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« Mentre, governo e Federm...Esposizione e asta a Rom... »

Continua a stupire i media questo movimento, per la compattezza dei cittadini e delle istituzioni locali

Post n°3897 pubblicato il 11 Ottobre 2010 da cile54

Valle Susa compatta, 6 chilometri di corteo contro la Tav  

 

Manifestazione “oceanica” in Val Susa. Come si può definire diversamente il corteo lungo sei chilometri che ha attraversato la valle ieri pomeriggio? Da Vaie a Sant’Ambrogio lungo la statale 24 si è snodato un unico serpentone umano, coloratissimo e allegro. La Val Susa continua a stupire per la compattezza del suo movimento, dato per morto da chi (media, Osservatorio tecnico di Virano e politici di ogni colore favorevoli all’opera) ha l’obbligo di raccontare favole tranquillizzanti affinché si possa giungere alla agognata apertura dei cantieri. E’ un gioco molto pericoloso quello che questi signori portano avanti con le loro parole dissennate, volte a raccontare un territorio ormai favorevole all’opera, o quantomeno molto meno battagliero rispetto il tremendo 2005, l’anno degli scontri e dei tumulti di piazza.

Il corteo era aperto dalla quasi totalità dei sindaci di valle con la fascia tricolore. Da molto tempo non accadeva. Con o senza i gonfaloni, i manifestanti sono però sempre molti. Lo scorso gennaio, durante gli inutili carotaggi invernali, un corteo a Susa, senza istituzioni, mise insieme circa quarantamila persone. Quante ieri. Sindaci e politici, quindi, seguono il movimento e per molti è quasi un obbligo, a prescindere dalle idee personali. Forse è il caso di Antonio Ferrentino, ex barricadero Notav, poi dialogante possibilista, ieri nuovamente in piazza. Non era in prima fila insieme ai suoi colleghi sindaci di valle ma nel gruppo di chi dice “No” all’alta velocità senza se e senza ma. Nessuno ha contestato l’ex presidente della Comunità Montana. Chi pensava di avere una sponda in valle da ieri deve smettere di sognare.

La manifestazione dimostra che in questo momento il movimento Notav non evidenzia la minima incrinatura, e forse non è mai stato così partecipato.

Lungo la statale, sotto il solito terribile cielo grigio, dietro un efficace striscione con la scritta “La valle c’è” i valsusini: contadini, trattori, muli, mucche, imprenditori, commercianti, operai, casalinghe, una marea di bambini anche in carrozzina, cani, nonne, squatters, la Fiom... tutti. Esattamente come due settimane fa a Rivoli. Perché da queste parti i cortei e le assemblee hanno cadenza settimanale. Il tempo volge al brutto e l’inverno è alle porte. E, come ormai tutti sanno, quando il termometro scende le ruspe accendono i motori. A gennaio 2011 potrebbe partire la cantierizzazione dei boschi di Chiomonte. Quando il termometro si allungherà sotto lo zero i sostenitori dell’opera proveranno a ripetere l’operazione di Venaus. Il movimento sta progettando un mega presidio lungo l’unica via d’accesso al futuribile cantiere. Si tratta di un luogo impervio e isolato, circondato da boschi e vigneti, ed è facile prevedere che ci sarà battaglia.

Certo il “nuovo” percorso non aiuta il dialogo ed il confronto. Vi sarebbero case e capannoni abbattuti, cantieri per anni, migliaia di camion in giro per la valle e perfino un ospizio in pericolo a Susa. Un sentimento di paura e rabbia serpeggia tra chi teme di vivere un inferno lungo almeno dieci anni. Senza nessun vantaggio.

Recentemente perfino un pezzo da novanta del Pdl, Vito Bonsignore, si è detto contrario all’opera. Il parlamentare europeo ha definito la Tav «non più fattibile in questo momento di crisi anche perché l’opera è rivolta essenzialmente al traffico passeggeri». Per dare un’idea dell’intenso via vai tra Torino e Lione è bene sottolineare che le due città sono collegate da un pullman al giorno.

Paolo Ferrero, segretario Prc, presente al corteo, ha commentato: «E’ una bellissima manifestazione perché su questa strada non ci sono solo i duri e i puri che decidono di andare da soli. Attraverso un percorso, anche tortuoso e difficile, di dialogo e di confronto si è trovata un’unitarietà di intenti che porta ottimi risultati. Un esempio di questi tempi».

Il clima di entusiasmo generale è ben raccontato da Andrea, docente precario in un istituto superiore di Torino: «Venire in Val Susa è come respirare una boccata d’aria fresca. Sono abituato alle tragiche divisioni sindacali presenti nella scuola dove ogni protesta è vissuta, almeno da me, come una discesa nel baratro della rappresentanza solitaria. Qui in valle è proprio una altro mondo».

Nelle prossime settimane altre manifestazioni avranno luogo, forse anche a Torino. Arriva l’inverno, la valle è pronta.

Maurizio Pagliassotti

10/10/2010

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