la mia via dove poter andare

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23 NOVEMBRE 2022

MERCOLEDÌ DELLA XXXIV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Ap 15,1-4

Salmo: Sal 97 (98)

Vangelo: Lc 21,12-19

 

Il Signore ci rassicura sempre. Dinanzi alla nostra perplessità di perdere qualcosa, Egli risponde: “nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto” quasi a placarne l’ansia.

Tutto di noi è nelle Sue mani, persino un capello, minima parte della nostra persona, non si perderà. Se ci lasciamo aiutare da Lui, se confidiamo in Lui, rimarremo uniti in noi stessi, non finiremo “a pezzi”.

È bello sentire queste parole, perché tale brano di Vangelo sembra così odierno: è un fermo immagine della vita quando diventa una battaglia, è la storia di tanta gente che ha attraversato il mare della discordia, della persecuzione, ma con Dio ne è uscita a testa alta.

Spesso si tende a sentirci soli, abbandonati dai nostri, non compresi per la nostra fede, non capiti fino in fondo, allora cosa dobbiamo fare? L’invito è perseverare, non lasciarsi scoraggiare dagli attacchi di certe situazioni, perché Egli lo sa e le vive con noi.

“Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita”. Si! La strada è questa: continuare a camminare verso quella via di bene, di salvezza, che Dio ci ha preparato. E sarà lungo la strada che pian piano il percorso si farà più chiaro, più forte per continuare a camminare sorretti dalla forza di Dio, così da poter dire:

“Signore,

quando tutto mi è contro,

sii Tu la mia via dove poter andare.

Fa che non mi senta solo

e camminando il mio cuore si rinfranchi.

Donami la grazia di non smettere di sperare,

ed in tutto questo camminare,

la mia esperienza di Te

diventi sempre più concreta,

tanto da non accorgermi più della fatica

con il quale ero partito,

perché Tu sei arrivato

prima ancora che cominciassi a viaggiare”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

il Dio della vita in ogni momento della vita

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19 NOVEMBRE 2022

SABATO DELLA XXXIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Ap 11,4-12

Salmo: Sal 143 (144)

Vangelo: Lc 20,27-40

 

Dinanzi ad un chiarimento da parte di alcuni sadducèi, i quali dicevano che non c’è risurrezione, Gesù risponde e conclude con le parole di Mosè: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”.

Il Signore è il Dio delle nostre situazioni, delle nostre difficoltà e della nostra necessità di fede, e non c’è pertanto alcuna condizione in cui Egli non ci sia, è il Dio dei vivi e quindi ogni momento della nostra vita ha in sé la mano di Dio.

La nostra Risurrezione è un fatto quotidiano, è credere in Lui che nelle sofferenze ci aiuta a portare la croce, sale il calvario con noi, perché è il Dio dei vivi e non vuole che la morte, il dolore, siano l’ultima parola per i suoi figli.

La Risurrezione è prendere parte con il Risorto alla sua opera di salvezza per noi e se “tutti vivono per Lui”, è perché Lui ha dato la vita per noi, una vita che non rimane senza Dio, ma con Lui, una vita che Dio ha voluto per tutti, affinché affrontassimo da vivi quello che ci capita, per poi comportarci da risorti, consapevoli di Cristo in ogni circostanza.

“Signore,

aiutami a credere nel bene della vita

anche quando questa è troppo dura e faticosa.

Sii Tu la mia forza per affrontare

ogni situazione,

che io sappia riconoscerti

e andare avanti

e possa sentirti con me, accanto.

Tu sei il mio Dio,

il Dio della vita in ogni momento della vita,

ed io vivrò per Te, perché Tu sei con me, per sempre”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

Perdere

 

perdere

 

VENERDÌ 11 NOVEMBRE 2022

SAN MARTINO DI TOURS, VESCOVO – MEMORIA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: 2Gv 1a.3-9

Salmo: Sal 118 (119)

Vangelo: Lc 17,26-37

 

Il Vangelo di oggi si presenta un po’ arduo, a tratti duro da comprendere. C’è un susseguirsi di azioni: mangiare, bere, sposarsi, sono persone come noi indaffarate dalle cose quotidiane da compiere, ma vi è un dettaglio importante: non si parla mai di Dio. Sembra quasi non ci fosse.

“Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva”.

