Italo Calvino: Il Piacere di Leggere Romanzi

Calvino Italo

Leggere significa affrontare qualcosa che sta proprio cominciando a esistere

Italo Calvino, Se una notte d’inverno un viaggiatore, Einaudi

Un viaggiatore, una piccola stazione, una valigia da consegnare a una misteriosa persona… Da questa premessa si possono snodare innumerevoli vicende, ma sono dieci quelle che l’autore propone in questo sorprendente e godibilissimo romanzo. “E’ un romanzo sul piacere di leggere romanzi: protagonista è il lettore, che per dieci volte comincia a leggere un libro che per vicissitudini estranee alla sua volontà non riesce a finire. Ho dovuto dunque scrivere l’inizio di dieci romanzi d’autori immaginari, tutti in qualche modo diversi da me e diversi tra loro.” 

Italo Calvino, che ai suoi lettori ci teneva, capì bene la situazione e si allarmò. Il suo romanzo del 1979 si apriva con una appello al lettore, a cui venivano impartite le seguenti istruzioni: «Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni pensiero (“) La porta è meglio chiuderla; di là c’è sempre la televisione accesa. Dillo subito, agli altri: “No, non voglio vedere la televisione”. Alza la voce, se non ti sentono: “Sto leggendo! Non voglio essere disturbato”. (“) Prendi la posizione più comoda: seduto, sdraiato, raggomitolato, coricato (“) Puoi anche metterti a testa in giù, in posizione yoga. Col libro capovolto, si capisce».

Se una notte d’inverno un viaggiatore

Se una notte d’inverno un viaggiatore è un romanzo di Italo Calvino pubblicato nel 1979. In esso Calvino narra la storia di un Lettore che, nel tentativo di leggere un romanzo (intitolato appunto Se una notte d’inverno un viaggiatore), è per ragioni sempre differenti costretto a interrompere la lettura del libro che sta leggendo e intraprendere la lettura di un altro. L’opera diventa quindi una riflessione sulle molteplici possibilità offerte dalla letteratura e sulla impossibilità di giungere a una conoscenza della realtà.

Il libro è composto da undici brani, dieci dei quali sono inseriti all’interno di una cornice: infatti sono costituiti da dieci incipit di altrettanti romanzi. La storia della cornice, che si sviluppa parallelamente alla lettura dei diversi incipit, narra invece del Lettore ( chiamato esplicitamente Lettore ) e Ludmilla ( la Lettrice ), e della loro storia d’amore, che segue uno schema narrativo tradizionale in cui non manca il lieto fine.

Gli incipit

“Se una notte d’inverno un viaggiatore” (Italo Calvino)
Il Lettore-protagonista si trova in una stazione ferroviaria in cui tutto sembra inafferrabile. Il lettore avverte la sensazione di aver perso una coincidenza e di trovarsi ancora lì solo per errore. Entrato in un bar, il lettore siede accanto ad una donna, che inizia ad affascinarlo. Tuttavia entra nel bar un poliziotto che dà un messaggio (che era concordato in precedenza) ed il lettore esce per prendere il treno, l’ultimo treno. Poi, a causa di un errore di impaginazione, il lettore legge e rilegge le stesse pagine (da 17 a 34).
“Fuori dell’abitato di Malbork” (Tazio Bazakbal, scrittore polacco).
Tutto è concreto, corposo, al contrario del racconto precedente. Il lettore è in una cucina, ma tutti gli ingredienti sono lasciati in lingua originale e quindi, pur “sentendo il gusto” di un determinato cibo, non riesce a capire cosa sia. Anche qui emerge una figura che affascina il lettore, anzi due: Zwida e Brigd (infatti il lettore vede una figura composta dalle due donne, “bifronte”). Il lettore non completa questo romanzo perché tra due facciate scritte iniziano a frapporsi delle pagine bianche, squarciando la lettura, “come una ferita”.


