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Fletcher XCVI

Post n°95 pubblicato il 15 Settembre 2016 da marlow17

 








Montarono in macchina senza Stephanie e Fletcher avviò verso l'ospedale di contea, dov'era ricoverato Van Huijten. Passarono a fianco di convogli militari e di soldati infagottati nelle divise grigioverdi. Ormai tutti stavano smobilitando, anche le vittime di quel raid: Tobias Vandenabbe dentro un sacco nero, gli altri seguaci verso centri di cura sotto stretto controllo militare. "Ho come l'impressione che Percace stia stringendo il cerchio" Borbottò Fletcher "Questo evento lo ha colto di sorpresa e ha realizzato che ci sono persone disposte ad andargli contro, a ribellarsi. I giochetti e gli esperimenti sono finiti. Noi stessi siamo un lusso che non può più permettersi." "Ci verrà addosso?" Chiese Peter con una certa angoscia nell'animo. "Finora ha seguito le nostre mosse con compiacenza e indulgenza. Tutto questo è finito. Siamo tornati a essere dei fuggiaschi e quando avrà la chance di metterci le mani sopra non sarà per una carezza. Ha percepito che sappiamo molte cose, e forse anche la sua vera natura. Non può permettersi di lasciarci gironzolare come se nulla fosse." "Allora dovremo tornare a nasconderci" Fece Christine "Non capisco questa tua fantasia di parlare con mio zio. Non è in grado, e anche se lo fosse nessuno ci permetterà di avvicinarlo." Fletcher cominciò a rallentare l'andatura sino a fermare l'automobile in uno spiazzo per il picnic. Poi spense il motore. Tutt'intorno un idilliaco e bucolico paesaggio faceva da contrasto con i pensieri oscuri che agitavano il terzetto al riparo delle lamiere. "Dobbiamo trovare un hotel lasciando i documenti che ci aveva procurato Mary Dozen. Poi potremo cominciare a riflettere sulle prossime mosse." Fletcher appoggiò la testa sul volante: "Tutti e tre abbiamo intuito qualcosa su Percace, ed è qualcosa di estremamente sgradevole. E ho compreso dal suo sguardo che ci ha smascherati. Con la scomparsa del nucleo di Van Huijten restiamo gli unici, forse, ad afferrare la vera natura del dottore, Christine." "Quindi se prima si divertiva a monitorarci e a seguire i nostri maldestri tentativi con la stessa curiosità con cui il tecnico guarda la cavia, adesso è tutto cambiato." "Esattamente. Sono sicuro che in questo stesso momento stia elaborando come levarci di mezzo. Con noi, e forse con altri, a piede libero il suo piano non può ancora dirsi perfezionato." "Cosa intendi con ALTRI?" "Siamo davvero sicuri di essere gli unici figli di un esperimento perverso oppure sono sparsi per la nazione tante altre piccole vittime che, come noi, d'ora in avanti dovranno sfuggire alla mannaia del ricovero coatto? E se davvero esistono perché non cercare di creare una rete di resistenza, clandestina e armata?" Peter si fece aria con la mano: "è già tanto se riusciamo a restare liberi per le prossime ventiquattr'ore e tu vai a pensare a un'opposizione collettiva di cellule autonome ai progetti del dottore. Leviamoci di qui che è meglio. Prima ci mescoliamo con la metropoli meglio sarà." Fletcher risollevò la testa dallo sterzo e riaccese la macchina. Ormai guardavano a tutte le divise come potenziali gabbie e non riuscivano a distaccarsi dalla sgradevole sensazione di avere i giorni contati. Se prima l'entusiasmo li aveva sostenuti nella loro fuga ora subentrava il terrore della via obbligata, la sindrome da accerchiamento. Giunsero in città che la luce compiva strani giochi sulle facciate dei palazzi. La gente, quella, pareva sempre la stessa, impegnata a baciarsi, a pugnalarsi, a derubarsi e ad aiutarsi. Loro tre, però, erano cambiati.








(Continua)










 
 
 
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