Blog
Un blog creato da cile54 il 09/01/2007

RACCONTI & OPINIONI

Pagine di Lavoro, Salute, Politica, Cultura, Relazioni sociali - a cura di franco cilenti

 
 

www.lavoroesalute.org

Chi è interessato a scrivere e distribuire la rivìsta nel suo posto di lavoro, o pubblicare una propria edizione territoriale di Lavoro e Salute, sriva a info@lavoroesalute.org

Distribuito gratuitamente da 37 anni. A cura di operatori e operatrici della sanità. Finanziato dai promotori con il contributo dei lettori.

Tutti i numeri in pdf

www.lavoroesalute.org

 

LA RIVISTA NAZIONALE

www.medicinademocratica.org

MEDICINA DEMOCRATICA

movimento di lotta per la salute

 TUTTO IL CONGRESSO SU

www.medicinademocratica.org

 

AREA PERSONALE

 
Citazioni nei Blog Amici: 180
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Maggio 2014 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
      1 2 3 4
5 6 7 8 9 10 11
12 13 14 15 16 17 18
19 20 21 22 23 24 25
26 27 28 29 30 31  
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

MAPPA LETTORI

 

ULTIME VISITE AL BLOG

industriametallisbaglisignoramonellaccio19cardiavincenzocassetta2nomadi50cile54m12ps12maremontyAlfe0Sassar0liiltuocognatino2BiSa62NonnoRenzo0mvgalli
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

Messaggi del 30/05/2014

 
 

Informazione sui fatti, il contrario della imperante comunicazione dei nostri media sui voleri dei poteri dominanti

Post n°8874 pubblicato il 30 Maggio 2014 da cile54

Dietrofront sulla Tav Torino-Lione. Non servirà per le merci, ce lo chiede l’Europa

Completo, segreto, silenzioso dietrofront. Oltre ad avere quasi dimezzato i finanziamenti alla Tav Torino-Lione, l’Unione Europea ha messo nero su bianco di non farci passare le merci e di utilizzare invece per queste lo storico traforo del Frejus. Ma proprio il trasporto delle merci doveva essere la pietra angolare della Tav. E’ stupefacente venire a conoscenza di informazioni ufficiali così importanti e che riguardano così da vicino la spesa pubblica italiana con oltre un anno di ritardo e solo perchè le ha rese disponibili on line qualche giorno fa la testata francese Reporterre. Eppure…

Antefatto. Il traforo ferroviario del Frejus fra Italia e Francia (per i francesi: traforo del Mont Cenis) risalirà pure ai tempi di Cavour, ma è stato ammodernato due anni fa ed è in grado di trasportare anche gli autocarri caricandoli a bordo dei vagoni ferroviari; è usato ben al di sotto delle sue potenzialità; il traffico merci fra Italia e Francia attraverso il Frejus è in netto calo dal 1997 circa, mentre sembrava in aumento all’inizio degli Anni 90, quando l’Unione Europea ha cominciato a parlare della necessità di costruire un nuovo corridoio ferroviario.

In questo scenario vanno collocate le rivelazioni di Reporterre, che ha messo on line un documento ufficiale firmato da Laurens Jan Brinkhorst, il coordinatore per conto della Commissione Europea del “progetto prioritario 6″, ovvero del costruendo corridoio ferroviario da Lione alla frontiera ucraina. Il corridoio doveva andare dall’Atlantico a Kiev, ma in Ucraina (con rispetto parlando) non sanno neanche cos’è un treno ad alta velocità; il Portogallo ha già detto da tempo di no ed ora silenziosamente anche la Spagna si è defilata. Il documento firmato da Brinkhorst è il rapporto annuale d’attività 2012-13 ed è datato ottobre 2013.

Vi risparmio l’educata esposizione di Brinkhorst sul pieno marasma ad Est di Trieste. Per quanto riguarda specificamente la Torino-Lione, il suo rapporto – redatto in francese – dice che nel gennaio 2013 si è svolta l’ultima riunione della “plateforme du corridor Lyon-Turin”. O per lo meno: si è svolta l’ultima riunione prima della redazione del rapporto annuale. La “plateforme” riunisce i soggetti italiani, francesi e dell’Ue coinvolti nella Tav; il summit

