Nel giorno del ringraziamento [Mahasamadhi di Bhag Baba].

Sembra che Adi Shankaracharya, considerato l’intelligenza più ardita che sia mai scesa su questo pianeta, e il cui compito fu quello di ristabilire la tradizione dell’advaita vedanta [dottrina della non-dualità] in India, sulla scia del codificatore e proprio maestro Gaudapada, avesse detto, sul finire della propria breve apparizione su questo piano, che, a dispetto di ogni sua precedente affermazione, la strada della devozione rimaneva comunque una grande opportunità per assaporare la dolcezza del nettare divino.

Per il non-duale nulla esiste, se non ciò che, in un qualche senso, vi è “prima”, mentre tutto ciò che si vede è solo “illusione”, allo stesso modo della visione del serpente nella corda o nel piccolo rivolo d’acqua.

Tuttavia, illusione nell’illusione, questo mondo, quando vi si è dentro, appare in un qualche modo reale, e, citando Yudhishtira Dharmaraja, il maggiore dei Fratelli Pandava, eroi del Mahabharata, la sofferenza si presenta senza dubbio come “vera”.

Attraversare l’oceano dell’illusione, della ruota incessante delle incarnazioni, spesso senza coscienza o consapevolezza della vera verità, e all’oscuro di ogni conoscenza, di se stessi e di ciò che ci circonda, in un mondo ancora dominato dalla non-Luce e dal non-Amore, e da condizionamenti e manipolazioni perpetrati ad opera di quella parte di creazione priva di anima e dell’afflato dell’iniziatore, è la prova delle prove per ogni ricercatore.

In verità, sembra più una contraddizione di termini. Questa emanazione ha il suo principio nella Luce e nell’amore. E allora, da dove è scaturito il resto? Come ci si è potuti allontanare così tanto dalla sostanza primigenia?

In ogni caso, la densità – che viene comunemente delimitata come “terza” – che stiamo ancora vivendo,e  che abbiamo per molto tempo collaudato, non rappresenta proprio un percorso agevole, essendo irta di difficoltà, dolore e problematiche senza fine.

Forse, in tanti la subiscono con rassegnazione, senza tanti piagnistei, come se non dovesse esistere altro nel mondo.

Però, chi comincia a destarsi dal perenne sonno in cui è stato in qualche modo relegato, comincia ad intravvedere nuovi orizzonti, speranze, e nuove [e infinite] possibilità di espressione e sperimentazione.

È forse, in questa parte del proprio tempo che spesso appare un maestro, qualcuno cioè in grado – perché lo ha testato personalmente, o perché comunque lo conosce per qualche motivo abbastanza compiutamente – di indicare, o illuminare, la via che ciascuno, sulla base delle proprie inclinazioni e disposizioni personali, potrà alfine intraprendere per il ritorno alla Sorgente dove tutto ha avuto inizio.

Io ho conosciuto Bhag Baba circa 35 anni fa, poco dopo quella che è stata definita la convergenza armonica del 1987. Ho avuto subito la grazia di correre immediatamente in India per incontrarlo fisicamente, e da allora ha sempre fatto parte della mia esistenza.

Tutta la conoscenza, e ogni sorte di sperimentazione, a qualsiasi livello e campo, venuta incontro a me in questa espressione, ha sempre avuto lui come base e riferimento.

Ed è stato qualcosa di splendido. Insieme a tutte le altre avventure attivate e vissute.

Non so se questa porzione di spazio e frequenza, così ardua e complessa da sostenere, avrebbe potuto avere la meglio su tanti senza la sua presenza. Tuttavia, sarebbe stata molto più atroce e pesante da sopportare.

Così, in questo giorno in cui si ricorda il suo Mahasamadhi, mi preme solo rilevare che Bhagavan è più forte e presente che mai nella mia vita, e, mi permetto di affermarlo, nelle vite di tutti coloro che lo hanno permesso e che continuano a farlo. Potrei anche giurare anzi, che il suo apporto, aiuto, e i suoi interventi, risultano addirittura ancora più pregnanti e risoluti, essendo meno vincolato dalle costrizioni fisiche.

Così, nell’attesa di Prema Sai, il rapporto con Sathya Sai, che oggi vogliamo celebrare – non solo mai è venuto meno, ma mai ancora di più troverà fine, nella comunione di spirito, anima ed essenza che ci compete nell’Infinita Intelligenza che è la Fonte Suprema del Tutto Ciò che È…-Namasté! Marius L.-

Il bene dell’Amore..-

 

La luna splende nel mio corpo; ma i miei

ciechi occhi non possono vederla.

La luna è in me e pure il sole.

L’impercosso timpano dell’Eternità vibra

sonoro dentro di me; ma i miei orecchi

sordi non possono udirlo.

