Creato da socialismoesinistra il 28/06/2008
Rivista di approfondimento culturale e politico dell'Associazione SocialismoeSinistra
 

 

« LETTURA POLITICA DELLA C...Eppure il vento soffia ancora »

LETTURA POLITICA DELLA CRISI ECONOMICA ATTUALE (parte prima)

Post n°315 pubblicato il 18 Novembre 2009 da socialismoesinistra

.

La lettura dei giornali ed i dibattiti che si susseguono sulle reti televisive evidenziano un fatto strano: la grave crisi economica che stiamo attraversando è il frutto amaro delle politiche della destra, ma nessuno sembra volerlo chiarire e denunciare. Non lo denuncia neppure una larga parte della sinistra, e i molti liberal o pseudo tali, volti piuttosto ad ammonire che ora non è tempo di trovare le colpe, ma di cercare le soluzioni. Fingendo di dimenticare che, senza un’approfondita analisi tecnico-politica di ciò che avvenuto e del perché è avvenuto, si rischia di affidare le soluzioni della crisi agli stessi che l’hanno determinata. E ciò non è proprio la soluzione migliore. O, forse, è proprio perché una parte rilevante della sinistra si è fatta, in questi ultimi anni, troppo sedurre dal pensiero neoliberista allontanandosi, in modo pericoloso, dai propri valori e dalla propria cultura. Sarà bene rifletterci perché, se è vero che la storia non si ripete mai eguale, è però vero che essa insegna molto per affrontare l’oggi ed il domani.

 

La crisi economica attuale è il risultato delle scelte politiche avviate negli USA, verso la fine degli anni 70.

In quegli anni, stavano attraversando una grave crisi economica, ma soprattutto d’immagine. Con il presidente Carter erano ridicolizzati nell’Iran di Komeini ed in difficoltà in molti altri paesi dell’Africa e dell’America latina e, sotto il profilo economico e dell’innovazione tecnologica venivano superati dal Giappone e dai paesi asiatici. I potentati economici e militari di Washington ritenevano che questa “crisi” americana fosse il risultato delle politiche deboli ed arrendevoli dei presidenti democratici che avevano indebolito le istituzioni e lo spirito americano e, con il supporto di economisti di politologi e di grandi reti televisive di destra, decisero di passare al contrattacco, di rilanciare il patriottismo americano e di ritornare al liberismo più puro, liberando i famosi “spiriti animali” del mercato come unico motore dello sviluppo; liberando l’America da tutti quei lacci e lacciuoli dell’intervento dello Stato che, a loro parere, non avevano fatto altro che indebolire l’immagine forte del popolo americano. Si incominciò così con Reagan nel 1980 in America e con la Thatcher, l’anno prima, in Gran Bretagna, proclamando che lo Stato non era la soluzione dei problemi ma era esso stesso il problema, con i suoi costi e la sua invadenza burocratica e solo il ritorno al libero mercato, liberato da ingerenze stataliste, e soprattutto dalle tasse, avrebbe rimesso in moto l’economia, portato ricchezza a tutti e ad una nuova stagione di potere per il mondo occidentale ed anglosassone in primis.

 

Si resero tuttavia subito conto che riducendo le tasse, per lanciare l’economia, e non aumentando i salari, per rendere competitive le imprese americane, si sarebbe sottratto allo Stato la sua funzione di ridistributore di reddito, attraverso i servizi dati alle persone, e ciò avrebbe portato a far perdere il consenso anche dei propri elettori. Sulla spinta di influenti economisti, fautori del libero mercato, decisero allora di spostare la funzione di “ridistributore di reddito” dallo Stato al sistema bancario, spingendo le banche ad una massiccia politica di concessione del credito oltre ogni corretto limite di garanzie.

 

Il sistema bancario, conscio dei rischi che ciò comportava ma anche attratto dai lautissimi guadagni, chiese in controcambio di una simile operazione, piena di rischi, di poter operare con maggiori libertà e minori controlli, per non assumersi la totale responsabilità di crediti non sempre garantiti e la ottenne attraverso un minor controllo delle autorità centrali sulle operazioni finanziarie e attraverso la messa sul mercato di nuovi prodotti finanziari che, in modo molto poco trasparente, miscelavano e trasferivano il rischio enorme dei debiti non garantiti (i famosi titoli tossici) non sulla singola banca ma su più soggetti (dispersione del rischio) e, attraverso il mercato finanziario e borsistico, sugli stessi cittadini.

