La naturale co-creazione.

Tutto è Uno, e qualsiasi cosa si avverta di “altro” e differente, costituisce solo un lampo della rivelazione del Creatore nell’illusoria distesa di se stesso.
Tuttavia, a parte l’inizio di qualsiasi inizio, quanto dopo può unicamente essere indicato come espressione di co-creazione.
Il Creatore crea se stesso. E poi altri sé ancora e ancora, e ad ogni porzione del tutto viene spontaneamente e sicuramente consentito di aggiungere frazioni di ulteriore manifestazione, in qualsiasi verso o senso.
Così, quando entriamo in un campo qualsiasi, al di là di ogni nostra prerogativa derivante già dalla nostra Essenza/Origine, non possiamo non rinvenirci sempre un qualcosa di nostro, che possa essere idea, o principio, o un pensiero di un qualche genere.
È probabilmente il motivo per il quale ci sentiamo spesso a “casa” in un qualche posto. Non è solo perché ci siamo magari stati, in una qualche espressione che, per le tante ragioni che abbiamo spesso esplicitato, non riusciamo esattamente, o, almeno, compiutamente, a riportare nella memoria fisica.
Ma è perché, soprattutto, vi abbiamo a suo tempo aggiunto qualcosa di nostro, anzi, qualcosa che è “precipuamente” nostro.
Il sistema di soggezione e schiavitù al quale è stata sottoposta l’umanità terrestre, particolarmente nelle ultime migliaia di anni, con tutti i meccanismi – proprietà privata, denaro, e conseguenti vincoli, influenze, dipendenze, manipolazioni e condizionamenti – che ne sono a vario titolo connessi, ha prodotto, complice anche una tecnologia non ancora completamente esposta che definire invasiva appare eccessivamente generoso – un quasi totale sopore, al limite del coma, in quasi tutta la popolazione, al punto da fare quasi totalmente dimenticare quella libertà che dell’essere è caratteristica del tutto naturale.
Così dappertutto, malgrado il cuore ci stimoli in tutt’altre direzioni, la mente, a tratti plagiata, ci conduce a sentimenti e percezioni di considerevole estraneità con luoghi – oltre che con esseri – che, per determinazioni intime altrove assunte, siamo “destinati” a contenere e comprendere.
Uno dei giochi più gradevoli di questa transeunte dimensione, è quello della connessione maestro-discepolo.
In questa dinamica, accade spesso che il maestro navigato, al momento dell’incontro con colui che in quella vita, o circostanza, si trova a recitare il ruolo dell’apprendista, esprime la propria gioia con un “finalmente”, avverbio che ogni ricercatore di verità si è trovato almeno una volta a sognare espresso nella sua direzione, e in quei termini.
Forse, in quell’abbraccio, e in quella voce, si può rinvenire unicamente la celebrazione del ritorno a quella realtà che entrambi avevano, in una qualche parte dello spazio multidimensionale, co-creato, magari congiuntamente all’istanza da parte del maestro e nei confronti dell’allievo, di una coerente assunzione di responsabilità, se non definitiva, in qualche modo almeno determinata.
Questa è l’era, o il momento, dei gruppi, e anche per questi ultimi valgono le riflessioni degli ultimi capoversi.
Chi ha, in un qualche lembo di mondo, e tempo e dimensione, scelto di fare parte di un team, di una compagnia, per portare avanti un qualche sogno, ha contribuito in qualche modo, ma sempre in maniera decisiva, alla manifestazione fisica di quel team o compagnia.
Per questo, quando abbandonato lo stato di narcosi, e il dormiveglia nella gran parte dei casi indotto, ci ricongiungiamo a quel gruppo che è certamente un pezzo di noi, non riusciamo a non provare in un qualche senso una percezione di “casa”. Namasté.

Un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita].
Marius L.

L’indefinita Libertà di essere…

Se Luce e Amore, sono le prime estrinsecazioni di Ciò che Tutto È, la Libertà rappresenta tuttavia di quest’Ultimo, la sua più intrinseca e innata caratteristica.

Così, ancora prima di Luce e Amore,  che esprimono nella sostanza l’Essere Uno e Unico, qualsiasi tipo di volontà, nella propria espressiva potenzialità, non può non risentire di questa assoluta Sovranità e completa Autodeterminazione.

