Creato da socialismoesinistra il 28/06/2008
Rivista di approfondimento culturale e politico dell'Associazione SocialismoeSinistra
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LA RIVISTA TELEMATICA
Siamo Socialisti convinti che la crisi delle economie dei paesi sviluppati abbia ormai assunto i caratteri di una vera e propria crisi di sistema, tale da incrinare la fiducia collettiva in un futuro caratterizzato dai livelli di garanzie sociali finora conosciuti, e cancellare l’egemonia delle idee-forza attorno a cui l’occidente ha consolidato gli equilibri di potere responsabili dei processi economici, finanziari e sociali oggi entrati in crisi.
Riteniamo quindi che la Sinistra democratica debba necessariamente rivedere la propria impostazione culturale e programmatica, non più adeguata alla profondità della crisi che sta coinvolgendo il capitalismo finanziario a livello globale,recuperando una concezione del riformismo socialista nuovamente proiettata a perseguire una trasformazione strutturale degli assetti economici e sociali, in grado di individuare un diverso modello di sviluppo,diversi parametri di riferimento della qualità della vita della società, e nuove regole di controllo sociale delle variabili economiche.
Questo percorso deve essere perseguito attraverso una ristrutturazione di tutta la Sinistra, essendo evidente che la straordinarietà della crisi implica il superamento della distinzione inevitabile tra chi proviene dal socialismo europeo e chi si è finora riconosciuto in esperienze politiche nominalmente più radicali.
La nostra rivista telematica di discussione e di approfondimento vuole essere uno strumento utile a questo progetto di ricostruzione della Sinistra.
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NO AL POUJADISMO DELLA LEGA
Post n°239 pubblicato il 18 Luglio 2009 da socialismoesinistra
Hanno ragione gli artigiani di Treviso che rispediscono al mittente gli studi di settore con l’invito al fisco ad andare a prendere in mano fisicamente le aziende, chiavi dei capannoni comprese? Hanno ragione gli artigiani di Treviso a boicottare le banche e a minacciare di chiudere migliaia di conti correnti? Hanno ragione gli artigiani di Treviso a bocciare seccamente il contratto unico nazionale dell’artigianato che dovrebbe essere applicato a partire dal gennaio prossimo? Fisco, banche e sindacati gli obiettivi della protesta organizzata dagli artigiani di Treviso, presenti in sala solo politici della Lega. Sarebbe facile sia l’accusare tutti i padroncini veneti di evasione fiscale e contributiva sia il rincorrere queste categorie (vedi l’ultimo Franceschini) per acquisire voti e consensi. Più corretto sarebbe, come cerchiamo di fare, di dare un giudizio ponderato su questo avvenimento. Partiamo da una considerazione: il 50% degli italiani dichiara meno di 26.000€ lordi l’anno; i lavoratori dipendenti pagano tutto fino all’ultimo centesimo. La Corte dei Conti indica in 100 miliardi l’evasione fiscale e in 60 miliardi il costo della corruzione. Sul fronte dell’evasione non possiamo essere teneri, anzi dobbiamo insistere affinché gli strumenti antievasivi inventati da Visco e cancellati da Tremonti siano reintegrati. Se gli studi di settore sono sbagliati, si lotti con le proprie rappresentanze di categoria per farli modificare, ma attenzione. Nella mia esperienza di commercialista non ho mai trovato un’azienda corretta che non fosse “congrua e coerente”. Solo quelle aziende che al mio occhio esperto creavano qualche sospetto avevano problemi con gli studi di settore, che, a mio parere, sono ben fatti e mirati. Essi indicano delle anomalie rispetto ad un universo (statisticamente sono fuori da due sigma della gaussiana) e le anomalie il contribuente le può sempre giustificare. Se sono anomalie. Per quel che riguarda