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Rivista di approfondimento culturale e politico dell'Associazione SocialismoeSinistra
 

 

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La Sinistra deve pensare ad un modello di sviluppo fondato su alti livelli redistributivi della ricchezza sociale prodotta- 2

Post n°399 pubblicato il 15 Aprile 2014 da socialismoesinistra

 

(segue) 

     Intendiamoci, sviluppo questo ragionamento critico sulle compressioni dei deficit degli stati  partendo dalla ovvia considerazione che logicamente , in ogni caso, una politica di pulizia dei debiti sovrani da tutte le esposizioni derivanti da sprechi , corporazioni, arretratezze organizzative , rendite improduttive, evasioni illegali , e cosi via, deve essere sicuramente perseguita nel pubblico interesse in una logica di buona amministrazione, senza pero' trasformarla in un totem che oscura la considerazione ben piu' rilevante dei possibili nuovi modelli di sviluppo su cui la sinistra deve concentrare il suo lavoro di elaborazione e di proposta. 

     In questo senso contesto  quindi frontalmente l'idea che la  riduzione drastica dei debiti pubblici abbia rilevanza centrale sulla ripresa economica del mondo sviluppato, e  ritengo che la logica che ispira questa tesi degli organismi finanziari  sia ispirata essenzialmente ad una  stretta necessita' di salvaguardia del sistema finanziario responsabile della crisi.

     In effetti , al di la' delle interessate rappresentazioni di comodo, emerge la semplice constatazione che i nuovi processi di integrazione finanziaria mondiale servono esclusivamente  a salvaguardare la tenuta del sistema Euro ad alti livelli di valutazione del suo prezzo di cambio,   a proteggerlo dall'onda d'urto della crisi del debito  del sistema bancario e finanziario e  dalle ricadute recessive da essa indotte nei sistemi economici piu' sviluppati, ed a gestire lo  smantellamento dei residui vincoli sociali che ancora persistono nei rapporti sociali e produttivi , finalizzato a sterilizzare  i bilanci pubblici per predisporli a coprire ulteriormente per il futuro i rischi di insolvenze tuttora presenti nel sistemi bancario e finanziario globale, e solo in ultima  e resisuale soluzione  per riattivare un processo di crescita economica compatibile con gli alti livelli di competitivita' raggiunti dai nuovi produtori mondiali emergenti.

    Credo che  questo sia il vero problema  centrale  sottostante a tutta la questione della compatibilizzazione dei debiti sovrani, costituito dalla impossibilita' per le economie piu' avanzate dell'occidente  di sostenere i i livelli di crescita di cui necessiterebbero.

    Questo e' un problema di struttura e non e' un problema finanziario, quello e' stato solo l' effetto collaterale negativo della cura  da cavallo di natura finanziaria che si era pensato di dare a partire dalla meta' degli anni '90  al vero problema principale della limitatezza tendenziale della crescita.

    Non deve  stupire quindi che il sistema abbia finito per aiutare le banche in difficolta ', per il semplice e logico motivo che le banche erano state le protagoniste  dirette dello sviluppo drogato dell'occidente degli ultimi 10 anni, ed allo stato le classi dirigenti non pensano di orientare il mondo sviluppato su differenti linee di indirizzo generale.

    La  stessa crisi della Newweconomy,  di 10 anni fa',che sembrava il nuovo grande propulsore delle economie avanzate, e' stata in realta' la disfatta dell'ultima carica di cavalleria di  un occidente sviluppato che non e' piu' in grado di alimentare uno sviluppo produttivo capace, attraverso una espansione delle quote di mercato in suo possesso su imercati mondiali ,di tenere il livello di incremento dei suoi PIL di cui necessiterebbe per reggere i suoi alti livelli di vita sociale.

    Per questo comincio a considerare questa sorta di mantra sulla riattivazione dei meccanismi di crescita, che consentirebbero  di ridare margini alla funzione protettiva del dividendo frazionale previsto da Maastricht tra  Debito pubblico nazionale e rispettivo PIL , una autentica foglia di fico posta a celare il vero problema che oscura il nostro futuro.

    Tutto il mondo sviluppato cresce piu' o meno a tassi decrescenti, quasi sempre inferiori al 2,5% da almeno 15 anni, se non di piu' , e quindi ipotizzare sulla base dei medesimi rapporti di ripartizione sociale della ricchezza prodotta un processo di crescita consistente per il futuro, in presenza di mutati livelli di competitivita' internazionale ed in costanza di livelli di  ampia saturazione del mercato interno, costituisce per le  nostre societa' un inganno utile solamente ,nell'immediato, a sostenere "ideologicamente"  le politiche di tagli al Welfare, che nascono ,e' bene non dimenticarlo,  perche' nei relativii capitoli dei bilanci pubblici sta la vera sostanza finanziaria da stornare a protezione di un sistema finanziario mondiale in cui il debito complessivamente circolante e' stimabile in piu' di 3000 miliardi di Euro, a fronte dei 500.000 miliardi di dollari di ammontare totale dei contratti  realizzati su derivati ad alta leva finanziaria.

