Sul taxi si parlarono poco. I loro badges sventolavano all'aria, quasi a
farsi notare, senza fallo, dall'autista. Questi era un simpatico lungagnone
nero, con un accenno di barba e la risata in tasca, sempre pronta. Non
sembrava turbato dai segni della loro malattia, forse perchè già ne aveva
visti parecchi. Non parlava però faceva lunghi sorrisi e batteva con la
mano sul cruscotto lasciando cantare il cambio automatico. Poi, a un certo
punto, incapace di trattenersi oltre nel mare del silenzio dei due, Solcò
le onde perigliose e cominciò a bofonchiare :" Anch'Io so come sia
difficile superare quelle crisi lì..." Fletcher sollevò gli occhi a
osservarlo. Non ci voleva un altro sermone. Però era lì, pronto a essere
piazzato e ingurgitato. "Sì, insomma. A un certo punto mi sono preso via di
mia moglie e avevo voglia, capite...Lei allora mi ha preso da parte e mi ha
mozzicato :Simon, se non vuoi farlo per Noi, almeno fallo per Lui. E ha
indicato il bambino: nostro figlio intendo. Eh beh, allora mi si è
rivoltato tutto lo stomaco e mi si sono annodate le budella. Ho capito
subito che mandavo a puttane la nostra vita insieme e il frugoletto, così
mi sono ripreso e ho dimenticato tutte le stronzate. Sono finito per dieci
minuti dal Dottor Percace (Grande Uomo, quello) che mi ha dato un
flaconcino di roba. Dieci gocce da prendere alla sera per due settimane. Ci
crederete? Mi è passata ogni fisima e ho ripreso il mio ritmo di lavoro,
raddoppiandolo in un mese. Grandi motivazioni."
Fletcher pensava: com'è possibile che al tizio sia stato dato il flaconcino
mentre loro venivano percossi e brutalizzati dalle decisioni anodine di
Percace, senza nessun sollievo di tipo farmacologico? "Tu che ne pensi?"
fece a Christine. Ma Lei restava di stucco, come la solita sfinge. "Devono
averle bucato il cervello durante il ricovero". Pensava Fletcher sempre più
irritato da quella strana compagna. Intanto il taxista continuava a
concionare su come s'era ripreso e adesso sfidava il mondo in piena forma.
"Robe da non crederci, dopo due settimane ero nuovo di zecca, concentrato
sul lavoro e tutto il resto. Sono diventato anche un perfetto papà..."
Fletcher diede un pugno al poggiatesta del sedile anteriore quasi
implorando che quella cantilena cessasse. Il taxista rimbalzò con violenza
"Ehi, che ti piglia? Io sono un tipo tranquillo ma se mi provochi...." E si
girò a fulminare con gli occhi il suo passeggero esagitato. Si erano
fermati a uno stop e Fletcher aprì la portiera e uscì fuori scavalcando il
traffico. Christine lo seguì perdendo una scarpa e attraversò con Lui il
boulevard. "Così continui a metterti nei guai....e..." "Secondo Te dovevo
restare lì ad ascoltarmi le giaculatorie di quello svampito? Ne ho
abbastanza di predicozzi." Passarono al marciapiede e Fletcher scoppiò a
ridere. Di un riso nervoso. "Dove hai perso la scarpa?". Christine fece un
cenno indefinito: "Là in mezzo al traffico." Ansimava. Lui pensò: "Te la
recupero Io", ma si accorse ben presto che ne restavano solo i frammenti
sparsi sull'asse a lungo scorrimento. "Andiamo, farai a meno della scarpa,
chi vuoi che ti noti in questa Città? Ne abbiamo abbastanza con il badge
sul bavero." Percorsero Miligram Avenue mentre Christine si era tolta anche
l'altra scarpa e camminava a piedi nudi. Fletcher era davanti, nervoso,
scagliava via i sassolini che potessero indolenzire le piante della sua
amica. Si trovavano in un posto che Lui conosceva per fama ma dove non era
transitato che in rare occasioni. Una grande piazza con una fontana di
sette cavalli e tutt'intorno passaggi pedonali obsoleti e contorti.
"Aspetta," gridò Lei " quella tavola calda messicana, al bordo. Lì mi
conoscono." Avanzarono, con la testa tra le spalle, e scivolarono dentro il
posto come fossero due fantasmi. Si sedettero sulla prima panca libera e
presero il menù. Fletcher pareva uscito da un bagno nella pece, talmente
era scuro. Christine aveva invece il sorriso inebetito di chi non ha ancora
pienamente realizzato la situazione e il posto dove si trova. si avvicinò
una cameriera piuttosto scarmigliata e abbondante, abbracciò Christine e si
misero a parlare fitto in spagnolo. Fletcher allungò i piedi sotto la
tavola e, per la prima volta da giorni, un sonno rado ma costante gli bussò
alle tempie e gli addolcì il corpo facendolo trascinare al di là delle
domande e delle risposte. Si chiese dove cazzo avesse imparato Christine lo
spagnolo e allungò la testa sul legno. Quando si svegliò erano trascorsi
dieci minuti.
Inviato da: cassetta2
il 11/11/2020 alle 17:38
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