Fino a quando l’uomo contenderà

per l’Io e per il Mio, vano sarà il suo lavoro:

quando l’amore dell’Io e del Mio, si estinguerà, allora l’opera di Dio sarà fatta.

[da “I Cento Canti di Kabir”]

__________

 

Noi siamo Dio. Tutto è Dio. E Dio è presente nella creatura più grande, così come nella più piccola, di questo universo.

Tutto è un illusione. Quindi, anche Dio, o il nostro concetto di esso, non sfugge a questa verità. Sicuramente però, non è un illusione il fondamento di quest’ultima, la Sorgente, ciò che è prima e ciò che sarà dopo, qualsiasi apparenza dovesse mai venire in essere.

L’amore è a base di tutto, qualsiasi sia la sua modalità di estrinsecazione nella presunta realtà, e stato di sperimentazione nelle varie essenze.

Se l’amore incondizionato ha qualcosa di ideale per questo spazio, anche le forme in qualche modo terrene di esso sono augurabili.

Se tutto si svolge senza alcuna eventualità di procurare ferite ad alcun altro, allora l’obiettivo per certi versi raggiunto.

L’armonia è sempre, e per molti versi, la misura di tutto. Se le cose procedono in maniera adeguata, armoniosa, e i vari esseri coinvolti si sentono in pace innanzitutto, allora la strada può comunque essere corretta, indipendentemente dai pregiudizi o dalle convinzioni personali e della consapevolezza sociale.

È per certi versi strano, e tuttavia molto comune nei collettivi della matrice, che si rifiuti l’amore, o varie forme di esso.

E, ci si chiede, perché lo si respinge, rimanda, ricusa, disapprova?

Non che l’obiettivo sia quello di corrispondere ad ogni possibile aspettativa, la maggior parte delle quali non sono poi esattamente nostre, o delle entità implicate, ma impresse e trasfuse dal sistema.

Tuttavia tutti meritano, credo lo si possa affermare decisamente – di esseri amati, e in ognuno è presente qualcosa che comunque potrebbe spingere tanti a considerarlo oggetto di attenzione.

Per questo, quando si proclama l’amore verso una creatura o un’altra, raramente si mente, perché sicuramente quell’essere dispone di ciò che, al di là delle preferenze e dei gusti, delle opzioni, karmiche, familiari e diffuse, e di molto altro, è in grado di suscitare un amore sincero da parte di coloro che sanno leggere e andare oltre le apparenze imposte dai meccanismi artificiosi e alterati di una realtà contraffatta.

Questo, come si diceva, non significa necessariamente corrispondere ad ogni speranza o desiderio più o meno lecito.

Significa solo che l’amore preserva in ogni modo tantissimi aspetti e dettagli, ciascuno dei quali meritevole di essere esplorato oltre che sentitamente onorato, spettando alla fine alla generosità di ogni essere garantirne l’estensione.

Perché se l’infida matrice remunera ingannevolmente chi fugge, chi meno si espone, e chi rimane estraneo ad ogni emozione e sentimento, passione ed empatia, secondo la formula di sempre prendere e mai dare, la spiritualità in qualche modo più vera tenderà, in questo spazio, a prediligere invece l’abbraccio, la magnificenza e la prodigalità, l’apertura e la disponibilità verso chicchessia, assieme alla libertà più assoluta e pura, e l’arditezza, il coraggio e la profusione.

Ciò che alla fine intimamente avvolge e coinvolge nell’infinitezza dell’essere primario…-Namasté! Marius L.-

La libertà come respiro di vita…-

 

O servo, dove mi cerchi?

Guarda! Io sono vicino a te!

No sono nel tempio né nella moschea….

Non sono nei riti, né nelle cerimonie; non sono nello yoga, nella rinuncia.

Se tu sei un cercatore mi vedrai immediatamente: Mi incontrerai in un attimo.

Kabir dice: ”O santo! Iddio è il respiro di ogni respiro.”

[da “I Cento Canti di Kabir”]

 

Indipendentemente da come siamo stati generati, il seme della libertà era, fin dall’inizio, perfettamente e intimamente connaturato con l’essenza che accompagnava il primo impulso.

Noi nasciamo liberi, l’universo nasce libero, tutti gli esseri nascono liberi con, proprio al limite, un’unica minima istruzione: rendere conosciuto lo sconosciuto, al fine di permettere al creatore di conoscere sempre più parti di se stesso, ovvero le indefinite, o infinite, modalità esistenziali di ogni materiale manifestato.