 

Iniziò così l’epoca di un’enorme follia economico-finanziaria dove tutti sembravano avere un qualche interesse. Le banche d’affari, e soprattutto i loro dirigenti, guadagnando somme enormi attraverso l’agio sulle transazioni, avevano interesse a far girare sempre più soldi. Le imprese ottenevano facile credito perché da un lato i consumi di beni, ed in particolar modo di beni superflui, e di immagine più che di sostanza, aumentavano a dismisura in una sorta di edonismo consumistico, dall’altro lato le buste paga dei loro lavoratori restavano sostanzialmente invariate mentre il loro potere di acquisto veniva fasullamente incrementate con il facile credito (credito facile in cambio di aumenti di salario). Così i lavoratori, drogati dal facile credito, diventavano a poco a poco solo consumatori e, circolando molto danaro a credito, si interessavano meno all’andamento dei loro salari effettivi che o aumentavano di poco o, messi in crisi dalla delocalizzazione delle loro imprese, non aumentavano affatto. Ma tutto era a credito garantito non da ricchezza solida ma da una bolla enorme di cambiali, spesso garantiti dal valore di immobili che erano anch’essi gonfiati. Tutto insomma era diventato una sorta di inconscio ultimo ballo sul Titanic al quale erano stati ingannevolmente chiamati anche i passeggeri di seconda e terza e quarta classe.

 

Così la ruota della nuova economia turbocapitalista si rimise a girare in modo sempre più frenetico, per quasi trent’anni, distribuendo ricchi profitti a pochi e finta ricchezza ai più (perché a credito); convinse tanti della sua bontà, compresa una parte importante della sinistra europea, come Blair e Schroeder e in Italia gran parte della dirigenza dei Ds, che, temendo contraccolpi elettorali – la gente voleva sempre più consumi per sentirsi ricca, altroché prediche - abbandonarono i fondamentali della cultura socialdemocratica (solidarietà, comportamento rigoroso, economia sociale di mercato, ferreo ruolo dello Stato nel regolare l’economia e distribuire il reddito, chiara connotazione a difesa dei lavoratori quale parte più debole della società, mantenimento sotto il controllo dello stato dei beni pubblici primari, ecc.) e cominciarono a parlare di terza via socialista che altro non era se non l’accettazione della nuova ondata liberista del meno stato e più mercato.

 

Pochi si avvidero subito che un grande processo di trasformazione profonda, antropologica, del mondo occidentale era oramai avviato: al rigore, alla coscienza del rischio, al passo non più lungo della gamba, allo sviluppo lento ma graduale basato su beni utili e durevoli era subentrata l’ideologia di uno sviluppo frenetico dove il lavoratore dipendente trasformandosi sempre più in semplice consumatore perdeva il proprio radicamento classista la propria cultura identitaria e diveniva sempre più preda del moloc consumista.

 

Il capitalismo si stava trasformando in un “Mostro mite” come più nel 2008 lo definì, nel titolo di un suo bel libro, Raffaele Simone. Caduta la cortina di ferro e scioltasi nel 1991 l’URSS, il turbocapitalismo è ora pronto ad invadere il resto del mondo perché esso ha bisogno di continuamente espandersi per non mostrare il suo bluff iniziale di una finta ricchezza costruita sul debito che alimenta debito, e rovinare, dunque, su se stesso.

 

E la Sinistra dove era?

Già nei primi anni ’70 non a caso un poeta, per quella strana capacità dei poeti di anticipare i tempi, Pasolini, in uno scritto nel quale cercava di chiarire il senso e la profonda differenza tra i termini di “sviluppo” e “progresso” aveva preconizzato i grandi rischi cui si avviavano i partiti di sinistra per la loro insufficienza a comprendere le ideologie che si celavano dietro a semplici termini come sviluppo e progresso spesso usati come sinonimi. Se lo sviluppo - che in quanto semplice risultato di produzione e consumo di merci è proprio della cultura della destra perché funzionale ai produttori – finirà per attrarre nella sua orbita - che è ideologia consumistica - i lavoratori senza essere accompagnato, per insistente lavoro culturale della sinistra, dal “Progresso” – che in quanto nozione ideale (politica e sociale) è propria della sinistra -, allora per la sinistra diverrà difficile recuperare il tempo perduto perché l’ideologia consumista, insita nello sviluppo, con il suo offrire qui e subito beni di consumo e finta ricchezza, avrà di fatto messo in ombra l’idea di progresso come idea di classe.