    L'attacco agli stati sovrani non e', infatti, rivolto solo all'italia ma a tutti gli stati europei, ed il problema della sterilizzazione dei deficit ormai lo ha anche la Francia e gli USA, e la stessa Germania , anche con i suoi prodotti di alta gamma, alla lunga potrebbe non poter piu' alimentatre i livelli di crescita molto alti-a cui e' stata in passato abituata.

    La  Germania e'  in effetti cresciuta piu' solo perche' aveva da risollevare , fortuna sua, la DDR, ed ha potuto invadere l'EST ex comunista che ha rappresentato il corrispondente moderno dei vecchi mercati sottosviluppati di servizio alle economie forti ,analizzati da tutti i teorici marxisti studiosi dell'imperialismo economico , a partire da Rosa Luxemburg per finire a Sweezy.

    Il quadro esistente  in realta'delinea  una vera e propria crisi di sistema del modello di crescita , perseguito  a partire dall' inizio degli anni '80 dal mondo economicamente sviluppato attraverso la progressiva trasformazione  dell' investimento finanziario in elemento strutturalmente costitutivo  della domanda, destinato ad integrare la restrizione  tendenziale della base produttiva reale.

    Questo modello di sviluppo , vittima degli stessi squilibri finanziari che ne hanno costituito  fattore di propulsionei , si dimostra non piu' in condizione di garantire quei livelli di crescita necessari al mantenimento dell'equilibrio  sociale su cui l'occidente democratico ha costruito il suo modello di societa'.

    Inoltre  non possiamo    non considerare con chiarezza  la privatizzazione dei  welfare e dei sistemi pensionistici , a cui si potrebbe naturalmente arrivare lungo la china della sterilizzazione dei deficit dei bilanci pubblici come valore macroeconomico supremo, come un ulteriore grande fattore di destabilizzazione delle economie. I fondi penione americani sono la prova vivente  che il welfare affidato ai benchmark di mercato portano dritti dritti a bolle speculative, necessarie a sostenere la costante rivalutazione della capitalizzazione di quei fondi , che deve essere garantita a prescindere dagli esiti delle economie reali, attraverso un sostegno spesso artificioso dei titoli finanziari o azionari che ne costituiscono l'oggetto di investimento.

    Con i fondi e' la stessa storia dei sub prime che in America hanno assolto alle stesse funzioni dell'edilizia popolare pubblica ( presente in forme differenziate) in tutti i paesi d'europa. La bolla in america ha sostituito i nostri deficit pubblici in materia.

    La verita' e' che l'equilibrio sociale , condizione costitutiva dell'equilibrio democratico, costa debito, o del sistema finanziario privato, o dei cittadini , o degli stati, e noi dobbiamo affrontare il problema di cosa sostituire al debito per sostenere le protezioni sociali di cui abbiamo bisogno.

    Questo e' il nostro problema di fondo : o debito o altro, non sostituzione del debito con il nulla progettuale ed il cimitero sociale, offerta ad un sistema finanziario sovranazionale che e' consapevole, prima di noi, che la riattivazione di un modello di crescita adeguata a sostenere decenti livelli di equilibrio sociale e' ormai resa impossibile dalla forza competitiva raggiunta dai nuovi produttori mondiali emergenti.

    Se cosi' fosse sarebbe veramente meglio l'avvio di procedure di uscita dall'euro di tutti i paesi Europei con la rconversione degli indebitamenti in moneta nazionale , e con ripresa del governo delle rispettive monete da parte degli stati nuovamente sovrani su di esse.In questo quadro limite , come paese ,potremmo arrivare anche a considerare  compatibile con le nostre esigenze un cambio di uscita dal sistema attorno alle 4000 / 5000 lire per Euro.

    Anche perche', se dobbiamo subire in futuro un processo inflattivo forte, necessario a erodere i debiti enormi  complessivamente circolanti nel sistema bancario e finanziario globale, ( stimabili probabilmente per una entita' misurabile tra  3000 e 5000 miliardi  di dollari ) ritengo sia molto meglio subirla in virtu' di un atto volontario di svalutazione finalizzato a salvare le proprie economie ed a riapproriasi delle loro leve di comando monetario e fiscale.

    Se esiste un progetto di crescita equilibrata alternativo ben venga , ma deleghe al buio a questo sistema finanziario che ha preteso di sostituire il debito al reddito,  responsabile del disastro in atto , penso che debbano essere seriamente messe in discussione.

    Il problema e' quindi  lavorare a Sinistra per trasformare il modello complessivo di sviluppo  su cui orientare le nostre societa', che consenta  di gestire con la massima utilita' ed equità sociale , e con la difesa rigorosa della piena articolazione democratica delle nostre società,  minori  tassi quantitativi di crescita .

  • Questo rappresenta un compito della politica ed un dovere per la Sinistra.

  •  Chissà, forse, come tutte le cose umane anche il capitalismo non e' eterno

      FRANCO BARTOLOMEI segreteria nazionale del Partito Socialista Italiano

 

 

 
 
 
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L'Associazione SocialismoeSinistra ritiene quindi che questo nuovo percorso politico passi attraverso una ristrutturazione di tutta la Sinistra essendo evidente che la straordinarietà della crisi implica il superamento della distinzione tra coloro che provengono dalle file del socialismo europeo e chi si è finora riconosciuto in esperienze politiche nominalmente più radicali.
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