Se con l’infinita libertà che nessuno ha in ogni caso la capacità o l’autorità di garantirci, non esistendo in alcun senso una eventualità di tal genere, ci siamo limitati, o addirittura imprigionati, questa è una cosa che dobbiamo discutere e ragionare esclusivamente con noi stessi, intendendo – o comprendendo – con quest’ultima locuzione l’intero corpus multidimensionale della nostra espressione.

Se la vita è piena di eroi, perché ogni male è sempre accompagnato dall’equivalente bene, il nostro eroismo è soprattutto conoscere noi stessi, o ricordarci chi siamo, o eravamo, al principio.

Nessuno può salvarci, perché, come accennato, nessuno ne avrebbe il potere, a meno che non glielo riconosciamo – cosa che ci porterebbe all’assunto di partenza. E la reunion di cui spesso si parla nelle comunità degli esseri che hanno scelto l’amore, ha a che vedere più con il cuore, con il desiderio di ritrovarsi, con la propria famiglia, con i propri amici galattici, i compagni di avventura di sempre, che qualche tempo fa ci hanno spronato per queste sperimentazioni.

Se questa parte di spazio è piena di insidie e trabocchetti, la nostra partecipazione al gioco ha a che vedere proprio con la destrezza e l’arditezza. Mentre, quando sganciati da tutti i tentacoli dai quali ci siamo fatti avvinghiare, l’essenza primaria, che risuona sulle note della liberà assoluta, quella che nessuno potrà mai strapparci, non potrà non ritornare di nuovo come nostro respiro di vita. -Namasté! Marius L.-

Amare l’Amore..-

 

È vano chiedere ad un santo la casta a cui appartiene;

Poiché il sacerdote, il guerriero, il mercante, e tutte le trentasei diverse caste, cercano egualmente Dio.

Folle cosa è dunque il chiedere quale possa essere la casta di un santo …

….

Indiani e Musulmani hanno egualmente raggiunto quel Fine dove non sussistono segni di distinzione.

[da “I Cento Canti di Kabir”]

 

Noi siamo la Forza, e siamo ugualmente il potere assoluto. Perché discendiamo dalla suprema Energia, e dall’Unica Sovranità.

Si dice che la Luce non cerca il potere. E, in effetti, non ne ha bisogno.

A cosa dovrebbe servire quello infatti, in un mondo intriso, inondato, e guidato dall’amore?

Eppure, nella dualità, dove sono in gioco varie dicotomie, dove una prevale spesso a discapito dell’altra, la forza conserva inevitabilmente una sua funzione.

Da una parte, chi è debole cerca di asservire, dall’altra, chi ama, permette – ma il termine non è in alcun senso corretto – di vivere, sperimentare, comprendere qualsiasi cosa.

Così potrebbe apparire superfluo domandarsi dove sta alla fine il reale potere, e dove possa trovare dimora l’effettiva Forza.

Perché da una parte vi è la vita, con tutta la sua bellezza e le sue infinite varietà e sfaccettature. Dall’altra annichilimento e distruzione.

E potrebbe sembrare altresì eccessivo chiedere di scegliere.

Perché, come si fa a scegliere la morte al posto della vita, e la detrazione a fronte della celebrazione?

Eppure molti non sanno che scelgono continuamente le prime a danno delle seconde.

Come è possibile?

La vita però è tale solo se la si celebra. E la si può vedere solo negli occhi dell’autentica purezza. E nel cuore di coloro che non feriscono, né chiedono, né si umiliano, né blandiscono, né adulano, per parafrasare Bhag Baba.

Se ami non puoi ferire, e vorresti solo perderti nell’infinita profondità dell’amato/a, che è sostanzialmente lo stesso amore. Perché chi ama alla fine ama nient’altro che l’amore.

Che è il Principio e la Vita primigenia. Namasté! Marius L.-

Il regalo del gruppo.

 

Si dice che questi siano i tempi “finali”, il momento dello scontro risolutivo tra Luce e oscurità, per il controllo definitivo di questa Galassia.

Ora, è indubbio che questi siano momenti duri, e che siano comunque tra i peggiori che abbiamo vissuto da quando siamo entrati su questo piano.

Ma questo anche, forse, perché c’è maggiore consapevolezza, perché siamo più “svegli”.

Una delle possibilità, forse la più grande, che abbiamo è però quella di rimanere uniti.

Riunirsi, stare, in gruppo è una cosa estremamente seria e altamente produttiva.

Tante volte abbiamo sentito dire che questa sia l’era dei gruppi. Ed è proprio per questo, perché l’unione ridarà quella libertà  toltaci grazie alla nostra “ingenuità” da un minuscolo drappello di esseri senz’anima.

Il gruppo accresce esponenzialmente le energie individuali. Così, solo per furbizia, se per fortuna nostra ci siamo capitati dentro, dovremmo fare tutti gli sforzi possibili per rimanerci. Con tutta l’umiltà spirituale possibile.