 

Ma indubbiamente era difficile per chi non era poeta, come Pasolini, ma politico (che ragiona quindi nei termini brevi dei tempi elettorali), intuire già allora la gravità della rivoluzione antropologica che la destra stava, volutamente, mettendo in atto e contrastare quella cultura che generava uno sviluppo che pareva inarrestabile, in un processo di continua “distruzione creatrice” secondo la felice definizione di capitalismo data da Schumpeter.

 

Ma non era però neppure impossibile se, già nella prima metà degli anni ’90, un economista francese, Michel Albert, commissario al Piano francese con Mitterand presidente e accademico di Francia, scriveva un libro (Capitalismo contro capitalismo) per spiegare che il futuro del mondo si sarebbe deciso non nello scontro tra capitalismo e comunismo, come ancora gran parte della sinistra si attardava a pensare, ma tra il neocapitalismo conservatore americano di Reagan, fondato sui valori individuali, la massimizzazione dei profitti a breve termine, lo strapotere dei mercati finanziari e il modello di capitalismo europeo, basato sull’economia sociale di mercato, il consenso sociale e le prospettive finanziarie a lungo termine.

 

L’ondata liberista, che sembrava allora così vincente da impedire di valutare gli inganni ed i rischi su cui si fondava, fece si che pure a sinistra, da parte di chi teneva il potere all’interno dei partiti di sinistra, si incominciò a ritenere che il socialismo aveva esaurito la sua spinta propulsiva ed era oramai incapace di dare risposte ai nuovi bisogni - ideologia obsoleta del secolo passato si dirà ad un certo punto – e che dunque altro non restava che accettare la libera cultura del mercato come vincente e cercare solo di ridurne le maggiori asperità: imitarla nella riduzione del potere dello Stato, nell’adeguarsi alla cultura individualista e della meritocrazia individuale a scapito di quella collettiva, nella riduzione delle tasse, nella privatizzazione di tutti i beni anche di quelli che erano alla base dei principi di solidarietà o che garantivano forti entrate per lo Stato.

 

Privatizzare fu lo slogan anche di molta parte della sinistra e vetero comunisti e vetero socialisti furono considerati i fautori della difesa del modello sociale europeo. Anche se ancora nel 2004 studiosi di economia sociale come Rifkin, da americano, giravano il mondo per spiegare come “il sogno europeo”, titolo di un suo libro, basato sull’economia sociale e sul consenso fosse molto più attuale e vincente, rispetto al sogno neocapitalista americano, perché più morale agli occhi del mondo globalizzato.

 

Il non essersi sufficientemente fermati ad analizzare questi processi non ha consentito per tempo, alle sinistre, di comprendere ciò che stava avvenendo nel capitalismo anglosassone e comprendere meglio i valori del modello socio-politico-economico europeo, realizzato in gran parte in Europa, dopo la seconda guerra mondiale, con il determinante contributo dato dalla socialdemocrazia a partire dal suo ri-fondativo congresso del ’59 a Bad Godesberg.

 

Ma a sinistra sembravano prevalere i fautori della terza via, gli ideologi del tramonto delle ideologie del ‘900 e del valore della contrapposizione tra destra e sinistra e che, in nome di ciò, predicavano il superamento delle ideologie, a partire da quelle della sinistra, fingendo di non accorgersi che invece la destra era tutt’altro che tramontata, ma ben presente e sempre più vincente.

 

Lo scoppiare della crisi economica trova dunque gran parte della sinistra non solo totalmente impreparata sotto il profilo culturale ed ideologico a contrastare il processo culturale e politico che sta alla base della crisi, e che è processo di destra, ma addirittura in parte corresponsabile o comunque tiepida nel denunciare quel progetto, per aver troppo presto abbandonato i suoi valori e le sue pratiche.

 

Non si spiegherebbe in altro modo l’insistenza, anche da parte di autorevoli  esponenti della sinistra, nel voler confinare le cause della crisi all’interno di sole tecnalità finanziarie o nella scarsezza di regole del mercato finanziario o, peggio ancora, nella sola presenza di pochi manager avidi o di farabutti come Tanzi in Italia o Madoff in America, anziché cercarne le cause politiche.

