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Rivista di approfondimento culturale e politico dell'Associazione SocialismoeSinistra
 

 

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Il falso problema dell'emergenza sicurezza-2

Post n°119 pubblicato il 25 Marzo 2009 da socialismoesinistra




curva dei reati in blu
curva delle notizie dei reati in  rosso

(fonte: indagine curata da Ilvo Diamanti, promossa dalla Fondazione Unipolis
 in collaborazione con Demos e l'Osservatorio di Pavia “La sicurezza in Italia")

.


La percezione dell’aumento dei reati comuni

Per questo in realta’ oggi la nuova politica di Centro Destra  parla di stato di allarme sicurezza, ma, a ben vedere, solo per reati comuni: furti, rapine, violenze sulle donne. Ossia cose gravi e pericolose, da condannare certo ma fondamentalmente reati che sono sempre esistiti e che sono normale competenza delle forze dell’ordine. Niente di nuovo sotto il sole, insomma.  

Il problema è che questo microuniverso criminale è uscito dalle consuete ultime pagine della cronaca locale,  ha alimentato il dibattito politico, orientando il confronto tra i candidati nelle trasmissioni  televisive, invaso le prime pagine dei quotidiani e dei periodici della carta stampata.
Eppure da più parti a un certo punto si è voluto studiare il fenomeno sulla base di alcune semplici domanda: sono davvero aumentati i reati comuni?

Una recente ricerca dell’ISTAT dipinge un’immagine ben più “mossa” e complicata di quella proposta da giornali e televisioni. E’ vero che, complessivamente, aumentano i reati denunciati negli ultimi anni: da 38,7 per 1.000 abitanti nel 2000 a 44,0 nel 2005. Ma - spiega l’istituto italiano di statistica - l’incremento numerico non dipende da una maggiore delittuosità, quanto dal cambiamento del modo in cui i reati vengono registrati dalle forze di polizia. La questione è questa: fino al 2004, le denunce - che in ogni caso, è bene ricordarlo, non corrispondono ancora alle condanne, e rappresentano quindi un indicatore solo approssimativo della criminalità - venivano rilevate e archiviate in appositi modelli cartacei (i cosiddetti “modelli 165″). A partire dal 2004 entra in vigore il cosiddetto “sistema informativo SDI” (acronimo di “Sistema di Indagine”): si tratta di una banca dati interamente informatizzata, dove vengono registrati non solo i reati veri e propri, ma anche ogni avvenimento di interesse per le forze dell’ordine.
«Per il 70,1 per cento dei cittadini italiani», si legge nel Rapporto, «la disoccupazione è il problema prioritario per il Paese nel 2006 [...]. La criminalità preoccupa più della metà degli italiani (58,7 per cento), mentre la povertà è il tema che negli ultimi anni ha accresciuto la sua rilevanza come problema nella percezione dei cittadini: dal 17,0 per cento nel 2000 al 29,4 per cento, con un incremento quindi di 12,4 punti percentuali».

A proposito della rilevanza mediatica dei reati comuni è utile citare un’interessante indagine curata da Ilvo Diamanti, promossa dalla Fondazione Unipolis in collaborazione con Demos e l'Osservatorio di Pavia “La sicurezza in Italia: significati, immagine e realtà”. L’indagine, condotta su un campione nazionale rappresentativo di oltre duemila persone, ha misurato la rappresentazione sociale e mediatica della sicurezza in Italia da una duplice prospettiva, ponendo a confronto percezione, rappresentazione (e realtà): i dati raccolti da Demos riassumono quindi le percezioni dell’opinione pubblica; invece l’analisi realizzata dall’Osservatorio di Pavia prende in considerazione la presenza sui media di notizie relative a crimini e reati, attraverso l’analisi dei Tg delle principali reti nazionali, Rai e Mediaset.

Da questa analisi risulta che il numero delle notizie sulla criminalità segue, nel periodo 2005 – 2008, un andamento crescente e nel 2007 si assiste ad una vera e propria esplosione di notizie relative ad atti criminali. Realtà e notiziabilità dei reati si muovono in modo autonomo. All’esplosione dell’attenzione mediatica nel 2007 corrisponde una diminuzione, seppur lieve, del numero dei reati. Inoltre, se consideriamo le indagini demoscopiche, vediamo come, al diminuire dei reati e al contemporaneo crescere delle notizie sulla criminalità, la percezione dell’opinione pubblica segua il dato mediatico e non quello reale. Quando poi le notizie sulla criminalità diminuiscono e i reati diminuiscono, anche la percezione diminuisce, e di molto: 53,1% primo semestre 2008 contro 39,8% secondo semestre 2008.

Analisi che in definitiva ci spiega che per i mass media i reati diventano notizie per motivi non necessariamente connessi con la dinamica del numero dei reati. E’ in questo modo che le notizie di reati creano ondate mediatiche che provocano insicurezza generica, o al contrario, e peggio, incentrata su un particolare aspetto che assume una rilevanza sproporzionata rispetto alla sua reale portata.

La ricerca ISTAT ed il rapporto scritto dalla Fondazione Unipolis in collaborazione con Demos risulta una verità semplice ma sconcertante: in Italia non sono aumentati neanche i reati comuni ma per fortuna solo la loro registrazione negli archivi delle forze dell’ordine, la rilevanza mediatica, e soprattutto la percezione del loro aumento tra la gente comune. Una bolla di sapone insomma anche l’aumento dei reati comuni.

La seconda giustificazione del Governo forte di Centro Destra decade.

 
 
 
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