Creato da socialismoesinistra il 28/06/2008
Rivista di approfondimento culturale e politico dell'Associazione SocialismoeSinistra
 

 

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Emergenza politica e democratica: Sinistra ,se ci sei, batti un colpo

Post n°145 pubblicato il 21 Aprile 2009 da socialismoesinistra

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Riprendo il discorso fatto oltre un mese fa sulla situazione politica italiana che definivo di “emergenza democratica “.

I fatti che si sono da allora susseguiti purtroppo sono lì tutti a confermare quel giudizio e quel timore : non si tratta affatto di “caccia alle streghe” ma del procedere inesorabile di un contesto in cui, al preoccupante sfaldamento di coscienza politica nella gran parte dell’elettorato, il populismo demagogico con venature autoritarie di Berlusconi  la fa da padrone senza che, nemmeno la gravissima crisi economica e sociale che attraversa il paese, riesca ad oscurarlo.

Abbiamo così assistito, per la prima volta dall’avvento della democrazia repubblicana nel paese, allo svolgersi di un congresso, quello di fondazione del Partito della libertà (PdL) attraverso l’unificazione tra Forza Italia, Alleanza Nazionale e formazioni minori di destra, che si è focalizzato sulla glorificazione del leader e l’irrisione insistente contro gli avversari politici che non lo riconoscono come tale. Ne ho seguito per lunghi tratti lo svolgimento attraverso la TV : il Congresso non ha mai messo in luce il benché minimo dibattito politico interno, come avviene in tutti i congressi democratici, nonostante quali e quanti pressanti siano le questioni che attualmente assillano il ns paese.  Nessun problema in merito alla crisi, nessuna altra questione di politica interna ed estera, sono risultati degni di essere affrontati.

Abbiamo assistito invece solo alla più tronfia e becera esaltazione del capo, di colui che dovrebbe portare il partito alla maggioranza assoluta, unico grande obiettivo per la neonata formazione politica.

Vi è stato poi il terremoto che ha colpito l’Aquila e il suo circondario, una catastrofe che lo sciame sismico da mesi annunciava e che si è puntualmente verificata. Il presidente Berlusconi ha sapientemente colto la tragica occasione per dare briglia sciolta al suo irrefrenabile e demagogico populismo : non si contano le volte che, dopo la tragica notte tra il 5 e 6 aprile, si è recato nella città martoriata dal sisma, promettendo tutti gli aiuti possibili, nel contatto vivo e continuo con la gente, preannunciando interventi a raffica da parte del Governo.

Va detto subito, a questo punto, che la Protezione Civile, il corpo dei Vigili del Fuoco, il grande serbatoio dei volontari, hanno dato tutti il massimo possibile per alleviare le condizioni dei terremotati aquilani rimasti all’addiaccio senza più casa e colpiti nei loro affetti più cari dal ritrovamento di tanti morti. Tutti perciò si sono resi benemeriti difronte alla popolazione così gravemente colpita e a tutti va reso il più esteso ringraziamento.

Ma le immagini televisive troppo spesso indugiavano sulla figura del Premier,quale quella del capo che tutto dirigeva e controllava. Nelle innumerevoli dichiarazioni che Berlusconi snocciolava a tambur battente, ogni tanto però usciva dal seminato ed eccolo allora lì a tirar fuori pubblicamente la questione,  che sembra attualmente essere la sua preferita, di come dare più potere al capo del Governo con la conseguente riforma costituzionale presidenzialista dello Stato. L’ultimo exploit di Berlusconi in Abruzzo è stato il ripetersi di quanto fece a Napoli, al tempo dell’esplodere del problema dei rifiuti : la convocazione di un Consiglio dei Ministri nella città terremotata.  Questo, in tutta evidenza , nella convinzione che se la cosa aveva sortito effetto positivo sul consenso da parte della popolazione partenopea lo stesso si sarebbe ripetuto nel capoluogo abruzzase. Veramente non ci sarebbe da esserne tanto sicuri, a Napoli c’erano mucchi di spazzatura da rimuovere dalle strade, all’Aquila ci sono stati i morti, quasi trecento, e tanti edifici pubblici e privati da ricostruire.  Ma tant’è, Berlusconi su queste cose è maestro e sa che, nel progressivo sbrindellarsi della coscienza politica degli italiani, tutto è possibile.

Veniamo quindi al punto nodale del discorso che rende così preoccupante lo sviluppo nei prossimi mesi della situazione politica italiana.  Un grande successo della destra Berlusconiana nelle imminenti elezioni europee e in quelle amministrative parziali del 6 e 7 giugno prossimi, renderebbero irrefrenabile la spinta per un cambiamento costituzionale del Paese in senso autoritario e dirigista. Anche perché la drastica selezione tra gli oppositori, generata dalle ultime elezioni politiche, ha notevolmente indebolito la capacità di reazione alle incalzanti trasformazioni populiste e demagogiche che Berlusconi ha già realizzato ( nella giustizia, nella scuola e nell’università, nelle questioni dell’etica e della laicità dello Stato, nel rapporto delle Istituzioni coi sindacati tra i quali, con la complicità di CISL e UIL, è stata messa all’angolo la CGIL, nella riforma autoritaria della Pubblica Amministrazione,  etc, etc.).