Comprensibilmente, un gruppo deve essere composto da componenti simili, affini, di equivalente spessore energetico e di concorde e armoniosa vibrazione.

Non che tutti debbano necessariamente essere allo stesso livello “evolutivo”. Qualcuno potrà avere più esperienza, e qualcun altro potrà servire per altri scopi, anche più materiali e terreni.

Tutti però, sono e diventano talmente necessari all’interno che il crollo di uno, chiunque sia, sarà avvertito in maniera violenta dall’insieme, producendo grossi squilibri.

Perché l’amplificazione vale sia in un senso che nell’altro.

Chi è suscettibile, per propri problemi di autostima, avrà sempre difficoltà a rimanere all’interno di un collettivo, grande o piccolo che sia. E magari emigrerà da un punto all’altro, probabilmente portando scompiglio dappertutto, perché sarà incapace di adattarsi, ovvero di mettersi in gioco.

Ma se la grazia lo dovesse sostenere, e questo vale per chiunque, sarà una buona combinazione. Per lui, per la sua ascesa ed evoluzione, e per lo svolgimento dell’ascensione dell’intero pianeta.

E non è necessario essere esperti in ascensione, o in altro, per comprenderne portata ed effetti. È un fatto già di per se logico.

È un regalo oggi, in questi tempi tumultuosi, essere all’interno di un gruppo. Ci si potrà proteggere a vicenda, sorreggere a vicenda, darsi manforte l’uno con l’altro, e divertirsi quanto più non si possa.

Anche poche persone, purché omogenee, e appena appena sveglie, purché adeguatamente motivate, purché forti di intenti ed intendimento, purché bramose di concludere ciò che è stato a suo tempo iniziato, lungo la via che porterà la libertà di tutti coloro che lo vorranno, e il gioco potrebbe essere fatto, e il cerchio di Luce, e di protezione, è costituito.

Inattaccabile e invulnerabile.

Perché è questo che si deve cercare nei gruppi, l’esplosione di energia, l’amplificazione di energia, che supporta, che permette di manifestare con più facilità la nostra vita, secondo la corretta volontà, perché all’interno di un cerchio sicuro.

Il gruppo non è qualcuno che risolva i nostri problemi, perché se abbiamo capito in qualche modo come funziona, lo faremo già e comunque da soli. E sarà molto più personale, più coinvolgente, e più valido per il nostro perfezionamento.

E il leader, ma la parola non deve sbigottire, non è chi si addossa le problematiche di tutti. Anzi, è quello che in qualche modo e senso, utilizza le energie di ciascuno, per i benefici di tutti i partecipanti, dell’intero pianeta, e della missione dell’unità singola e collegiale.

E tutto questo è veramente una grazia.-Namasté! Marius L.-

Tempo di pensare a se stessi..

Il Creatore ama tutti e tutto nella propria creazione. Nulla per lui è imperfetto, e ogni sua creatura ha il suo sigillo, che garantisce ad essa un ruolo attivo nel passatempo cosmico.

Se il creatore rimane al centro della sua creazione, pur facendone parte solo in maniera relativa, noi siamo al centro del nostro mondo, e del nostro contributo più o meno originale al tutto ciò  che si espande.

Se qualcosa nell’esistenza che maggiormente, in un qualche momento, attira la nostra attenzione, non va proprio come pensiamo di desiderare, ce la prendiamo con tutti, incolpando chiunque si trovi nel nostro raggio di interesse, creatore compreso, che per noi spesso è solo un dio messo lì a regnare, e a decidere, nel bene e nel male, in maniera quasi anarchica, le vite di tutti.

Ora, per quelli di noi che comprendono che alla fine nulla è propriamente dovuto, come nulla è esattamente imposto, anche se la Luce, o il Creatore, concedono sempre molto credito a chi si appresta a servire sul relativo percorso spirituale, e che riesce a sentire e percepire l’amore, dovremmo ricordarci che un genitore non riesce a non amare la propria progenie. Nel contempo, e allo stesso modo, essere sul percorso spirituale in maniera in qualche modo salda, fa si che amare diventi una prerogativa, una spettanza e un impegno, al di là del giusto significato dei vari termini.

Questo significa anche che è propria responsabilità decidere ciò che va aggiunto alla manifestazione condivisa. Se, ad esempio, immettere altra negatività a quella già presente su questo spazio, o se intraprendere un processo di pulizia del luogo che abbiamo deciso di preferire come superficie di sperimentazione, o della strada che abbiamo optato di percorrere.