“Sporgendosi dalla costa scoscesa” ( Ukko Athi, scrittore cimmero )
Questo libro viene rintracciato nell’Università, poiché alcuni nomi del precedente (per una strana curiosità) sono uguali tra i due libri. Il romanzo viene raccontato dal professore di cimmerio dell’ateneo, Uzzi-Tuzii. Tuttavia la storia (raccontata sotto forma di diario) è completamente diversa, narra del lettore che si trova nei pressi di un “osservatorio meteorologico” che consiste in una tettoia con sotto pochi strumenti per la rilevazione di determinati dati. Anche qui la presenza femminile (stavolta di una ragazza che disegna degli elementi naturali che trova in spiaggia) risulta attraente per il lettore, anche se in questo caso c’è una sorta di timore nella conoscenza della donna. La ragazza chiede al lettore di comprarle una fune, che poi (ad insaputa del lettore) servirà a far evadere un prigioniero. Il racconto termina (perché incompiuto dall’autore) nel momento dell’incontro tra il lettore e l’evaso.
“Senza temere il vento e la vertigine” (Vorts Viljandi, “pseudonimo” cimbro di Ukko Athi).
Secondo il professore di cimbro dell’Università (professor Galligani) lo scrittore cimmerio avrebbe poi terminato l’opera in lingua cimbra (tesi contrariata da Uzzi-Tuzii). Ancora una volta la storia è completamente nuova. Stavolta il libro è letto nel gruppo di studio di Lotaria, sorella di Ludmilla. La figura femminile appare prima che negli altri romanzi, infatti già nelle prime righe una donna, presa dalla vertigine, sviene tra le braccia del lettore. La scena si trasferisce poi nell’ufficio di Valeriano, nell’edificio del Commissariato. Dopo un colloquio con Valeriano (apparentemente amico del lettore), nella stanza la ragazza presa dalla vertigine rivela la propria presenza, ed il suo nome: Irina. Dopo essersi inserita nella discussione prende una rivoltella e la punta contro il lettore, e da qui il racconto apre una parentesi erotica che termina col ritrovamento da parte del lettore del foglio della sua condanna a morte. Tuttavia la narrazione si interrompe perché nella parte appena letta “c’è già da discutere per un mese”, e il resto del romanzo è stato spartito tra altri gruppi di studio.


“Guarda in basso dove l’ombra s’addensa” ( Bertrand Vandervelde, scrittore belga )
Questo racconto, tradotto dal francese da Ermes Marana, viene dato al lettore dal dottor Cavedagna. La storia ancora una volta presenta il lettore e una figura femminile importante, Bernadette. All’inizio è introdotto anche un altro personaggio, Jojo, probabilmente un rivale del lettore, che finalmente è riuscito ad ucciderlo, ed ora lo trasporta in un sacco per decidere come sbarazzarsene definitivamente (in realtà la ragazza pensa che sia stato ucciso per un moto di gelosia che ha preso il lettore mentre la ragazza aveva un rapporto sessuale con Jojo). Tuttavia il lettore, insieme con Bernadette, non riesce a trovare un posto e un modo adeguato a sbarazzarsi del cadavere di Jojo, che continua a mettere i bastoni tra le ruote al lettore anche da morto. Intanto un ragazzo cingalese è mandato da Mademoiselle Sibylle, figlia del lettore. Il cingalese sostiene che la ragazza lavora al “Nuovo Titania”, gestito da Madame Tatarescu, che aveva voluto mandare un messaggio intimidatorio al lettore. Dato che il cielo stava schiarendo, il lettore decide di scendere in ascensore per portare via Jojo in macchina, ma all’apertura delle porte ci sono tre uomini con le mani in tasca che, dopo aver chiesto cosa ci fosse nel sacco (erano conoscenti di Bernadette), ne tirano fuori una scarpa di vernice nera con la mascherina di velluto. La lettura si interrompe perché si interrompono le pagine fotocopiate dal dottor Cavedagna.


“In una rete di linee che s’allacciano” ( Silas Flannery, scrittore irlandese )
Anche questo romanzo viene dato dall’editore (Cavedagna). Il romanzo narra di un professore universitario (il lettore) assillato dal suono dello squillo di un telefono. Questo suono che sembra perseguitarlo e inseguirlo. Entrato in una casa per rispondere ad un telefono (né la casa né il telefono sono di sua proprietà), sente indicazioni intimidatorie riguardo ad una ragazza del suo corso, Marjorie Stubbs. Così il lettore si mette a correre verso l’indirizzo dato (115, Hillside Drive) e arrivato, slega la ragazza e la scioglie dal bavaglio, e subito lei vomita. “Sei un bastardo”, dice Marjorie al lettore-professore. La lettura è troncata dallo squillo di un telefono, quello del lettore-protagonista, chiamato da Ludmilla che lo invita a casa propria. A casa di Ludimilla, Irnerio (il non-lettore) approfitta di una distrazione del lettore per impossessarsi del romanzo, poiché lo ispira per una sua scultura (infatti verrà ritrovato in una mostra delle opere di Irnerio).