L’invito è proprio questo: perdere, che cosa? L’indifferenza per le cose di Dio. Il Signore oggi ci aiuta a riflettere come una vita senza la sua pienezza è già morta. Siamo creati da Lui, amati, voluti all’interno di una relazione con il Padre e abbiamo la libertà di sceglierla o rifiutarla. Tale indifferenza comporta la conseguenza di una vita monca, poiché vivremo solo una parte della vita che il Signore ci ha donato. E cosa avremo salvato? Nulla avremo perso ciò che credevamo di avere.

Lasciamo entrare Dio nel nostro quotidiano, nelle piccole cose ordinarie, nelle occupazioni e preoccupazioni. “Perdiamo” un po’ di tempo, nella consapevolezza di un Dio vicino più di quanto possiamo essere con noi stessi.

Non perderemo la vita, la ritroveremo più bella e più forte e nonostante le fatiche, forse, ci sentiremo meno soli, perché tutto quello che stiamo cercando è già qui accanto a noi.

“Signore,

desidero riporre in te la mia speranza,

ho cercato invano di risolvermi da solo

e mi rendo conto che il mio bene è con Te.

Non è facile continuare a sperare nella fatica

e per questo ti chiedo la forza.

Aiutami a credere e ricordare il Tuo amore

che da sempre mi accompagna,

affinché riesca a continuare a camminare

e soprattutto ti senta accanto”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

“Dio non è dei morti, ma dei viventi”

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DOMENICA 06 NOVEMBRE 2022

XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

LITURGIA DELLA PAROLA       (clicca qui)

Prima lettura: 2 Mac 7,1-2.9-14

Salmo: Sal 16 (17)

Seconda lettura: 2 Ts 2,16-3,5

Vangelo: Lc 20,27-38

 

“Dio non è dei morti, ma dei viventi”

Queste parole oggi entrano nelle nostre case, per rinnovarci il cuore da tutte le situazioni che stiamo vivendo, accanto a noi è presente il Dio della vita.

Le nostre situazioni di “morte”, di dolore, trovano sollievo nell’amore di Dio. Spesso chi è al di fuori della nostra realtà, non sa cosa viviamo o quali preoccupazioni ha il nostro cuore. Tendiamo a immagazzinare tensioni, paure, perdendo di vista l’Unico che ci può aiutare, e mentre stiamo cercando soluzioni, Egli non ci perde di vista e desidera aiutarci a farcela.

Oggi lo fa con queste parole che arrivano direttamente al cuore: Dio è il Dio della vita, ed io quindi essendo figlio/a di Dio sono creato per la vita, pertanto ogni segno di morte, di buio, è abbracciato dalla luce della vita e quel bagliore invade il nostro universo dal di dentro, per riportare pace e conforto al cuore.

O tu che soffri o che hai sofferto, affidati a Lui. Nessuna tua lacrima sarà perduta e ogni dolore sarà consolato, perché il tuo Dio ti ha promesso la vita, situazioni perciò diamo al nostro cuore quello spazio di sfogo, di respiro nel cuore di Dio. Non c’è luogo dove potremmo essere più al sicuro se non in Lui. Non c’è dolore che Lui non conosca e non c’è nulla che nel segreto non sappia, poiché anche quando non riusciamo a parlare, Egli nel silenzio sa.

 “Signore,

nel silenzio tu sai.

Ti affido oggi tutti quelli che soffrono,

abbiano in Te un luogo in cui poter trovare pace,

anche lì dove sembra possa non esserci.

Rassicurali Tu, come hai fatto con me.

Arriva Tu a consolare,

stendi la Tua mano sopra ciascuno e benedicili.

Fa che sentano la tua forza,

affinché sappiano che ogni lacrima non è perduta,

come il Tuo sudore lì sul calvario,

segno che l’amore non perde mai

e ogni dolore sarà sanato

ora e per sempre con Te vivo in mezzo a noi”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

La vita è opera di Dio

 

La vita è opera di Dio

 

LUNEDÌ 17 OTTOBRE 2022

SANT’IGNAZIO DI ANTIOCHIA, VESCOVO E MARTIRE – MEMORIA

LITURGIA DELLA PAROLA     (clicca qui)

Prima lettura: Ef 2,1-10

Salmo: Sal 99 (100)

Vangelo: Lc 12,13-21

 

Gesù nel Vangelo di oggi dice: “la sua vita non dipende da ciò che egli possiede”.

