Creato da betulla64 il 22/12/2005
Il coraggio non mi manca. E' la paura che mi frega. (Antonio Albanese)

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immagineVergine (23 agosto - 22 settembre)


"La mia ferita emotiva più profonda è stata anche una fonte inesauribile di gioie". Non ti rivelerò perché questa frase è molto importante per me: è una questione troppo personale. Ma tu, Vergine, potresti fare un'affermazione simile? Potresti interpretare la tua vita in modo da vedere un'esperienza dolorosa come una fonte di intuizione, ispirazione e vitalità? Il 2009 sarà l'anno ideale per compiere questo cambio di percezione. E il periodo intorno al solstizio d'inverno è il momento perfetto per cominciare. (Rob Brezsny)

 
 

Blo(g)cco Note

Sulla via che mi porta al lavoro c'è una casa abbandonata che, mi hanno detto da qualche giorno, è abitata dai fantasmi.
Non lo sapevo. Ma appena me l'hanno detto ho pensato: la compro io.
 

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"El canto tiene poder,
tiene la fe que alucina,

la voluntad colectiva,
puede ser ola en el mar"

(Josè Seves)


 
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Messaggi di Marzo 2006

 

Post n°197 pubblicato il 22 Marzo 2006 da betulla64
 
Tag: Parole
Foto di betulla64

"Ha paura di tutto. Te l'ho detto mille volte", rispose Josefa. "E la paura stordisce. Sono convinta che la paura miete più vittime del coraggio".
"Ma quando la si prova, che cosa si deve fare?". chiese Emilia.
"Non bisogna lasciarsi vincere. Chi non ha mai paura è un suicida, ma lo è anche chi vive solo di paura".
"Be', ora io ho solo paura", disse Emilia.

(Angeles Mastretta - Male d'amore)



(Foto: Sergio Ladron de Guevara - Mujer maya)



 
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Post n°196 pubblicato il 22 Marzo 2006 da betulla64
 
Foto di betulla64

22 Marzo
Giornata Mondiale dell'acqua

L'acqua non è un privilegio,
è un diritto!

Firma la petizione

 
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Post n°195 pubblicato il 21 Marzo 2006 da betulla64
 
Tag: Parole
Foto di betulla64

“I capelli li avevo lunghi e ribelli. Quando erano scoperti sembravano i capelli di una Griet diversa: una Griet abituata a sostare in un vicolo, sola con un uomo, una Griet non poi così tranquilla, silenziosa e pura. Una Griet non diversa dalle donne che usavano stare con la testa scoperta. Per questo tenevo i capelli ben nascosti, perché non emergesse alcuna traccia di quella Griet.”

Tracy Chevalier - La ragazza con l’orecchino di perla

(Foto: Johannes Vermeer - La ragazza con l'orecchino di perla)

 
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Post n°194 pubblicato il 21 Marzo 2006 da betulla64
 
Tag: dap
Foto di betulla64

Non ho voglia di spulciare a ritroso il Blog per cercare le parole esatte, ma l'ho scritto più di una volta di non essere qui in cerca di una cura, bensì di un luogo dove poter esprimere la mia rabbia e sì, anche la mia disperazione. Capisco la generosità altrui, spece se l'altrui condivide lo stesso problema, nel cercare di consigliarmi, di fare il tifo, di spingermi fuori dal tunnel. Lo capisco ma non è quello che cerco.
Ho avuto il mio primissimo attacco di panico il 21 Giugno 1982. Il secondo ci ha messo qualche anno ad arrivare, era il 1987. Il terzo qualche mese dopo e da quel terzo non sono mai più passati. Sono diminiuiti di intensità a volte per poi tornare più forti. Sono diminuiti in frequenza per poi ricominciare a ritmo anche di 10 al giorno. Sono diventati più sopportabili perchè alla fine si impara a gestirli e si impara che non si muore come si pensava all'inizio e che dandogli il tempo di sfogarsi dopo magari un'oretta passa.... Non so, le persone che mi incoraggiano a combattere, da quanto tempo siano in dap. Io ci sto da quasi 24 anni. Sono anni che nessuno mi restituirà. La mia giovinezza, la mia voglia di vivere, i miei progetti, i miei figli. Nessuno me li restituirà. Quindi piuttosto che stare ad aspettare un'ipotetica guarigione, io mi organizzo per vivere senza illusioni il tipo di vita che evidentemente per me è l'unica vivibile. Così da non dover respirare rimpianti ad ogni afflato di vita.

