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Messaggi del 05/05/2014

 
 

Basta austerità, basta privatizzazioni. Appello per la costruzione di una manifestazione nazionale il 17 maggio

Post n°8837 pubblicato il 05 Maggio 2014 da cile54

ACQUA, TERRA, REDDITO, CASA, LAVORO, BENI COMUNI, DIRITTI SOCIALI E DEMOCRAZIA IN ITALIA E IN EUROPA

Una nuova stagione di privatizzazione dei beni comuni, di attacco ai diritti sociali e alla democrazia è alle porte.

 

Se la straordinaria vittoria referendaria del 2011 ha dimostrato la fine del consenso all'ideologia del “privato è bello”, e se la miriade di conflittualità aperte sulla difesa dei beni comuni e la difesa dei territori suggeriscono la possibilità e l'urgenza di un altro modello sociale, la crisi, costruita attorno alla trappola del debito pubblico, ha riproposto con forza e ferocia l'ideologia del “privato è obbligatorio e ineluttabile”.

L'obiettivo è chiaro: consentire all'enorme massa di denaro accumulata sui mercati finanziari di potersi impossessare della ricchezza sociale del Paese, imponendo un modello produttivo contaminante, mercificando i beni comuni e alienando i diritti di tutti.

Le conseguenze sono altrettanto chiare: un drammatico impoverimento di ampie fasce della popolazione, sottoposte a perdita del lavoro, del reddito, della possibilità di accesso ai servizi, ai danni ambientali e ai conseguenti impatti sulla salute, con preoccupanti segnali di diffusione di disperazione individuale e sociale.

 

Il Governo Renzi, sostenuto dall'imponente grancassa dei mass-media e in piena continuità con gli esecutivi precedenti, sta accelerando l'approfondimento delle politiche liberiste, rendendo irreversibile, attraverso il decreto Poletti e il Job Act, la precarietà del lavoro e della vita delle persone; continuando a comprimere gli spazi democratici delle comunità costrette a subire gli effetti delle devastazioni ambientali, delle grandi opere, dei grandi eventi e delle speculazione finanziaria e immobiliare; mettendo a rischio, attraverso i tagli alla spesa, il diritto alla salute, alla scuola e all'università, e la conservazione della natura e delle risorse.

 

Dentro questo disegno, viene messa in discussione la stessa democrazia, con una nuova spinta neoautoritaria che toglie rappresentatività alle istituzioni legislative (in particolare la nuova legge elettorale “Italicum”) ed aumenta i poteri del Governo e del Presidente del Consiglio, e con l'attacco alla funzione pubblica e sociale degli enti locali.

 

Tutto ciò in piena sudditanza con i vincoli dell'elite politico-finanziarie che governano l'Unione Europea e che, le politiche di austerità, i vincoli monetaristi imposti dalla BCE, il patto di stabilità, il fiscal compact e l’imminente trattato di libero scambio USA-UE (TTIP), cercano di imporre la fine di qualsivoglia stato sociale e la piena mercificazione dei beni comuni.

 

A tutto questo è giunto il momento di dire basta.

 

In questi anni, dentro le conflittualità aperte in questo paese, sono maturate esperienze di lotta molteplici e variegate ma tutte accomunate da un comune sentire: non vi sarà alcuna uscita dalla crisi che non passi attraverso una mobilitazione sociale diffusa per la riappropriazione sociale dei beni comuni, della gestione dei territori, della ricchezza sociale prodotta, di una nuova democrazia partecipativa.

 

Sono esperienze che, mentre producono importantissime resistenze sui temi dell'acqua, dei beni comuni e della difesa del territorio, dell'autodeterminazione alimentare, del diritto all'istruzione, alla salute e all'abitare, del contrasto alla precarietà della vita e alla mercificazione della società, prefigurano la possibilità di una radicale inversione di rotta e la costruzione di un altro modello sociale e di democrazia.

 

Vogliamo fermare la nuova stagione di privatizzazioni, precarietà e devastazione ambientale.

 

Vogliamo costruire assieme un nuovo futuro.

 

Vogliamo collegarci alle diffuse mobilitazioni europee, per affermare la difesa dei beni comuni nella dimensione continentale, a partire dal semestre italiano di presidenza italiana del Consiglio dell'Unione Europea.

 

Vogliamo costruire un appuntamento collettivo che nasca in ogni territorio dentro momenti di confronto e iniziative reticolari, che, a partire da oggi, mettano in campo reti e associazioni, comitati, movimenti e organizzazioni sociali per arrivare tutte e tutti assieme ad una grande manifestazione nazionale a Roma per sabato 17 Maggio, con partenza da Piazza della Repubblica alle ore 14.00.