“In una rete di linee che s’intersecano” (Silas Flannery)
Il lettore crede di avere tra le mani un’altra copia dello stesso romanzo di prima, ma s’accorge che una fascetta con la scritta “L’ultimo successo di Silas Flannery” copriva le parole “s’intrecciano”. Inizia così la lettura di un nuovo racconto, in cui l’idea principale sembra quella di speculare, degli specchi. Il lettore, che è immedesimato in un uomo d’affari giapponese, è affascinato dagli specchi ed in particolare dai caleidoscopi, e sostiene di aver basato il proprio successo economico su un principio simile a quello dei caleidoscopi. E così comincia un ragionamento fatto di ripetizione di ogni oggetto, movimento e abitudine per eludere eventuali tentativi di omicidio nei confronti del lettore stesso. Il lettore crea una stanza con le pareti fatte tutte di specchi e le conseguenze sono confuse: Lorna, sdraiata nuda e legata al suolo, vede ad ogni suo movimento la riflessione delle sue carni in ogni specchio a perdita d’occhio. Intanto entra Elfrida, e anch’ella si riflette a non finire negli specchi, e le carni della prima si intrecciano con il corpo della seconda, e con la rivoltella che tiene in mano. Il lettore non riesce più a distinguere l’una dall’altra e l’ambientazione sembra spostarsi verso un altro luogo: la sacra dimora di Iside, dea della notte egizia. La soddisfazione del protagonista è l’ultima impressione di questo romanzo che non termina poiché il lettore-protagonista decide di mettersi in viaggio per rintracciare il vero Flannery.


“Sul tappeto di foglie illuminato dalla luna” ( Takakumi Ikoka, scrittore giapponese )
Il romanzo arriva al lettore dalle mani di Silas Flannery, che a sua volta lo aveva ricevuto da Ermes Marana. Inizia con il protagonista, uno studente “della facoltà” (non è mai specificata), che, sotto l’esame del signor Okeda, pratica esercizi di focalizzazione dell’attenzione: cerca di concentrarsi sulla singola foglia del ginkgo che cade dall’albero invece che sull’insieme di foglie. Un giorno successivo, in una passeggiata, succede un particolare che colpisce il protagonista: mentre è chinato per avvicinare una ninfea galleggiante, Miyagi (moglie di Okeda) e Makiko (figlia di Okeda) si allungano per raccogliere il fiore, ed entrambi i capezzoli sfiorano il corpo del protagonista. Sulla via del ritorno verso casa, il protagonista chiede un appuntamento a Makiko, che accetta. Tuttavia la sera succede un imprevisto. Mentre il protagonista insegue Makiko, irrompe nella stanza in cui Miyagi stava disponendo in un vaso dei fiori e delle foglie, che cadono a terra. Nel raccoglierle, Miyagi mette inavvertitamente una mano sul membro del protagonista, e lui (nello stesso istante) sul seno di lei. I due, per voglia di lei, si ritrovano a fare all’amore, sotto gli occhi di Makiko (che era stata al gioco dell’inseguimento e si preoccupava perché non vedeva arrivare il protagonista) e del signor Okeda (“avvisato” da un rumore). Questo atto porta ad un allontanamento del protagonista da entrambe le donne: da Makiko, che ormai lo vede solo come un altro degli amanti di sua madre, e da Miyagi, che sapendo di non poterlo avere (lui infatti nell’atto sessuale sussurra il nome di Makiko) approfitta di quell’unica occasione. La lettura viene interrotta da dei poliziotti che, alla discesa del lettore dall’aereo, gli sequestrano il libro perché è proibito nel loro paese.


“Intorno a una fossa vuota” ( Calixto Bandera )
Il testo è letto direttamente dalla stampa di una macchina di un ufficio di censura. Il protagonista, Nacho Zamora, vede suo padre morire, e dirgli di andare al villaggio di Oquedal col cavallo e la carabina del padre. Nacho inizia la cavalcata di notte sulla sponda del fiume secco, e solo all’alba si accorge che dall’altra parte c’è un uomo incappucciato con un fucile, appaiato con lui (l’incappucciato è appaiato con Nacho). Il protagonista arriva al villaggio e segue le indicazioni del padre, giungendo così nel palazzo imperiale. Qui prima crede di essere figlio di Anacleta Higueras, una donna che lavora nelle cucine del palazzo degli Alvarado, poi della stessa Doña Jazmina. In entrambi i casi si avvicina alle figlie (Amaranta e Jacinta) e viene cacciato in malo modo dalle madri. Intanto apprende la storia di Faustino Higueras, fratello di Anacleta, che aveva combattuto contro il padre di Nacho intorno ad una fossa, e Faustino, che ebbe la peggio, fu ucciso. La sera, arriva l’incappucciato e si rivela come Faustino, e comincia uno scontro, con la stessa modalità di quello della leggenda, contro Nacho. ( Wikipedia )