Anima bella, tu hai tutto il diritto di sperare e di credere e io sono la prima a fare la ola ad ogni tua vittoria sul mostro. Scusami se sono stata dura, ma io devo difendermi dall'illusione come un condannato dalla forca. Un abbraccio.

(Foto: Schiele - Sitting)


 
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Post n°192 pubblicato il 20 Marzo 2006 da betulla64
 
Tag: dap
Foto di betulla64

Alzarsi la mattina, mettere sù il caffè e accendere la stufa. Poi i gatti: acqua, mangime e una carezza. Gesti da vecchia. E i minuti e le ore passare lentamente tra una lettura di un blog, un telegiornale e una telefonata benedetta. Quanto può essere lunga una giornata svuotata della vita? E una settimana? E un mese? Questa sera dovrei (DEVO!) andare dal dottore. Questo pensiero ha fatto sì che alle cinque fossi sveglia e non c'è stato più modo di riprendere sonno. Sì, potrebbe portarmici mio marito, ma se aspetto che torni dal lavoro dopo troverò la farmacia chiusa, e ho assolutamente bisogno dei farmaci. Da ieri sera che penso di andarci da sola. Su betullina, non è così difficile! Ti fai bellina, un poco di rossetto e i capelli pettinati all'indietro, Infili i jeans con le perline, e gli stivaletti col tacco e approfitti per indossare quel bel cappottone che ti piace tanto ma che hai messo 3 volte. La mano sulla maniglia sai bene come funziona, basta un leggero movimento col polso e la porta si apre... Poi è sufficiente tirare per chiudere dentro la casa e scendere le scale che già sono il fuori. Basta così poco per essere come gli altri. Un sorriso stampato sul viso, o una finta aria pensosa e poi mettere un piede davanti all'altro, le mani nelle tasche e la borsetta che dondola di lato al ritmo del tuo cuore che sai può impazzire all'improvviso. E appena lo pensi lui lo fa, di impazzire e ti si chiude il petto e ti si congela la mente. O magari questa volta no. Magari ci arrivi tranquilla all'ambulatorio e sali le scale, apri la porta e vedi che il mondo intero stasera ha bisogno del dottore e tutti che ti salutano e tu vuoi solo sparire cercando l'angolo più discreto dove nasconderti. Il calore dei termosifoni sparati al massimo, gli sguardi di chi da vent'anni non ti vede e sussurra all'orecchio del vicino richieste di informazioni o lo sguardo di chi ti vede ogni volta che vai dal dottore e te lo dice:"ma possibile che noi ci vediamo solo qui??" E per che cavolo di altro motivo dovremmo vederci?? Domande stupide per passare il tempo, litanie di malanni e pettegolezzi di paese, domande sulla famiglia, sul marito, sul mondo... Davvero per essere come gli altri devo rincoglionirmi così? Lo stomaco contratto e una botta di acido salire in gola: calma! Calma betullina, tra poco tocca a te e poi potrai uscire. Stai tranquilla, nessuno se ne accorge che non riesci più a respirare: nessuno fa caso alle mani di cera e al volto che avvampa. Se chiudi gli occhi dimentichi che esistono, loro scompaiono e quel cicaleccio assordante che sta diventando rombo nelle tue orecchie, non è niente di più di un rumore indistinto, il rumore del mondo betullina. Ecco, ora tocca a te, ti ha chiamata. Lo vedi giù in fondo col camice bianco? Ma quanto è lunga sta sala d'aspetto? Ti alzi e raggiungi lo studio immaginando che tutto quel mondo ti osservi e fai appena in tempo a crollare sulla sedia prima che le gambe cedano del tutto. Lui lo sa come ti senti e ti fa i complimenti "Sei stata brava a resistere" ... Già, sono stata brava.
Forza, infilati sotto la doccia, che può pure essere che oggi sia la giornata buona. Su bet, non è così difficile.