La vita è un dono prezioso e il suo valore è ben più alto del possedere, se così non fosse, allora chi non possiede nulla, avrebbe una vita che varrebbe meno? Impossibile! Per Dio siamo tutti amati in egual misura e la nostra vita ha valore perché voluta e creata da Dio.

Siamo chiamati a fare della nostra vita un dono per altri, e non per noi stessi; siamo invitati ad accumulare gesti di generosità e Misericordia, e costruirci tesori per il cielo e non solo su questa terra.

E come in tutte le cose esiste un equilibrio, perché il troppo far stare male, così i figli di Dio devono camminare confidando nella provvidenza divina e costruendo con tutte le proprie forze un mondo migliore, dove la vita abbia valore sempre e non solo in alcune occasioni.

Tutto quello che abbiamo preparato di chi sarà? Di tutti e di ciascuno se sapremo compiere opere buone, gesti di testimonianza, in cui poter credere che la vita è degna di essere vissuta perché opera di Dio. Se avremo fatto questo, saremo partecipi di una lunga catena di carità che continua di vita in vita, da Gesù fino ad oggi e potremmo dire: ci siamo anche noi.

“Signore,

donami un cuore generoso,

che mi aiuti ad accorgermi di chi mi sta accanto.

Il mio unico vero bene sei Tu

che hai fatto della mia vita un luogo di dignità.

Insegnami il tuo amore e la tua bontà,

cosi che lungo il tragitto del tempo che passa,

io veda nei volti il Tuo volto,

capace di trasformare ogni vita,

come hai fatto con la mia e sappia testimoniarlo”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

L’incontro

l'incontro

 

22 SETTEMBRE 2022

GIOVEDÌ DELLA XXV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Qo 1,2-11

Salmo: Sal 89 (90)

Vangelo: Lc 9,7-9

 

Nel Vangelo di oggi, Gesù non parla, eppure la sua persona suscita interesse. Troviamo Erode che cerca di capire chi è Gesù, di cui si sente tanto parlare. Molti saranno stati i motivi per cui desiderava anche incontrarlo, ma al di là di questi, prima di tutto c’è un Dio che va verso l’uomo.

Per quanto ogni essere umano possa credere o non credere in Lui, non esiste nessuno su questa terra che non sia spirituale, ovvero su cui Dio non abbia soffiato lo spirito di vita (Gn 2). In quel soffio il nostro cuore ha cominciato a battere, e con lui la sede delle sue decisioni, con la libertà persino di poterLo anche rifiutare. In noi è sempre presente questo spirito, è una parte seppur minima che lo cercherà, attirato da quel soffio vitale iniziale; un respiro incondizionato che non  puoi controllare, dove Dio aspetta solo di poter comunicare.

L’incontro con questo Dio allora non ci lascia più come prima, perché il suo soffio vitale ci ha resi figli, capaci di riconoscerlo come amore, misericordia, dono, e  perdono. Non esiste un luogo o un momento particolare per incontrarlo, a tutti e dovunque è dato, poiché la differenza tra l’uomo e Dio, consiste nel fatto che mentre l’uomo cerca, fugge o ha paura di non trovarLo,  Dio cerca ed è sempre presente, è già lì prima del tuo arrivo.

“Signore,

Tu mi parli ed io desidero ascoltarti,

è come se risuonassi in me.

Tutto è cominciato semplicemente:

una Parola, uno Spirito, un soffio, un colpo di vento

e dalla narici è subito vita.

Ti vengo a cercare,

perché sei il Tu, che mi corrisponde

e nonostante tutti i miei sbagli,

sei sempre qui, dietro alla mia porta

ad aspettare che io apra

le serracinesche di un cuore ferito”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

La luce di Dio

 

la luce di Dio

 

 

19 SETTEMBRE 2022

LUNEDÌ DELLA XXV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA  (clicca qui)

Prima lettura: Prv 3,27-34

Salmo: Sal 14 (15)

Vangelo: Lc 8,16-18

 

La luce è un elemento essenziale per la vita, fa scoprire la bellezza di vedere, di essere, di comunicare e di esistere. La nascita è considerata un venire alla luce e l’essere umano desidera essere illuminato, trovare senso calore e amore. La luce è la vita degli uomini perché forgiata dall’amore di Dio e quanti si lasciano illuminare, non possono rimanere nascosti.

