Creato da betulla64 il 22/12/2005
Il coraggio non mi manca. E' la paura che mi frega. (Antonio Albanese)

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Oroscopo

immagineVergine (23 agosto - 22 settembre)


"La mia ferita emotiva più profonda è stata anche una fonte inesauribile di gioie". Non ti rivelerò perché questa frase è molto importante per me: è una questione troppo personale. Ma tu, Vergine, potresti fare un'affermazione simile? Potresti interpretare la tua vita in modo da vedere un'esperienza dolorosa come una fonte di intuizione, ispirazione e vitalità? Il 2009 sarà l'anno ideale per compiere questo cambio di percezione. E il periodo intorno al solstizio d'inverno è il momento perfetto per cominciare. (Rob Brezsny)

 
 

Blo(g)cco Note

Sulla via che mi porta al lavoro c'è una casa abbandonata che, mi hanno detto da qualche giorno, è abitata dai fantasmi.
Non lo sapevo. Ma appena me l'hanno detto ho pensato: la compro io.
 

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"El canto tiene poder,
tiene la fe que alucina,

la voluntad colectiva,
puede ser ola en el mar"

(Josè Seves)


 
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Messaggi di Dicembre 2007

Post N° 521

Post n°521 pubblicato il 26 Dicembre 2007 da betulla64
 






Ho atteso, giorno dopo giorno, le avvisaglie. Ho aspettato, con crescente stupore nell'accorgermi che non sarebbe successo nulla. Erano anni, credo ormai quasi metà della mia vita, che al primo profumo d'autunno, quando le giornate tendono ad accorciare e il sole a passare più basso sull'orizzonte, la mia mente, il mio corpo, la mia anima, d'improvviso s'incupivano. Comiciava con un malessere non definibile, come un prurito sotto la cute, tra i nervi, nelle ossa, per spostarsi lentamente sù, in gola e nel cervello e più l'autunno si inoltrava nell'inverno, più il prurito assumeva le sembianze della disperazione. L'avvicinarsi del Natale diventava un avvitamento dentro ad un incubo, dove l'unico desiderio percepibile era quello di scomparire, se non di morire. Trovavo intollerabile aspettare l'arrivo di un nuovo anno, sapendo di aver appena gettato al vento quello che stava finendo, rendendomi conto che il tutto si sarebbe ridotto ad un anno in più nei miei dati anagrafici. L'inutilità del tempo passato mi lasciava prostrata, in una sorta di dissociazione del mondo, dalla vita, dagli affetti.

Ho atteso. E non è arrivato. Di differente rispetto alla vita passata, c'è che mi manca un pezzo e comincio a pensare che fosse proprio quel pezzo, farfalla irragionevole, a impedirmi un logico vivere.
Analizzando l'ultimo anno non mi pare ci sia stato nulla di così "strabiliante" da giustificare l'improvviso abbandono del "prurito" anzi, ci sono stati giorni difficili, paure grandi, prove fisiche non da poco. Il panico mica è stato estirpato con la ghiandola, lui è sempre lì, aspettando che io abbassi la guardia per poter colpire duro. La mente però mi stupisce quando, mai così lucida in passato, riesce a tenermi distante dalla disperazione e a farmi guardare in faccia le situazioni senza che io cada nell'auto-compatimento. È come se qualcuno avesse passato il palmo della mano su un'anima appannata, riportando alla luce i colori, le sfumature, i particolari che danno un senso alla parola "vita", restituendo le giuste proporzioni.

Ho riletto tutto il blog, nei giorni scorsi. Credo di aver fatto, a tratti, un uso smodato di questo mio lacrimatoio, ma nel ripercorrere le parole, tra un brivido e una lacrimuccia, non ho potuto fare a meno di provare un moto d'orgoglio per questo mio cammino iniziato in un inverno di due anni fa, avendo come unico scopo il rimanere a galla e ritrovandomi ora qui, miracolosamente integra nella mente, pronta al cammino, non solo attraverso le parole. Ho riletto tutto e mi è venuto da pensare che non so se avrò ancora cose da scrivere, o se si stia chiudendo un ciclo; certo è che oggi mi è piaciuto raccontarvi il mio star bene e nel raccontarvelo, lasciare qui i miei auguri per questo anno che sta arrivando. Che sia un anno pieno di serenità, di gioia e di fiducia nel futuro.