était centrée sur la ligne historique et le rôle qu’elle pouvait jouer comme axe ferroviaire principal entre la France et l’Italie. Les participants sont convenus de la nécessité de réactiver la ligne existante pour qu’elle devienne l’axe ferroviaire principal pour le transport des marchandises entre la France et l’Italie. Le point de vue partagé est l’impossibilité politique de proposer la construction d’une nouvelle ligne sans avoir entrepris tous les efforts possibles pour rétablir la ligne existante comme artère principale de transport après les travaux d’élargissement du tunnel ferroviaire Fréjus/Mont Cenis

Ovvero: la riunione si è occupata della linea ferroviaria storica (quella dei tempi di Cavour e da poco ammodernata) e del ruolo che essa potrebbe avere come asse principale fra Italia e Francia. I partecipanti hanno convenuto sulla necessità di riattivare la linea già esistente affinchè diventi l’asse principale del trasporto merci fra Italia e Francia. Il punto di vista condiviso è l’impossibilità politica di proporre la costruzione di una nuova linea senza intraprendere tutti gli sforzi possibili per ripristinare la linea esistente come la principale arteria di trasporto dopo i lavori di ampliamento del Fréjus-Mont Cenis.

Di questo importantissimo dietrofront emerso durante la riunione della “plateforme” finora non è saputo assolutamente nulla. Comunque la Francia ha già ufficialmente rimandato a dopo il 2030 (leggi: alle calende greche) il raccordo fra la rete ferroviaria nazionale e il tratto internazionale della Tav Torino-Lione: un tunnel sotto le Alpi di circa 60 chilometri il cui costo è stimato in 8,78 miliardi di euro, per il 58% a carico dell’Italia – così ha stabilito l’accordo con la Francia – anche se la galleria ricade solo per il 20% in territorio italiano.

L’Italia insiste che il tunnel è prioritario. Ma visto che ora l’Europa dice di non farci passare le merci, per quanti viaggiatori è prioritario andare da Torino a Lione risparmiando un’ora – solo un’ora – di tempo? E voi spendereste tutto quel denaro pubblico per accontentarli?

28 Maggio 2014

da http://blogeko.iljournal.it/

 
 
 

Chi vivacchia su un misero salario e sulla misera pensione vota solo per chi sta troppo bene? 80 euro fanno miracoli

Post n°8873 pubblicato il 30 Maggio 2014 da cile54

La radiografia di un paese sull’orlo del baratro

Rapporto Istat 2014. Sei anni di crisi e di politiche dell’austerità hanno strangolato un paese dove più di 6 milioni di persone non lavorano, dove i giovani scappano per cercare fortuna all’estero, dove ci sono famiglie che non hanno di che sfamarsi, dove si fanno sempre meno figli e dove le disuguaglianze di reddito sono le più alte d’Europa. E non ci sono segnali che fanno pensare ad una inversione di tendenza.

Si dice che le poli­ti­che di auste­rità ammaz­ze­ranno il paese. Già fatto. Sem­bra un cada­vere l’Italia radio­gra­fata dal rap­porto Istat 2014, un paese inca­pace ridi­stri­buire ric­chezza, dove la disoc­cu­pa­zione è ai mas­simi sto­rici con più di 6 milioni di per­sone senza lavoro, dove più che emi­grare ormai si scappa — sia gli ita­liani che gli stra­nieri — dove i poveri aumen­tano e milioni di per­sone non hanno di che sfa­marsi. Un paese sem­pre più vec­chio dove non nascono bambini.

Detta con una con­si­de­ra­zione che le com­prende tutte, spiega l’Istat, “l’Italia è uno dei paesi euro­pei con la mag­giore dise­gua­glianza nella distri­bu­zione dei red­diti”. Il fal­li­mento di qual­si­vo­glia demo­cra­zia. I dati indi­cano anche “deboli segnali posi­tivi”, ma è solo un mezzo punto di cre­scita che dopo anni di crisi con­ferma il declino di un paese stran­go­lato da tutti i governi, pas­sati e presenti.

Tra disoc­cu­pati cro­nici, e per­sone che secondo l’Istat sono inat­tive ma più vicine al mer­cato del lavoro, la somma è pre­sto detta: sono 6,3 milioni le per­sone in cerca di una occu­pa­zione. Un record sto­rico, den­tro cui si indi­vi­duano 1 milione e 427 mila “sco­rag­giati”, cioè per­sone che un lavoro non lo cer­cano più. I gio­vani tra i 15 e i 29 anni che non lavo­rano e non stu­diano (i cosid­detti Neet) sono 2 milioni e 435 mila (576 mila in più rispetto al 2008). Ma se per gio­vani si inten­dono gli under 35, allora nei cin­que anni di crisi gli occu­pati sono scesi di 1 milione e 803 mila unità; le dif­fe­renze ter­ri­to­riali sono molto mar­cate (al nord il tasso di occu­pa­zione gio­va­nile è pari al 50%, con­tro il 43,7% del cen­tro e il 27,6 del sud).