 
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Post n°191 pubblicato il 19 Marzo 2006 da betulla64
 
Tag: Parole
Foto di betulla64

Io non ho bisogno di denaro.
Ho bisogno di sentimenti,
di parole, di parole scelte sapientemente,
di fiori detti pensieri,
di rose dette presenze,
di sogni che abitino gli alberi,
di canzoni che facciano danzare le statue,
di stelle che mormorino all'orecchio degli amanti....
Ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia la pesantezza delle parole,
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.
(Alda Merini)

 
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Post n°190 pubblicato il 19 Marzo 2006 da betulla64
 
Tag: Parole
Foto di betulla64

At voe ban papà.
T'ou dijou nìnt, tou dijou mâi.
Manc à càl dzourn coura pansâva 'd varte murur, tou ài ditz.
T'ou dijou ura iscè, 'ndoua la t' piâss tantou varme travagiâr, 'ndoua la 't fai magoun vaijri toua figgia.
At voe ban papà.

* * *

E un giorno ti svegli stupita e di colpo ti accorgi
che non sono più quei fantastici giorni all'asilo
di giochi, di amici e se ti guardi attorno non scorgi
le cose consuete, ma un vago e indistinto profilo...
E un giorno cammini per strada e ad un tratto comprendi
che non sei la stessa che andava al mattino alla scuola,
che il mondo là fuori t'aspetta e tu quasi ti arrendi
capendo che a battito a battito è l'età che s'invola...
E tuo padre ti sembra più vecchio
e ogni giorno si fa più lontano,
non racconta più favole
e ormai non ti prende per mano,
sembra che non capisca i tuoi sogni
sempre tesi fra realtà e sperare
e sospesi fra voglie alternate di andare e restare...
di andare e restare...
E un giorno ripensi alla casa e non è più la stessa
in cui lento il tempo sciupavi quand'eri bambina,
in cui ogni oggetto era un simbolo ed una promessa
di cose incredibili e di caffellatte in cucina...
E la stanza coi poster sul muro ed i dischi graffiati
p
ersi in mezzo ai tuoi libri e a regali che neanche ricordi,
sembra quasi il racconto di tanti momenti passati
come il piano studiato e lasciato anni fa su due accordi...
E tuo padre ti sembra annoiato
e ogni volta si fa più distratto,
non inventa più giochi
e con te sta perdendo il contatto...
E tua madre lontana e presente
sui tuoi sogni ha da fare e da dire,
ma può darsi non riesca a sapere che sogni gestire...
che sogni gestire...
Poi un giorno in un libro o in un bar si farà tutto chiaro,
capirai che altra gente si è fatta le stesse domande,
che non c'è solo il dolce ad attenderti, ma molto d'amaro
e non è senza un prezzo salato diventare grande...
I tuoi dischi, i tuoi poster saranno per sempre scordati,
lascerai sorridendo svanire i tuoi miti felici
come oggetti di bimba, lontani ed impolverati,
troverai nuove strade, altri scopi ed avrai nuovi amici...
Sentirai che tuo padre ti è uguale,
lo vedrai un po' folle, un po' saggio
nello spendere sempre ugualmente paura e coraggio,
la paura e il coraggio di vivere
come un peso che ognuno ha portato,
la paura e il coraggio di dire:
"io ho sempre tentato,
io ho sempre tentato..."

(Francesco Guccini - E un giorno...)

 
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Post n°188 pubblicato il 18 Marzo 2006 da betulla64
 
Tag: Parole
Foto di betulla64

Scricciolo

... quando l'anima è satura dentro
di amarezza e dolore
diventa incredibilmente bella
e potente soprattutto...

(Alda Merini)


(Foto: Gustave Klimt - Danae)


 
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Post n°186 pubblicato il 16 Marzo 2006 da betulla64
 
Foto di betulla64

“Una porcata”. Non usa eufemismi Roberto Calderoli per descrivere la legge elettorale fatta dalle sue mani per cancellare il maggioritario e riportare l’Italia in balia del proporzionale. Anzi, dalle telecamere di Matrix, l’ex ministro per le Riforme confessa di aver creato di suo pugno una norma sbagliata. (Fonte: Tgcom)

Un Ministro della Repubblica (tale era ai tempi della legge elettorale) che dice pubblicamente di aver commesso un atto dannoso per lo Stato, come minimo dovrebbe essere incriminato per tradimento.