 

Stop privatizzazioni - Stop precarietà - Stop devastazione ambientale

 

Per la riappropriazione sociale dell'acqua, dei beni comuni, del territorio

 

Per la difesa e l'estensione dei servizi pubblici e dei diritti sociali

 

Stop fiscal compact - Stop pareggio di bilancio e patto di stabilità - Stop TTIP

 

Per la riappropriazione delle risorse e della ricchezza sociale

 

Per la difesa e l'estensione della democrazia

http://17maggio.noblogs.org

 
 
 

Retorica e luoghi comuni dominano nel linguaggio di Renzi,, slogan facili da smontare.....se non ci fosse il muro dei media

Post n°8836 pubblicato il 05 Maggio 2014 da cile54

Pubblico impiego, la risposta dei Cobas alla lettera Renzi-Madia contro i dipendenti

 

Matteo Renzi e il ministro Madia si preparano alla guerra contro il pubblico impiego. La spiegazione puntuale del loro programma è nella lettera ai dipendenti pubblici che contiene un incipit da far paura: "Vogliamo fare sul serio". I Cobas del Pubblico impiego rispondono punto per punto mettendo in evidenza il carattere strategico di questa offensiva e il fatto che ciò che accadrà nei prossimi mesi non è il classico coniglio dal cappello dell'ex sindaco di Firenze il risultato di un percorso lungo e articolato.

 

"I Governi degli ultimi anni non hanno scherzato bloccando per un decennio i contratti e mettendo alla porta migliaia di precari.

 

Su un punto siamo concordi con il Governo:la pubblica amministrazione cosi' com'è non può andare avanti , solo che l'obiettivo di quasi tutto il parlamento è diametralmente opposto al nostro e, con i prossimi provvedimenti, distruggeranno i servizi e il lavoro pubblico, ovviamente con il silenzio assenso di Cgil Cisl Uil.

 

Renzi e Madia dicono che vogliono costruire un'Italia più semplice e giusta, ma da anni vengono approvati decreti per la semplificazione che vanno nella direzione opposta. Il concetto di equità e giustizia non passa da false meritrocrazie concepite per togliere salario al personale e dividerlo, non passa attraverso modelli organizzativi di falsa funzionalità perchè c'è un solo soggetto al vertice che decide. Equità e giustizia non possono prescindere da retribuzioni capaci di supportare il potere di acquisto di salari, da un' organizzazione del lavoro e dei servizi senza sprechi e inefficienze, unici presupposti di un un servizio pubblico capace di rispondere ai bisogni delle persone.

 

Quando andiamo nel Sud Italia e vediamo intere province senza ospedali, vie di comunicazioni (attenzione: non grandi opere ) abbandonate da anni, si toccano con mano i ritardi e le inefficienze. Quando vediamo i costi incontrollati dei global service e dei servizi esternalizzati, pensiamo ai loro lavoratori sottopagati che potrebbero agli stessi costi essere assunti da Stato e enti locali con una paga dignitosa e garantendo anche servizi migliori.

 

E allora il problema non è quello dei costi del servizio pubblico, non sta nell' incapacità del pubblico di garantire i diritti dei cittadini ma bensi nell' assurde logiche di una politica partitica che ha piegato ogni atto pubblico alla ricerca del proprio interesseconsenso. Il problema sta proprio nella politica dei redditi concertativa e nella rinuncia ad ogni rivendicazione attraverso i conflitti, nella politica compiacente dei soliti sindacati confederali che hanno cogestito le privatizzazioni anche quando il loro costo sociale ed economico è risultato pesantissimo.

 

Retorica e luoghi comuni dominano nel linguaggio di Renzi,, slogan facili da smontare, così come il tentativo di scavalcare ogni forma di rappresentanza di lavoratrici e lavoratori.

 

Vediamone alcuni

 

•gli asili nido gestiti dagli enti locali sono soggetti a esternalizzazioni, ridimensionato l'investimento pubblico nei servizi educativi, la spesa per la manutenzione dei territori, l'edilizia scolastica e l'educazionela sanità, dovrebbero essere fuori da ogni vincolo e patto di stabilità compreso il personale necessario a erogare questi servizi. Renzi è disposto nei fatti a una politica di investimenti strutturali e di assunzioni, o piuttosto si prepara a 80 mila e passa tagli occupazionali, a nuovi processi di privatizzazione? La seconda risposta è quella giusta.

