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Rivista di approfondimento culturale e politico dell'Associazione SocialismoeSinistra
 

 

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Tra PD e Tsipras, di Giuseppe Giudice

Post n°402 pubblicato il 18 Aprile 2014 da socialismoesinistra

 

Quattro mesi fa Tsipars non mi convinceva per niente ed ancora meno la lista che allora era annunciata. Ho avuto modo di conoscere meglio Tsipras leggendo il suo programma e le sue interviste. Credo che sia una risorsa importante per la sinistra in Europa e per la parte largamente maggioritaria della sinistra che è nel PSE (al netto del PD). Verso la sua lista italiana continuo a... mantenere le mie perplessità. Ma su questo mi soffermerò in seguito. Da socialista autonomista italiano (nè frontista , nè Lib-Lab) questo PSE non è il massimo. Non lo era ancor prima dell'ingresso del PD.....ma resta comunque il campo più vasto e largo della sinistra in Europa, piaccia o non piaccia. Come ho già spiegato tante altre volte , il PSE ha presentato un programma buono, ha un buon candidato alla presidenza (l'unico vero limite è che è tedesco, ma è un compagno serio) , ma è molto lontano dall'essere in grado di costruire quella alternativa europea al capitalismo mercatista di cui parla Giorgio Ruffolo. E sui limiti del PSE c'è un importante passo del Manifesto della Rete Socialista. Forse è proprio essere eredi (come lo sono io, come lo è Ruffolo o Besostri o Bagnoli) dell'autonomismo socialista che ci pone in posizione critica verso questo PSE. Che non è da affondare, perchè nessuno è in grado di sostituirlo oggi, ma è certamente da rigenerare. A sinistra del PSE c'è una situazione caotica e caratterizzata da forte eterogeneità (ed al tempo stesso da forze la maggior parte delle quali è al di sotto del 10%). E questa situazione, nonostante le posizioni di Tsipras siano veramente apprezzabili, impedisce di far massa critica in grado di influenzare positivamente il PSE. E poi c'è un deficit di elaborazione e forma mentis nei partiti a sinistra del PSE che non è superabile in poco tempo. E' nella sinistra del PSE che c'è oggi il più alto livello di elaborazione politico-culturale anche se non è più quella dei bei tempi andati di Brandt, Delors, Palme. Soares ed anche del miglior Craxi. Ma questo PSE è da cambiare. Ho letto con piacere una intervista di Gianni Pittella in cui sostiene la esigenza di un dialogo positivo tra Schulz e Tsipars (di cui apprezza molte posizioni) . Del resto questo lo ha sostenuto pure Vendola (all'inizio la idea di una "terra di mezzo" mi pareva una fregnaggia, oggi mi rendo conto che ha una sua valenza) ma purtroppo , come spesso gli capita, lo ha declinato in maniera politicamente pasticciata e un pò dadaista (poi si è aggiunto Fratoianni..) ed alla fine SeL si è accodata ad una iniziativa che è sorta in maniera terribilmente ambigua. Se , fino a poco tempo fa mi auguravo - se devo essere sincero - una batosta (tipo Ingroia) , oggi ho un atteggiamento diverso. Con un PD che probabilmente va oltre il 30% si rende necessario la costruzione di uno spazio di resistenza politica a sinistra del PD. E purtroppo c'è solo questa lista. Se non supera lo sbarramento vi sarà una ondata di frustrazione (qualcuno potrebbe dire: "chi è causa del suo mal") che rende tutto più difficile e problematico. Chiaramente questo spazio a sinistra del PD non dovrà in nessun modo essere una riproduzione dell'Arcobaleno e questo lo si potrà evitare solo se ci sarà una chiara componente socialista politica e culturale dentro di essa. Renzi non lo si contrasta con il ripristino di una spazio pseudo-antagonista ma con una idea di una sinistra socialista di governo. Un PD che cresce elettoralmente rende completamente obsoleta l'idea di una scomposizione-ricomposizione dei soggetti attuali. Nè con una ipotesi di rifondazione dei DS che è ancora più assurda di quella di una rifondazione del PSI. Se il PD è nato è perchè nei Ds c'era un forte vizio strutturale frutto dell'incontro tra nuovismo provinciale ed il post-togliattismo in putrefazione di D'Alema. La vittoria di Renzi è il prodotto di tale putrefazione politica. Renzi è completamente estraneo , politicamente ed antropologicamente,al socialismo, ma nei suoi avversari non c'era lo stesso una profonda ed irreparabile ambiguità? Quando Cuperlo dice che lui aderisce al PSE non da socialista dice tutto di una terribile ambiguità che regnava già nei DS. Poi è evidente che la cosiddetta minoranza "subacquea" del PD non abbia una politica. Non ha progetto e si trova in un partito dato in crescita per cui per molti è prudente criticare il meno possibile. Per questo è importante, come dicevo, costruire uno spazio di resistenza in cui sia visibile ed operante una chiara componente socialista. Poi questo spazio potrà interloquire con settori del PD , ma che siano pienamente dedalemizzati e sulla base della chiarezza politica.

 

Giuseppe Giudice

 
 
 
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