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Fletcher XII

Post n°11 pubblicato il 25 Febbraio 2015 da marlow17

 







"Andiamo a vedere un vero film?" Rise Fletcher. "A quest'ora? Non ti sembra un pò tardi?". "Conosco un posto, vicino a Bell's dove danno cinema d'essai 24 h al giorno. Ci i può accomodare con tranquillità, anche passare tutto il giorno lì dentro. Era una vecchia cappella e ha conservato tutte le caratteristiche del genere." "Allora mi piace, cosa stanno dando adesso?". "Penso dovessero proiettare Ultimo Tango A Parigi ma devono essere intervenute le divise. Forse L'Uomo Che Uccise Liberty Valance." "Che cos'è?".  "Un western psicologico". "Ah, esistono anche quelli?". Lei gli si strinse addosso mentre stavano per rientrare in Città, ma lo faceva senza malizia nè concupiscienza. Solo a cercare un contatto. Fletcher la guardò di sbieco: le elaborazioni che gli erano frullate su Stefano Grassi e sua moglie gli avevano ridotto il pisello a un bastoncino di gelato. "Ci sono dei momenti in cui si ha solo bisogno di calore, voi uomini in genere fraintendete tutto." Era vero. E se la strinse forte mentre girava pigramente per le strade ripulite di recente. Un filo di malinconia gli scese dagli occhi sino alle labbra e gli offuscò le narici. "Una volta qui c'era di tutto: cinema porno, spacciatori, cumuli di immondizia. Adesso girano solo elefanti sotto ketamina e pallidi resti di esseri umani." "Sei stupendamente poetico, ti abbraccerei di respiri ma non voglio soffocarti." Lui fermò l'automobile dietro un edificio giallo "Stringimi". Lei lo baciò sofficemente e gli montò sopra. Fletcher sentì che la sua erezione repentina la sollevava proprio dalle parti intime. Christine si era fermata di botto, come se stesse lottando contro demoni o volontà molto profonde. In un attimo si spiccò da Lui e cominciò a piangere seduta sul sedile del passeggero :"Scusami" smozzicò tra i singhiozzi "non so cosa mi stia succedendo". A Fletcher venne da ridere e riavviò la macchina "Lo yoga e le docce fredde hanno probabilmente il loro limite." "Ma no" replicò Lei sotto un diluvio di lacrime "Finora mi sono comportata magnificamente. Lo diceva anche Percace. Ho seguito tutte le indicazioni e la mia terapia procede come un siluro. Sai, non voglio che Bernard mi rubi la bambina." "Bernard, tuo marito?". "Certo, ho qui una foto se vuoi..." A Lui non interessava poi tanto ma la prese fra indice e medio e diede un'occhiata distratto. Uno splendido uomo teneva in braccio un frugoletto fra trini e pizzi. Alle loro spalle stava Lei, Christine con un sorriso da un milione di dollari e gli occhi vivaci. Fletcher stava parcheggiando davanti al vecchio cinema. Spense il motore e guardò con più cura la diapositiva. "é un ragazzo bellissimo". Si lasciò sfuggire attraverso un sospiro. "Sì, ha quindici anni meno di meno di Me e si dimostra anche più giovane. La bambina è venuta dopo che ci siamo sposati, in vitro. Lei si chiama Astrid." Lui si soffermò sulla mascella decisa di Bernard, i suoi occhi azzurri e i capelli crespi e quasi bianchi. Era un individuo alto e slanciato, prepotente. Lei riprese a parlare ora con un tono monocorde che ben si addiceva alla loro stanchezza e alle tarde ore del mattino. "Lui lavora alla Whitley & Nobles, la compagnia di Rating, si alza alle sei e mezza, si fa una doccia, si rade, beve integratori e un cappuccino piccolo con croissant, poi esce alle sette e mezza e rientra alle venti, quando va bene." "Ne parli al presente, come se fosse ancora parte della tua esistenza." Lei crollò il capo, le lacrime si erano tutte asciugate. "é che era così deciso. Io venivo da un altro matrimonio. Mi ero sposata a vent'anni con un uomo più vecchio di Me. Allora non c'erano ancora le restrizioni di Oggi. Facevamo l'amore. Però il figlio non è venuto. Quello ha un pò scassato la coppia. Poi dopo anni mi sono ritrovata a essere corteggiata da questo ragazzo, con impeto e discrezione. Secondo Lui potevamo essere la coppia del Futuro, Bella e Impegnata, Non ha messo in mezzo nulla fra noi e il matrimonio, poi è arrivata Astrid secondo le nuove regole. Qualche anno dopo ho dato i primi segni di squilibrio. Erano cominciati gli attacchi di libidine, Bernard era sconcertato, non voleva mettermi in una clinica. Poi, una sera, Lui ha ceduto e abbiamo fatto sesso. Non ricordavo potesse essere così bello, però il giorno dopo Lui era scuro in volto: aveva fatto tardi sul lavoro, la bambina aveva pianto tutta la notte e non si era nemmeno rasato, tutta la giornata gli si era scombussolata e avevo reso pochissimo, preso come era dai dubbi e i ricordi lancinanti del nostro accoppiamento. Dal quel momento, mi aveva confidato più tardi, aveva preso la decisione di denunciarmi e di chiedere comunque il supporto di specialisti. Sentiva una profonda colpa per avere ceduto e comunque non voleva che la bambina restasse sotto la mia influenza. Così è sparita da un giorno all'altro e Io sono rimasta sola, a masturbarmi con un fallo in lattice. "

 
 
 
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