 

Due posizioni appaiono prevalere a sinistra. Una rilevante parte della dirigenza della sinistra, per lo più autodefinitasi riformista, in Italia come in Gran Bretagna ed in Germania, non vuole ammettere di aver sbagliato nel non vedere  che tutto ciò che sta ora accadendo sulle economie mondiali è il frutto dell’esplosione fallimentare, prevedibile, di un enorme processo politico e culturale messo in atto dalla peggiore destra capitalistica americana che si era posta l’obiettivo di sconfiggere non solo il comunismo sovietico ma anche  quello che per essa era il pensiero debole dell’occidente rappresentato dal modello socialista europeo. E per batterlo aveva scelto la via ad essa più consona: dimostrare la superiorità del modello individualista e del totale libero mercato su ogni pretesa di solidarismo e di mercato sociale. Per farlo doveva procedere ad una vera e propria rivoluzione culturale che, attraverso il forte coinvolgimento dei mass media (giornali ma soprattutto televisioni e cinema che imponevano i nuovi modelli culturali) la finta ricchezza del facile credito l’esplosione dei consumi individuali spesso superflui eliminando i consumi ed i servizi collettivi a favore di quelli individuali (automobili anziché treni), trasformasse antropologicamente i singoli cittadini, di tutto il mondo, in folli consumatori e produttori, prigionieri di una grande giostra (creativa e distruttiva) dalla quale era però vietato scendere pena l’arresto di tutto il sistema. Scardinare il solidarismo collettivistico insito nel pensiero non solo comunista, ma anche socialista, era il grande obiettivo di Reagan, della Thatcher e dei loro successori.

 

L’altra parte minoritaria della sinistra, definitasi radicale, pur avvertendo i rischi di quel sistema di potere così apparentemente accattivante, anziché studiarlo a fondo e contrastarlo, nel quotidiano, sotto il profilo culturale e politico preferiva, e preferisce, fare ad esso una opposizione ideologica (il comunismo contro il capitalismo) opponendovi il mito dell’uscita dal capitalismo (ossia dal mercato) rendendosi incomprensibile a quelle stesse masse alle quali dice di rivolgersi. Masse che, come ricordava Pasolini già nei primi anni ’70, vivono in se stesse sempre più acutamente la contraddizione tra l’idea di progresso (valori+benessere), presente nelle loro coscienze di classe, e l’idea consumistica di sviluppo ancora più presente, luccicante ed estremamente accattivante, nella quotidianità dell’esistenza (il Mostro mite del libro di R. Simone).

 
Commenta il Post:
* Tuo nome
Utente Libero? Effettua il Login
* Tua e-mail
La tua mail non verrà pubblicata
Tuo sito
Es. http://www.tuosito.it
 
* Testo
 
Sono consentiti i tag html: <a href="">, <b>, <i>, <p>, <br>
Il testo del messaggio non può superare i 30000 caratteri.
Ricorda che puoi inviare i commenti ai messaggi anche via SMS.
Invia al numero 3202023203 scrivendo prima del messaggio:
#numero_messaggio#nome_moblog

*campo obbligatorio

Copia qui:
 

SOCIALISMO E ANTIFASCISMO

Rodolfo Morandi


 Il Socialismo dei fratelli Rosselli  di Carlo Felici

 Da un'antica ferita ad una prossima resurrezione           di       Carlo Felici

 L'assassinio dei fratelli Rosselli   di Carlo Felici

 Un appello di Carlo Rosselli ai comunisti che sembra scritto ieri   di             Carlo Felici

Non una somma di etichette ma un insieme di valori    di Carlo Felici

Sull'attualità del 25 Aprile di Luca Fantò

La Festa d'Aprile  di Nicolino Corrado

 Sembra scritta da poco, anzi, pochissimo  di Carlo Felici

Il Centro socialista interno (1934-1939)- appunti per un dibattito su antifascismo e unità di classe                         di  Marco Zanier

parte prima
parte seconda
parte terza
parte quarta
parte quinta

 

 

MARXIANA


Karl  Marx

 

Costituzione, neoliberismo, nuove povertà  di Marco Foroni

Sulle teorie del valore  di Renato Gatti

Le crisi   di Renato Gatti
parte prima
parte seconda


Globalizzazione i compiti della Sinistra   di  Franco Bartolomei

note del Coordinamento del Forum di SocialismoeSinistra

parte prima

parte seconda


La crisi e i suoi rimedi   di Renato Gatti

Al papa sarebbe necessario un poco di marxismo   di Leonardo Boff

Note e riflessioni su socialismo, comunismo e capitalismo  di Giuseppe Giudice

L’anticipazione del nostro tempo. Marx, la sinistra e il recupero delle solidità  di Marco Foroni


 

________________________________

 

I TEMI DEL SOCIALISMO ITALIANO

Francesco De Martino


La risorgiva socialista   di Carlo Felici

Eppure il vento soffia ancora  di Carlo Felici

.