Forse in pochi luoghi si riesce ad avvertire l’immensità di questo “dono” del Creatore, vale a dire  l’incondizionata prerogativa di essere indifferentemente tutto o niente, e di potersi espandere in qualsiasi direzione e in nessuna. E uno di questi punti è sicuramente questa estensione che stiamo al momento condividendo.

Qualcuno, esprimendosi in maniera molto aperta e al limite del brutale, riferendosi a questo spazio, ha definito quasi assurda la grande varietà di specie ed esseri vibranti che, pressoché costretti, ne costituiscono parte integrante. Perché il genio, e lo scienziato, il poeta e l’artista, sono obbligati loro malgrado, a spartire le medesime aree con menti degenerate e corrotte, e con esseri quasi totalmente privi di qualsiasi onore e decoro.

E questo avviene in ogni superficie vivibile, perfino nelle zone familiari e di lavoro.

Così, ci si potrebbe chiedere, quale mentalità perversa potrebbe arrivare a partorire una soluzione del genere?

Eppure è ciò che accade sul pianeta terra. Ciò che è accaduto fino ad adesso, almeno.

Una piccola nave, questo pianeta, che ci porta a spasso per le vaste distese siderali, con capitani autoproclamati, folli e totalmente dimentichi delle proprie nobili origini, e dove chi ha scelto la Vita, l’Amore, e l’apertura verso il Mondo, è costretto ogni istante a confrontarsi, e contrapporsi, a chi non riesce ad andare oltre se stesso e le proprie sconsideratezze.

Tuttavia, una delle più grandi Gioie del ritrovarci di nuovo sovrani delle nostre realtà, consisterà proprio nella ri-acquisizione di quella libertà, che comunque mai ci è stata veramente sottratta – perché a nessuno è veramente consentito farlo. Appena in quell’istante in cui ci risentiremo Uno con ciò che è persino al di là di se stesso, indistinto e indefinibile, non sussistendo alcun altro punto di riferimento. Namasté.

 

Un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita].

Marius L.

To Baby Ram – Sai Baba Ram ..

Siamo tutti Dio/Essenza, e questa è l’unica verità che ci sentiamo di difendere sempre e ovunque, a livello di manifestazione esplicita.

È questa anche l’unica verità, e l’unico messaggio, che qualsiasi guida mai smetterebbe, forse, di reiterare all’infinito.

Così, seguendo questo rispetto, un precettore altro non sarebbe che una sorta di portiere d’albergo, caricatosi dell’onere di svegliarci la mattina, all’ora prestabilita, ripetendo l’avviso tante volte quanto indicato nelle nostre stesse istruzioni. E caso mai dovessimo tornare altre volte in quell’albergo, forse non necessiterà nemmeno di ulteriori istruzioni, perché egli, avendo imparato ormai le nostre abitudini, e compreso le nostre esigenze, si sforzerà in maniera naturale e quasi automatica intervenendo anche in maniera “personale” al fine di evitarci disagi o danni.

Quindi, potrà anche insistere nella “sveglia” ad esempio, se dovesse avere appreso che siamo inclini ad un sonno poco “leggero”. E potrà anche interporsi per ricordarci un qualche appuntamento, se dovesse avere ormai capito che tendiamo ad avere la testa occupata in molte faccende.

Certo molto dipenderà dal grado di “confidenza” che col tempo avremo instaurato nei vari rapporti interpersonali.

Forse, anche con Dio, e le guide, e chiunque per onestà, integrità, spirito di servizio, verso il Creato e il Creatore, dovesse assumersi l’onere di aiutare chi si trova appena appena sotto nello scalino della scala dell’intera Vita, funziona allo stesso modo. E anche in quel caso è questione di “confidenza”.

Il problema più arduo del tratto di percorso duale in questa densità che abbiamo scelto di sperimentare, è la “solitudine”.

Noi ci sentiamo soli, abbandonati, lasciati a se stessi, in un turbinio di emozioni non sempre piacevoli o gradevoli, e nel mezzo di continui e durevoli combattimenti privi apparentemente di alcun senso, innescati da esseri che, per qualche propria motivazione sicuramente molto bizzarra, hanno scelto la follia piuttosto che l’armonia, il sopruso in luogo della gentilezza, la tribolazione al posto della beatitudine.