La luce di Dio risplende sul volto di Cristo e si riflette su ogni uomo che lo cerca e apre il suo cuore, al punto da penetrare nelle fessure più strette dove si ha paura che non possa mai arrivare. E proprio per questo Dio ha dato alla luce Suo Figlio, ha dato luce alla nostra speranza.

Sebbene in noi vi è il buio dei peccati, l’oscurità del dubbio o della fatica, siamo portatori di quella luce che viene direttamente da Dio e attraverso la Sua Parola, abbiamo il compito di non chiuderla, nasconderla, anzi manifestarla agli altri.

Oggi ascoltando questa Parola accendiamo la nostra lampada, rendiamola visibile a tutti.  Se “a chi ha sarà dato”, apriamo il cuore e mostriamo quell’infinito Amore che non puo rimanere nascosto, perché opera di Dio e in quanto tale si espande e si comunica nella carità.

“Signore,

donami almeno un raggio della Tua luce,

affinché il mio cuore possa trovare pace e conforto.

Fammi comprendere che il tuo Amore

è la vera lampada capace di illuminare

ogni fibra del mio essere,

di ridonare vita a chi è stanco e affaticato,

a chi ti cerca o ha timore di cercarti.

La Tua luce ci accompagni sempre,

affinché possiamo vivere di Te

e donare speranza a chi ancora è nel buio”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

Non piangere

 

non piangere

 

MARTEDÌ 13 SETTEMBRE 2022

SAN GIOVANNI CRISOSTOMO, VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA – MEMORIA

 LITURGIA DELLA PAROLA     (clicca qui)

Prima lettura: 1Cor 12,12-14.27-31a

Salmo: Sal 99 (100)

Vangelo: Lc 7,11-17

 

Oggi il vangelo ci presenta l’evento drammatico di una donna, che dopo essere rimasta vedova, perde anche l’ultima speranza di vita del futuro: il suo unico figlio. Davanti a tanto dolore non ci sono parole, come consolare un cuore cosi provato? Il Signore lo sa, il suo cuore comprende e conosce, si muove a compassione e avvicinatosi alla donna le dice: “non piangere!”.  Quasi un imperativo, ma chi può osare tanto e dire ad una donna in simile afflizione di non piangere, se non colui che è il Signore della vita.

Gli occhi di questa donna gonfi di pianto, probabilmente non vedono nulla intorno a lei, come nessuno dei presenti sembra notare Gesù con i suoi discepoli. Qui è il Signore che si fa avanti e vede e sente il grido silenzioso di un cuore affranto dal dolore, un cuore di madre che vive la morte del figlio, come la propria.

Solo Gesù può dare speranza e consolazione, perché la morte non è l’ultima parola, ma lo è la Risurrezione; cosi il gesto di prendere per mano il ragazzo morto e rialzarlo, diventa il simbolo del “grande profeta”, di Dio, che per primo si prende cura del suo popolo, dei suoi poveri e gli dona la vita, come cantiamo nel giorno di Pasqua: “Il Signore della vita era morto, ora vivo trionfa”.

Questo brano diventa il parallelo di ciò che accadrà a Gesù: Lui il figlio morto e Maria, la Madre, vedova in pianto, sotto la croce, che raccoglie il dolore di tutte le madri e dona conforto, perché come il Figlio, anche Lei conosce il pianto e il dolore di tutta l’umanità. Cosi in Maria ognuno può trovare una Madre e sentirsi figlio amato, abbracciato, dove posare il cuore quando è gonfio di dolore.

“Signore,

le mie lacrime scendono

e sono l’unica cosa che per ora so esprimere.

“Non piangere”, mi dici.

Ma come, come posso smettere?

Ti guardo e comprendo che Tu sai cosa provo,

non mi sbaglio,

Tu conosci il mio dolore.