 

 

I TEMI DEL SOCIALISMO INTERNAZIONALE

Oskar Lafontaine

 

La sconfitta dei socialisti  di Renato Gatti

 

 

 

________________________

 


 

PER COSTRUIRE SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'

 

I Nuclei Aziendali di Sinistra e Libertà   di Marco Zanier

 Avrà successo "Sinistra e Libertà"?   di Gioacchino Assogna

I doveri della sinistra italiana  di Franco Bartolomei

prima parte

seconda parte

 Io su Sinistra e Libertà la penso così   di Luca Fantò

"Sinistra e libertà" il fuituro del Socialismo italiano    di Franco Bartolomei

Socialismo e Libertà  di Carlo Felici

Le tre fasi del socialismo
di Renato Gatti

Libertà, e non solo per uno   di Carlo Felici

 Le elezioni europee   di Gioacchino Assogna

 Il grano e il loglio della Sinistra   documento scritto da socialisti iscritti o senza tessera e da elettori si Sinistra e Libertà

 Un nuovo sole contro l'arsenico e i vecchi merletti   di Carlo Felici

Una nuova Sinistra per l'Italia è un sogno realizzabile?    di Michele Ferro


 

Ultime visite al Blog

geom.magnani0pierluigi20102010roscatibonesso.carluccioberluczoppeangelofillofillogenova1892franci.torrevivereinvaldisievematrone.francescoilleraminarossi82cicciomannasexydamilleeunanotte
 
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti possono pubblicare commenti.
I messaggi e i commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 

Area personale

 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 1
 

socialismoesinistra@libero.it

  

Hai da proporre un articolo o un testo che ritieni interessante

da pubblicare con noi?  contribuisci a far crescere la rivista e ne parleremo insieme. 



 

ATTENZIONE NON E' UNA TESTATA GIORNALISTICA

.
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7/03/2001. Le foto contenute in questo blog sono da intendersi a puro carattere rappresentativo, divulgativo e senza alcun fine di lucro. Sono © dei rispettivi autori, persone, agenzie o editori detenenti i diritti. Tutto il materiale letterario/fotografico che esula dalle suddette specifiche è invece di proprietà © del curatore del presente blog e soggetto alle leggi sul diritto d'autore. Se ne vieta espressamente l'utilizzo in qualsiasi sede e con qualsiasi modalità di riproduzione globale o parziale esso possa essere rappresentato, salvo precedenti specifici accordi presi ed approvati con l'autore stesso e scrivente del blog medesimo, e alle condizoni Creative Commons.© Copyright - Tutti i diritti riservati.
 

POLITICA LAVORO E SINDACATI

Gino Giugni

 

Partito e/o Sindacato del Sud di Vincenzo Russo

Un punto chiaro sulla globalizzazione di Renato Gatti

Lo Statuto dei lavoratori di Giacomo Brodolini                     di Marco Foroni

L'adesione della CGIL alla manifestazione nazionale antirazzista del 17 Ottobre 2009

_____________________________

 

ECONOMIA E SOCIETA'

John Maynard Keynes


Convegno sulla crisi finan- ziaria   di Renato Gatti

parte prima

parte seconda


 I provvedimenti contro la crisi  di Renato Gatti

Governanti allo sbaraglio di Gioacchino Assogna

 A proposito di pensioni  di Gioacchino Assogna

Perché la crisi attuale è una crisi “di sistema” di Franco Bartolomei

Economia ferragostana  di Renato Gatti

Un circolo vizioso mortale di Leonardo Boff

La crisi è finita? 
di Renato Gatti

parte prima
parte seconda

Economia e secessionismo di Renato Gatti

 

EMANCIPAZIONE FEMMINILE

Lina Merlin

 

Contro la congiura del silenzio  di Anna Falcone


 

 

ECONOMIA E SOCIETA'