È ovvio che nel primo caso si agevola il lavoro dell’oscurità, di quella parte di creazione che vuole distruzione, e angosce e sofferenze, e separazione di tutti, e, prioritariamente, dei lavoratori di Luce, al fine di potere gestire meglio una realtà che, alla fine, la terrorizza. Nel secondo è ciò che si intende, in questa porzione di spazio tempo, come il cammino della Luce, e del servizio agli altri quali frammenti essenziali di se stessi.

Biasimare la creazione, e chiunque altro, è proprio questo, attività oscura, laddove pensare che si sia sulla strada giusta – mentre gli altri no – è solo conseguenza di un ego ancora acerbo.

Questo, come già accennato, non esime dallo scegliere. Ciò che è buono per noi, o ciò che ci piace, perché più conforme ai nostri gusti. E se è questo il sistema, le azioni, e le predilezioni di chiunque, poco o nulla centrano con noi e la nostra vita. Nel senso che, se è l’armonia che si vuole, e l’unione, basterà solo non ferire, concentrandosi sulla propria presenza, e senza la necessità di corrispondere alle aspettative, che alla fine sono solo un gioco oscuro di Matrix – di chiunque altro.

La Luce d’altra parte, ama la libertà. E questo comprende tutti gli esseri.

Quindi, se scegliamo in pace, in armonia, e in amore, perché pensiamo anche di meritarlo, e lasciamo che ognuno faccia ciò che ritenga più legittimo per se, e per coloro che gli siano stati, in un qualche senso o modo, affidati, tutto si sistemerà da solo, nel più breve tempo e nel migliore dei modi possibile.

Perché questo dovrebbe essere alla fine il giusto funzionamento dell’insieme.

La Luce dal suo canto, perché un qualcosa lo si deve fare nelle varie estrinsecazioni delle proprie vite nel multi verso – cerca solo di stimolare la ricerca, senza alcun problema di controllo, indiscrezione o manipolazione.

E lo fa con ogni mezzo a disposizione, e con miriadi di cose più o meno coerenti con le nostre vedute o aspettative. (Agevolando ad esempio, un dono anche banale, o spingendo a vivere un’avventura a prima vista insolita, o spingendo alla semplice condivisione di un pasto inaspettato con esseri in apparenza sconosciuti).

La Luce è sempre legata, o, almeno lo è essenzialmente, all’ancoramento dell’energia. Ma, seppure abbia a cuore il risveglio degli esseri, di coloro che hanno scelto di ritrovare la propria essenza e riscoprire la propria vera natura, poco o nulla ha a che fare con aderenze o folle entusiaste.

La Luce cerca sempre un rapporto e un approccio personali, prediligendo coloro che avevano dichiarato, in un qualche tempo, questo impegno, pur senza forzarne la sveglia, e senza insistenze strane o presupposti di segreti oneri devozionali.

Così, chi ad esempio, si trova a gestire un punto Luce, un’isola di Luce, non ha esattamente bisogno di “altri”. Accetta tutti, garantisce a tutti il passaggio dal punto, e dai particolari “siti” in esso presenti, secondo l’“indisposizione” sofferta dal ricercatore, ma sa ugualmente che la gran parte delle menti presenti nel sistema rimangono ancora poco stabili, anche, e soprattutto, perché energicamente manipolate, come è realtà praticamente di tutti, pur con diversa intensità, su questo piano ancora dominato da chi desidera distruzione, separazione e schiavitù, vedendo, nella propria realtà parassitaria,  l’umanità come propria esclusiva riserva di cibo ed energia.

I vari esseri del cosmo lamentano spesso difficoltà di interazione semplicemente perché non vibrano allo stesso modo. Per questo chi staziona su frequenze più dense non “sopporta” chi accede sempre più spesso a frequenze più elevate. Cosa che porta sempre a “spiegazioni” poco benevole – e molte “leggende” su maestri, guide, gruppi di ricerca e guarigione nascono proprio da questo – per giustificare ciò che si avverte nella sostanza quasi come una “vergogna”. [Stare insieme cioè a chi vibra in maniera più “elevata”, e ha selezionato opzioni più sottili e radicali].

Tuttavia, e si ripresenta la base di questa riflessione, tutto si riconduce alla scelta. E, quindi, alla responsabilità di ciascuno in tal senso.

Perché, se sei tranquillo e sicuro sulla tua strada, è solo su questo che alla fine ti viene da stare. E non ti resta molto tempo di pensare ad altro o ad altri.-Namasté! Marius L.-

 

 

Con tutto il Rispetto della Sovranità di ciascuno consentitomi dalla Grazia,

un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita].

Noi siamo comunque amati.

Seguendo la Legge dell’Uno, l’Amore, insieme alla Luce, rappresenta la primissima “distorsione” del Logos.

