Un passo avanti, due indietro.

 

Ogni qualvolta convinco me stessa ad avvicinarmi a qualcuno,
in qualunque senso si interpreti questo avvicinamento,
qualcosa mi tira indietro, qualcosa mi sussurra ‘lascia stare’.
Non è supponenza o superbia. Anzi!
Rifletto e rimugino fino a quando mi autoconvinco di essere io
in errore, 
e di conseguenza risultare sgradita.
Mi ripiego su me stessa e scelgo la solitudine.
Ancora e ancora.

Discarica

 

Forse dovrei cambiare il titolo di questo blog come da oggetto.

Una discarica è un luogo dove si riversa tutto ciò che è sporco, ingombrante, inutile e spesso nocivo. Un po’ come l’uso che faccio di queste pagine.

Ma tant’è…..

Non c’è niente di più frustrante che non essere capiti.
Quello che a te sembra ovvio e scontato viene recepito come diverso, strano, incomprensibile.
Se poi la situazione che ti coinvolge riguarda una persona cara, ti senti annichilita, vuota, attonita.
Pensi di aver sbagliato tutto. Di essere tu stessa sbagliata.
E quel che è peggio, capisci di non essertene mai accorta.
A te sembrava così giusto!
Tutte le tue certezze evaporano in un istante e più niente conta. 

Non ritorno

La noia e l’inattività portano la mente verso luoghi lontani dalla realtà (e l’estate è solo all’inizio…)
Pensieri improbabili e inconfessabili nella quotidianità,
ma che si manifestano in una domenica casalinga e silenziosa.
Colpa forse di quello che immagazziniamo ogni giorno,
notizie, tragedie, diatribe…
per lo più faccende sgradevoli a cui ci si sta abituando,
anche perché ben poco spazio viene lasciato al bello, al positivo,
al gradevole, sempre più difficili da scovare.
Notizie che alimentano malesseri più o meno incarniti sotto pelle,
sgomento serpeggiante, per un futuro distopico che,
per molti versi, è già presente.
E poi ci sono loro, — gli haters—, quelli che si nascondono (neanche tanto) tra le pagine del web, tra i commenti in serie sotto i post sui social.
I denigratori, gli incazzati, sprezzanti e loschi figuri che attendono acquattati dietro le loro tastiere, pronti a disfare ogni tuo pensiero condiviso.
L’incarnazione del fallimento di questa umanità ormai sul limite del non ritorno.
Io faccio parte dei cosiddetti e disprezzati ‘boomers’
ma, a differenza di molti di essi, non sono affatto nostalgica,
non tornerei indietro a ‘quando si stava peggio’.
Se dovessi scegliere un posto nel tempo dove ‘tornare’ mi sentirei come un viandante che ha scordato da dove è partito, e puo’ solo andare avanti, nonostante i pericoli e le insidie di questa scelta.

 

Porre fine

 

In fondo vorresti solo che smettesse.

Fare una scelta. Chiudere, con il vagare dei pensieri.

Essere altrove. Un luogo dove il dolore non può venire a trovarti.

Fare come se non ci fosse mai stato quel qualcosa che ha il potere di distruggerti.

Lo puoi fare? O esiste un altro modo?

Immagina la vita, ciò che resta del futuro, come una lunga lista di ‘senza’.

Sarà sopportabile? Varrà comunque la pena?

Cerco risposte che mi portano ad altre domande

in un circolo vizioso di concetti inattuabili.

Eppure devo esserci ancora. 

Qualcosa che adesso non capisco darà un senso, forse,
al mio restare in vita.

Fino a quando?