Rosa Luxembourg


"Il Socialismo europeo  e la crisi del Capitalismo"    di Franco Bartolomei  e Renato Gatti

parte prima 
parte seconda 


 Riflessioni sul sistema fiscale italiano   di                   Roberto Cefalo

Il documento di Sociali- smoeSinistra per la commissione economica del partito

Uscire dal tunnel  di    Renato Gatti


I caratteri della crisi ed il compito dei Socialisti di Franco Bartolomei

Tutto come prima? Una riflessione sul "general intellect"  di Renato Gatti

 

Lettura politica della crisi economica attuale  di Alberto Ferrari

parte prima

parte seconda

 

CULTURA E SOCIETA'

Democrazia e cultura. Rapporto tra intellettuali e opinione pubblica nella democrazia dei mezzi di comunicazione di massa- Evoluzione della figura dell'intellettuale nella società italianaRelazione al Primo Convegno Nazionale dell'Associazione Culturale"Consequenze"    di  Franco Bartolomei

parte prima

parte seconda


Relazione introduttiva al Primo Convegno Nazionale dell'Associazione Culturale"Consequenze"    di  Stefano Pierpaoli

parte prima

parte seconda

 

Il pensiero laico   di Renato Gatti

 

 

CULTURA E SOCIETA'


 

Il male cremastico globale ovvero la droga del profitto di Carlo Felici

  Democrito: un libertario non materialista  di Carlo Felici 

  Cattivi pensieri sul mondo degli intellettuali italiani  di Stefano Pierpaoli

 Nasce il popolo della libertà - Alcune considerazioni in fatto di egemonia  culturale                                             di Renato Gatti

 Stato, Chiesa , Massoneria, e Sinistra  di Franco Bartolomei

 La Teologia della Liberazione  di Carlo Felici

L'egemonia culturale di Renato Gatti

Il ruolo sociale dell’arte  di Stefano Pierpaoli


 

PRINCIPI ISPIRATORI E PROGRAMMA D'AZIONE

L'Associazione SocialismoeSinistra, ispirandosi ai principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana, persegue la promozione dei valori di libertà, di solidarietà e di eguaglianza nella vita politica, sociale e culturale del Paese.
L’Associazione considera il principio della laicità dello Stato e della libertà nelle professioni religiose, affermato dalla Costituzione, un valore di riferimento a cui ispirare la propria azione politica, ed intende perseguire la  effettiva affermazione del principio di legalità, nel quadro dei valori costituzionali, quale elemento fondamentale di una riforma democratica dello Stato che restituisca ai cittadini della Repubblica la certezza nella legittimità, nella imparzialità, e nella correttezza della sua attività amministrativa ad ogni livello.
L'Associazione SocialismoeSinistra fonda la propria azione politica sulla convinzione che la crisi delle economie dei paesi sviluppati abbia assunto i caratteri di una crisi di sistema, tale da incrinare la fiducia collettiva in un futuro caratterizzato dai livelli di garanzia sociale finora conosciuti, e cancellare l’egemonia delle idee-forza liberiste, neoconservatrici e tecnocratiche attorno a cui l’Occidente ha consolidato gli equilibri di potere responsabili dei processi economici, finanziari e sociali oggi entrati in crisi.
L'Associazione SocialismoeSinistra ritiene che la Sinistra italiana debba necessariamente ripensare la propria impostazione culturale e programmatica rispetto alla profondità della crisi che sta coinvolgendo il capitalismo a livello globale, recuperando appieno una concezione del riformismo socialista fondata sulla affermazione della superiorità del momento della decisione politica rispetto alla centralità degli interessi del mercato, nuovamente proiettata a perseguire una trasformazione strutturale degli assetti economici e sociali, ed in grado di individuare un diverso modello di sviluppo, diversi parametri di riferimento della qualità della vita della società, e nuove regole di controllo sociale delle variabili economiche.
L'Associazione SocialismoeSinistra ritiene quindi che questo nuovo percorso politico passi attraverso una ristrutturazione di tutta la Sinistra essendo evidente che la straordinarietà della crisi implica il superamento della distinzione tra coloro che provengono dalle file del socialismo europeo e chi si è finora riconosciuto in esperienze politiche nominalmente più radicali.
L'Associazione SocialismoeSinistra si costituisce al fine di rendere possibile questo grande progetto di ricostruzione della Sinistra italiana,  di rinnovamento democratico della società e di riforma dello Stato. (Art. 2   dello Statuto dell'Asso- ciazione SocialismoeSinistra )

Clicca e leggi per intero lo Statuto dell'Associazione SocialismoeSinistra

 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963