anch'io

rimembranze

Avevo promesso un altro post direttamente collegato con il 557 sulla nostalgia, ed eccomi qua a cercare di esprimere altre sensazioni suscitate dai ricordi.

Sono stati i vostri commenti a riportarmi indietro nel tempo…..

Mi hanno riportato alla mente il giugno del 1983…   

I medici dell’ Ospedale Pediatrico Giovanni XXIII di Bari in cui mio figlio era seguito, mi prospettano la possibilità che mio figlio, alla giovanissima età di 20 mesi, stia già andando incontro alla dialisi e quindi alla possibilità di affrontare un trapianto e che, pertanto, è meglio andare ad affrontare i preparativi per il probabile trapianto imminente, a Milano visto che a Bari non c’è un centro trapianti attrezzato e preparato ad affrontare un trapianto in un bambino di meno di 2 anni.

Rimboccandosi le maniche, come sempre abbiamo fatto negli ultimi 20 mesi, la famiglia (io e mio marito) si organizza per la partenza…….

Non ero mai stata a Milano. E non ci sono più tornata. Di Milano conosco solo un albergo nei pressi della stazione di cui ricordo solo il prezzo - 70000 lire al giorno! E parliamo del 1983!!! – e  via Commenda………

3 giorni di tour de force quasi tutto il giorno in ospedale e il ritorno in albergo. Il tutto condito dalla difficoltà di far mangiare gli orribili prodotti aproteici (quelli di 26 anni fa!!!!!) ad un bimbo piccolo e tendenzialmente inappetente senza avere una cucina a disposizione…….. roba da impazzire……

E, in più, la difficoltà di stare in un ambiente diverso dal solito, tra persone sconosciute e che, ahimè, mi dispiace dirlo, non erano così umane come quelle lasciate qui nel NOSTRO ospedale.
Proprio lì, infatti, abbiamo provato cosa vuol dire incontrare un medico scorbutico e frustrato…….

Una dottoressa, non ricordo bene se urologa o radiologa - era colei che praticava una cistografia su mio figlio – ha cominciato ad urlare contro mio figlio che, secondo lei non collaborava… in pratica non riusciva a fare la pipì a comando… al suo comando.

In quel momento la reazione mi ha fatto diventare un po’ cattiva e ho dato la colpa al suo essere claudicante che sicuramente la faceva sentire insoddisfatta e frustrata….

Beh abbiamo resistito 3 giorni, appunto. Poi siamo scappati a casa. Non so, ma credo che al sud, il sole riscaldi gli animi e sia più facile essere umani…

lo so che questo è un pensiero condizionato da quell’esperienza…  i vostri stessi commenti mi hanno già dimostrato il contrario…

Per fortuna la situazione di mio figlio, poi, non è precipitata così in fretta come sembrava e non abbiamo più avuto bisogno di andare a Milano. Come sapete, il trapianto è stato fatto a Bari una decina di anni dopo i fatti qui descritti.

E l’anno scorso, parlando con la Dottoressa Caringella, Primario del reparto di nefrologia dell’ospedale barese dove mio figlio è cresciuto, che andava in pensione, è stato bello sentirle dire che non avrebbe mai dimenticato la risposta di mio marito, al ritorno da Milano, alla sua domanda: “come siete stati a Milano?” poiché mio marito rispose qualcosa come: ”male. Lì Antonio era un numero, qui una persona”.

E raccontando affiorano altri ricordi. …

Affiorano quelle che erano le nostre piccole soddisfazioni. Le mie piccole soddisfazioni. Sentirmi chiamare da altri genitori disperati che mi chiedevano consigli su come far seguire la dieta aproteica ai loro figli, era una di queste. Sentirmi dire che faceva meraviglia vedere la stato di “salute” di mio figlio a fronte di una funzionalità renale inferiore al 3 %, un’altra…. e ancora... mi gratificava sentirmi dire che se la situazione non precipitava era merito mio e della mia dieta...

In certi casi ci si attacca alle piccole cose, vero?

Mi rendo conto che, la rinnovata situazione odierna mi sta portando a far riaffiorare il passato...

Forse è un bene avere un blog in cui parlare.
Non siete obbligati a leggere se non vi va.
L’importante è aver scritto.
E forse scriverò ancora.

A