Le origini del fiordaliso sono antichissime, alcuni fossili di questo fiore risalgono al neolitico. E’ soprannominato “erba degli incantesimi”.
Una leggenda racconta che la dea Flora, avendo ritrovato morto in un campo pieno di fiordalisi il corpo dell’amato Cyanus, volle chiamare quei fiori proprio con il suo nome. Il nome scientifico è, infatti, Centaurea cyanus. Centaurea deriva dal nome del centauro Chirone che, ferito al piede da una freccia avvelenata, si curò con il succo del fiore.
In Oriente, gli innamorati lo regalano all’amata nella speranza di ottenere la felicità da lei.
Nel linguaggio dei fiori significa felicità e leggerezza.
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non è dipeso da me scherzare col mare
Post n°722 pubblicato il 10 Febbraio 2015 da Fajr
... there is no tomorrow Il giocatore d’azzardo Mahmoud Darwish (1941-2008) tit. orig. Lā‘ib al-nard dalla raccolta Lā ’urīdu li-haḏihi al-qaṣīda an tantahī (Non voglio che questa poesia finisca, 2009) Chi sono io per dirvi quel che vi dico? Non una pietra levigata dalle acque per diventare volto, né una canna forata dai venti per diventare flauto. Io sono un giocatore d’azzardo, a volte vinco, a volte perdo, sono come voi o poco meno. Sono nato di fianco al pozzo e a tre alberi solitari come monache, sono nato senza fanfare né levatrice. Mi hanno dato questo nome per caso, ho fatto parte di una famiglia per caso, ereditandone fattezze, caratteri e malattie: primo: problemi arteriosi e ipertensione secondo: soggezione verso la madre, il padre, la nonnaalbero terzo: illusione di guarire dall’influenza con una tazza di camomilla bollente quarto: pigrizia nell’evocare l’antilope e l’allodola quinto: noia nelle notti d’inverno sesto: inettitudine eclatante al canto. Non è affatto dipeso da me quel che ero, è stato un caso che fossi maschio, un caso aver visto una luna, pallida come un limone, stuzzicare donne ancora in veglia, né ho dovuto sforzarmi per trovare un neo nelle mie parti intime. Avrei potuto non esserci, mio padre ha sposato mia madre per caso, avrebbe potuto non essere lui mio padre, o avrei potuto essere come mia sorella che ha urlato poi è morta senza conoscere la madre senza accorgersi di essere nata per un’ora soltanto. O avrei potuto essere come l’uovo di un piccione frantumato prima di schiudersi. Per caso, sono sopravvissuto all’incidente d’autobus, facendo tardi alla gita scolastica. La notte prima, sprofondato nella lettura di una storia d’amore, avevo vestito il ruolo dello scrittore e quello dell’amante-vittima, dimenticandomi dell’esistenza e delle sue vicissitudini. Eccomi, dunque, martire d’amore nel romanzo, e superstite nell’incidente di percorso. Non è dipeso da me scherzare col mare, ma ero un bambino sventato, di quelli attratti dal magnetico richiamo dell’acqua. Non è dipesa da me la salvezza, un gabbiano umano mi ha salvato dopo aver visto l’onda darmi la caccia e paralizzarmi le braccia. Avrei potuto non impazzire per le Mu‘allaqat preislamiche, se il portone di casa fosse stato a nord e non avesse guardato il mare, se la pattuglia non avesse avvistato il fuoco dei paesini cucinare la notte, se quindici martiri fossero tornati a costruire ancora barricate, se questa fattoria non fosse stata distrutta, forse, sarei diventato un ulivo o un professore di geografia o un esperto del regno delle formiche o un guardiano dell’eco! Chi sono io per dirvi quel che vi dico presso la porta della chiesa? Nient’altro che un lancio di dadi tra preda e predatore. Ho vinto in lucidità, non per godermi la notte al chiaro di luna, no, ma per essere testimone del massacro. Mi sono salvato per caso: ero più piccolo di un obiettivo militare e più grande di un’ape che svolazza tra i fiori della siepe, ho avuto molta paura per i miei fratelli e per mio padre ho avuto paura per un tempo di vetro ho avuto paura per la mia gatta e il mio coniglio per una luna ammaliatrice sopra l’alto minareto, ho avuto paura per i grappoli della vigna penduli come le mammelle della nostra cagna. La paura ha camminato in me e io in lei, scalzo, dimenticando quel poco che desideravo allora dal futuro – non c’è tempo per il futuro. Cammino / mi affretto / corro / salgo / scendo / grido / abbaio / guaisco / chiamo / gemo / accelero / rallento / crollo / divento leggero / divento secco / vado / volo / vedo / non vedo / balbetto / divento giallo / divento verde / divento azzurro / mi spacco / scoppio a piangere / ho sete / sono stanco / sono affamato / cado / mi alzo / corro / dimentico / vedo / non vedo / ricordo / sento / guardo / deliro / vaneggio / bisbiglio / grido / non posso / piagnucolo / impazzisco / mi perdo / diminuisco / e aumento / cado / mi alzo / e ricado / sanguino / e svengo [...]
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È così chiamata la prima delle cinque preghiere giornaliere del musulmano praticante.
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