Sarebbe come dire che quei due esprimano i primi sussulti di quell’Essere Uno, ma, per qualche istante, diverso dalla Sorgente – nel suo appena accennato risveglio verso l’espressione manifesta.

Forse quell’Amore al quale si allude, è un po’ diverso da come lo intendiamo comunemente. Lì è il collante, qui la celebrazione dell’espansione, o, in qualche caso, la magnificazione dell’emozione.

Per chi comincia ad aprire il proprio Cuore, seppur con tutte le problematicità che accompagnano una realtà morbosamente repressa, che i così chiamati “signori del karma”, che sono tali solo a causa dei propri sentimenti di inadeguatezza e fragilità, che li spingono ad un controllo ossessivo di un mondo che, in verità potrebbe appartenere a loro solo nella misura in cui riuscissero a dichiarare la giusta libertà e pertinenza delle altre energie – l’Amore è l’ideale. Un valore, un onore, una ragione di vita.

Il karma non esiste. Questo universo, come in qualche modo tutti gli universi, è regolato da qualche “legge”. Ma il karma non è una di queste.

Forse qualcuno potrebbe intendere in tal modo la legge della risonanza [e dell’attrazione] che porta nel campo di sperimentazione di ciascuno quanto è in sintonia e coerenza con la propria “qualità” vibratoria, i propri schemi energetici e i propri colori. Ma è cosa che richiede tutt’altra riflessione, perché intrisa di indefinite fragranze.

L’Amore è invece il nutrimento ideale per chi anela alla perfetta esplorazione delle intime fortune del Creatore.

Per questo lo cerchiamo ovunque. Lo imploriamo, lo invochiamo, arriviamo persino ad elemosinarlo.

Eppure siamo così tanto amati! Ce ne potremmo accorgere già solo avvertendo quella percezione di unione che, liberamente, senza costrizione alcuna, ci “lega” ad ogni altro essere. E a tutto l’universo, in effetti.

E ne potremmo avere un ulteriore indizio, “logico” questa volta, cogliendo ad esempio, uno qualunque dei nostri, pur lievi, “turbamenti” verso altri nelle nostre quotidianità.

Tutti, nessuno escluso, amano in qualche modo e in un qualche senso, qualcuno, o qualcosa.

E se riusciamo noi in questo Amore, in una realtà quale quella che ci siamo “forzati” a vivere, un mondo cioè fatto di catene e soggezioni, abusi e sopraffazioni, che solo la mente di un folle potrebbe generare, e a tutti i costi voler mantenere, cosa potremmo allora pensare di una esistenza dove la libertà è presupposto e requisito imprescindibile dell’essenza della vita? Cosa dovremmo pensare di chi “vibra” a frequenze talmente “sottili” da sembrare evanescenti, e quasi impossibili da individuare?

Se questi esseri ai quali abbiamo appena sopra alluso, sono talmente vicini al Creatore da neanche distinguersi da esso, identificandosi quasi definitivamente  con ciò che abbiamo chiamato, per induzione, le prime “palpitazioni” di quell’Iniziatore, allora, ci chiediamo, che tipo di “Amore” essi vivono, o sono in grado di sperimentare? E potrebbero mai,  questi esseri, escluderci da quel coinvolgimento?

Così forse, senza smettere di cercare e scandagliare, ed espandere, ed espanderci, in quell’Amore del quale poco, comunque, ancora conosciamo, possiamo almeno cullarci in un sereno convincimento, intensamente fiduciosi e sentitamente vigorosi: Noi siamo comunque amati!

E non potrebbe essere altrimenti, atteso che quella prima oscillazione ha, a suo tempo, impresso la nostra via.

Con tutto il Rispetto della Sovranità di ciascuno consentitomi dalla Grazia, un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita]. Marius L.,

Namasté.

Non è più giusto vivere con i vecchi paradigmi.

Noi siamo delle impercettibili gocce del Creatore, immersi o meno nello sterminato Oceano dell’Infinito Intelligente.

Noi siamo la stessa Vita. L’unica, inesauribile, Vita.

Qualsiasi conoscenza inizia da qui, e deve sempre riportarci qui, per quanto possiamo presumere di essercene allontanati.

Identificati con una qualche sovrastruttura, o tutt’al più con una qualche struttura, avendo aderito in un qualche modo ad un qualche folle piano, viviamo dimentichi di questa peculiare e sola realtà degna di nota per il lato manifesto.

E questo ci rende miseri, vulnerabili, alla mercé di energie che essendo alla fine Uno anche con noi, potremmo tranquillamente controllare e gestire in maniera molto semplice, e nel senso più favorevole possibile per tutti i partecipanti al gioco.

