Creato da betulla64 il 22/12/2005
Il coraggio non mi manca. E' la paura che mi frega. (Antonio Albanese)

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immagineVergine (23 agosto - 22 settembre)


"La mia ferita emotiva più profonda è stata anche una fonte inesauribile di gioie". Non ti rivelerò perché questa frase è molto importante per me: è una questione troppo personale. Ma tu, Vergine, potresti fare un'affermazione simile? Potresti interpretare la tua vita in modo da vedere un'esperienza dolorosa come una fonte di intuizione, ispirazione e vitalità? Il 2009 sarà l'anno ideale per compiere questo cambio di percezione. E il periodo intorno al solstizio d'inverno è il momento perfetto per cominciare. (Rob Brezsny)

 
 

Blo(g)cco Note

Sulla via che mi porta al lavoro c'è una casa abbandonata che, mi hanno detto da qualche giorno, è abitata dai fantasmi.
Non lo sapevo. Ma appena me l'hanno detto ho pensato: la compro io.
 

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"El canto tiene poder,
tiene la fe que alucina,

la voluntad colectiva,
puede ser ola en el mar"

(Josè Seves)


 
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Messaggi del 14/03/2006

 

Post n°181 pubblicato il 14 Marzo 2006 da betulla64
 
Foto di betulla64

Ho visto un Presidente del Consiglio in pieno attacco di panico (e lo dico col rispetto dovuto alla categoria a cui appartengo), col fiato corto, le mani tremanti e scarsissimo senso del tempo.
Ho visto un capo dell'opposizione esporre concetti chiari, senza sforare sul tempo a lui concesso e l'ho visto chiudere invocando il diritto alla felicità.
Secondo voi, una volta al seggio, scelgo l'attacco di panico o la felicità?


 

 
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Post n°180 pubblicato il 14 Marzo 2006 da betulla64
 
Foto di betulla64

Dall'uscita 26 puoi annàààà
à-a Garbatellaaaaaaaaaa
dopo er baretto dei pizzardoni
c'è er semaforo che sarta i colori
occhio alla strada
o so' dolori
E allora vieni con me, amore,
sur grande raccordo anulare, che circonda la capitale
e nelle soste faremo l'amore
e se nasce una bambina poi
la chiameremo: rrrrromaaaaa!!!

 
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Post n°179 pubblicato il 14 Marzo 2006 da betulla64
 