" Ho aspettato a lungo
Qualcosa che non c'è

Invece di guardare
Il sole sorgere
E miracolosamente non
Ho smesso di sognare
E miracolosamente
Non riesco a non sperare
E se c'è un segreto
E' fare tutto come
Se vedessi solo il sole

Click


* * *


Aggiornamento 28/12/2007 - h. 13.18

Vergine (23 agosto - 22 settembre)

Il creosoto è una pianta in grado di sopravvivere per secoli con pochissima acqua. Nel deserto di Mohave, nel sudest degli Stati Uniti, c'è una macchia di creosoti chiamata King Clone la cui età, secondo la datazione al carbonio, è di 11.700 anni. La robustezza di questa meraviglia della natura mi fa pensare a te, Vergine. A volte coltivi la fantasia che meno cose ti servono per vivere, più sarai forte. L'aspetto negativo di questo atteggiamento è che potresti involontariamente ostacolare le persone che vogliono offrirti i loro doni. Quello positivo è che hai scoperto molti segreti su come nutrirti e prenderti cura di te stesso. Nel 2008, comunque, prevedo che ti allontanerai dalla metafora del creosoto. È più probabile che somiglierai a una pianta di pomodoro che viene innaffiata regolarmente.

(Rob Brezsny)

 
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Post N° 520

Post n°520 pubblicato il 20 Dicembre 2007 da betulla64
 


Buon Natale!





Click



Llegaron ya los reyes y eran tres
Melchor, Gaspar y el negro Baltazar
Arrope y miel le llevarán
y un poncho blanco de alpaca real...
Changos y chinitas
duermanse
Que ya Melchor, Gaspar y Baltazar,

todos los regalos dejarán para jugar

mañana al despertar.

El Niño Dios muy bien lo agradeció

comió la miel y el poncho lo abrigó
y fue después que los miró
y a media noche el sol relumbró.

(Ariel Ramirez - Navidad Nuestra)



 
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Post N° 519

Post n°519 pubblicato il 17 Dicembre 2007 da betulla64





Voli pindarici*



* Per "volo pindarico"s'intende qualcosa di assolutamente deviante, per certi versi destabilizzante. Basilarmente e' un distacco dalla realta' contemporanea e il susseguente ingresso in un mondo ad essa parallelo, spesso fiabesco e dai contorni psichedelici dove regna molta (ma sana) distorsione. Sorta di "viaggio nel subconscio autoprodotto", e cioe' una droga "autofinanziata" dal nostro cervello,un massiccio distacco dai doveri del mondo contemporaneo al fine di approdare in una terra fatta di ricordi, emozioni, sogni, progetti ed aspirazioni. (Telemaco Pepe)


 
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Post N° 518

Post n°518 pubblicato il 13 Dicembre 2007 da betulla64
 




A Strasburgo è stata solennemente
proclamata la Carta europea dei diritti fondamentali.

L'articolo 21, al comma 1 così recita:

È vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l'origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l'appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali.

Spero qualcuno invii copia alla signora Binetti, al signor Mastella e a monsignor Bertone.
Per conoscenza eh, mica per altro...




 
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Post N° 517

Post n°517 pubblicato il 11 Dicembre 2007 da betulla64
 
Tag: Roma




CONSERVIAMO LA BIODIVERSITÀ E LA LEGALITÀ A OSTIA

(ROMA)