L’altra cate­go­ria mor­ti­fi­cata, i cin­quan­tenni, è vit­tima di un para­dosso: se da una parte gli over 50 che hanno un lavoro aumen­tano sta­ti­sti­ca­mente (ma solo per effetto dell’inasprimento dei requi­siti per andare in pen­sione) dall’altra sono oltre un milione quelli che non rie­scono più a rime­diare una forma di red­dito. Signi­fica che nel 2013 almeno 2 milioni di fami­glie non hanno al loro interno né un occu­pato né un pen­sio­nato, cui biso­gna aggiun­gere 1 milione di fami­glie com­po­ste da più per­sone man­te­nute uni­ca­mente da una pen­sione da lavoro: 3 milioni di fami­glie in difficoltà.

Altro dato signi­fi­ca­tivo: tra il 2008 e il 2013 le fami­glie in cui l’unico occu­pato è donna sono aumen­tate di 591 mila unità (+34,5%), supe­rando i 2,3 milioni. Se la pas­sano appena poco meglio i cosid­detti “ati­pici”, quelli che non hanno il posto fisso: più della meta ha un con­tratto che dura meno di un anno e per molti (20%) la pre­ca­rietà si è cro­ni­ciz­zata da cin­que anni. Infine, “par­ti­co­lar­mente grave”, sot­to­li­nea l’Istat, l’aumento dei geni­tori disoc­cu­pati: tra il 2008 e il 2013 si regi­stra un aumento di 530 mila per­sone tra padri e madri che non rie­scono più a man­te­nere i figli.

Dato il qua­dro, la fuga è logica con­se­guenza. Nel 2012 hanno cer­cato “for­tuna” all’estero oltre 26 mila gio­vani tra i 15 e i 34 anni (10 mila in più rispetto al 2008); negli ultimi 5 anni sono scap­pati in 100 mila. “Il numero di emi­grati ita­liani — si legge — è pari a 68 mila unità, il più alto degli ultimi dieci anni, ed è cre­sciuto del 35% rispetto al 2011”. Rimane inva­riato ma costante il dato della migra­zione interna: 87 mila per­sone all’anno lasciano il sud per cer­care lavoro nel nord. La crisi allon­tana anche gli immi­grati dall’Italia: nel 2012 gli ingressi sono stati 321 mila (-27,7% rispetto al 2007), men­tre aumenta il numero di chi lascia il paese (+17,9%).

Non si fanno figli. Nel 2013 sono nati 515 mila bam­bini, circa 64 mila in meno in cin­que anni e 12 mila in meno rispetto al minimo sto­rico delle nascite regi­strato nel 1995. Le donne ita­liane in età feconda fanno pochi figli, in media 1,29 per donna. Il calo delle nascite riguarda anche le donne stra­niere, pur rima­nendo su livelli di fecon­dità più ele­vati (2,37). Infine, l’Italia si con­ferma uno dei paesi più vec­chi al mondo. Si con­tano 151,4 per­sone over 65 ogni 100 gio­vani con meno di 15 anni (solo la Ger­ma­nia ha un valore più alto, men­tre la media euro­pea è di 116,6). La spe­ranza di vita, nel 2012, è arri­vata a 79,6 anni per gli uomini e a 84,4 per le donne. C’è da ral­le­grar­sene, e nello stesso tempo di che essere molto preoccupati.

Luca Fazio

29/5/2014 www.ilmanifesto.it

 
 
 
 

L'informazione dipendente, dai fatti

Nel Paese della bugia la verità è una malattia

(Gianni Rodari)

 

SI IUS SOLI

 

 

www.controlacrisi.org

notizie, conflitti, lotte......in tempo reale

--------------------------

www.osservatoriorepressione.info

 

 

G8 GENOVA 2011/ UN LIBRO ILLUSTRATO, MAURO BIANI

Diaz. La vignetta è nel mio libro “Chi semina racconta, sussidiario di resistenza sociale“.

Più di 240 pagine e 250 vignette e illustrazioni/storie per raccontare (dal 2005 al 2012) com’è che siamo finiti così.

> andate in fondo alla pagina linkata e acquistatelo on line.

 

Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

omicidio di Stato

DARE CORPO ALLE ICONE

 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963