Purtroppo a fronte di una destra imbaldanzita, abbiamo un Partito Democratico che sembra vivere uno stato pre-agonico della sua esistenza.  Il successo ottenuto, grazie alla propaganda sul voto utile, sul voto che conta, alle ultime elezioni politiche, è ormai solo un pallido ricordo. Le sue divisioni interne si sono fortemente accentuate, con la crisi della segreteria Veltroni, dopo gli ultimi clamorosi insuccessi elettorali in Abruzzo e Sardegna.  Diventa sempre più esigente e arrogante al suo interno la corrente di c/destra di Rutelli e dei teodem, che hanno avuto parte rilevante nelle recenti gravi incertezze del PD sulle questioni del testamento biologico sollevate dal caso Englaro.   I linguaggi al vertice del gruppo dirigente ex DS si sono moltiplicati e sembra assistere ad una situazione “ dell’un contro gli altri armato”.  Gli scontri sulle candidature alle prossime elezioni europee sono la prova indiscutibile di uno stato di crisi endemica di un Partito che si era pomposamente definito a vocazione maggioritaria all’atto della sua costituzione. Una ripresa elettorale del PD appare oggi pressocchè utopistica per non dire impossibile.  Il Partito sta pagando amaramente la sua confusa amalgama interclassista, il suo abbandono di ogni appartenenza alla sinistra e il suo riposizionarsi su posizioni centriste come conseguenza di un velleitario schierarsi sui modelli americani, storicamente impossibili ad essere riciclati in Europa. 

Resta pertanto  valido e aggiungerei indispensabile il discorso sulla ricostruzione di una sinistra democratica e socialista nel paese. L’attuale crisi economica e finanziaria che sconvolge il mondo intero è infatti la riprova di quanto abbia pesato l’assenza di una forte componente di sinistra nello sviluppo dei processi economici mondiali negli ultimi quindici venti anni. Nel nostro paese abbiamo assistito alla metamorfosi inspiegabile di una sinistra che da posizioni fortemente centraliste e collegate alla esistenza e alla difesa di un esteso Welfare State, si è attestata su una posizione di accettazione acritica della svolta liberista in economia per finire col subire lo smantellamento di pilastri fondamentali della sua politica. Si veda ad esempio l’indebolimento di ogni politica tesa a difendere il lavoro quale fondante della società e così individuato dall’art.1 della nostra Costituzione..

Oggi il sistema economico fondato sull’assoluto dominio del libero mercato, sull’esclusione tassativa dello Stato dall’intervenire sull’andamento dei processi economici, è entrato profondamente in crisi.   In America , così come nelle più grandi nazioni europee,  è lo Stato che sta profondendo milioni di dollari del suo erario, pagato dai contribuenti, per salvare le banche e le imprese industriali in crisi irreversibile mentre migliaia e migliaia di disoccupati aumentano rapidamente in tutti i paesi più avanzati del globo.

Si sta delineando però una linea di comportamento da parte dei fautori del liberismo, che accettano il ritorno ad un ruolo preminente dello Stato solo in via temporanea, pronti a rimettere in auge il sistema del libero mercato senza alcuna regola non appena se ne presentano le condizioni.

Purtroppo la sinistra in Europa,  ed anche in Italia,  tace quasi a confermare la sua pochezza politica.  Il  tentativo effettuato nel ns paese in occasione delle ultime elezioni politiche di  riunificare sotto un unico simbolo le forze sparse della vecchia sinistra è miseramente fallito.  Assistiamo ora, in previsione delle elezioni europee di giugno, a un nuovo sforzo di ricostituire una area di sinistra. Sono previste infatti per questo turno elettorale la presentazione di due schieramenti grosso modo assimilabili alla sinistra politica.  Solo una di queste, però,  denominata “Sinistra e libertà” , che raccoglie forze di sinistra democratiche, socialiste, laiche ed ambientaliste, ci sembra avere le carte in regola  per rappresentare un buon punto di partenza, quale che sia l’esito elettorale , per una ripresa politica della sinistra.          

Quella che invece mette insieme due raggruppamenti che ancora si fregiano del nome di comunisti sotto il simbolo della falce e martello, ci sembra solo un patetico,nostalgico tentativo di riesumare il passato senza nessun progetto per il futuro.

Se però la nuova sinistra non sarà in grado di formulare un progetto compatibile di ripresa della economia attraverso un processo di regolamentazione e di direzione dei fenomeni economici da parte delle istituzioni che rappresentano la collettività dei cittadini e di presentarlo celermente a tutti, essa sarà espulsa inevitabilmente dal corso della storia.

Se  dalla crisi il libero mercato riuscirà ad uscirne senza essere colpito nei suoi assunti fondamentali, per la sinistra il colpo sarà mortale. Ma esso non dovrà essere imputato alla inesorabilità delle leggi economiche ma solo alle carenze organiche e politiche delle forze di sinistra che si riveleranno così incapaci strutturalmente di intervenire e contare sulle grandi questioni economiche che assillano il mondo in generale e il nostro paese in particolare.

 

Giorgio Pesce

Esecutivo Regionale del Lazio del Partito Socialista

 
 
 
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