“BOBI BAZLEN (fondatore Adelphi) Aiutava a riconoscere quello che lui chiamava ‘il suono giusto’ . Nei libri, ma prima ancora nelle persone, nelle cose. Una simile qualità veniva attribuita a certi maestri zen.“
Più singolare, semmai, era la sua capacità di stanare le persone e stabilire con esse rapporti che diventavano poi per ciascuno di loro molto importanti. Anche perché Bobi aveva il rarissimo dono di saper parlare con ciascuno in una lingua a lui comprensibile. Pur rimanendo, naturalmente, idiosincratico al massimo – ROBERTO CALASSO
Un uomo per cui era agevole capire quasi al primo sguardo quali fossero “i grandi libri senza i quali l’umanità sarebbe stata un po’ più sola”, come scrive Cristina Battocletti nel libro dedicato a lui, Bobi Bazlen. Romanzo di una vita (La Nave di Teseo) , o di stabilire la “primavoltità” di un’opera.
Di fatto l’utilità di evitare brutture di lettura, poi di portarsi nella ricerca di scrittori e scrittura assoluti, anche in modo maniacale, è riconoscere la brise imaginaire con l’antichità che sommuove il teatro mentale:
Davanti al neant o l’assoluto, Mallarmé scavava la poesia attraverso il bianco della pagina e di enigmi creati con un gioco di parole. Ecco la stanza con nessuno dentro; mentre Socrate, rapito dalle Ninfe, aveva discusso di come, attraverso il «giusto delirare», si potesse raggiungere la «liberazione» dai mali. Perchè se è attraverso le “forme” del verso che gli dèi conseguirono l’immortalità non è potuto accadere anche agli uomini di diventare immortali: “la mania nasce dal dio, mentre la sophrosyne nasce presso gli uomini” – chiosa Calasso. E ogni scossa subìta dalla presenza di dei, demoni o divinità e di entità appena agguantabili a dir si voglia di creatività inconfutabile, superata attraverso la riflessione, diventa organo di conoscenza storica (Aby Warburg).
Nel resto la parodia e la favola tentano caos e forma, di pari passo, la letteratura assoluta non ostenta segni di riconoscimento e s’aspettano dalla Parigi di Baudelaire gli dèi dell’Olimpo che avevano annunciato il loro ritorno sulla piazza, non di meno Un secchio di riso: il dono, lo scambio empatico. Una brezza immaginaria. 41. Vrīhidrauṇika ( Il libro del secchio di riso. III, 245-247): dolorosa è la separazione da quanto guadagnato, e difficile a farsi, non vi è cosa più difficile del donare, perciò per mia opinione, il donare puoi ritenere qui superiore anche per logica, e la ricchezza acquisita, al giusto tempo e luogo deve essere data via dai virtuosi […] al tempo appropriato, un dono anche piccolo dato con mente purissima.
In copertina Roberto Calasso "young" e ritratto da Tullio Pericoli
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