Creato da christie_malry il 25/07/2013

Empire Of slack

Un poeta non è nulla se non l'ombra di sè stesso

 

 

XII

Post n°219 pubblicato il 30 Gennaio 2017 da christie_malry

 








Il grano dal lòglio XII

"Mi piacerebbe tanto..." Cominciò Lawrence ma s'impappinò
immediatamente e retrocedette come un cane che avesse
ricevuto una bastonata al posto del desiderato boccone. Greta
tentò di incalzarlo e la prese da molto lontano sproloquiando
sull'importanza dell'amore solo se unito al desiderio reciproco.
"Ma che cazzo..." Pensò Phil e tentò di interpretare l'evidente
imbarazzo dei due amanti: "Fratello, non ti sbarazzerai tanto
facilmente di Costanza. non penso che ti ami veramente, ma
tu le appartieni, come Io appartengo a Marta, e non ci resta che
fare buon viso a cattiva sorte." "Assurdo, inspiegabile, pazzesco""
Urlò Lawrence, spostandosi come una formica impazzita da una
parte all'altra del salottino. "Ne hai paura, vero?" Lo fermò il suo
gemello. "E chi non sarebbe? Ha promesso di sfregiarmi con l'acido.
E non lo farebbe per vendetta, ma solo perché le si è rotto il giocattolo."
"Davvero ha detto questo?" E Phil pensò a Costanza: altera, superba,
permalosa e possessiva. Nulla da stupirsi che Lawrence si fosse
cercato la sua spettrale via d'uscita con la ragazza semplice e coincisa
che gli stava vicino. "Non farà mai una cosa del genere, potrebbe
farlo solo per sadismo, nemmeno per orgoglio ferito." "Sei stato a
letto con lei?" Domandò Lawrence improvvisamente. Phil si morse
ferocemente il labbro: "E questo cosa sarebbe? Il gioco della verità?"
"Guarda che non m'importa nulla se è accaduto, anzi, può farmi
solo piacere. Io e Costanza siamo su due pianeti lontanissimi, ormai.
Le uniche comunicazioni sono prodotte dall'astio." "Ti ha telefonato."
"Sì. E mi ha detto tutto. Mi ha detto che non ti sei tirato indietro."
Phil barcollò vistosamente sotto il colpo ricevuto. Tutto era accaduto
come aveva previsto: era una trappola squallida, un'imboscata con
tanto di punte avvelenate sul fondo della buca. "Mi ammazzerai per
questo?" Chiese al suo gemello. "Al contrario, come ti ripeto, ti posso
stringere unicamente la mano." E così fece platealmente sotto agli
occhi di Greta. "Ti sto forse dando una via d'uscita?" " di certo mi
stai fornendo una motivazione a insistere sulla mia strada." "Pensi
lo sappia anche Marta?" "Sei davvero così ingenuo, fratello? Certo
che lo saprà. Quelle due sono speculari e complementari. Non v'è
mossa fatta da una che non sia echeggiata dall'altra." "Un complotto,
Santo Dio, un dannato complotto! E per quale ragione poi? Farti
ingelosire? Scatenare l'inferno tra noi due? Mettere alla prova il tuo
amore per Greta? Possibile che la mia ragazza mi abbia prestato
a sua sorella con tanta disinvoltura?" "Non le conosci, Phil. Una fra
le tante cose che detestano è essere spiazzate e rimpiazzate.
Considerate nel loro complesso e abbandonate. Non si possono
permettere di perdere su un terreno che le appartiene, quello
dell'esclusività e dell'amor proprio. Sono divorate da un folle
orgoglio e non appena Io ho fatto valere i miei diritti di uomo
semplice, desideroso d'un rapporto rotondo e chiaro, Costanza
è letteralmente impazzita. Non può accettare che possa esistere
una ragazza lontana dalla competizione. Non riesce a ficcarsi in
testa che il sentimento non equivale a un gioco di potere o a un
gingillo di sopraffazione."









