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Post n°4429 pubblicato il 04 Marzo 2011 da cile54
«Donne costrette ad abbandonare il posto di lavoro per tornare a casa, curare i propri familiari e occuparsi di servizi e attività che dovrebbero essere di competenza dei Servizi del Privato Sociale. Centinaia di operatori sociali in piazza per manifestare contro i ritardi nei pagamenti da parte della Regione Campania e del Comune di Napoli. L'intero sistema dei Servizi privati sociali in Campania è al collasso. A farne principalmente le spese sono proprio le donne». Questa la presa di posizione dell'Ordine degli Psicologi della Campania che quest'anno celebra l'8 marzo puntando il dito contro i tagli finanziari al Terzo settore e intanto domani, per far luce su cosa sta accadendo si terrà domani l'incontro «Il Welfare non è un lusso», presso l'Istituto Bianchi di Napoli, dalle 10.30 alle 16.30, per riflettere con la cittadinanza sulla preoccupante situazione. «Non dimenticando che il nostro Ordine è in gran parte costituito da donne, l'argomento proposto quest'anno non poteva non essere quello della crisi del Welfare - dichiara Raffaele Felaco, presidente dell'Ordine degli Psicologi della Campania -. Siamo solidali con gli operatori sociali dell'Istituto Bianchi di Napoli e in generale con tutti coloro che in questi giorni stanno levando la propria voce e manifestando contro i tagli finanziari al Welfare. La chiusura dei Servizi del Terzo Settore potrebbe avere, infatti, una ricaduta maggiormente gravosa sulle donne che, in assenza di una solida rete sociale, rischiano di farsi carico da sole dei problemi presenti nella famiglia». «In effetti sappiamo tutti che, di fatto, la riduzione o la chiusura dei servizi sociali ricadranno per lo più sulle donne. La nostra è una professione femminile e di aiuto, quindi non può restare insensibile all'attacco che il Welfare sta subendo In Campania,- spiega Antonella Bozzaotra, vice-presidente dell'Ordine degli Psicologi della Campania.- La crisi del Terzo Settore sta costringendo alla chiusura di molti Servizi che si occupano di integrazione psico-sociale e permettono la riabilitazione di quei soggetti appartenenti alle cosiddette 'fasce debolì, come minori, anziani, disabili, sofferenti psichici e tossicodipendenti. Questo significa che molte donne saranno indotte a sacrificare i propri spazi di autonomia, per occuparsi a tempo pieno e senza supporti dei propri familiari».
02/03/2011 |
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Roma, 12 maggio 1977
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