* * *

Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi.
I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.

Costituzione della Repubblica Italiana, Art. 54

 
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Post n°185 pubblicato il 16 Marzo 2006 da betulla64
 
Tag: Parole
Foto di betulla64

A volte è più facile lasciarsi cadere giù che provare a credere.
Oggi ho solo voglia di cadere ad occhi chiusi e mente spenta.

Quando la sera
tu ritorni a casa
non ho neanche voglia di parlare
tu non guardarmi
con quella tenerezza
come fossi un bambino
che rimane deluso
Si lo so
che questa
non è certo la vita
che hai sognato un giorno per noi
Vedrai vedrai
vedrai che cambierà
forse non sarà domani
ma un bel giorno cambierà
Vedrai vedrai
non son finito sai
non so dirti come e quando
ma vedrai che cambierà
Preferirei sapere che piangi
che mi rimproveri d'averti delusa
e non vederti sempre così dolce
accettare da me
tutto quello che viene
Mi fa disperare
il pensiero di te
e di me che non so darti di più
Vedrai vedrai
vedrai che cambierà
forse non sarà domani
ma un bel giorno cambierà
Vedrai vedrai
non son finito sai
non so dirti come e quando
ma vedrai che cambierà.

(Luigi Tenco)

 
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Post n°183 pubblicato il 15 Marzo 2006 da betulla64
 
Foto di betulla64

Alcuni anni fa, una persona a me assai cara, decise di poter sopravvivere senza mangiare. Lavorava come un mulo e ingurgitava una pesca al giorno, più qualche decina di caffè. Fu difficile convincerla di avere un probelema, ma alla fine si arrese e andò dal medico, il quale le prescrisse un farmaco apposito contro l'anoressia e un antidepressivo. E lì scoppiò il dramma: lei diceva di non essere depressa, di non aver bisogno di farmaci contro la depressione, che l'avrebbero intontita e quant'altro. In sostanza rifiutava di curarsi. Finchè un giorno la convinsi ad ascoltarmi: le spiegai come io da anni prenda un farmaco per il cuore, anche se non sono ammalata di cuore. A leggerne il bugiardino mi si sono rizzati un poco i capelli, la prima volta, ma poi l'ho ingoiato e da allora lo ingoio ogni giorno. Le spiegai che la mia tiroide ammalata mi rendeva molto tachicardica e se non avessi preso quel farmaco, sarei diventata sì una cardiopatica. Certo, mi abbassa la pressione, a me che già tendo ad averla sotto ai tacchi, però fa si che la tiroide non mi faccia scoppiare il cuore... Non so se afferrò proprio il concetto, ma è certo che iniziò a curarsi ed infine è guarita, per la gioia sua e nostra. Tutto questo l'ho scritto per una persona che spero voglia leggere e convincersi che i medici non sono dei pazzi furiosi che prescrivono farmaci a vanvera. C'è sempre un buon motivo e se si ritiene che non ci sia, se ne discute. Ma rifiutare una cura per un pregiudizio è il modo più sciocco per farsi del male.



[OT] Non perdetevi questo nel post del 14 marzo

 
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04/11/2000

Post n°182 pubblicato il 15 Marzo 2006 da betulla64
 
Tag: Parole
Foto di betulla64

E' così lunga la città
che in questa nebbia che viene giù
ti sembra che svaniscano le case
soltanto noi restiamo qui
seduti ancora un po'
ad aspettare
perché è così dolce la città
che in questa pioggia che scende giù
mi sento come fossi andato via
e ritornando ancora qui
sedermi a questo bar
e ricordare
quanto era bella la città
piena dei tuoi colori
e tu che mi tenevi fra le dita
quanto era bella la città
e com'è lunga la città
senza di te.

(Gian Maria Testa)

(Foto: Cuneo)

 
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Post n°181 pubblicato il 14 Marzo 2006 da betulla64
 
Foto di betulla64

Ho visto un Presidente del Consiglio in pieno attacco di panico (e lo dico col rispetto dovuto alla categoria a cui appartengo), col fiato corto, le mani tremanti e scarsissimo senso del tempo.
Ho visto un capo dell'opposizione esporre concetti chiari, senza sforare sul tempo a lui concesso e l'ho visto chiudere invocando il diritto alla felicità.
Secondo voi, una volta al seggio, scelgo l'attacco di panico o la felicità?