 

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Aggiornato al 27 Novembre 2023

 

Leggere Calvino – Le Avventure di Marcovaldo

Calvino Marcovaldo

LEGGERE CALVINO

Calvino, Italo. – Scrittore ( Santiago de Las Vegas, Cuba, 1923 – Siena 1985). Narratore tra i più significativi del Novecento italiano, nella costellazione letteraria disegnata dalle sue numerose opere si ibridano compiutamente vocazioni e temi diversi, dall’impronta neorealistica degli scritti iniziali a quella allegorico-fiabesca della produzione più matura. Nella sua prosa, dove sono accolte e filtrate le più alte suggestioni del panorama letterario coevo e dove lo scrittore si rivela spregiudicato sperimentatore di linguaggi e generi, alla lucidità della descrizione analitica fanno da costante contrappunto il lirismo e l’ironia, sostanziati da una riflessione profonda e disingannata sul senso ultimo dell’esistenza umana. Tra le sue opere principali: Il visconte dimezzato (1952); Il barone rampante (1957); Il cavaliere inesistente (1959); Le città invisibili (1972); Sotto il sole giaguaro (1986). ( Treccani )

Marcovaldo ovvero Le stagioni in città

Marcovaldo ovvero Le stagioni in città è una raccolta di venti novelle di Italo Calvino. La prima edizione fu pubblicata nel novembre del 1963 in una collana di libri per ragazzi dell’editore Einaudi.

Il sottotitolo Le stagioni in città si rifà alla struttura dei racconti, associati ognuno ad una delle quattro stagioni dell’anno. Protagonista di tutti i racconti è Marcovaldo, un manovale con problemi economici, ingenuo, sensibile, inventivo, interessato al suo ambiente e un po’ buffo e malinconico.

I racconti sono ambientati in una grande città imprecisata: anche se l’autore non ne fa il nome, con ogni probabilità l’ispirazione fu presa da Torino, dove Calvino ha lavorato e vissuto per molti anni. Il fiume, le colline prossime alla città, le montagne ed i grandi corsi sono infatti tutti elementi che compaiono nei racconti e sono caratteristici del capoluogo piemontese. Tuttavia questa città è simbolo di ogni città, con cemento, ciminiere, fumo, grattacieli e traffico, e Marcovaldo ne è il Cittadino per antonomasia. Anche la ditta Sbav, presso cui Marcovaldo lavora, è la Ditta per eccellenza, simbolo di tutte le ditte, e proprio per questo non si sa né cosa vi si produca, né cosa vi si venda, né il contenuto degli imballaggi che il protagonista sposta e trasporta tutto il giorno.

Le avventure che si susseguono mostrano come la società delle città moderne possa arrivare ad influenzare le persone ed il loro rapporto con la natura.

La fermata sbagliata ( Inverno )

A Marcovaldo piace molto il cinema. Una sera, uscendo dal cinema, si trova immerso in una nebbia fittissima. Va alla fermata del tram, prende il 30. Non si vede niente. Scende dal tram quando crede di essere arrivato ma ha sbagliato la fermata. Comincia a camminare, ma non riconosce niente: è perduto. Dopo essersi ubriacato in un’osteria mentre cercava di chiedere informazioni, arriva in un posto strano con luci nel suolo, trova uno strano autobus: entra. Alla fine scopre che non è un autobus: è un aereo che va a Bombay, Calcutta e Singapore! ( Wikipedia )

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Libri & Letture

Aggiornato al 26 Novembre 2023

 

Libri Perduti nel Tempo – Il Piacere della Lettura

Svetonio Vite dei Cesari

Le vite dei Cesari

Le Vite dei Cesari o Vite dei dodici Cesari ( in latino De vita Caesarum ) sono un’opera storiografica di Svetonio. Essa comprende la biografia di Gaio Giulio Cesare ( 101 a.C.- 44 a.C .), Pontifex maximus dal 63 a. C. e dittatore dal 49 al 44 a.C., e undici imperatori romani a cominciare da Ottaviano Augusto, nipote, figlio adottivo ed erede designato da Cesare stesso nel proprio testamento, che fu il primo imperatore; si conclude con la morte di Domiziano ( Roma, 24 ottobre 51 – Roma, 18 settembre 96; imperatore dal settembre dell’81 ), coprendo così un arco temporale di quasi due secoli.

Le fonti a cui l’opera attinge sono i materiali contenuti negli Archivi di stato, cui Svetonio aveva accesso nella sua qualità, prima, di segretario “a studiis” sotto Traiano ( imperatore dal 98 al 117 ), poi “a bibliothecis” e infine “ab epistulis”, sotto Adriano ( imperatore dal 117 al 138 ).