le banche penso che gli artigiani di Treviso, ma non solo quelli di Treviso abbiano ragione: le banche non stanno facendo il loro mestiere, che non è quello di dare soldi a chi garantisce loro i maggiori profitti, ma di darli a chi può aiutare il Paese, naturalmente avendo una ragionevole certezza che quei soldi vengano restituiti. E qui inizia la mia critica agli artigiani di Treviso, ma non solo a loro, ma a tutta l’imprenditoria italiana. Le imprese italiane sono per la gran parte sottocapitalizzate e banca-dipendenti. Andrebbe portata avanti una forte politica per incentivare la capitalizzazione delle imprese. Il mezzo migliore (tra thin-capitalization e parziale indeducibilità degli interessi passivi) a mio parere è sempre la Dual Income Tax, ma mi rendo conto che non basta. Riscontro che l’emendamento previsto di detassare da IRES il rendimento (pari al 3%) dell’aumento del capitale deliberato e versato nel quinquennio 2009-2014 ripercorre l’idea della vischiana DIT, ma rimane a mio parere imperfetta per almeno due ragioni: a) non è sistematica, dura 5 anni e basta b) non contempla il reinvestimento degli utili (per cui assisteremo a società che distribuiscono il dividendo e poi con quello aumentano il capitale sociale) Tuttavia gli incentivi fiscali non bastano. Le imprese sono spesso sottocapitalizzate perché il socio con mentalità familistica non vuole estranei nella sua compagine sociale, preferisce dare fideiussioni alle banche per avere lo scoperto, preferisce mettere il prestito da soci piuttosto che aprire la compagine sociale. Un’azione che Confindustria, sindacato e partiti potrebbero fare è quella di promuovere una nuova cultura imprenditoriale che superi il familismo nostrano (a proposito sono da sottolineare i progressi della Fiat da quando ha attenuato il suo familismo). Pensare poi ad un azionariato popolare di lavoratori e addetti è un sogno che ritorna allo spirito dei padri costituenti (vedansi articoli 40 e successivi della Costituzione) e passando tra i tentativi di Prodi, ci riconduce alle socialdemocrazie nordiche. Sul contratto di lavoro poi, è forte la mia convinzione che il contratto di lavoro dev’essere un percorso di sviluppo economico e di partecipazione. Non da ora indico nei nuovi contratti che oltre ad una retribuzione fissa ne consideri una variabile in funzione della produttività, ma, ed è un MA grande come una casa, il lavoratore deve poter gestire la sua produttività, esserne responsabile e goderne i benefici. La Confindustria spesso vede questi contratti come un modo per assoggettare il lavoro dipendente a parametri estranei alla competenza del dipendente onde scaricare su di lui le inefficienze di mercato e dell’imprenditore stesso.
Renato Gatti |
SOCIALISMO E ANTIFASCISMO
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Sull'attualità del 25 Aprile di Luca Fantò
La Festa d'Aprile di Nicolino Corrado
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Il Centro socialista interno (1934-1939)- appunti per un dibattito su antifascismo e unità di classe di Marco Zanier
parte prima
parte seconda
parte terza
parte quarta
parte quinta
MARXIANA
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Costituzione, neoliberismo, nuove povertà di Marco Foroni
Sulle teorie del valore di Renato Gatti
Le crisi di Renato Gatti
parte prima
parte seconda
Globalizzazione i compiti della Sinistra di Franco Bartolomei
note del Coordinamento del Forum di SocialismoeSinistra
La crisi e i suoi rimedi di Renato Gatti
Al papa sarebbe necessario un poco di marxismo di Leonardo Boff
Note e riflessioni su socialismo, comunismo e capitalismo di Giuseppe Giudice
L’anticipazione del nostro tempo. Marx, la sinistra e il recupero delle solidità di Marco Foroni
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MARXIANA .