 

 
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Post n°180 pubblicato il 14 Marzo 2006 da betulla64
 
Foto di betulla64

Dall'uscita 26 puoi annàààà
à-a Garbatellaaaaaaaaaa
dopo er baretto dei pizzardoni
c'è er semaforo che sarta i colori
occhio alla strada
o so' dolori
E allora vieni con me, amore,
sur grande raccordo anulare, che circonda la capitale
e nelle soste faremo l'amore
e se nasce una bambina poi
la chiameremo: rrrrromaaaaa!!!

 
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Post n°179 pubblicato il 14 Marzo 2006 da betulla64
 
Tag: dap
Foto di betulla64

Falcopellegrino mi ha fatto una bella reprimenda affettuosa ieri, così che mi sento in obbligo di chiarire due cosette. Intanto non è che io brancoli nel buio aspettando un miracolo dalla Madonna di Fatima. Mi sono sempre curata: prima con gli ansiolitici, dopo con la psicoanalisi e da tre anni con il farmaco classico per il dap, quello che se lo vuoi pagare meno comperi l'alprazolam. Fatta questa premessa, voglio raccontare il mio ultimo anno. Sarà lungo, ma se pensate che per me è stato eterno, sopporterete. La storia comincia bene: il 25 Aprile del 2005 ho smesso di fumare e l'ho fatto in una maniera per nulla traumatica, tanto che già dal giorno successivo ho capito che qualcosa in me era cambiato. Sentivo dentro un'energia nuova, una cosa totalmente sconosciuta, o forse solo dimenticata: una frenesia che faceva sì che non riuscissi a starmene in casa, dovevo uscire, camminare, respirare con i polmoni che giorno dopo giorno si riaprivano all'ossigeno. Mi piaceva uscire la sera dopo cena. Io abito in montagna, in un luogo isolato, dove si può passeggiare sperando di non incontrare proprio nessuno, così uscivo magari con mia mamma, o con mio marito, a volte con mia sorella e scoprivo che l'aver smesso di intossicarmi con la nicotina mi stava regalando anche la capacità di sentire gli odori. Sentivo i profumi delle piante, delle diverse erbe, dei muschi sulle pietre ed erano tutte piccole meraviglie che mi davano l'impressione di una rinascita imminente. Con questo spirito partii per Roma, come ogni anno, ma questa volta salii sul treno con lo stupore di chi sbattendo la testa contro un muro non senta il dolore. Stavo su un treno e non arrivava il panico. Fu così per tutto il tempo del mio soggiorno romano: passeggiate in centro, pranzi in ristoranti affollati, addirittura una domenica mattina in Piazza San Pietro a vedere il Papa (non eravamo pochi) e io stavo bene. Il viaggio di ritorno lo affrontai con una leggerezza che stupiva anche chi mi accompagnava. Tornai su un intercity colmo di romani diretti sul mar Ligure, eppure non feci una piega e mi godetti il panorama dell'Italia che correva dietro al finestrino, per la prima volta in vita mia senza l'assillo dell'attacco di panico. Tornai al paesello decisa a continuare con questa terapia del "non stare in casa" e cominciai ad andare per boschi. Percorsi tutti i sentieri vicino a casa, poi cominciai ad allontanarmi magari facendomi accompagnare da mia sorella che è automunita. Dopo un po' di tempo iniziarono le escursioni serie, con mio marito. Sempre più lontano, sempre più in alto, sempre più difficile. E io sentivo i muscoli farsi tonici, e la mente impazzire di vertigine davanti a tutta quella libertà finalmente mia. Ero guarita, ne ero certa, dovevo solo abituarmi all'idea e imparare nuovamente, dipo diciotto anni di regime semi-claustrale, come si vive nel mondo. Per il momento mi sembrava già miracoloso guardarlo dall'alto delle cime.
Non ricordo come successe.
Credo sia stato così doloroso da volerne rimuovere il momento, il motivo, il ricordo. Di colpo tutto cambiò e mi ritrovai come prima. Come una cappa oscura e paurosa che mi cadeva addosso. La vedevo, ne percepivo il gelo, la minaccia, ma non sapevo fermarla. A settembre tornai a Roma e fu tremendo. Uscii poco e quel poco fu triste. Non ho il ricordo di nulla di quella settimana, se non la partenza per tornare a casa. Stetti così male già alla stazione, poi sul treno.... Ci vogliono più di nove ore per arrivare a casa e io le vissi per intero con dentro un lutto tale da cadere in uno stato depressivo senza precedenti. L'inverno 2005-2006 è stato qualcosa di così vicino all'inferno de pensare che se dovesse succedere ancora, potrei morirne. E allora. Allora può anche essere che dal dap si guarisca, così come può essere che un giorno io guarirò. Ma non ci voglio più pensare. Perchè è come per un condannato a morte percorrere il corridoio che ti porta al lettino per l'iniezione letale, e ogni volta essere graziato sull'uscio. Dopo un po' supplichi che il Governatore si faccia i cazzi suoi. Io non voglio più essere graziata a vanvera. Vivo anche così. Ho i miei ritmi, i miei gatti, l'amore, la famiglia. Ho molto più di quanto molti abbiano e di quanto porbabilmente io meriti. Tra qualche tempo si scioglierà la neve e, se Dio vuole, tornerò in montagna, dove il panico svanisce e dove sempre, sempre, sempre ho praticato la felicità.