 

•riorganizzazione della Pa. Ci sono doppioni e sprechi? In taluni casi si', basti vedere agli investimenti destinati alla scuola privata quando mancano i soldi per quella pubblica, alle cliniche mantenute in piedi per compiacere le solite baronie quando le file di attesa per visite mediche e diagnostica sono sempre più lunghe e l'alternativa non potrà essere certo l'intra moenia (le visite a pagamento nelle strutture pubbliche). Abbattere le liste di attesa , assumere medici e infermieri, accrescere la prevenzione, è questa la sola risposta possibile, una ricetta ben diversa dal Governo che si prepara a ridurre gli appalti in essere e a un'ulteriore stretta in materia di salute e sicurezza.

 

 

•le soluzioni del Governo sono inaccettabili perchè si vuole sopperire alle carenze di organici e servizi con lo strumento della mobilità obbligatoria, si parla di non trattenere in servizio il personale (ma allo stesso tempo i giovani non saranno assunti senza rimuovere prima i patti di stabilità in materia di spesa del personale cosa che il Furbetto/Bulletto di Pontassieve fa finta di non sapere). Il Governo potrà anche mandare in pensione personale ormai prossimo alla pensione(ma questi soldi andrebbero spesi per potenziare i servizi) ma la vicenda degli esodati (che Renzi continua a non affrontare) induce a riflettere su cosa potrà accadere (vai in pensione prima del tempo con decurtazioni previdenziali o resti mesi senza percepire alcun reddito, praticamente alla fame.

 

 

•Ci chiediamo che fine faranno gli attuali dirigenti a tempo indeterminato, siamo preoccupati da un futuro in cui i dirigenti saranno a contratto e scelti dalla politica (altro che gestione e rilancio della cosa pubblica ma uso a fini elettorali e privati della stessa con la forbice salariale che si dilaterà sempre di più!).

 

 

•l'accorpamento di prefetture, enti di ricerca avviene solo nell'ottica di tagliare posti di lavoro, non esiste alcun progetto che porti a ipotizzare processi di ristrutturazione e accorpamenti per migliorare la ricerca (non a caso le strutture pubbliche sono gestite spesso a fini privati da parte delle grandi aziende), i servizi e accrescere la competività di un paese fermo, colpito dalla recessione , da una classe politica e industriale che pensa solo a colpire i salari, a distruggere l'ambiente e a pagare poche tasse.

 

 

•Quando si parla riforma degli appalti, di non iscrizione alla camera di commercio (con la inaudita soppressione delle stesse), siamo preoccupati per gli scenari futuri perchè il vero obiettivo di questa riforma potrebbe essere quello di una manovra liberista che aprirà la strada a lucrosi affari di palazzinari.

Dulcis in fundo la polemica con i sindacati: nessun problema da parte nostra a mettere on line i nostri conti, allo stesso tempo per abbattere gli sprechi noi proponiamo l'eliminazione degli enti bilaterali, la statalizzazione dei caf e dei patronati (assorbendo il personale visto che offrono un servizio di pubblica utilità sostitutivo ), la centralità del contratto nazionale e la eliminazione del sistema delle deroghe e di qualsiasi ingerenza del legislatore e dei governi nelle materie riservate alla contrattazione collettiva.

 

Cosa dire allora al Governo Renzi che chiede a cittadini e sindacati?

 

-basta con il ricorso a sistemi illusionistico comunicativi che di fatto non ridistribuiscono salario attraverso la riduzione delle enorme ricchezze accumulate con le rendite finanziarie;

 

- Rinnovare i contratti nel pubblico impiego, ridurre drasticamente (e non solo a parole) la forbice salariale nel pubblico, uscire dal patto di stabilità che affossa l'economia e i servizi pubblici

 

-no alla alimentazione di fratture generazionali fra tutelati e non tutelati, fra occupati e non occupati, perchè su questo ormai il tentativo renziano di dividere i gruppi sociali è stato scoperto, e il sindacato di base si adopererà per saldare conflitti e vertenze in un azione politica collettiva;

 

-Non rispondere agli esclusivi interessi del capitalismo finanziario nelle cui file sta trovando consenso e sostenitori, perchè ciò conferma come la crescita dello spread fosse stata artefatta al solo scopo di far passare l' austerità, il fiscal compact, la riduzione dei diritti ovvero tagli di risorse destinate allo stato sociale e ai servizi pubblici, e indirettamente anche tagli su occupazione e riduzione di salari a partire dai dipendenti pubblici e da quelli dei servizi di pubblicà utilità".

5/5/2014 www.controlacrisi.org

 
 
 

La tassa patrimoniale sulle grandi ricchezze per ridare almeno 30 miliardi di euro dai ricchi ai lavoratori” è rivoluzionaria?

