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Rivista di approfondimento culturale e politico dell'Associazione SocialismoeSinistra
 

 

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Tappare la bocca ai catastrofisti

Post n°218 pubblicato il 05 Luglio 2009 da socialismoesinistra

Il nostro presidente del Consiglio, smentendo tuttavia il giorno successivo com’è suo costume, ha detto che la crisi è psicologica e che quindi “bisogna tappare la bocca ai catastrofisti”.


 


 

Arricchiti da questa esortazione del premier, lasciamo parlare le cifre, avvalendoci dell’ottimo report pubblicato da Nuova Economia Nuova Società (www.nens.it il sito di Visco e Bersani).

Cominciamo dal 2008; le spese finali, rispetto al Dpef sono diminuite di 9.895 mln di € (774.923 vs. 784.818); le entrate invece sono diminuite di 13.739 mln di € (da 745.683 a 731.944), l’indebitamento netto è quindi aumentato di 3.844 mln di €  0.2% del PIL, l’avanzo primario (entrate meno uscite al netto degli interessi) è diminuito di 2.755 mln di €.

La cifra dello scostamento non parrebbe enorme ma serve analizzare le ragioni dello scostamento. La riduzione di spese di 9.895 mln è dovuta per ben 4.901 mln dal fatto di un rinvio temporaneo del rinnovo dei contratti di lavoro; un risparmio temporaneo quindi e non strutturale. Il resto del risparmio è dovuto alla diminuzione delle spese in conto capitale, cioè degli investimenti.

Il dato preoccupante invece è il  calo delle entrate, dovute soprattutto alla caduta del gettito iva stimabile in più di 5 miliardi di €. Il governo giustifica questo calo all’effetto della crisi economica che sicuramente incide sul gettito iva, ma questa giustificazione cozza contro due semplici considerazioni: è vero che nel 2008 il PIL reale (fatto unico in Europa) è negativo per l’1%, ma il PIL in termini monetari (quello cioè aumentato dall’inflazione) sul quale si calcola l’efficienza del gettito iva è aumentato dell’1,8%, per cui anche il gettito iva sarebbe dovuto crescere e non calare. Se si applica il parametro di efficienza iva del 2007  (6.1%) al Pil monetario del 2008 si avrebbe un gettito atteso di 95.339 mln di € cioè 5.404 mln di € in più dell’incasso effettivo pari a 89.935 mln di €.

Questa cifra può essere attribuita, in mancanza di variazioni al meccanismo e delle aliquote, unicamente al fenomeno “evasione fiscale” facilitata fra l’altro dalle norme anti evasione abrogate dal nuovo governo Berlusconi.

Passiamo al 2009; le previsioni del governo indicano spese in aumento di ben 23 miliardi di € e entrate in diminuzione di 4 miliardi di € con un effetto sull’indebitamento di ben 27 miliardi di €, indebitamento che sale al 4.6% e un crollo dell’avanzo primario di 32 miliardi di €.

Ciò che va subito sottolineato è che l’aumento delle spese di 23 miliardi di € è dovuto a spese di intervento anticrisi decise dal governo per il solo importo di 3.2 miliardi di €, mentre i restanti 19.8 miliardi di € derivano da aumenti di spesa che nulla hanno a che vedere con i provvedimenti anti crisi.

C’è il rischio, peraltro ripetitivo in tutti i governi Berlusconi succedutisi, che si sia perso il controllo della spesa pubblica che già nel periodo 2000/2005 aumentò di 2.2 punti di PIL.

Nel 2009 ci si attende un crollo, dovuto alla crisi, del PIL pari al 4.4% e per la prima volta dal dopoguerra ad oggi che il PIL diminuisce anche in termini monetari (-2.6%) cioè il PIL  del 2009  in cifre assolute, sarà inferiore al PIL del 2008.

Ciò incide negativamente sul debito pubblico che salirà alla fine del 2009 dal 105.8% al 114.3% con un salto indietro nel tempo ai livelli dei governi del CAF.

Il governo che non ha stanziato cifre aggiuntive per invertire il ciclo di crisi, come invece altri paesi hanno fatto, sperava che “succhiando la ruota” agli altri paesi europei, potesse uscire dalla crisi senza pagare pegno. Il debito degli altri paesi sarebbe aumentato molto più di quanto sarebbe aumentato il nostro debito accorciando quindi le distanze. La perdita del controllo sulle spese correnti invece ha reso irrealizzabile questo progetto opportunistico.

Negli anni successivi riteniamo che, come usuale, l’ottimismo della volontà berlusconiana abbia sfiorato l’incoscienza. Tuttavia vogliamo rimarcare che le pur ottimistiche previsioni per il 2010 fatte dal governo (un PIL reale al +0.3% contro unsa previsione del FMI del –0.4%) indicano un indebitamento netto/PIL pari al –4.6%. Ossia, dando per buone le previsioni del governo,  anche se in termini reali il PIL dovrebbe aumentare dello 0.3%   l’indebitamento peggiorerebbe del 4.6% portando il debito pubblico ad avvicinarsi paurosamente al 120%

 Con un’economia reale stagnante, per la quale non è stato fatto alcun provvedimento anti-ciclico consistente, un’evasione iva crescente, un Pil che se riesce a mettere un + davanti è grasso che cola, riscontriamo un debito salito vertiginosamente al 120%.

Le conseguenze misurabili in interessi passivi da pagare, tasse per recuperare un avanzo primario sceso a zero, ci prospettano un dopo crisi molto cupo. Ma il nostro premier insiste nel dire che noi ne usciremo meglio degli altri.

Forse Berlusconi pensa che il prossimo governo sarà un governo Prodi con mandato biennale per risistemare i conti e passare quindi di nuovo la guida  al centro-destra per un nuovo sfondamento delle spese.

 

Renato Gatti

 
 
 
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