Nell’analisi di ciascun imperatore, Svetonio segue uno schema che, anche se modificabile a seconda delle esigenze dell’autore, rimane sempre lo stesso: descrizione delle origini familiari, carriera prima dell’assunzione del potere, vita pubblica e provvedimenti relativi a Roma, vita privata, aspetto fisico e ultimi giorni prima della morte.
Come membro della corte imperiale, Svetonio utilizzò gli archivi imperiali per ricercare le testimonianze oculari e non, decreti, senatus consulta, verbali del Senato, le perdute opere di Gaio Asinio Pollione e Cremuzio Cordo e le Res Gestae Divi Augusti. Ebbe, quindi, a disposizione fonti di prima mano, anche se si servì anche di fonti non ufficiali, come scritti propagandistici e diffamatori e anche testimonianze orali, al fine di alimentare quel gusto per l’aneddoto e il curioso a cui egli dedica ampio spazio e che alcuni gli ascrivono come difetto e altri come pregio.
Sebbene, inoltre, non fosse mai stato un senatore, Svetonio sposò il punto di vista del Senato romano che aveva avuto molti conflitti con i primi imperatori. Ciononostante la sua opera riveste un ruolo importante: ad esempio, è la fonte principale per la vita di Caligola e su altri aspetti in cui mancano altre fonti, come Tito Livio o Tacito.
La sua opera funse anche da modello per le biografie imperiali scritte nel II secolo da Mario Massimo, che, sebbene sia andata perduta, sembra essere stata una delle principali fonti per la successiva Historia Augusta, che è considerata una sorta di continuazione delle Vite di Svetonio, in quanto narra degli imperatori e degli usurpatori romani del II e III secolo.
Ancora, nel IX secolo Eginardo prese a modello proprio Svetonio per la sua Vita di Carlo Magno. ( Wikipedia )

Svetonio 

Svetonio nacque attorno al 70 d.C. in un luogo imprecisato del Latium vetus, forse a Ostia, dove ebbe la carica religiosa locale di pontefice di Vulcano ( solitamente conferita a vita ). Non si conosce, tuttavia, con precisione l’anno di nascita: alcuni, facendo riferimento ad una lettera inviata da Plinio il Giovane a Svetonio nel 101 collocano la data al 77, anno in cui avrebbe potuto ricevere un tribunato militare, se avesse intrapreso la carriera militare. Altri anticipano la data al 69, altri ancora, esaminando altre lettere indirizzate all’autore del De vita Caesarum, la collocano al 71 o al 75.
Ugualmente incerta è l’origine sociale di Svetonio: non si può stabilire con precisione se la sua famiglia appartenesse al ceto equestre o fosse plebea, anche se l’autore stesso riferisce che il padre, Svetonio Leto, era tribuno angusticlavio della XIII legione, che servì Otone nella prima battaglia di Bedriaco contro Vitellio. Nonostante le origini non patrizie, Svetonio studiò non solo grammatica e letteratura, ma anche retorica e giurisprudenza, divenendo avvocato e corrispondente di Plinio il Giovane, che lo considerava un suo protetto e che diede un impulso alla carriera di Svetonio. Prima di morire, nel 113 d.C., infatti, lo affidò alla protezione di Setticio Claro, che, divenuto prefetto del pretorio dell’imperatore Adriano, ottenne per lui la carica di segretario dell’imperatore (procurator a studiis e ab epistulis, ovvero sovrintendente degli archivi e curatore della corrispondenza imperiale), ed in tale qualità aveva accesso ai documenti più importanti degli archivi imperiali. Svetonio ricoprì, dunque, cariche importanti sotto l’imperatore Adriano e forse già sotto Traiano, entrando a far parte del personale a più stretto contatto con l’imperatore: tuttavia, il suo allontanamento da parte dell’imperatore Adriano nel 122 ( assieme al prefetto del pretorio Setticio Claro, con la motivazione ufficiale di aver trattato con eccessiva vicinanza l’imperatrice Sabina ), per motivi non chiari (nel contesto di una epurazione dei quadri dirigenti voluta forse dall’imperatrice stessa per conferire gli incarichi ai suoi protetti) segnò la fine della sua carriera. Anche la data di morte non è del tutto sicura, ed è posta da alcuni attorno al 126, da altri una quindicina di anni dopo, intorno al 140 o addirittura al 161, anno della morte dell’imperatore Antonino Pio. ( Wikipedia )

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