Qui è il mio angolo, il mio sfogo, il mio "lacrimatoio" come lo chiamerebbe lume. Lo rivendico come un diritto. Gracias.

* * *

 sappi che tutte le strade, anche le più sole
hanno un vento che le accompagna

e che il gomitolo, forse
non ha voluto diventar maglione

che preferisco non imparare la rotta
per ricordarmi il mare

(Pier Mario Giovannone)

(Foto:betulla64)

 
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Post n°178 pubblicato il 13 Marzo 2006 da betulla64
 
Tag: Parole
Foto di betulla64

Dentro l'acqua di questo torrente
così limpida e veloce scenderò
fino a quando la mia montagna
fino a dove questa montagna
si farà pianura
molto lontano da questo cielo
così vicino che lo puoi toccare
fino al punto esatto
fino al punto dove
il fiume accarezza il mare

Ma chissà
dove il fiume incontra il mare

Tutte le stelle di questa montagna
così piccole e vicine saluterò
fino a quando dalla pianura
fino a quando non potranno
più sentire
e sarò lontano da questo cielo
così lontano da non poterci tornare
molto vicino al punto
al punto esatto dove
il fiume accarezza il mare
Molto vicino al punto
molto vicino a dove
il fiume incontra il mare

Ma chissà
dove il fiume incontra il mare

(Gian Maria Testa - Il viaggio)


Io viaggio, viaggio....

Stasera non dimentichiamoci dei quelle migliaia di esseri umani accampati nel gelo italico, in coda per la speranza.

(Foto: betulla64)


 
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Post n°177 pubblicato il 13 Marzo 2006 da betulla64
 
Tag: dap
Foto di betulla64

Nella mia lunga carriera di dappista, credo di aver fatto di tutto per rendermi il più possibile irresponsabile. Dal momento in cui mi resi conto che dalla responsabilità derivava tutta una serie di oneri, decisi che una non-esistenza fosse più adatta allo stile di vita ignavo che mi ero prefigurata. Cominciai a premunirmi per tempo: niente studi superiori, poichè sarebbero stati uno stimolo all'impegno lavorativo e sociale e un inizio di responsabilizzazione alla vita. Niente auto: chi ha un'auto è reponsabile per se e per gli altri. E poi un bel matrimonio sterile, perchè se si sta male, se non si riesce a badare a se stessi, se si è dipendenti, come si può pensare di prendersi cura dei figli che, millantando chissà quale fede, avevo giurato di accogliere se Dio li avesse mandati? Chiedermi se il mio star male non fosse solo il primo anello della catena, ha richiesto lacrime e sangue e quando ci sono arrivata ormai era tardi, il danno era stato fatto e metà della mia vita se ne era andata. Comunque, alla fine, sono riuscita a mantenermi sul filo della minima responsabilità e a credermi serena: in fondo, a quel punto, avrei dovuto preoccuparmi solo per me e per mio marito e se pure fosse cascato il mondo su di noi, l'evento non mi avrebbe spezzato il cuore. E lì sta forse il nocciolo della questione: la certezza che il meccanismo si sia inceppato nel momento in cui ho realizzato che la responsabilità è soprattutto disponiblità a soffrire per gli altri ed è per questo che ho cercato di disilludermi escludendomi dal mondo e da ogni pericolo di coinvolgimento emotivo. Non avevo calcolato due sorelle impavide, che a dispetto di tutte le mie paure hanno messo al mondo tre bei frugoletti, che crescono, vivono, vanno nel mondo ed è come se fossero figli miei. E sono loro, quei tre strafottentissimi maleducati ragazzini moderni, che fanno sì che io non mi arrenda alla disillusione e pretenda, incazzandomi, di poter cambiare il mondo seduta a questo tavolo, usando null'altro che il cervello e le dita.