(Continua)












 
 
 

XI

Post n°218 pubblicato il 27 Gennaio 2017 da christie_malry








Il grano dal lòglio XI

Quando spalancò la porta del suo appartamento la neve era ormai
solo un pallido ricordo. Nella strada tirava solo un vento gelido ed
erano le cinque e mezza. Sospirò ferocemente e si avviò nel salottino
con la testa ridotta a un tamburo battente. Comunque c'era qualcuno
nel locale ad attenderlo: avrebbe mai avuto un po' di tempo per sé
stesso, lontano dagli intrighi, dalle beghe spirituali e dalle selvagge
rivalse? No. Ne era sicuro, e quindi fu con un misto di rassegnazione
e animo catatonico che osservò Greta e Lawrence rispettosamente
situati in quella che doveva essere la sua casa. Il suo gemello stava
vicino alla finestra, appoggiato al calorifero, la ragazza seduta con
le gambe accavallate sopra il divano in pelle rossa. Due parole su
Greta: non si poteva dire dannatamente bella ma suppliva a questa
mancanza con una decisione e un carattere che fuoriusciva da ogni
poro della sua pelle; era bassotta e giusto lievemente sovrappeso,
le cosce erano solide e sode, il viso pieno e le guance arrossate, le
dita delle mani erano ornate da ogni tipo di anello e portava con
disinvoltura degli occhiali rettangolari con le stanghette in titanio,
aveva i capelli corti e sul biondo ramato, con la riga da una parte,
come uno spartitraffico nuovo di zecca. Era vestita senza farsi notare,
con un golfino beige e una gonna nera fino al ginocchio sopra calze
spesse dello stesso colore, indossava scarponcini gialli che lenivano
almeno in parte l'anonimità sobria dell'insieme. A Phil piaceva e non
nascondeva la soddisfazione di saperla accoppiata col fratello, per
lui quella ragazza era come un piacevole bagno in una vasca vaporosa
al posto di una doccia rapida e incolore. Ci si poteva accoccolare nel
l'immagine di Greta ed essere sicuri che non avrebbe mai sbroccato.
Così, dopo il primo, iniziale sobbalzo Phil s'era piantato nel mezzo
del salottino con le mani intrecciate dietro la schiena, senza nemmeno
togliersi il giubbotto. Era curioso di sapere e nulla, ormai, poteva più
stupirlo...Lawrence si staccò dal termosifone e prese a giochicchiare
con la copia delle chiavi dell'appartamento che lui possedeva. Phil
era il classico tipo da fidarsi di parecchia gente e non era la prima
volta che trovava amici e parenti a piantare le tende sopra il suo
albero urbano. Il fratello gli stette davanti con qualche ruga in più
rispetto all'ultima volta che l'aveva incrociato e prese a bofonchiare
in modo rapido e impreciso una specie di scuse. Phil sollevò il braccio
come a dire: stop! non c'è bisogno di alcuna giustificazione, spiegatemi
solo le ragioni di questa vostra presenza. Greta, lei pure, si alzò dalla
sua postazione e si avvicinò con timidi passi strascicati. Tutta la scena
era focalizzata al centro del salottino, con evidenti imbarazzi e timidezze
da parte dei due visitatori mentre Phil non riusciva a slegare l'intreccio
delle dita dietro la schiena. Capì che il suo sguardo doveva essere ambiguo,
né carne né pesce, e che fosse facile accorgersi come nel suo cervello
stessero mulinando pensieri rapidissimi come cristalli di anfetamina.
Riflessioni lanciate a rompicollo lungo la scarpata del possibile, ipotesi
sulla ragione per cui suo fratello e la sua amante gli fossero di fronte,
con lo sguardo torbido e mille richieste in punta di labbra. Richieste che
faticavano orribilmente a trovare una definizione vocale.