Post n°8835 pubblicato il 05 Maggio 2014 da cile54

Censis, la crisi arricchisce i paperoni: aumenta il divario tra sfruttati e dirigenti

 

I 10 uomini piu' ricchi del Paese hanno un patrimonio pari a quello di 500mila famiglie operaie messe insieme. A fare i conti sul divario sociale in Italia è il Censis. Ne esce un quadro inquietante, da cui si capisce che la crisi non è uguale per tutti.

Le cifre sono davvero impressionanti e parlano di una vera e propria “trasfigurazione” del nostro paese ad opera della crisi economica. "I 10 uomini piu' ricchi d'Italia dispongono di un patrimonio di circa 75 miliardi di euro, pari a quello di quasi 500mila famiglie operaie messe insieme. Questo vuol dire che poco meno di 2mila italiani ricchissimi, membri del club mondiale degli ultraricchi, dispongono di un patrimonio complessivo superiore a 169 miliardi

di euro (senza contare il valore degli immobili): cioe' lo 0,003% della popolazione italiana possiede una ricchezza pari a quella del 4,5% della popolazione totale.

 

Per Paolo Ferrero, segretario del Prc, "serve immediatamente una tassa patrimoniale sulle grandi ricchezze per distribuire immediatamente almeno 30 miliardi di euro dai ricchi ai lavoratori”. “Se il governo non fa nulla – aggiunge - è perché Renzi difende i ricchi e le banche. I 10 italiani più ricchi che guadagnano come mezzo milione di famiglie operaie sono dei porci: questa ricchezza è un insulto agli italiani e alle italiane".

 

Il confronto storico è implacabile: le classi popolari continuano a perdere reddito

E’ chiaro infatti che se questi dati dovessero venire confermati si afferma la dinamica di una “crisi a senso unico”, cioè un prezzo che stanno pagando soltanto i più poveri, mentre i più ricchi addirittura si avvantaggiano. Facendo un confronto storico il divario viene alla luce con maggior forza. Oggi, in piena crisi, il patrimonio di un dirigente e' pari a 5,6 volte quello di un operaio, mentre era pari a circa 3 volte vent'anni fa. Il patrimonio di un libero professionista e' pari a 4,5 volte quello di un operaio (4 volte vent'anni fa). Quello di un imprenditore e' pari a oltre 3 volte quello di un operaio (2,9 volte vent'anni fa)". Rispetto a dodici anni fa, i redditi familiari annui degli operai sono diminuiti, in termini reali, del 17,9%, quelli degli impiegati del 12%, quelli degli imprenditori del 3,7%, mentre i redditi dei dirigenti sono aumentati dell'1,5%. “L'1% dei top earner (circa 414mila contribuenti italiani) – afferma il Censis - si e' diviso nel 2012 un reddito netto annuo di oltre 42 miliardi di euro, con redditi netti individuali che volano mediamente sopra i 102mila euro, mentre il valore medio dei redditi netti dichiarati dai contribuenti italiani non raggiunge i 15mila euro. E la quota di reddito finita ai top earner e' rimasta sostanzialmente stabile anche nella fase crisi".

Il risconto sui consumi conferma il quadro

Negli anni della crisi (tra il 2006 e il 2012), "i consumi familiari annui degli operai si sono ridotti, in termini reali, del 10,5%, quelli degli imprenditori del 5,9%, quelli degli impiegati del 4,5%, mentre i consumi dei dirigenti hanno registrato solo un -2,4%. Distanze gia' ampie che si allargano, dunque, compattezza sociale che si sfarina, e alla corsa verso il ceto medio tipica degli anni '80 e '90 si e' sostituita oggi una fuga in direzioni opposte, con tanti che vanno giu' e solo pochi che riescono a salire. In questa situazione e' alto il rischio di un ritorno al conflitto sociale, piuttosto che alla cultura dello sviluppo come presupposto per un maggiore benessere". Nel 2013 le famiglie italiane - precisa infine la Coldiretti - hanno tagliato la spesa dal pesce fresco (-20 per cento) alla pasta (-9 per cento), dal latte (-8 per cento) all'olio di oliva extravergine (- 6 per cento) dall'ortofrutta (- 3 per cento) alla carne (-2 per cento) mentre aumentano solo le uova (+2 per cento), sulla base dell'analisi della Coldiretti su dati Ismea relativi al primi undici mesi. In particolare si e' assistito ad un calo nelle quantita' di alimenti acquistati, ad una riduzione degli sprechi ma soprattutto all'affermarsi dei prodotti low cost a basso prezzo in vendita nei discount che sono gli unici a fare registrare un aumento (+1,6 per cento) nel commercio al dettaglio nel 2013.

Fabio Sebastiani

5/5/2014 www.controlacrisi.org

 
 
 
 

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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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