Ti sei accorto di me,

mi sei venuto incontro,

perché vedi tua Madre lì presso la croce

ed per questo che ci hai affidato a Lei,

perché avessimo una Madre,

sotto le nostre croci a pregare per noi”

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

Quella mano paralizzata

 

Quella mano paralizzata

 

05 SETTEMBRE 2022

LUNEDÌ DELLA XXIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: 1Cor 5,1-8

Salmo: Sal 5

Vangelo: Lc 6,6-11

 

Oggi Gesù ci mostra ancora una volta, che il centro della sua opera di salvezza è l’uomo con le sue debolezze, le sue fragilità, i suoi limiti, e persino con il suo peccato.

La mano paralizzata, per l’uomo rappresenta l’impossibilità di fare qualsiasi cosa, di prendere e di donare, ma nel momento stesso in cui Gesù lo chiama a mettersi nel mezzo e a tenderla, avviene la guarigione. Tuttavia non è solo la mano a rinvigorirsi, qui l’intera vita dell’uomo viene salvata. Quella mano paralizzata ha potuto raccogliere il dono di Dio, ed ora è pronta per lavorare, accarezzare, mangiare, pregare, consegnare, ricevere e ancora ridonare, perché la vita è un continuo rifluire dell’amore ricevuto.

Gesù invita ciascuno di noi ad alzarci per metterci in mezzo, non importa quanto le nostre mani siano povere e aride, Egli saprà darci una vita nuova. Siamo al centro del Suo cuore e le mani raccontano la pienezza d’amore, il perdono ricevuto, la tenerezza di un Dio che si prende cura di tutto l’uomo.

“Signore, oggi ci sono anch’io.

“Alzati”,

perché me lo chiedi?

Preferirei non vedessero la mia mancanza.

Tu l’hai vista, perché sono al centro del tuo cuore

e nel momento che ti tendo la mano acquisto vigore,

la mia mano “formicola”, riprende a funzionare.

Hai fatto questo per me

e ogni volta che guarderò la mia mano, Ti ricorderò.

Alle paralisi di questo tempo

inviterò a credere in Te,

perché in fondo ciascuno di noi

ha una mano da tendere,

per ricevere quell’amore che solo Tu sai donare”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

Germoglio dell’umanità

 

germoglio dell'umanità

 

MERCOLEDÌ 10 AGOSTO 2022

SAN LORENZO, DIACONO E MARTIRE – FESTA

 

LITURGIA DELLA PAROLA  (clicca qui)

Prima lettura: 2Cor 9,6-10

Salmo: Sal 111 (112)

Vangelo: Gv 12,24-26

 

Il chicco di grano per portare frutto, dev’essere messo nella terra e morire. Questo sembra paradossale, eppure se ciò non accadesse non avremmo più spighe. La natura attorno a noi ci aiuta a cogliere uno dei più grandi insegnamenti di Gesù: perdere la vita non è morire, è trasformarla!

Come il chicco di grano che nel suo decorso diventa un germoglio, ovvero il meglio di sé, l’invito di Gesù non è rinunciare alla nostra vita corporale, ma viverla al meglio, pur nelle fatiche e con delle correzioni, che possono renderci in grado di comprendere più da vicino Lui.

Perdere la vita solitamente è associato alla morte, qui può essere intesa come un percorso attraverso il quale seguendo Gesù, lasciamo andare determinate azioni sbagliate, pensieri negativi, vari tipi di atteggiamenti che fanno parte della nostra vita, quindi “vitali”, per un bene più grande.

Solo così, capiremo che siamo chiamati e destinati a una vita per la Vita, dove il frutto è già nelle nostre mani, ed è la relazione con Lui, l’unica che può renderci davvero vivi.

Il Signore non ha dato solo una parte di sé, ha dato tutto se stesso, è Lui quel chicco che morto nella terra, ha potuto generare il germoglio dell’umanità, e a noi è chiesto di vivere da germogli, riconoscendo che la nostra vita, proviene da quel chicco caduto in terra una volta per tutti.

“Signore,

Tu sei il dono che aspettavo.

Nel difficile cammino della mia storia

ho compreso quanto ti ho cercato,

a volte senza saperlo

e come nell’errore non hai mai smesso di amarmi.

Mi commuovo a pensare

che hai dato la Tua vita per me,

ed hai reso possibile un dialogo

tra la mia storia e la Tua,

per scoprire che non mi avevi mai perso.

Tu mi eri sempre accanto,

affinché un giorno

potessi sentirmi anch’io

parte di quel germoglio dell’umanità

reso vivo da Te”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)