(Continua)











 
 
 

X

Post n°217 pubblicato il 25 Gennaio 2017 da christie_malry

 








Il grano dal lòglio X

Si buttò sul letto nella camera per gli ospiti e prese a fissare il soffitto
con sguardo assente. Marta, nel frattempo, aveva acceso la televisione
e l'ascoltava a un volume impossibile. Lui nascose la faccia sotto il
cuscino e cominciò a rigirarsi sopra le lenzuola, preda di una confusione
e di un senso di colpa indicibili. Fu quando non riuscì a sopportare oltre 
che si alzò e si infilò nel soggiorno urlando di abbassare il volume. Marta
nemmeno si girò a guardarlo e Phil capì immediatamente quanto avesse
improvvisamente a disprezzarlo e ne capì, nebulosamente, la ragione.
Ci doveva essere qualcosa tra le sorelle...una specie di patto, una
complicità, un piano oscuro per metterlo in mezzo. Ancora non ne capiva
il motivo ma Marta gli stava buttando Costanza fra le braccia. Poteva
essere una vendetta per il tradimento di Lawrence? E Marta si dimostrava
così disponibile a barattare il suo compagno con simile facilità? Lui si
mordeva le mani per essere stato così stupido e facile preda. Non era
riuscito a resistere, non aveva ragionato. Si era fatto sovrastare dai sensi.
Un muro invisibile s'era alzato fra lui e le due gemelle e provava persino
un po' di pietà per suo fratello Lawrence, che forse s'era imbarcato non
senza un motivo nell'avventura con Greta. Probabilmente era esasperato
dal gelido approccio di Costanza, dalla sua misteriosa enigmaticità. Forse
voleva solo un po' di sollievo in un rapporto sincero e non complicato.
quello che Costanza (con la sua cerebralità) non era in grado di offrirgli.
Con il cuore in subbuglio e un misto di rabbia e odio nel cuore aprì la
porta e uscì sul pianerottolo senza nemmeno dare un bacio alla sua 
compagna. Sbatté violentemente e prese a scendere le scale con le
lacrime agli occhi. Quando fu sulla strada la luce stava già esalando
e la precoce sera invernale bussava energicamente contro la sua
malinconia. Entrò in un bar, il Betahaus e decise di farsi abbattere
dalla contraerea alcolica. Iniziò con cocktail poco carichi allungandosi
contro il banco. Poi, quando fu alticcio al punto giusto passò alle
armi di distruzione di massa: vodka nera, gin liscio e whisky on the
rocks. Le sue ferie finivano tra due giorni e una fitta al cuore gli si
insinuò, traditrice, sino a diramarsi in un leggero tremito alle dita.
Ora cosa sarebbe successo? Era andato a letto con la ragazza di
suo fratello, ne aveva tradito la fiducia e si era fatto avviluppare
nei piani indecifrabili delle gemelle. Rifletté su quanto fossero
diversi e disgraziati loro due, Phil e Lawrence, rispetto alla spietata
macchina da guerra sciorinata dall'efficienza di Costanza e Marta.
Il suo gemello si era ficcato in un bel ginepraio e per un attimo pensò
a Greta, la studentessa diciannovenne che aveva conquistato il cuore
di Lawrence. L'aveva vista due volte con lui e gli era sembrata una
coppia felice e semplice, assolutamente non complicata e serena.
quanta differenza con l'ambiguità di Costanza, i suoi progetti oscuri,
la sua vita artificiosa nel mondo della moda. No! Capiva che doveva
difendere il gemello dalle lugubri mire della sua stessa fidanzata,
ancora ufficiale. Poteva mettere il suo petto davanti alle baionette
dell'inganno e dell'agguato, cosa che non era riuscito a fare quando
si era abbandonato come un fesso nel corpo semifreddo di Costanza.
Ormai era completamente ubriaco ed erano le cinque del pomeriggio.
Non una situazione anomala per una città come Berlino, ma comunque
qualcosa di vagamente imbarazzante. Ingollò un'ultima grappa e salutò
il cortese barman cercando di trovare l'uscita con le sue gambe. Riuscì
nell'impresa e si diresse barcollante verso la fermata della metropolitana
in Moritzplatz. Tempo una decina di minuti e sarebbe giunto nel suo nido
in Uhlandstrasse.