Era bella Ostia quel giorno. Per la prima volta mi rendevo conto che Roma è città di mare e guardavo incantata dalla terrazza (perchè le case al mare non hanno tetti, han terrazze) tutto quell'immenso blu. Ci eravamo arrivati con il treno e poi a piedi attraverso la duna, sentendo la sabbia infilarsi nei sandali e la vegetazione bassa solleticare le caviglie. Mi spiegò che quello era l'ultimo "pezzo" di macchia mediterranea, uno scorcio di quello che doveva essere stato quel tratto di costa prima che l'uomo ci mettesse piede e cemento. Alle spalle la pineta, davanti il mare, in mezzo quella striscia di sabbia e cespugli miracolosamente risparmiata, di cui gli esperti botanici dell'Università la Sapienza, scrivono: "I caratteri della vegetazione di quest’area rivestono un valore documentario di carattere assolutamente inalienabile. Questi lembi residui rappresentano di per se’ un valore museale di prim’ordine ai quali val la pena di dedicare interventi di valorizzazione in senso culturale".
Mi piacerebbe davvero, quando un giorno tornerò a Roma, rifare quella gita fuori porta e sarebbe un peccato non ritrovare la duna intatta con i suoi ginepri e la sua piantaggine che (come la malva del Palatino mio Dio!!) ha foglie dieci volte più grandi di quella dei miei prati. Sarebbe un peccato mortale se davvero si facesse quello che il Comune di Roma ha deciso di fare, ossia costruire proprio lì il polo natatorio per i mondiali di nuoto del 2009. Se qualche romano che ama la sua città passasse di qui, se qualche italiano che ci tiene alle proprie coste volesse soffermersi un attimo o se qualcuno semplicemente avesse voglia di immaginarsi betulla felice su una terrazza a guardare il mare (lo so, è una ruffianata terribile, ma ampiamente giustificata dal fine), se voleste firmare e diffondere la petizione qui a destra, credo che sarebbe proprio una bella cosa.



* * *



Non c'entra niente, ma io oggi mi struggo così


...io non ho niente da fare
questo è quello che so fare
io non posso che adorare
non posso che leccare
questo tuo profondo amore
questo tuo profondo...



 
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Post N° 516

Post n°516 pubblicato il 10 Dicembre 2007 da betulla64
 
Tag: dap


... E così, come fosse la norma, si compiono i 20 anni giusti giusti dal mio primo attacco di panico. Chissà se riuscirò a festeggiare i 20 anni dall'ultimo....

Nell'attesa... Cin- Cin!!!





in quei giorni la radio suonava così...




 
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Post N° 515

Post n°515 pubblicato il 07 Dicembre 2007 da betulla64
 


Era il 16 luglio quando a Fossano saltò per aria il Molino Cordero. Morirono in cinque e l'Italia del "quali cibi scegliere per combattere l'afa" e del "rischio blackout, portiamo i nonni al fresco" non lo venne quasi a sapere. Ne parlò il tg regionale, ne scrisse La Stampa in cronaca locale e forse il TG5 accennò ad un incidente sul lavoro in provincia di Cuneo. Quattro di quei cinque non morirono subito; ebbero il tempo si sentire l'inferno calare sui loro corpi e banchettarci per giorni e settimane. Ed ora Torino. Uomini ridotti a tizzoni ardenti dalla trascuratezza, dal menefreghismo, dalla fame di profitto sulla pelle di chi lavora. Siamo a sette nove morti bruciati e altri cinque tre bruciati ma al momento vivi, il tutto in cinque mesi scarsi, il tutto nel rigoglioso, industrializzato, ridente Piemonte, il tutto senza contare gli altri morti, quelli schiacciati, precipitati, avvelenati....
verrebbe quasi voglia di emigrare in Cina.

 
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Post N° 514

Post n°514 pubblicato il 06 Dicembre 2007 da betulla64
 


Tra la fine degli anni sessanta e la metà dagli anni settanta, mio padre e i suoi fratelli, cavalcando l'onda del boom turistico, si inventarono uno spettacolare skilift che fu palestra e parco giochi per molti bambini della mia generazione, me compresa.
Iniziai a sciare a quattro anni, in braccio a papà.

