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Il coraggio non mi manca. E' la paura che mi frega. (Antonio Albanese)

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"La mia ferita emotiva più profonda è stata anche una fonte inesauribile di gioie". Non ti rivelerò perché questa frase è molto importante per me: è una questione troppo personale. Ma tu, Vergine, potresti fare un'affermazione simile? Potresti interpretare la tua vita in modo da vedere un'esperienza dolorosa come una fonte di intuizione, ispirazione e vitalità? Il 2009 sarà l'anno ideale per compiere questo cambio di percezione. E il periodo intorno al solstizio d'inverno è il momento perfetto per cominciare. (Rob Brezsny)

 
 

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Sulla via che mi porta al lavoro c'è una casa abbandonata che, mi hanno detto da qualche giorno, è abitata dai fantasmi.
Non lo sapevo. Ma appena me l'hanno detto ho pensato: la compro io.
 

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« Finestra sulla dea del mareMessaggio #141 »

 

Post n°140 pubblicato il 20 Febbraio 2006 da betulla64
 

Giornata di Compleanni questa.

Mi è tornata alla mente la mia prima festa di Compleanno seria. Avevo sei anni, facevo la prima elementare ed avevo appena scoperto l'esistenza delle classi sociali: esistevano le figlie del Farmacista, i figli del Maresciallo, le figlie del Commissario e tutti questi parlavano italiano; poi esistevamo noi, contadini figli di questa terra, che parlavamo la lingua nostra. I primi portavano blue jeans e scarpe da tennis, noi calze di lana e scamiciati fatti in casa. Loro avevano le cartelle plastificate con sopra Topo Gigio, noi la cartella marrone di cartone. Tirando le somme mi parve normale che ad adeguarsi linguisticamente non fossero i figli dei notabili e così imparai l'italiano.

Doveva essere primavera quando la figlia minore del Commissario compì gli anni ed invitò tutta la classe nella caserma della Polizia per una festa. La bambina si chiamava Melania e solo pronunciarne il nome faceva volare la mai fantasia provocandomi grande agitazione, accompagnata da febbre e borbottii di pancia. La caserma si trovava in un edificio che ora mi pare normale, ma allora mi dava l'impressione di essere imponente e quello che ora appare come un leggero rialzo di una parte del tetto a me sembrava la torre di un castello.

Non ho il ricordo di giochi, di vestiti o altro, l'unico ricordo netto, limpido, è un salone enorme rispetto alla piccola cucina di casa mia, e una tavola imbandita di ogni ben di Dio. C'erano vassoi colmi di pizzette e pasticcini che io guardavo senza osare avvicinarmi perchè mi era stato raccomandato di aspettare che la mamma di Melania offrisse e di non fare figuracce. Dopo un po' la signora si accorse di me e, bella come la Fata delle favole, mi prese per mano e mi portò vicino al tavolo, dove scorsi tra tutte le prelibatezze un piatto su cui erano stati disposti tanti grissini  attorno ai quali erano state arrotolate enormi fette di prosciutto crudo. La Fata mi mise in mano uno di quei grissini e io diedi un morso, sentendo un arcobaleno di sapori sprigionarsi tra le labbra.

Da allora e per tutta la vita, quando vedo un grissino e del prosciutto, non posso fare a meno di fare il rotolo, ringraziando silenziosamente la Fata per avermi insegnato che anche i ricchi mangiano con le mani.


(Foto: betulla64 a 5 anni)

 
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da "La coscienza di Zeno"
 
 

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