(Foto: Henri de Toulouse Lautrec - Lavandaia)

 
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Post n°175 pubblicato il 11 Marzo 2006 da betulla64
 
Foto di betulla64

Ricordo quando avevo pochi anni, la televisione era in bianco e nero e si mangiava in una piccola cucina, in religioso silenzio, perchè c'era il Telegiornale. Ricordo i servizi dal Vietnam con gli elicotteri americani che sembravano giocattoli e ricordo scioperi e manifestazioni di cui non capivo il senso. Ricordo i carabinieri con degli elmetti buffi che sembravano quelli della grande guerra e i manifestanti col viso coperto che lanciavano non so cosa. Ricordo i lacrimogeni e le interviste agli uomini politici. Ricordo i "non tollerabile" i "non si strumentalizzi". Ricordo che poi, un poco più grande, sentii parlare di "strategia della tensione", gli elmetti dei carabinieri diventarono meno buffi e scoprii cosa fosse lo Stato. Me ne innamorai del mio Stato e pensai di poterne avere cura e perfino renderlo migliore. Che tristezza...

 
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Post n°174 pubblicato il 10 Marzo 2006 da betulla64
 
Foto di betulla64

Oggi io e il mio cosorte dal dentista.
Progetto iniziale: detartrasi.
Passo io per prima e si scopre una piccola carie nascosta. Otturazione al volo. Poi detartrasi di coppia. Tempo: 1 ora e 45 min.
Spesa: 360 euro.
.......................................
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Torniamo a casa meditabondi.... sono le 21.00, che vuoi fare? Si prende una pizza da portare a casa...
h. 21.15 pizza e pinot grigio...
h. 22.30 whisketto per dimenticare i 360 euro
h. 23.42.... lui dorme in poltrona.....io sono ubriaca e penso che tra una balla e l'altra siamo al 10 del mese se n'è andato un terzo dello stipendio...
Buonanotte buonanotte fiorellino.....

 
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Post n°173 pubblicato il 09 Marzo 2006 da betulla64
 