Non siamo soli in questo Universo, non siamo soli in questo Pianeta, e in tutti quelli circostanti, e in tutti i sistemi e le galassie circostanti.

Non siamo soli, ma siamo tutti, nessuno escluso, parte dello stesso Essere, che è prima di ogni creatore mai concepito.

Quindi, alla fine, l’Esistenza è sempre e solo una. Un solo essere che è, o diviene, in una eterna e interminabile sequenza di forme, la stessa Vita.

Per tale motivo, guardandoci dentro, e attorno, e scorgendo ciò che siamo costretti apparentemente ad intravvedere – i bulli, i dimentichi della propria regalità, e della regalità di ciascun altro, e della regalità della Vita alla quale prima ci si riferiva – non possiamo non sentirci costernati dai risultati di quella proiezione, e dalle conclusioni dei vari meccanismi che in un modo o nell’altro sono stati messi insieme per il funzionamento di questo specifico sistema.

Perché non è giusto vivere così. Non è giusto per chi ama la Vita, per chi ama la Libertà, per chi ama Dio, qualsiasi cosa si pensi che quest’Ultimo possa alla fine essere, o il Creatore. Non è giusto per chi ama il Chiarore.

In realtà, non è giusto per chi ama e basta. E anche per chi non ama, o riesce ad accorgersi solo di se stesso.

Perché, quanto potrà durare? Alla fine del sonno, e del sogno, vi sarà comunque un’alba. E l’alba serba sempre in se la Luce, la possibilità che tutto diventi trasparente, e luminoso.

E non dovrebbe questa cosa un po’ spaventarci, se dovessimo aver vissuto distanti dalle vere e nobili qualità di un creatore?

Una madre – che è veramente tale – potrebbe permettere che il proprio figlio venga brutalizzato, bullizzato,  o che venga mandato a morire in guerra? E una madre non percepirebbe in maniera istintiva il dolore delle altre madri, quando e se i rispettivi figli dovessero essere usati per finalità poco onorevoli?

Così, forse, non appare veramente giusto vivere così. E se questo tipo di vita che potremmo anche aver scelto, per qualche attimo e per qualche motivo, è conseguenza di determinate opzioni, allora è forse arrivato il momento di vagliare altro.

E la prima opzione deve riguardare soprattutto noi, nel rispetto di ciascun altro e dell’altrui regalità. E non perché dobbiamo prediligere il servizio “a se stessi”, e non “agli altri”. Anzi, dobbiamo servire gli altri, optando per il meglio per tutti. Di ciò che renda tutti ugualmente sovrani, tutti ugualmente liberi.

Perché dobbiamo creare quella norma, quel valore, quel modello, in modo che altri possano utilizzarlo, secondo le proprie volontà e predilezioni.

E anche se sarà sempre possibile che qualcuno possa manifestare la necessità di scegliere altrimenti, con la nostra benedizione, dovremo garantire loro un posto nell’universo dove potranno farlo senza danno per altri. Nell’attesa che possano anche loro rivivere quell’Amore per la Vita che è Diritto di Essenza di ciascuno.

Alla fine è questo che significa essere un Gruppo di Luce. E l’Universo è un Unico Gruppo di Luce

Perché non è necessario essere tutti allo stesso posto, o vestirsi allo stesso modo, o mangiare le stesse cose, o intonare canti agli stessi dei.

È già sufficiente amare la Vita.

O, per meglio dire, è appena sufficiente Amare.

Con tutto il Rispetto della Sovranità di ciascuno consentitomi dalla Grazia, un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita]. Namasté.

Marius L.

L’incanto dell’Onore..

Il primo sussulto del Creatore è stata la Luce. Da lì, tutto questo ha avuto inizio.

Noi tutti siamo pertanto quella Luce, e ogni cosa, qualsiasi cosa sia, seguendo una qualche logica conosciuta, dovrà ritornare a ciò che vi era “prima” di quella Luce, per un eventuale nuovo inizio.

Seppur ciò che scegliamo di diventare, o, per meglio dire, il Creatore sceglie di diventare – noi, ad esempio, in questa versione della realtà – sta, ammesso che ci sia poi veramente qualcosa che si possa esplicitare, delimitare, precisare, in quei termini, nella parte compresa tra la Luce dell’inizio e quella della fine, i punti di riferimento restano comunque, sempre quelli che non possono essere definiti.

Perché, cosa vi era “prima” [che il Creatore si scoprisse tale]?

Questa risposta, allo stato attuale delle comprensioni, non è, per certi versi data da sapere, perché non vi sarebbero, “forse”, strumentazioni tali da poter attivare una qualche forma di simile conoscenza.

