a sporgere denunce. Nel marzo del 2007 per minacce, nell'aprile del 2008 per violazione di domicilio e ancora in agosto per molestie. Alla le sta vicino, la aiuta a prendere le distanze da quell'uomo violento. Anacleto si mette in testa che abbia una relazione con Nataliya e comincia a minacciare anche lei. Sono le 7 e mezza di mercoledì 17 settembre. Nataliya è in garage, sta per andare al lavoro, quando se lo ritrova davanti. Lui, le salta addosso e la uccide con venti coltellate. Poi, prende l'auto e si dirige verso Locatello. Incrocia l'auto di Alla, anche lei diretta al lavoro. Si fermano, lei abbassa il finestrino, lui le apre la portiera e inizia a colpirla. Diciassette coltellate. Poi risale in auto, è diretto al carcere di Bergamo, vuole costitursi. Sono le 11, si ferma a bere un caffè in un bar, sente dire alla tv che hanno scoperto l'omicidio di Nataliya. E' contrariato, di fronte agli sguardi attoniti degli altri avventori, corregge la notizia ad alta voce. Dice che ne ha ammazzate due, non una sola. Poi si dirige agli studi Mediaset di Cologno Monzese. Agli inquirenti ha raccontato che voleva parlare con Emilio Fede, raccontare in diretta al Tg4 il duplice omicidio ma che una guardia giurata non gli ha creduto e non l'ha fatto entrare. Se così non fosse stato, avrebbe potuto rivendicarli, come ha fatto nei volantini stampati con la sua foto che ha lasciato vicino ai corpi di Nataliya e Alla. Si sente un giustiziere della patria, Anacleto, che ha impugnato le armi contro gli immigrati invasori, contro queste donne senza scrupoli che vengono in Italia a sedurre gli uomini per poi lasciarli.

Il procuratore di Bergamo ha dichiarato che non si può parlare di un delitto annunciato, che dirlo è da irresponsabili. Perché nella sua procura arrivano tra le 4 e le 5 mila denunce all'anno come quelle di Nataliya. Che i carabinieri, non possono avere il polso di ogni singola situazione. A noi, che siamo irresponsabili, ci viene di chiedere perché ci si impegna così tanto per eliminare le prostitute dalle strade e così poco per contrastare la violenza contro le donne in famiglia.

E, se fossimo Emilio Fede, ci chiederemmo perché Anacleto ha scelto proprio noi.

Beatrice Busi

Liberazione

21/09/2008

 
 
 
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