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Karl Kautsky ed Otto Bauer: due grandi maestri del socialismo dimenticati. Giuliano Amato: un maestro del non-socialismo da dimenticare di Giuseppe Giudice
Ragionando su Marx e Kautsky di Renato Gatti
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Francesco De Martino
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Eppure il vento soffia ancora di Carlo Felici
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Noam Chomsky - "Pirati e imperatori"- la guerra al terrorismo e le ipocrisie dell'Occidente di Marcella Guidoni
Il sogno americano del "socialista" Barack Obama di Nicolino Corrado
Le responsabilità e il dovere del Socialismo Europeo di Franco Bartolomei
Una socialdemocrazia globale di Nicolino Corrado
Di fronte alla crisi mondiale, tre sfide per la socialdemocrazia di Kevin Rudd
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I TEMI DEL SOCIALISMO INTERNAZIONALE
I TEMI DEL SOCIALISMO ITALIANO
Riccardo Lombardi
Dopo il crollo del comunismo non ha più senso il dividersi tra socialisti e comunisti di Giuseppe Giudice
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Berlinguer e Craxi: due progetti falliti, una sinistra distrutta di Giuseppe Giudice
Socialisti, l'anello debole ma inestimabile della sinistra italiana di Carlo Felici
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Note e riflessioni su socialismo, comunismo e capitalismo di Giuseppe Giudice
Riccardo Lombardi: il riformismo come metodo democratico di trasformazione Socialista dei rapporti economici e sociali di Franco Bartolomei
Breve nota sul contingente gattopardesco di Carlo Felici
L'infinito e disperato salvataggio delle capre e dei cavoli di Carlo Felici
Angelo Ciufo - in ricordo di un amico, in memoria di un compagno di Stefano Pierpaoli
Documento programmatico dell'Associazione "Nuova Sinistra per il Socialismo" di Angelo Ciufo
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Avrà successo "Sinistra e Libertà"? di Gioacchino Assogna
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Una nuova Sinistra per l'Italia è un sogno realizzabile? di Michele Ferro
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L'Associazione SocialismoeSinistra, ispirandosi ai principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana, persegue la promozione dei valori di libertà, di solidarietà e di eguaglianza nella vita politica, sociale e culturale del Paese.
L’Associazione considera il principio della laicità dello Stato e della libertà nelle professioni religiose, affermato dalla Costituzione, un valore di riferimento a cui ispirare la propria azione politica, ed intende perseguire la effettiva affermazione del principio di legalità, nel quadro dei valori costituzionali, quale elemento fondamentale di una riforma democratica dello Stato che restituisca ai cittadini della Repubblica la certezza nella legittimità, nella imparzialità, e nella correttezza della sua attività amministrativa ad ogni livello.
L'Associazione SocialismoeSinistra fonda la propria azione politica sulla convinzione che la crisi delle economie dei paesi sviluppati abbia assunto i caratteri di una crisi di sistema, tale da incrinare la fiducia collettiva in un futuro caratterizzato dai livelli di garanzia sociale finora conosciuti, e cancellare l’egemonia delle idee-forza liberiste, neoconservatrici e tecnocratiche attorno a cui l’Occidente ha consolidato gli equilibri di potere responsabili dei processi economici, finanziari e sociali oggi entrati in crisi.
L'Associazione SocialismoeSinistra ritiene che la Sinistra italiana debba necessariamente ripensare la propria impostazione culturale e programmatica rispetto alla profondità della crisi che sta coinvolgendo il capitalismo a livello globale, recuperando appieno una concezione del riformismo socialista fondata sulla affermazione della superiorità del momento della decisione politica rispetto alla centralità degli interessi del mercato, nuovamente proiettata a perseguire una trasformazione strutturale degli assetti economici e sociali, ed in grado di individuare un diverso modello di sviluppo, diversi parametri di riferimento della qualità della vita della società, e nuove regole di controllo sociale delle variabili economiche.
L'Associazione SocialismoeSinistra ritiene quindi che questo nuovo percorso politico passi attraverso una ristrutturazione di tutta la Sinistra essendo evidente che la straordinarietà della crisi implica il superamento della distinzione tra coloro che provengono dalle file del socialismo europeo e chi si è finora riconosciuto in esperienze politiche nominalmente più radicali.
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