Quindi, Noi “Siamo” solo nella manifestazione, perché è lì che viene innestato un qualche processo di sperimentazione.

Questo però, potrebbe altresì darci un’idea, pur molto vaga, perché immensa, infinita, delle “possibilità” del Creatore già di un “singolo” Universo [o Multiverso].

In effetti, siamo così tanto consumati dalle modeste quanto ordinarie ripicche e avversioni, quelle che ci arrechiamo l’un l’altro, con e ai nostri compagni di viaggio ed esplorazione – e da tutti gli irrilevanti  “trabocchetti” dei percorsi selezionati, che non solo perdiamo di vista i nostri veri traguardi,  ma – e ciò potrebbe essere più drammatico, pur nell’irrilevanza cosmica anzi espressa – omettiamo dall’impalcatura dell’intero sistema la nostra vera, e sola, origine.

Perché, quando quest’ultima variabile viene inserita nell’equazione, ogni cosa non può non assumere una differente connotazione, e nuovi colori, nuovi sapori, e nuovi valori.

Anzi, l’intero acquisisce immediatamente un diverso, e vero, pregio, oltre che una nuova dignità.

Forse – ma solo forse – quando si parla di Onore, al di là di ogni strumentalizzazione e degenerazione della voce, è a questa consapevolezza che si riferisce.

Perché, sapere di essere lo stesso Creatore, di essere uno e una cosa sola con Quello, e apprendere che tutto attorno a noi ha la medesima e identica Origine, è, seppur appena per un istante, prima che diventi “normale”, propriamente un Onore.

Un Onore che poi, quando si tramuta in movenza, non si può non riuscire a tributare a qualsiasi altro Essere della stessa Creazione. Namasté.

 

Con tutto il Rispetto della Sovranità di ciascuno consentitomi dalla Grazia,

un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita].

Marius L.

Il senso di chi ha deciso di seguire la via della Libertà ..

Noi nasciamo liberi. Noi siamo la stessa libertà.

Quindi, siamo autentiche incarnazioni di libertà.

Fin dal primo essere fuoruscito dal Primo Creatore, e tutti i Creatori – perché stessa essenza e sostanza della Fonte – che ne sono conseguiti, la Libertà, nella sua configurazione più pura e incontaminata possibile, è stata l’inalterata costante di ogni rivelazione.

È vero che ogni manifestazione presenta delle “regole”, poste in qualche modo da chi ne acquisisce in origine la responsabilità. E, quindi, dei limiti all’espressione della sovranità di tutti gli esseri che ne accettino il coinvolgimento, a scorta della logica secondo la quale dal caos dovrà derivare l’armonia, in modo che ci sia chiarezza nella conoscenza e nelle sperimentazioni, le quali ultime rimarranno alla fine patrimonio indissolubile della Sorgente.

Tuttavia, quelle regole non potranno non assicurare in ogni tempo la più ampia libertà consentita per tutti coloro – esatte derivazioni dell’Uno e Unico – che decideranno di partecipare al gioco.

Così, è innaturale che chiunque – qualunque essere – già sovrano, libero per diritto di “nascita”, possa anche solo concepire, pur nella sua totale indipendenza, di appena condizionare in un qualche senso, e in qualche modo, la libertà di qualcun altro.

Per questo, quando ciò accade in una qualche parte dell’Universo manifestato, ci si riferisce al fenomeno come “anomalia”.

Per chi ama la Libertà, per chi ha la libertà nel Cuore, per chi “sa” di essere in modo genuino Libertà, questa anomalia è veramente poco comprensibile.

Poco comprensibile che qualcuno possa addirittura porla in essere, pur riconoscendo a ciascuna modalità espressiva il diritto di sussistere in modo libero e sovrano.

Perché, come si può amare la libertà e impedirne la visione, e l’espressione, a qualcun altro? Come si può amare la libertà e non riconoscerla come diritto innato in chiunque altro?

Perché l’Amore, in una sua forma in qualche modo innocente, è umile contemplazione. Ci si “accontenta” unicamente di ammirare, estasiati, l’“oggetto” della propria attenzione. Forse perché non si riesce a fornire altra motivazione a quel fremito privo di altro desiderio. Che poi è la “ragione” dell’impassibilità del Creatore di fronte a qualunque aspetto della sua stessa emanazione.

Quindi, per noi, che siamo ciò che è “dopo” la causa prima, è veramente impensabile mettere in discussione la Libertà, nella sua costituzione più onesta e generale possibile.

Per questo non riusciamo a non augurarla a chiunque voglia affrontare il percorso insieme a noi, alla volta dell’indefinita, e infinita, esplorazione del Creato.

Nel totale Rispetto della Sovranità di ciascuno. Namasté.

 

Un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita]. Marius L.

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