Tag: Parole
Foto di betulla64

Copio e incollo dal blog di ossimora


Ho visto approvare in Parlamento la legge sul falso in bilancio il giorno dopo l'11 settembre. Di corsa, per onorare con il nostro lavoro - così ci venne detto - i morti di New York.
Ho visto la commissione giustizia del Senato prolungare i suoi lavori dopo la mezzanotte per tre leggi in cinque anni: per il falso in bilancio, per la Cirami, per l'immunità delle più alte cariche dello Stato.
Ho visto aprire l'ultima legislatura con una legge ad personam, quella che abolisce l'imposta di successione sui patrimoni più grandi. E l'ho vista chiudere con una legge ad personam, quella che abolisce l'appellabilità delle sentenze di assoluzione.
Ho visto il Parlamento decidere quali magistrati possono o non possono restare in servizio, alzando e abbassando l'età pensionabile secondo le convenienze: fuori Borrelli dentro Carnevale.
Ho visto il Parlamento decidere quali magistrati possono dirigere gli uffici giudiziari più delicati. Insomma, ho visto il Parlamento scegliere i giudici.
Ho visto più di mezzo Senato applaudire in piedi l'appoggio alla guerra preventiva in Iraq. Ho visto la standing ovation della maggioranza e i sorrisi di festa, in attesa dei bombardamenti dei giorni dopo. Ho visto sbeffeggiare le senatrici che si battevano per le quote rosa. Le ho viste sommerse dagli sberleffi della maggioranza. Le ho sentite chiamare "vacca" e "gallina".
Ho visto togliere ai giudici di pace la competenza sugli incidenti stradali più gravi. Lavoravano troppo velocemente creando problemi alle assicurazioni. Anche alla Mediolanum.
Ho visto portare nel Parlamento repubblicano una legge per equiparare le brigate nere di Salò ai combattenti delle forze armate e ai partigiani.
Ho visto violare il regolamento del Senato anche sei volte in due giorni. Ho visto violare la Costituzione in presenza della seconda autorità dello Stato. A volte invocando precedenti inesistenti. Altre volte senza precedenti.
Ho visto un parlamentare svenire a un passo dall'infarto per l'indignazione, di fronte al numero legale ottenuto più volte senza
pudore. L'ho visto steso a terra, insultato e fischiato dagli avversari che lo accusavano di perdere tempo.
Ho visto censurare o bloccare negli uffici interrogazioni critiche verso il governo o verso esponenti della maggioranza; ho visto funzionari solerti mutilare i diritti costituzionali dei parlamentari.
Ho visto rifare mezza Costituzione come niente, da personaggi senza storia. Per liberare da ogni controllo di garanzia e da ogni contrappeso il potere di chi vince le elezioni. Per mettere lo Stato ai piedi dell'uomo più ricco e potente del paese.
Ho visto barattare pubblicamente in aula l'unità del Paese con gli interessi televisivi del Capo del Governo.
Ho visto un senatore votare per cinque, per dare alla sua maggioranza il numero legale. Ho visto tollerare anche quindici voti di assenti per volta.
Ho visto stabilire il tempo massimo di un giorno per discutere in seconda votazione la riforma di mezza Costituzione.
Ho visto fischiare in un'aula parlamentare il Capo dello Stato mentre il presidente del Senato leggeva il testo del rinvio alle Camere della legge di riforma dell'ordinamento giudiziario.
Ho visto scritto nella relazione ufficiale della commissione antimafia che la mafia non porta voti, che il controllo del voto da parte di Cosa Nostra è "uno dei miti più a lungo e pervicacemente sostenuti".
Ho visto Giovanni Falcone commemorato sull'autostrada per Punta Raisi, località Cinisi, da un ministro che aveva sostenuto che dobbiamo convivere con la mafia.
Ho visto un ministro definire il carcere di Cagliari un albergo a cinque stelle pochi giorni prima che vi si uccidessero due detenuti.
Ho visto leggi importanti e sulle quali era stata annunciata una dura opposizione votate in Senato alla presenza di poche decine di esponenti della minoranza.
Ho visto decine di senatori dell'opposizione lavorare seriamente ed essere trattati come incapaci o complici del governo. Ho visto sospetti ingiusti. Ho visto fiducie ingiuste.
Ho visto uomini dello Stato oggetto di insolenze e di accuse sanguinose, grazie a un uso prepotente della immunità parlamentare.
Ho visto chiamare tutti i manifestanti di Genova violenti e terroristi e assicurare ufficialmente che nel carcere di Bolzaneto non ci furono violenze. Ho visto negare una commissione d'inchiesta su Genova per non interferire con il lavoro della magistratura. Ho visto dimenticare questo principio per istituire la commissione Telekom Serbia.
Ho visto ridere in faccia alla richiesta di maternità o paternità assistite di persone non felici.
Ho visto esibire i fazzoletti padani a un metro dal tricolore sulle bare nei funerali di Stato.
Ho visto prolungare la durata del Parlamento per uso personale. Per ottenere l'impunità in un processo, per monopolizzare le televisioni. Così ho visto sfregiare, nel mio Paese, il più grande simbolo della democrazia.

Nando Dalla Chiesa

 
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 "Laudato sie, mi signore,
cun tucte le tue creature..."


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"El bosque precede al ombre
pero le sigue el desierto"
 

"Grande importante malattia quella di Basedow!... tutti gli organismi si distribuiscono su una linea, ad un capo della quale sta la malattia di Basedow che implica il generosissimo, folle consumo della forza vitale, il battito di un cuore stremato, e all'altro stanno gli organismi immiseriti per avarizia organica..."

da "La coscienza di Zeno"
 
 

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