(Continua)











 
 
 

IX

Post n°216 pubblicato il 23 Gennaio 2017 da christie_malry

 








Il grano dal lòglio IX

Decise di prendere il toro per le corna e tornò sui suoi passi
fino all'abitazione fatale. Questa volta non si accese una cicca.
Lo considerò di cattivo auspicio così si limitò a guardare verso
l'alto, a quelle dannate finestre con le tendine incoerentemente
azzurre. Qualcuno doveva starlo osservando, ne era certo e
doveva dipanare il mistero. Allora tornò a suonare, questa
volta con una bizzarra serenità nel cuore e nell'animo. Udì
scattare la serratura e ripercorse la sua personale via crucis
fra desiderio e stupore. Trovò la porta d'ingresso e si attaccò
ferocemente al battente antico. Sentì scalpicciare dall'altra
parte con un invito ad avere un attimo di pazienza. Poi la
serratura emanò dei rumori confusi e Phil si ritrovò davanti
alla sua fidanzata, Marta. Almeno così credeva, come aveva
creduto un'ora prima. "Che vuoi?" Fece lei. "Sei Marta o
Costanza?" Replicò lui senza un filo di ironia. "Dico, sei
impazzito? Non mi riconosci?" Biascicò lei sconvolta. "Non
mi prendete più in giro. Prima, un'ora fa, era in casa tua
sorella?" Lei non replicava, si limitava a sogguardarlo di
sottecchi con le palpebre semichiuse e indagatrici. "Sono
appena arrivata. Costanza è uscita da dieci minuti." "Cosa
ti ha detto?" "Perché? C'era qualcosa che doveva dirmi?"
Lui arretrò: "Oh no. Nulla. Solo che ero passato un'ora fa
a trovarla." "Cos'è? Hai la vocazione del buon samaritano?
Mia sorella è parecchio cazzuta e ce ne vuole prima di
seppellirla. Non credo abbia bisogno di te." "Forse hai
ragione, ma posso entrare?" Lei annuì e si fece da parte.
Fecero l'amore sullo stesso divano dove l'aveva fatto con
Costanza. Doveva sapere...era intenzionato a capire ma
niente gli fece notare la differenza tra le due gemelle.
Possedevano la stessa maniera di scopare, ritrosa e
arrogante al tempo stesso, provocatrice ed estatica negli
stessi attimi decisivi. Lui era trasportato fra incoscienza e
passione; per alcuni attimi dimenticava tutta l'ambiguità
della situazione, durante altri gli risovvenivano i sensi di
colpa e l'incredulità per tutto l'incredibile viluppo della
vicenda. Possibile che nemmeno il più piccolo dettaglio
gli facesse luce sulla differenza fra Costanza e Marta?
Aveva sempre notato che erano eguali fino alle soglie
dell'immaginabile, ma ora che le aveva possedute entrambe
era ancora più attonito dell'usuale nel suo atteggiamento.
Gli sembrava che tutto l'equilibrio del mondo da lui
conosciuto andasse a ramengo se una donna con cui
aveva deciso di condividere la vita non si differenziasse in
nulla dalla propria sorella e potesse essere cosi semplice
fotterle tutte e due, con la stessa tranquillità con cui si
sorbisce una tazza di tè o si butta una carta poco decisiva
in un gioco da tavola. Un potente mal di testa si stava
impadronendo di lui.