Tag: dap
Foto di betulla64

Falcopellegrino mi ha fatto una bella reprimenda affettuosa ieri, così che mi sento in obbligo di chiarire due cosette. Intanto non è che io brancoli nel buio aspettando un miracolo dalla Madonna di Fatima. Mi sono sempre curata: prima con gli ansiolitici, dopo con la psicoanalisi e da tre anni con il farmaco classico per il dap, quello che se lo vuoi pagare meno comperi l'alprazolam. Fatta questa premessa, voglio raccontare il mio ultimo anno. Sarà lungo, ma se pensate che per me è stato eterno, sopporterete. La storia comincia bene: il 25 Aprile del 2005 ho smesso di fumare e l'ho fatto in una maniera per nulla traumatica, tanto che già dal giorno successivo ho capito che qualcosa in me era cambiato. Sentivo dentro un'energia nuova, una cosa totalmente sconosciuta, o forse solo dimenticata: una frenesia che faceva sì che non riuscissi a starmene in casa, dovevo uscire, camminare, respirare con i polmoni che giorno dopo giorno si riaprivano all'ossigeno. Mi piaceva uscire la sera dopo cena. Io abito in montagna, in un luogo isolato, dove si può passeggiare sperando di non incontrare proprio nessuno, così uscivo magari con mia mamma, o con mio marito, a volte con mia sorella e scoprivo che l'aver smesso di intossicarmi con la nicotina mi stava regalando anche la capacità di sentire gli odori. Sentivo i profumi delle piante, delle diverse erbe, dei muschi sulle pietre ed erano tutte piccole meraviglie che mi davano l'impressione di una rinascita imminente. Con questo spirito partii per Roma, come ogni anno, ma questa volta salii sul treno con lo stupore di chi sbattendo la testa contro un muro non senta il dolore. Stavo su un treno e non arrivava il panico. Fu così per tutto il tempo del mio soggiorno romano: passeggiate in centro, pranzi in ristoranti affollati, addirittura una domenica mattina in Piazza San Pietro a vedere il Papa (non eravamo pochi) e io stavo bene. Il viaggio di ritorno lo affrontai con una leggerezza che stupiva anche chi mi accompagnava. Tornai su un intercity colmo di romani diretti sul mar Ligure, eppure non feci una piega e mi godetti il panorama dell'Italia che correva dietro al finestrino, per la prima volta in vita mia senza l'assillo dell'attacco di panico. Tornai al paesello decisa a continuare con questa terapia del "non stare in casa" e cominciai ad andare per boschi. Percorsi tutti i sentieri vicino a casa, poi cominciai ad allontanarmi magari facendomi accompagnare da mia sorella che è automunita. Dopo un po' di tempo iniziarono le escursioni serie, con mio marito. Sempre più lontano, sempre più in alto, sempre più difficile. E io sentivo i muscoli farsi tonici, e la mente impazzire di vertigine davanti a tutta quella libertà finalmente mia. Ero guarita, ne ero certa, dovevo solo abituarmi all'idea e imparare nuovamente, dipo diciotto anni di regime semi-claustrale, come si vive nel mondo. Per il momento mi sembrava già miracoloso guardarlo dall'alto delle cime.
Non ricordo come successe.
Credo sia stato così doloroso da volerne rimuovere il momento, il motivo, il ricordo. Di colpo tutto cambiò e mi ritrovai come prima. Come una cappa oscura e paurosa che mi cadeva addosso. La vedevo, ne percepivo il gelo, la minaccia, ma non sapevo fermarla. A settembre tornai a Roma e fu tremendo. Uscii poco e quel poco fu triste. Non ho il ricordo di nulla di quella settimana, se non la partenza per tornare a casa. Stetti così male già alla stazione, poi sul treno.... Ci vogliono più di nove ore per arrivare a casa e io le vissi per intero con dentro un lutto tale da cadere in uno stato depressivo senza precedenti. L'inverno 2005-2006 è stato qualcosa di così vicino all'inferno de pensare che se dovesse succedere ancora, potrei morirne. E allora. Allora può anche essere che dal dap si guarisca, così come può essere che un giorno io guarirò. Ma non ci voglio più pensare. Perchè è come per un condannato a morte percorrere il corridoio che ti porta al lettino per l'iniezione letale, e ogni volta essere graziato sull'uscio. Dopo un po' supplichi che il Governatore si faccia i cazzi suoi. Io non voglio più essere graziata a vanvera. Vivo anche così. Ho i miei ritmi, i miei gatti, l'amore, la famiglia. Ho molto più di quanto molti abbiano e di quanto porbabilmente io meriti. Tra qualche tempo si scioglierà la neve e, se Dio vuole, tornerò in montagna, dove il panico svanisce e dove sempre, sempre, sempre ho praticato la felicità.

Qui è il mio angolo, il mio sfogo, il mio "lacrimatoio" come lo chiamerebbe lume. Lo rivendico come un diritto. Gracias.

* * *

 sappi che tutte le strade, anche le più sole
hanno un vento che le accompagna

e che il gomitolo, forse
non ha voluto diventar maglione

che preferisco non imparare la rotta
per ricordarmi il mare

(Pier Mario Giovannone)

(Foto:betulla64)

 
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 "Laudato sie, mi signore,
cun tucte le tue creature..."


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"El bosque precede al ombre
pero le sigue el desierto"
 

"Grande importante malattia quella di Basedow!... tutti gli organismi si distribuiscono su una linea, ad un capo della quale sta la malattia di Basedow che implica il generosissimo, folle consumo della forza vitale, il battito di un cuore stremato, e all'altro stanno gli organismi immiseriti per avarizia organica..."

da "La coscienza di Zeno"
 
 

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