Questo perché lo strumento che ci permette l’esplorazione del campo, pur capolavoro di ingegneria genetica, tende per sua natura ad isolare quasi totalmente, grazie anche ai tanti stratagemmi posti in atto da chi gestisce anche quegli esseri di cui prima, oltre che da loro stessi, la coscienza dalla sua Sorgente.

Ma questa “solitudine”, che più di ogni cosa ci attanaglia, questa mancanza di un senso di “appartenenza” ad una famiglia, ad un qualcosa di maestoso e potente che smetta di farci sentire inermi e indifesi, può cessare in un attimo. E questo magicamente accade quando sentiamo di fare parte di qualcosa di più grande. Quando sentiamo che siamo tutt’uno con lo stesso creatore ad esempio, magari attraverso la consanguineità con una miriade di altri viaggiatori del tempo, tutti figli e originari della stessa Fonte.

Quando una Luce appare, o brilla, pur nell’oscurità più tetra, è già questo che permette di scorgere. Che esiste cioè qualcosa, qualcuno, al di là di noi e con noi. Qualcuno che mai si è staccato da noi, che mai ci ha lasciati soli, anche nel corso di quelle migliaia di tempeste che avevano consumato ogni nostra resistenza, portandoci allo stremo ultimo della sopportazione.

Per questo, quando una qualche Guida, o Maestro, o Luce, appare sulla nostra via, l’unica cosa che possiamo appena balbettare, insieme all’incanto della veduta che comincia a sbalordirci davanti, della quale non avevamo neanche coscienza fino a quel momento, è: “Grazie”. Con la più sconfinata e smisurata gratitudine.

Mentre quella Luce risponde con un semplice sorriso. Che tradotto è: “Siamo Uno!”. Namasté.

Un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita].

Marius L.

Il potere della rimembranza.

Noi siamo Libertà, assoluta, incondizionata. E lo siamo per diritto di Essenza.

Lo siamo perché siamo la stessa cosa del Creatore. Ed egli porta con se ogni infinita possibilità.

Vivendo questa porzione di creato, dove la sperimentazione ci ha portato alla quasi totale negazione di tutto questo, in parte abbiamo dimenticato la nostra estrazione.

Il sistema ci ha indotto all’oblio. Ma assumendocene la responsabilità, perché noi siamo la stessa cosa del creatore, e, quindi, creatori delle nostre realtà, possiamo, indipendentemente da come, perché, o a causa di chi, abbiamo dimenticato, riprendere in mano, e nel Cuore, la nostra somma volontà e rimetterci sullo scranno che ad ogni creatore compete.

Ma pur nel sonno, pur nel totale stordimento, e smarrimento, e annebbiamento dei sensi, non abbiamo mai abbandonato, nemmeno negli istanti più bui, quell’anelito magico verso ciò che siamo, e che nessuno potrà mai toglierci [per il semplice fatto che noi stessi mai lo toglieremmo a qualcuno].

Il risveglio, che è una costante di questa creazione fino al totale reintegro in Ciò che tutto è, appare sempre come la parte più attraente nei vari drammi che in qualche modo ci imponiamo di interpretare. Tuttavia, qualsiasi fetta di vita ha in se sempre qualcosa di meraviglioso, se visto con gli occhi del creatore.

E, se errore di visione c’è stato, opportune potrebbero essere delle correzioni.

L’ambiente cosmico, dopo il “La” del Primo Creatore di un determinato spazio, ha carattere condiviso. Tutti possono manifestare se stessi, e ciò porta inevitabilmente ad alterazioni poco appetibili secondo le preferenze di alcuni, circa le potenzialità espressive di qualche co-creatore.

Ma lo stesso sistema è congegnato per un suo periodico ripristino, atteso che il Primo Creatore trasmette ad intervalli regolari il pacchetto di idee primarie scelto come fondamento della propria opera, rendendo attuabile, in un persistente gioco di parti spesso antitetiche, costanti aggiustamenti pur nel libero svolgersi dell’illusione costellata di nomi e forme.

Proposito di ogni essere non è manifestare ciò che è, perché avviene in maniera naturale. La finalità è il godimento dello spettacolo generato da questa estrinsecazione. E questo può ovviamente avvenire solo dopo la ri-acquisizione del nostro status primario.

Che è poi solo un semplice fatto di rimembranza. Namasté.

 

Un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita].

Marius L.