(Continua)











 
 
 

VIII

Post n°215 pubblicato il 19 Gennaio 2017 da christie_malry








Il grano dal lòglio

Girovagò a lungo nei pressi del portone di Costanza, cercando di indovinare
qualche movimento attraverso le tendine delle finestre, poi si accese un'altra
sigaretta tornando a osservare gli anelli di fumo che, con sempre maggior
perizia, faceva uscire dalla sua bocca. Il sole stava calando e il vento prendeva
decisamente il sopravvento. Le maledette folate berlinesi. Ma lui, come fosse
davanti al castello di Matilde di Canossa, esitava a fare il passo più lungo della
gamba. Quando fu trascorsa mezzora si attaccò, dopo avere sputato, al suono
del campanello. Trascorsero altri cinque minuti ma nessuno ebbe l'idea di aprire
e Phil pensò: "Mi ha solo preso in giro. Voleva dimostrare la sua forza." Poi si
scostò improvvisamente una delle tendine al terzo piano e apparve il volto di
Marta, la sua ragazza. Almeno, era sicuro al 70 % che fosse lei. "Che razza di
trappola è questa?" Rifletté. "Cosa stanno allestendo le due gemelle?" Ebbe
all'improvviso la voglia di girare i tacchi e di fare dietrofront mettendosi persino
a correre, ma il suo orgoglio gli impedì di attuare una simile ritirata. "Meglio
l'ignoto che l'incerto" Si rassicurò alla fine. Un trillo improvviso fece aprire il
portone e lui si incamminò per le scale fino al terzo piano. Adesso era sereno
e l'eccitazione visionaria lo aveva abbandonato. Se Marta era in casa non
v'erano problemi di sorta tranne il dubbio su cosa volessero effettivamente
da lui, e cosa si aspettassero dagli sviluppi della situazione. Arrivato al
pianerottolo esatto entrò dalla porta spalancata e cominciò a chiamare:
"Marta...Marta dove sei?" Nel salotto non c'era nessuno, poi lui sentì
nettamente lo scroscio dello sciacquone e un minuto dopo Costanza era
davanti ai suoi occhi, vestita solo di un maglione sformato che le giungeva
alle rotule. "Chiudi la porta, per favore." Lui obbedì e poi lei gli chiese perché
avesse chiamato la sua fidanzata. Lei era sola in casa come già aveva
anticipato al Curry 36, la sorella stava chissà dove. "Non ti entusiasma la
cosa?" "Perché dovrebbe?" Lei lo afferrò per il collo e lo baciò senza
incertezze. Ma Phil era rigido e si guardava intorno. Costanza si esasperò
immediatamente e si sdraiò sul divano alzando il maglione sino ai fianchi.
Le gambe erano affusolate e bianchissime, i piedini minuscoli e invitanti.
Il giovane sentì un'erezione improvvida farsi strada nel tessuto delle sue
mutande. Fu vicinissimo allo spogliarsi rapidamente ma restò abbottonato
e sconvolto. Ogni tanto lanciava occhiate verso la cucina e la camera da
letto mormorandosi: "è una trappola. è una fottuta trappola." Poi si sedette
a fianco della ragazza, andando sentimentalmente a tentoni. Le sfiorò un
polpaccio e lei si tolse tutto, fino a restare nuda davanti al fidanzato di sua
sorella. Lui fissò i piccoli seni con dei grossi capezzoli nel mezzo, poi le
piombò addosso senza più cercare di connettere. Affondò in quella trincea
di donna, armato solo della sua follia momentanea. Durò mezzora. Poi lui
si rivestì in fretta e scappò via senza nemmeno guardarla o salutarla. Prese
le scale alla velocità di una lucertola braccata da monellacci e fu in strada
con il cuore in gola. Piano piano ricominciava ad associare i fatti alle idee
e nemmeno percepiva il freddo delle tenebre incipienti mentre prendeva
ad allontanarsi con passo svelto senza sapere dove si stesse precisamente
dirigendo. Pensava solo a mettere più chilometri possibili fra sé stesso e
quella donna che lo aveva preso. Alla fine, esausto si sedette su una panchina
al Prinzessinengarten. Ammutolì riconoscendo il posto: aveva girato in tondo
come un fesso e adesso si trovava a qualche centinaio di metri dalla casa
di Costanza. Come la mosca che non sfugge al ragno.








(Continua)









 
 
 

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