Mi portava in cima abbarbicata al suo collo, poi mi faceva appoggiare i piedini sugli attacchi dei suoi sci (i mitici attacchi a molla con i legacci in cuoio) e reggendomi per le ascelle mi conduceva piano piano fin giù. Questo fu per un po' di volte, poi recuperò un paio di vecchi sci di legno, me li mise ai piedi, mi infilò il piattello dello skilift tra la gambe e con una pacca sul sedere mi urlò "e non cadere!". Caddi mille volte e mille volte mi rialzai, fino ad imparare l'equilibrio. Quando fui più grandicella presi qualche lezione da un maestro, per il resto guardavo come facevano quelli bravi e cercavo di imitarli. Smisi di sciare per qualche anno quando le crisi di panico si fecero più forti, poi timidamente ricominciai, frequentando le piste più nascoste nei periodi di bassa stagione. Fu in uno di quei periodi che capitò l'incidente. Sciavo tranquilla su una pista poco frequentata, quando mi sentii investire da un'ombra scura che colpendomi lateralmente mi buttò a terra. L'impatto fu così forte che svenni e quando riaprri gli occhi mi trovai accerchiata da una piccola folla di sciatori preoccupati. Cercai di sollevarmi, ribellandomi a chi mi esortava alla prudenza e vidi che la mia tuta da sci era tagliata trasversalmente dalla spalla alla tibia. Il ginocchio, raggiunto dalla lamina tagliente dello sci, sanguinava e io mi sentivo come se nessun osso del mio corpo fosse più al suo posto. Mi dissero che un ragazzo mi era "sciato" addosso mentre tentava un salto in piena pista.
Ricordo che volevano chiamare l'elicottero, il medico, il soccorso alpino e quant'altro, ma il panico fu molto più forte del buon senso; riuscii ad alzarmi e, tamponando la ferita, decisi che se non avessi ripreso a sciare immediatamente, non lo avrei fatto mai più.
Di quella giornata conservo la sensazione di essere stata miracolata e una cicatrice sul ginocchio.
Provai a sciare ancora per un paio di anni, ma ogni raspar di lamine alle mie spalle era un tuffo al cuore con conseguente, repentina inchiodata a mettere in pericolo me e chi seguiva. L'avvento dello snowboard completò l'opera: ormai sciare non era più un divertimento, ma piuttosto un continuo schivare pericoli cercando di scacciare l'apprensione, così appesi gli sci al chiodo e ho ormai perso il conto degli anni che sono passati dall'ultima discesa. Quest'anno però, vuoi che stare in casa mi pesa sempre di più, vuoi che se non faccio un minimo di esercizio fisico lievito come una ciambella nel forno, ho pensato che non sarebbe male sperimentare la montagna invernale trovando un'alternativa allo sci alpino. La prima idea balzatami alla mente è stata di imparare a ciaspolare, ma temo di non essere abbastanza esperta per avventurarmi su pendii intonsi col rischio di causare rovinosi distacchi di masse nevose e finire a fare la superstar nei titoli di Studio aperto. Altra opzione potrebbe essere lo sci di fondo, se non fosse che, fino a quando il proposito resta entro i limiti dell'esercizio ludico del pensiero, sono tutta un "armiamoci e partiamo!", quando però si tratta di attivarmi perchè il pensiero si trasformi in azione, ecco che mi prende la tanto odiata e familiare morsa allo stomaco. Mi frena il dubbio di non essere all'altezza, mi intimorisce l'eventualità di aver bisogno di un istruttore, mi angoscia la prospettiva di un'esperienza sconosciuta da intraprendere sotto l'occhio critico della "gente". Gira gira, torno sempre allo stesso punto, in totale stallo di fronte all'altrui giudizio.
Servirebbe forse ancora la pacca sul sedere di papà, quel suo accompagnarmi con la mano tesa, incerta tra l'incoraggiare e il proteggere, sicura nell'incitarmi a provare. Basterebbe, forse, riscoprire quel suo sorriso di allora, scanzonato e fiducioso, a rammentarmi cosa promettevo di essere e cosa potrei tentare ancora di diventare.


 
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Post N° 513

Post n°513 pubblicato il 05 Dicembre 2007 da betulla64
 







...Oceano di saggezza...




 
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Radiobet


 

È tempo di...



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Parole al vento...

 "Laudato sie, mi signore,
cun tucte le tue creature..."


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"El bosque precede al ombre
pero le sigue el desierto"
 

"Grande importante malattia quella di Basedow!... tutti gli organismi si distribuiscono su una linea, ad un capo della quale sta la malattia di Basedow che implica il generosissimo, folle consumo della forza vitale, il battito di un cuore stremato, e all'altro stanno gli organismi immiseriti per avarizia organica..."

da "La coscienza di Zeno"
 
 

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